Crossover
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Autore: Siirist    29/09/2013    2 recensioni
Siirist Ryfon è un giovane ragazzo della città di Skingrad, figlio di benestanti agricoltori che sogna di entrare nella Gilda dei Guerrieri per ricevere onore e gloria. Ma non è una persona comune, discende da un'antica casata elfica, della quale fece parte millenni prima un Cavaliere dei draghi leggendario. Un giorno la sua vita cambierà drasticamente e verrà catapultato in un mondo di magia, tecnologia, intrighi politici, forze demoniache e angeliche, per poi affrontare la più grande crisi della storia di Tamriel. Questa fanfic è una crossover tra tre mondi fantasy che amo: Final Fantasy (di cui troviamo le ambientazioni, come Spira, Lindblum), "Il ciclo dell'eredità" di Paolini (di cui sono presenti molti dati, quale i draghi con i Cavalieri e il sistema della magia, ma l'ispirazione è molto libera) e The Elder Scrolls IV: Oblivion (di cui sono presenti le città). Oltre a questo ci saranno anche alcune citazioni di One Piece e di Star Wars. I personaggi principali sono tutti originali. Ci saranno alcune comparse da vari manga (Bleach, ad esempio) e in alcuni casi i nomi saranno riadattati (Byakuya), in altri saranno quelli originali (Kenpachi).
NB: il rating è arancione in quanto è adatto alla maggior parte della storia, ma in alcuni capitoli dove compaiono i demoni (non il primo che si incontra all'inizio, quello è ridicolo) gli scontri possono essere anche molto cruenti.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DRAGHI CONTRO SCORPIONI


Quegli Scorpioni sapevano il fatto loro, doveva ammetterlo. La loro invasione era stata pianificata egregiamente, prima con l’attacco dei Valendiani, atto a debilitare i Cavalieri, che li avevano attaccati dopo averli privati dei loro poteri mistici; poi con la carica dei draghi terrestri, manipolati grazie a quello strano collare, avevano eliminato un gran numero dei Cavalieri già indeboliti prima ancora che gli alati potessero ritornare a dar loro man forte, e ciò causò la morte anche di un gran numero di questi ultimi. E ora che i Cavalieri sopravvissuti si erano ripresi ed erano nuovamente al fianco dei loro compagni mentali, erano arrivati gli Scorpioni di più alto rango: mistici di prima categoria e demoni maggiori, assieme ad un’apparente infinità di guerrieri da mandare al macello, umani, orchi o nani che fossero.Con una barriera di fuoco freddo, Althidon protesse Lars da una sfera di fuoco di un mistico umano. Lo fissò con rabbia, prendendone il controllo mentale nonostante le difese dello Scorpione e portandolo a suicidarsi trafiggendosi la gola con il pugnale.
«Maestro!» chiamò Lars.
«Vieni qui e stai in guardia. Avverto una forte aura maligna.»
Drain, il drago arancione scuro, quasi rosso, si avvicinò a Zelphar e Lars estrasse una freccia dalla faretra e la incoccò.
A poca distanza da loro apparve a terra il sigillo nero del drago e da esso uscì un gigantesco adamanthart, il Primo di Hashmal, il cui collo serpentino si allungò ed azzannò il ventre a Zelphar che aveva fatto appena in tempo ad ingrandirsi per contrastarlo, impennando.
Me ne occupo io.› disse Althidon al suo drago.
Con un rapido incantesimo slegò i lacci che gli assicuravano le gambe alla sella e volò via, dirigendosi verso l’invocatore, spada e daga già unite e avvolte nel suo personale fuoco viola, ma a fermarlo fu un grande cono di magma. Avrebbe riconosciuto quell’incantesimo fra mille.
No…
Orripilato guardò verso destra e vide il suo vecchio amico Daratrine che faceva roteare il suo artiglio assicurato al pomolo della spada. Lo lanciò verso il viso di Althidon, che lo evitò per un soffio, procurandosi comunque un graffio sulla guancia sinistra. Il suo istinto guerriero reagì e impugnata la daga con la destra, la separò da Runianorna e la infiammò con il fuoco freddo, pronto a colpire il nuovo nemico, ma vedendolo in faccia, l’anziano e vissuto Cavaliere perse tutta la sua concentrazione e la magia perse effetto. Per tutta risposta, Daratrine mosse la sua spada avvolta nel cono di magma, ustionando gravemente il lato sinistro del volto dell’altmer. 
Non distrarti!› intimò Zelphar.
Althidon volò rapidamente via, maledicendo gli undici demoni che prima erano riusciti a rompergli l’elmo. La sua altra falla nell’armatura era all’altezza del bacino, sul lato destro: doveva starci attento.
«Maestro!» chiamò Lars.
«Stai indietro!»
Mentre Zelphar e l’adamanthart continuavano a combattersi furiosi e Lars e Drain si occupavano di un manipolo di guerrieri in avvicinamento, Althidon e il corpo rianimato di Daratrine si fissavano. L’alto elfo ricongiunse le sue due armi e, sospirando, incominciò a far roteare la sua arma doppia, infiammandola con il suo fuoco personale. Ma quando lo zombie attaccò, Althidon reagì con insicurezza e fu spinto indietro dal cono magmatico, dal quale si estesero due grandi fauci da mastino.
Smetti di essere così arrendevole, non è il primo negromante che affronti, sai che quello che hai davanti non è più Daratrine! Ora fatti forza e combatti come sai fare!› ruggì il drago viola.
«Kh…»
Stringendo i denti e con lacrime di tristezza e rabbia che gli bagnavano gli occhi, Althidon usò anche la sinistra per roteare magistralmente la sua arma e grazie ad un movimento della Danza del Serpente e la Gru, si inchinò in avanti inarcando la schiena così da evitare un tondo dritto dell’avversario. Si alzò di scatto, l’arma nella sinistra, e menò un possente montante che tagliò in due la testa di Daratrine, facendone scomporre tutto il corpo e cadere a terra le ossa assieme alle vesti, l’armatura e le armi.
L’altmer le osservò un momento, notando come fossero delle copie quasi identiche di quelle che aveva un tempo brandito l’altro Maestro: il negromante che lo aveva resuscitato sapeva il fatto suo. Althidon espanse la mente, partendo dal residuo magico sulle ossa usate per resuscitare Daratrine per trovare il mago nemico. Si sarebbe trovato ad affrontare un nemico di tutto rispetto che avrebbe avuto indubbiamente al suo servizio una schiera infinita di guerrieri di alta classe. In genere, per resuscitare qualcuno con la negromanzia era necessario essere in possesso del suo corpo, ma quello di Daratrine era stato cremato assieme a tutti gli altri Cavalieri caduti nella battaglia per il Pomolo. Questo significava che lo Scorpione aveva usato le ossa di un’altra persona assieme a qualcosa che era stato di Daratrine: un capello, un’unghia, il suo sangue… L’unico nemico affrontato da Daratrine nell’ultima battaglia a Vroengard era stato Raiden, che lo aveva ucciso e non si era appropriato di alcuna parte del suo corpo. E per secoli, prima, era stato alla Rocca come Maestro. Che il negromante si fosse appropriato del necessario per resuscitarlo prima che fosse diventato un Maestro? In tal caso dovevano averlo incontrato insieme, perché ai tempi in cui avevano servito nella terza brigata, Althidon e Daratrine erano stati inseparabili. Ma era passato tanto di quel tempo, non riusciva a ricordare…
Tutto il suo corpo fu percorso da brividi quando percepì l’attivazione della sinistra magia che era la negromanzia. La terra attorno a lui incominciò a tremare e da essa uscirono diversi cadaveri e nuovamente pure Daratrine si rianimò, la terra, trasformata in fango, che si andava ad unire alle ossa per ricostituirne il corpo. Althidon vide umani, elfi, nani, demoni, Cavalieri, persino draghi terrestri e alati. Come aveva sospettato, quel negromante non era qualcuno da prendere sotto gamba.
E improvvisamente si ricordò. Pochi anni prima di diventare Maestri, cinquanta o sessanta, Althidon e Daratrine erano stati mandati in missione a Spira, dove erano stati segnalati degli incidenti di natura mistica lungo la via Djose. Tra i due insediamenti elfici di Guadosalam e il Bosco di Macalania, diversi elfi erano stati trucidati e i corpi dissacrati, evento che aveva fatto sospettare l’opera di un negromante. E proprio quello incontrarono, un altmer deviato che era stato fatto a pezzi dai due Cavalieri, ma non prima che fosse riuscito ad appropriarsi di una cospicua ciocca di capelli di Daratrine.
Althidon strinse forte la sua arma con entrambe le mani. Con Zelphar impegnato a combattere l’adamanthart e quattro draghi resuscitati, uno dei quali un alato, non poteva contare sul suo aiuto, anzi, gliene avrebbe dovuto dare lui, e presto.
«Spire alate!» esclamò, richiamando il suo famiglio.
Dal fuoco viola prese forma un grande pitone dalle ali piumate che si avvolse attorno al suo mago, formando una barriera, dandogli modo di piantare la sua arma doppia nel terreno e mordersi il labbro, passare il palmo guantato destro sulla ferita, battere le mani ed iniziare a formare i settantadue sigilli del drago per invocare alcuni dei suoi daedra.
Alla sua destra si aprì il portale giallo brillante da cui uscì un unicorno striato del piano di Bahamut. Con un secondo sacrificio di sangue, l’alter ripeté l’operazione, invocando una chimera nera dal piano di Fenrir, poi un’anima di fuoco dal piano di Ifrit e un garuda scheletrico dal piano di Zalera, il tutto in meno di trenta secondi, giusto in tempo per riafferrare la sua arma e balzare via per evitare una lama di oscurità che superò la barriera del suo famiglio.
«Ruota infernale!» gridò, roteando la sua arma e liberando il suo fuoco freddo contro un demone rianimato.
Lo colpì in pieno petto e così fece con altri sei nemici.
«Fiamme della penitenza!»
Gli zombie furono congelati nel ghiaccio viola e Althidon balzò a destra, il busto ruotato verso sinistra e la sua doppia arma portata davanti a sé per proteggersi dal doppio fendente di un demone maggiore. Due Cavalieri, entrambi suoi vecchi allievi, uccisi durante la battaglia per il Pomolo, gli giunsero dai lati, obbligandolo a saltare verso l’alto, roteando il corpo e ritrovandosi con la testa verso il basso: alzò il braccio, la lama di Runianorna fra i tre nemici.
«Bianca luce della penitenza.»
La luce ardente di Aulauthar bruciò così intensamente da dissolvere i corpi rianimati per metà, ma il Cavaliere sapeva fin troppo bene che, se non avesse eliminato il negromante, si sarebbero solo rigenerati.
Doveva pensare. Anche circa mille anni prima quel mago non si era mai fatto vedere: come avevano fatto a scovarlo?
La sua linea di pensiero fu interrotta dalla catena assicurata alla spada di Daratrine, subito seguita dal cono di magma e da un calcio, poi un getto di acqua pressurizzata e bollente. Althidon fece appena in tempo a proteggersi con una barriera di luce e il suo famiglio intervenne per attaccare il vecchio amico, ora ridotto ad un semplice schiavo.
Vide accorrere alcuni Cavalieri che invocarono i loro daedra e con essi ed i loro draghi, quelli rianimati, almeno, vennero impegnati, lasciando un po’ di respiro a Zelphar.
Eliminato questo fastidioso adamanthart, potrò aiutarti, pazienta ancora un po’.
Non preoccuparti e non affaticarti troppo. Abbiamo una certa età, ormai, certi sforzi non ci fanno bene.
Parla per te, bipede, io sono in forma come lo ero mille anni fa!
Althidon sorrise e appoggiò la mano a terra mentre il suo famiglio ed i daedra tenevano i nemici rimasti in piedi lontani da lui. Se non ricordava male, il negromante era stato un esperto di terra, acqua (fondamentali per generare il fango necessario per rianimare i corpi), oscurità e magia organica, soprattutto magia del sangue, da cui derivava proprio la negromanzia. Grazie alla sua maestria di terra e acqua, non solo era stato in grado di creare il fango, ma aveva anche usato una magia simile all’elemento Natura di Ascal, difatti si era nascosto fra gli alberi del Bosco di Macalania, rendendosi impossibile da rintracciare. Ora non c’erano alberi, e se ce ne fossero stati, Althidon si sarebbe assicurato di ridurli in cenere, ma questo non significava che il maledetto non si potesse nascondere sotto terra: questo avrebbe anche spiegato come avesse fatto a piantare tutte quelle ossa.
Sorrise nell’accorgersi di aver individuato il bersaglio.
«Zanna del drago di fuoco!»
La lama di Runianorna fu avvolta nelle fiamme viola a bassa concentrazione, così che non congelassero ma rafforzassero solo l’attacco, dando forma ad una grande zanna fiammante. Si trattava del più potente incantesimo di perforazione dell’altmer, capace persino di tagliare le scaglie di un drago con facilità, al quale erano dedicati gli incantamenti della coccia della spada e degli anelli che indossava su indice e medio sinistri. Impugnata la doppia arma come fosse uno spadone a due mani, volò rapido verso l’adamanthart immobilizzato da Zelphar e gli assestò il colpo di grazia, rimandandolo ad Oblivion e causando la morte dell’invocatore che già nel frattempo aveva perso tutti gli altri daedra che aveva invocato.
Sono pronto quando vuoi.› disse Zelphar, volando in alto e concentrando una grande palla di fuoco in gola.
Lars, mi serve il tuo aiuto.› disse all’allievo.
Arrivo, datemi un momento.
Il ragazzo scagliò la sua ultima freccia che, colpito il nemico alla spalla, lo pietrificò. Drain si voltò scuotendo la testa e dilaniando un orco, per poi sputarlo e prendere il volo, dirigendosi verso Zelphar.
No, stai più indietro, può essere pericoloso, ma mi serve il tuo aiuto nella magia che sto per lanciare.
D’accordo.
L’affinità elementale del ragazzo era impressionante, era paragonabile a quella che aveva Siirist con il fuoco, tant’è che aveva sviluppato incantesimi complessi ed elaborati in pochi anni. Non erano niente di innovativo come lo era stata, al tempo, la sabbia di Adamar, ma se il Cavaliere delle sabbie aveva imparato a pietrificare un nemico con una freccia impolverata in sessant’anni, Lars lo aveva fatto in due. E possedeva un Flusso di 420, che non lo metteva al livello di certe leggende, ma era sufficiente per farlo rientrare nei venti Cavalieri in vita dal legame più alto. E per quanto il Maestro potesse lanciare quell’incantesimo anche da solo, con il supporto dell’allievo sarebbe stato più semplice e, ancora più importante, sarebbe stato libero di contrastare un eventuale contrattacco del negromante.
Dovrai allargare la crepa che sto per aprire.› informò il ragazzo.
Questi annuì e Althidon alzò la sua arma doppia ancora impugnata come uno spadone e ancora avvolta nella Zanna del drago di fuoco, ma, per mantenerlo, lo aveva momentaneamente fornito di 80mila douriki energetici, così che potesse utilizzare il Flusso per altro.
«Spaccaterra!» esclamò, menando il suo poderoso fendente, aprendo una gigantesca crepa nella roccia della collina.
Allora intervenne Lars, che la divaricò, ma come aveva previsto Althidon, il contrattacco del negromante, che doveva aver percepito la magia di ricerca del Cavaliere, non si fece aspettare ed uscì dal terreno sotto forma di idra famelica.
A differenza delle resurrezioni precedenti, questa idra non era completamente riformata e appariva come un cadavere in putrefazione. Certo, nessuno zombie poteva essere scambiato per vivo, ma se non per la pelle grigiastra e gli occhi inespressivi, Daratrine era stato riportato al suo aspetto originale. Le teste serpentine dell’idra erano in rovina e perdevano pezzi di carne, sintomo che l’energia del negromante era quasi terminata. Ottimo.
Il famiglio nuovamente lo avvolse nella barriera quando arrivò la terribile fiammata di Zelphar che obliterò l’idra e Lars fece rapidamente seguire una magia che creò una serie di spunzoni di terra indurita che obbligarono il negromante ad abbandonare il suo nascondiglio.
Volato fuori venne agguantato da Althidon che lo sbatté a terra.
«Fai un lavoro migliore, questa volta.» disse con aria di sfida.
«Senz’altro.» rispose il Cavaliere, decapitandolo e poi carbonizzandone il corpo.

Immobile al centro della piazza d’ingresso, Bial guardava fisso in avanti, gli occhi iniettati di sangue, mentre i suoi petali di ciliegio volavano intorno dilaniando Scorpioni. Ren deglutì ancora una volta nel vedere il suo capitano. Chi non lo conoscesse bene, paragonandolo a come aveva combattuto precedentemente, avrebbe potuto pensare che si fosse calmato, invece era tutto il contrario. Usare Kainelde pio lokter scomposta nell’elemento Danzante e ricreare innumerevoli armi mutanti da usare nello scontro ravvicinato era lo stile preferito di Bial e quello che gli risultava più semplice perché era con quello stile che era cresciuto come Cavaliere, sotto la tutela di Eimir. Ma quando voleva veramente rendere il suo potere inarrestabile e devastante, utilizzava l’Onda di petali. Dall’offesa e la difesa impeccabili, era quella magia a renderlo un candidato come futuro Consigliere. Certo, concentrata in un’unica forma, l’incantesimo risultava più potente, ma contro quell’orda di Scorpioni di basso rango, l’Onda di petali era più che sufficiente. Nemmeno i pochi guerrieri equipaggiati con armature di Cristallo incantato erano in grado di sopravvivere; i pochi i cui incantamenti erano concepiti apposta per contrastare la tipologia di magia sfruttata dall’elemento Danzante, venivano comunque dilaniati con un secondo attacco ancora più deciso dell’Onda di petali.
‹Abbiamo visite.› indicò Zabi.
Ren guardò via da Bial e vide avvicinarsi due demoni, il primo che impugnava una spada nella destra, il secondo che ne brandiva una per mano, ma entrambi reggevano tre foderi sul fianco sinistro.
‹Il capitano ha attirato troppa attenzione, è naturale che entrino in gioco i pesci grossi.›
Zabi si lanciò in picchiata e Ren alzò la spada, sollevando il Loki aran che ruggì. Lo abbatté sul primo demone, ma questi bloccò le fauci del serpente metallico con solo una spada; il Cavaliere lo vide girare una delle spade al fianco con la sinistra, rivolgendo la curvatura verso il basso, per poi impugnarla alla rovescia ed estrarla violentemente, generando una sferzata così devastante da tagliare in due l’incantesimo vivente del rosso ed annullarlo.
«Tch…!»
I due demoni si scambiarono un segno di intesa e spiegarono le ali: il primo volò verso l’alto in direzione di Ren, il secondo andò ad attaccare Bial.
Questi nemmeno si voltò, ma la sua Onda di petali si frappose fra sé ed il nemico, respingendolo. Bene, non c’era nulla da temere, il capitano se la sarebbe cavata egregiamente da solo: Ren doveva pensare al suo di avversario.
Dalle grosse ali membranose, questi roteò su se stesso liberando due potenti sferzate dalle spade, ma una fiammata di Tyrel le disperse. Nel vedere il drago di Bial giungere in loro aiuto, sia Ren che Zabi si preoccuparono (non avrebbe avuto problemi ad affrontare un alato da solo?) e si offesero: li reputava così deboli da mandare il suo drago ad aiutarli?!
Il demone superò Tyrel e la sua zampata e menò un fendente sinistro a Ren, parato dalla sua spada, ma il tondo dritto che subito seguì avrebbe preso il Cavaliere al collo se Zabi non avesse improvvisamente perso quota.
‹Mi serve della terra.›
Il drago annuì e arrivò a una decina di metri dal suolo, permettendo all’uomo di allungare la sua spada e richiamare la roccia che si stava man mano trasformando in metallo e avvolgendo attorno alla lama.
«Loki aran!» esclamò, ridando forma al suo incantesimo vivente.
Aveva dato quella forma al suo famiglio in onore del serpente alato di Althidon, suo vecchio Maestro, e non avrebbe permesso che venisse insultato al punto da venire distrutto con un solo attacco una seconda volta. Avrebbe mostrato a quell’alato il vero potere della sua magia!
Mentre Zabi riprendeva quota ed evitava le sferzate di nitouryuu miste a fiamme blu scuro, il Re serpente inghiottiva una gran quantità di pietra e Ren sollevò il braccio per lanciare il suo incantesimo finale di magma.
«Cannone scheletrico!»
Lo Scorpione lo evitò facilmente, ma così facendo finì nelle grinfie di Tyrel che lo dilaniò con una violenta zampata, scaraventandolo a terra, e facendo seguire una rovente fiammata che lo investì. Ma non fu sufficiente ad ucciderlo. Ren percepì l’energia demoniaca del nemico muoversi per attivare la sua rigenerazione, così spronò Zabi ad inseguirlo. Incanalò la sua energia magica attraverso il tatuaggio del sigillo del toro che aveva sul gran dorsale destro e a mezz’aria si aprì il portale per Oblivion, da cui uscì il grosso babbuino bianco. Esso piovve con violenza sul demone ed incominciò a colpirlo furiosamente, mentre la coda da serpente lo azzannava, iniettandogli il suo veleno.
Ren liberò il famiglio dalla spada ed esso volteggiò in aria, attendendo il momento propizio per attaccare, ma non senza lasciare dietro di sé una parte del suo corpo sufficientemente grande perché il mago potesse formare i Denti del serpente. La spada assunse la sua forma uncinata e, slegati i lacci, Ren volò via dalla sella di Zabi, la sua mano che andò al fianco destro da cui slegò l’ascia, preferibile in quella circostanza agli artigli. Menò un fendente, allungando la spada nella sua forma di frusta e amputò una gamba al demone, ma questi rimaneva pur sempre un demone classe S e ora che il danno inferto da Tyrel era stato rigenerato, i colpi ricevuti dal daedra di Ren non erano che carezze, a confronto. Mosse entrambe le sue katana e lo tagliò in quattro pezzi, per poi aprire le ali e riprendersi a mezz’aria, mentre la gamba amputata cadeva a terra. Volò in contro al Cavaliere e abbatté le due katana con un doppio sgualembro incrociato, schivato per un pelo, a cui fece seguire un doppio tondo, parato con Loki aran. Ma il colpo fu così violento da spezzare i polsi dell’uomo e fargli tremare le braccia. La guardia rotta, senza fermare il suo movimento, il demone attaccò con un doppio affondo, solo per essere interrotto dal famiglio del mago, che approfittò dell’opportunità per allontanarsi e rimontare in sella a Zabi. Appoggiò la spada fra il suo corpo ed il pomolo stringendo i denti.
‹È già tanto tu sia riuscito a mantenere la stretta e a non farla cadere.› osservò il drago.
Liberatosi del gigantesco serpente metallico, l’alato volò verso il suo nemico, solo per essere fermato da Tyrel.
‹Così non va, è troppo forte.›
Ren guardò a terra e vide l’altro demone utilizzare il santouryuu mentre Bial continuava a deflettere ogni colpo nemico grazie all’Onda di petali. Ad un occhio inesperto, poteva sembrare che il Cavaliere fosse stato messo alle strette, sempre sulla difensiva, ma in realtà ogni sua difesa arrivava sempre in tempo, anzi, addirittura un momento prima dell’attacco nemico: era invece il demone ad affaticarsi sempre di più. Tra non molto avrebbe subìto la piena furia dell’elemento Danzante.
Ren aprì e chiuse le mani e le mosse in tutte le direzioni che la fisionomia umana gli permetteva: bene, non c’erano stati problemi con la guarigione. Se c’erano parti del corpo che detestava guarire con la magia organica, erano proprio polsi e caviglie, con tutte le loro fastidiose ossa minuscole, difficili da rimettere a posto. Ma forse il problema era che si era abituato troppo a contare su Adeo, in situazioni simili; dove poteva essere mai finito quello scansafatiche?!
Strinse nuovamente l’impugnatura di Loki aran, apprestandosi a lanciare un incantesimo d’aria che scombinasse le correnti ascensionali, impedendo al demone di volare bene. Non trattandosi di un incantesimo predefinito, dovette concentrarsi qualche secondo, dando il tempo a Zabi di avvisare Tyrel. Dopo un respiro fiammante più intenso dei precedenti, il drago celeste si allontanò dall’aria d’effetto dell’imminente magia.
«Aria calda, smetti di soffiare.»
L’alato sgranò gli occhi con orrore quando si sentì destabilizzato e piovve a terra senza modo di riprendersi.
«Martello di ghiaccio.» esclamò ancora Ren.
Formò un blocco cubico di aria solidificata dal lato di venti metri e lo abbatté violentemente sulla schiena dell’avversario, schiacciandolo contro la roccia e spezzandogli qualche osso. Ma non si illudeva potesse bastare. Volò nuovamente via dalla sella e ricombinò il famiglio con la spada.
«Cannone scheletrico!»
Consumando una vertebra del suo corpo metallico, il serpente aprì le fauci e generò una palla di fuoco amplificato a vento misto a metallo fuso, l’elemento Incandescente, la personale variante di Ren del più comune magma. Liberò la magia che sciolse in pochi secondi il blocco di ghiaccio e ridusse il demone sotto di esso a carbone in un’abbondante manciata. Il Loki aran si dissolse e, sospirando, Ren ripose la sua spada.
Guardò indietro e vide il secondo alato spinto indietro e subito seguito da Bial che portò la mano all’Onda di petali e solidificò uno spadone a due mani con il quale mozzò il capo all’avversario in un violento tondo dritto.
Il vice-capitano stava per complimentarsi con il suo superiore quando percepì dalla direzione della piazza centrale l’esplosione di un potere demoniaco di livelli mostruosi, inconfondibile, che aveva già sentito quarantacinque anni prima. Deglutì a ripensare che potesse essere tornato.

Gli Scorpioni arrivavano uno dopo l’altro. Ma a differenza di ciò che accadeva nel resto della Rocca, lì nella piazza centrale della Sala del Consiglio, la biblioteca e il portale di Oblivion si erano concentrati solo Scorpioni di alto rango. Nessun umano, orco o nano ci si era avvicinato, e solo corrotti e demoni maggiori avevano avuto l’incarico di tenere occupato il Consiglio mentre il resto della Setta e dei suoi alleati si occupava di sterminare i Cavalieri più deboli. Certo, avevano comunque a che vedere con i draghi, ma in grandi numeri e dotati di armi incantate appositamente per superare le impenetrabili scaglie draconiche, anche questi non risultavano invincibili, specie quando impegnati a proteggere i loro Cavalieri. Inoltre avevano addirittura perso il vantaggio del volo, perché i primi attacchi degli Scorpioni erano sempre stati alle ali membranose ed indifese e non tutti i Cavalieri erano in grado di guarirli rapidamente.
La situazione descritta dalla settima divisione era terrificante, ma né Aulauthar né gli altri Anziani erano riusciti a lasciare la piazza centrale. Doveva escogitare qualcosa.
Vide Syrius vanificare un raggio magico combinato di luce, fuoco, vento, acqua e terra sotto forma di lama metallica grazie al suo Manto d’ombra, che assorbì l’incantesimo nemico; dopodiché, con lo stesso movimento di braccio, portò il lembo del mantello a coprirsi il capo e sparì, dislocandosi alle spalle dei cinque nemici che lo avevano attaccato ed estendendo la catena della sua doppia falce, allungandone una metà e tagliando gli Scorpioni all’altezza del busto con un sol colpo.
Vedendosi arrivare addosso altri nemici, concretizzò delle catene attorno all’avambraccio sinistro e mosse in avanti il braccio, la mano aperta con le dita rivolte in avanti; le catene si allungarono e andarono a trapassare gli avversari, per poi moltiplicarsi e colpirne degli altri, creando un’intricata rete metallica a cui erano legati gli Scorpioni, alcuni trapassati in più di un punto.
A terra, Eimir tentava quasi disperatamente di colpire un nemico con il suo spadone, ma l’elfo oscuro era troppo agile, perciò il Cavaliere si riequipaggiò con la sua armatura di rapidità, leggera, rossa e blu metallo, tendente al grigio, e in mano brandiva due daghe. Evitò agilmente il contrattacco dell’avversario e gli passò oltre, aprendo quattro portali per Oblivion da cui uscirono altrettante catene che si legarono attorno a polsi e caviglie dell’elfo oscuro, immobilizzandolo; il momento in cui l’invocatore pronunciò un’evocazione che decapitò la testa ad uno spettro, per poi piantare le daghe nella fronte ad un secondo umano corrotto, l’elfo posseduto venne squartato e le catene ritornarono nella dimensione intermedia.
Ma per quanti nemici Syrius e Eimir potessero falciare e Aulauthar potesse bruciare, chi causava più danni alle fila di Scorpioni era Adamar.
Dopo essere stato messo alle strette da un grande numero di corrotti e demoni dai poteri di fuoco, che rendevano la sua sabbia inutile, anche l’elfo più calmo dell’Ordine perse la pazienza e per quanto il suo anziano corpo non ne potesse sopportare più di tanto lo stress, incominciò ad usare i suoi incantesimi spazio-temporali. Accelerò lo scorrere del tempo attorno ai bersagli, facendoli morire di vecchiaia nel giro di pochi istanti; tagliò lo spazio attorno a loro, facendoli a pezzi; lo compresse fino a ridurli a poltiglie irriconoscibili. E incantamenti protettivi sulle armature o no, le magie del Cavaliere delle sabbie facevano sempre effetto perché non andavano a colpire direttamente i nemici, quanto ad influenzarne l’aria attorno. Se avesse avuto una maggiore forza fisica che gli permettesse di sfruttare al meglio i suoi poteri e un Flusso superiore, per quanto ce lo avesse già eccezionale, Adamar sarebbe stato considerato il più potente Anziano senza ombra di dubbio. Ma per quanto potesse utilizzare il Vuoto, il fatto che non lo avesse mostrato fino a quel momento era un chiaro segno: i suoi poteri erano troppo grandi per lui.
Con la sua ombra divoratrice che circondava le lame delle falci, Syrius negò ogni sorta di barriera e incantamento e tagliò il Cristallo delle armature come burro: d’altronde nessuna protezione era strutturata per difendersi da una magia simile. Sì, se il Cavaliere nero avesse avuto a disposizione il vero Vuoto, sarebbe stato molto più efficace. Aulauthar sorrise nel pensare a come lo utilizzasse con facilità Siirist, addirittura riuscendo a farlo valere contro il fuoco nero di Obras. Per un momento pensò che sarebbe stato davvero bello se il Cavaliere d’Inferno fosse stato lì, ma poi si imbarazzò nel realizzare di aver affidato le sue speranze ad un novellino di nemmeno settant’anni. Finché rimaneva un membro del Consiglio, doveva avere più orgoglio!
Una gigantesca lancia tenebrosa, dall’aspetto una magia perforante, gli arrivò a pochi metri di distanza, ma l’altmer non dovette che menare un colpo di spada, liberando la sua magia.
«Purificazione delle tenebre.»
La magia nemica si disperse, ma non poté ridurre chi l’aveva lanciata in cenere perché questi era già stato bucherellato dai raggi di luce di Xander. Se quell’impudente pensava che lo avrebbe ringraziato, si sbagliava di grosso.
Aulauthar!› chiamò Adamar.
Lo guardò e vide che aveva richiamato un grande numero di scettri grazie ad una dislocazione. Che volesse…? Il Cavaliere d’argento annuì e ritornò a terra accanto al collega, fiancheggiato da Injros, che eresse la sua più potente barriera esagonale a ventiquattro strati.
«Non la posso mantenere troppo a lungo, quindi sbrigati, per piacere.» disse ad Adamar.
Questi annuì ed incominciò a concentrare la sua energia attraverso i vari amuleti disposti a spirale attorno a lui, sommandola per creare un’infinita concatenazione. Aulauthar appoggiò la mano sulla spalla del bosmer e gli fornì la sua energia magica oltre ad immettere il suo stesso Flusso nella magia del Cavaliere delle sabbie.
Speriamo riesca a resistere allo sforzo…› commentò Skryrill, intento a bloccare due draghi terrestri ed ucciderne un terzo nel settore della settima divisione.
Se ci fosse stato qualche altro modo, il Cavaliere d’argento non avrebbe permesso ad Adamar di utilizzare quell’inno di Vuoto, ma per quanto i membri del Consiglio fossero forti, stavano combattendo da quasi due ore e si stavano stancando, mentre gli Scorpioni arrivavano uno dopo l’altro. Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per sostenere l’amico.

Quando terminò la preparazione, Adamar avvisò il resto dei Consiglieri ed essi si disimpegnarono dai loro scontri personali e volarono rapidi verso la barriera di Injros, intanto trasformata nella sua superiore forma dodecagonale. Il Cavaliere delle sabbie incominciò a cantare la formula del suo inno mistico, intonata pure da Ashemmi.
«Dinanzi a me, la storia si conclude; il sipario si apre sull’Era del Nulla; io apro il Cancello del Dolore: Genesi della fine!»
Lo spazio attorno alla barriera dodecagonale di Injros incominciò a venire consumato dal Vuoto che, lentamente, prese la forma di una sfera, cancellando il terreno al di fuori della barriera. Poi, di scatto, si espanse, eliminando tutto ciò che incontrava; arrivò a sfiorare la biblioteca, che mai Adamar si sarebbe sognato di danneggiare, ma lo stesso non si poteva dire per la Sala del Consiglio e l’edificio che conteneva il portale di Oblivion, che vennero rimossi dall’esistenza. I pochi Scorpioni rimasti, fortunati abbastanza da essere oltre il limite imposto dalla biblioteca, vennero invece eliminati dall’ombra divoratrice di Syrius, che aveva anch’egli appoggiato una mano alla spalla di Adamar e gli aveva fornito il suo potere.
Con un grande sospiro da parte di tutti, Adamar annullò la magia e Injros dissipò le sue barriere.
Si stavano tutti per rilassare quando Aulauthar avvertì un’esplosione di energia demoniaca come l’aveva sentita solo quarantacinque anni prima quando Raiden comandò il fuoco nero. Per fortuna l’aveva percepita anche Injros che aveva nuovamente eretto la sua barriera dodecagonale a ventiquattro strati, appena in tempo per bloccare intense fiamme del fuoco sacro dei demoni. In quanto potere divino, esso bruciò facilmente attraverso i primi strati della barriera, ma essa era strutturata così bene da non cedere del tutto, per di più si rimarginò istantaneamente nei punti danneggiati. Come per risposta, arrivarono ondate di fuoco nero ancora più ardenti e per di più sospinte da un terrificante potere di vento.
No, quello non era il potere di Raiden!
Ancora una volta, la barriera venne distrutta ma non completamente, e subito si riformò. Injros la potenziò ulteriormente con nuovi strati, tra cui la sua barriera cubica da sessantadue strati, quella piramidale da quarantaquattro e quella ottagonale da diciotto. Arrivò una fiammata rafforzata da un uragano, ma la potente magia dell’Anziano continuava a resistere.
Impressionante…› pensò con ammirazione il Cavaliere d’argento.
Pensare che delle semplici barriere magiche, per quanto frutto di un’elaborata unione di magia elementale e spazio-temporale, qualcosa che nemmeno Aulauthar era mai riuscito a comprendere, potessero fermare il potere divino del fuoco nero… Certo, lo aveva fatto anche Siirist al torneo a Hellgrind, ma si era pur sempre trattato dell’apice della magia spaziale, il Vuoto, rafforzata da chi sa quale tecnica del ragazzo; in più egli stesso era un successore di Obras, pertanto conosceva il fuoco nero meglio di Injros. Eppure…
«Che c’è, hai deciso di arrenderti?» disse con aria sprezzante Injros.
In aria si formò una gigantesca spada fiammante che scese con la violenza di una ghigliottina, attraversando le barriere come non ci fossero neppure state e tagliando in due Injros.
Sbigottito e troppo scioccato per riuscire a reagire, Aulauthar osservò il collega morire così rapidamente da, probabilmente, non essersene neppure accorto.
Ma come…?
Rapidi e feroci volarono loro in contro quattro draghi marini di fuoco nero. Sì, vedendo anche quelli, il Cavaliere d’argento riconobbe pure la spada, che era stata la stessa impugnata dai vari Susanoo che aveva visto al torneo. Ma non dal gigante di Raiden, che aveva avuto sì lo scudo impenetrabile, ma una semplicissima spada.
Adamar creò in cielo una gigantesca sfera di Vuoto che fu superata dagli Amaterasu, ma ogni volta che la superavano, egli ne creava una nuova. Alla fine, sfinito, collassò, ed i quattro draghi raggiunsero Felaern, divorandolo.
«Raiden-sama non mentiva, siete veramente forti se siete riusciti a costringermi a partecipare. Ma adesso fate i buoni: non sono bravo a trattenermi e preferirei non uccidervi tutti perché voi del Consiglio mi servite vivi.» disse una voce nel cielo.
Aulauthar alzò la testa e vide un alato dalle immense ali piumate nere, più del doppio di quelle delle bestie del fulmine, che teneva la parte superiore della sua veste abbassata e cadente oltre la vita, dove teneva, assicurata alla fascia, due katana sul fianco sinistro. Stava con le gambe incrociate come se fosse stato seduto, in volo non grazie alle sue ali ma a un leggero e quasi impercettibile vortice d’aria sotto al sedere, il braccio sinistro appoggiato al ginocchio corrispondente e l’avambraccio destro che, appoggiatoci sopra, bilanciava una lunga asta nera appoggiata alla spalla.
Nell’incrociare lo sguardo con il Cavaliere d’argento, ghignò.

 

 

~

 

 

Chi sarà questo nuovo demone non legato alla famiglia reale ma comunque in grado di comandare le sacre arti del fuoco nero?
Il prossimo capitolo si intitola GELIDA FURIA e sarà pubblicato domenica 13 ottobre.

  
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