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Autore: Sariel    28/03/2008    8 recensioni
Mi chiamo Madeleine Leclerc e sono un vampiro. Sono un vampiro da ormai quasi 300 anni. [...] Esaudirò qualunque vostro desiderio. Ma siete pronti a perdere la vostra anima?
[SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO]
Genere: Dark, Sovrannaturale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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MADELEINE ~
{ Esaudirò qualunque vostro desiderio. Ma siete pronti a perdere la vostra anima? }


CAPITOLO PRIMO

Parigi 1748

 

L
a belle ville, Parigi. Era il 1748. A quell’epoca avevo 18 anni, appena compiuti. I miei capelli erano lunghi e castani, talmente chiari che alla luce del sole sembravano quasi biondi. E i miei occhi erano particolari. Avevano il colore dell’ametista. Era una particolarità di famiglia anche se tra le mie sorelle ero l’unica ad averli. Li avevo ereditati da mio padre, François Leclerc. Mio padre era morto qualche anno prima e la famiglia ora era in mano mia. Mia madre non riusciva a occuparsi di me e delle mie sorelle, era troppo malata. Per questo ero io a fare tutto con l’aiuto di Monique, Isabelle, Liliale e Françoise, le mie sorelle. I miei fratelli, André e Jean-Baptiste, avevano da poco preso moglie e vivevano a pochi metri da casa nostra. Ogni mattina passavo dal mercato del pesce sotto casa e poi dal panettiere. Il resto che mi avanzava lo tenevo da parte, per comprare i medicinali per mia madre.
La mia vita non mi soddisfaceva, soprattutto quando vedevo passare le carrozze che portavano nobildonne e nobili verso i loro sontuosi palazzi, a teatro o addirittura a Versailles. Da piccola mi immaginavo di essere una nobildonna, immaginavo di indossare uno di quei vestiti, lavorato divinamente, pieno di pizzi e merletti.
Ma una semplice popolana non poteva vivere quella vita. A Parigi la netta distinzione tra i nobili e il popolo era evidente ma nonostante questo Parigi rimaneva Parigi, la belle ville.
Per le vie della città voci e profumi accompagnavano gli abitanti che camminavano, correvano, cercando di farsi spazio tra la folla. Al mercato del pesce il puzzo era fortissimo e le urla dei mercanti arrivavano fino alla porta di casa. Quella mattina uscii di casa come al solito con il mio cesto per il pane, fermandomi al pozzo per sciacquarmi il viso. Feci un respiro profondo e mi gettai nella folla, sperando di arrivare il prima possibile dal panettiere. La Senna scorreva silenziosa poco lontano, a due traverse dal mercato. Svoltai a destra ed entrai dal panettiere.
«Bonjour Madeleine.»
«Oh, bonjour Clement.» mi avvicinai al bancone e appoggiai il cesto. «Il solito, grazie.»
«Ci sono novità sai?» mi disse, mentre metteva nel mio cesto le sei pagnotte che prendevo ogni giorno.
«Di che tipo?» chiesi, curiosa.
Si avvicinò a parlò a bassa voce. «A quanto pare il re ha affidato il governo a Madame de Pompadour. Non ufficialmente, ma quella influenza ogni decisione del re.»
«No, dici sul serio?» lo fissai stupita mentre lui annuiva. «Quella donna è il demonio!»
«Già. Inoltre il prezzo del pane è aumentato.»
«Ah, di nuovo?. Quanto ti devo?» presi dalla tasca i 40 centesimi che mi servivano normalmente per pagare il pane.
«Sono 60 centesimi.» lentamente tirai fuori due pagnotte dal cesto e gliele porsi.
«E ora? Bastano i soliti 40 centesimi?» lo guardai dolcemente, sapendo avrebbe ceduto.
«E va bene.»
«Grazie mille.» presi il cesto e mi avviai verso la porta. «A domani!»
Quel giorno avrei rinunciato alla mia parte. Quattro pagnotte per tutta la famiglia erano poche ma non potevo permettermi altro.
Mi rigettai nella folla ma decisi che era meglio proseguire per le vie trasversali, in modo da non trovare gente. Svoltai nella prima via che trovai, stretta e buia, e continuai a camminare fino a che non andai a sbattere contro qualcosa. O meglio, qualcuno. Lui. Colui che avrebbe cambiato la mia vita.
Caddi all’indietro, finendo per terra. La sua mano si allungò verso di me e mi aiutò a rialzarmi.
«Grazie» mi pulii la gonna, che si era sporcata di terra. «Mi scusi, non guardavo dove stavo and-» alzai lo sguardo per guardare contro chi ero finita e rimasi senza fiato.
Era un angelo. Umano non poteva essere. La sua pelle diafana risaltava sul mantello rosso scuro che indossava ma soprattutto risaltava sulla spilla di onice che aveva sul colletto lavorato della camicia. I suoi capelli cadevano in ciuffi scomposti sul viso, mentre dietro erano legati in un codino. Erano così chiari che si potevano benissimo vedere anche al buio. Ma la cosa che mi colpì di più furono i suoi occhi. Due smeraldi accessi che sembravano illuminare l’angolo buoi del vicolo in cui eravamo.
«Bonjour mademoiselle. » la sua voce era calda e sensuale. Mi prese la mano e me la sfiorò con le labbra mentre un brivido mi corse lungo la schiena.
Boccheggiai un attimo per cercare le parole ma tutto quello che riuscii a dire fu un «S-salve» sussurrato. Il suo sguardo divenne incuriosito. Mi squadrò da capo a piedi e un angolo della bocca si incrinò in un sorriso. Sentii una vampata di calore alle guance, il suo sguardo mi aveva fatto arrossire. Aprii la bocca per parlare ma lui mi fermò.
«Devo farmi perdonare per aver fatto cadere una ragazza così bella.»
«N-no, sul serio.» mi chinai velocemente per prendere il mio cesto. «Mi scusi devo andare.»
Mi voltai e corsi via, nella folla. Mi rifugiai in casa, ancora con il batticuore e il viso arrossato. Tentai di riprendere fiato. Quell’uomo era terribilmente affascinante ma qualcosa in lui mi aveva messo paura. Non sembrava umano. Rimuginai un po’ sull’incontro appena fatto, avevo ancora i brividi. I miei pensieri vennero interrotti da Liliale, la mia sorella minore.
Si avvicinò alla porta e mi guardò con i suoi grandi occhioni blu. «Madeleine, dov’eri finita?»
«Excuse-moi, mon chérie. Ho tardato per prendere il pane. » mi diressi verso la stanza che ci faceva da cucina e da camera da letto. Appoggiai il pane sul tavolo di legno e mi avvicinai al letto di mia madre.
«Maman, come stai?» le passai un pezzo di stoffa bagnato sulla fronte.
Mia madre aprì leggermente gli occhi e si sforzò di sorridere, ottenendo solo un’espressione di dolore. Aprì la bocca per parlare ma un attacco di tosse glielo impedì. Le avvicinai un fazzoletto alla bocca e quando finì di tossire controllai se ci fossero tracce di sangue. Il dottore mi aveva detto di stare attenta e controllare la situazione dell’apparente polmonite di mia madre, per accertarmi che non fosse tisi o peggio. Fissai con orrore il pezzo di stoffa bianco: una chiazza rossa si stava espandendo proprio al centro. Cominciai a sudare freddo. Chiamai Liliale e le altre mie sorelle dicendo loro di tener d’occhio nostra madre mentre andavo a chiamare il dottore.
Corsi più che potei fino ad arrivare alla casa del dottore, subito dopo la panetteria. Mi seguì fino a casa, continuavo a ripetergli di sbrigarsi ma quando arrivammo a casa, era troppo tardi.
 
*
 
Fu chiamato un prete e il corpo fu subito seppellito, accanto a quello di nostro padre. Eravamo distrutte. Ora eravamo davvero sole. I miei fratelli si offrirono di occuparsi delle nostre due sorelle più piccole, Liliale e Françoise, le gemelle. L’unica cosa che potei fare era acconsentire, in modo da poter tenere con me Monique.
Quella notte vagai sulla sponda della Senna. Avevo lasciato Monique a casa, si era addormentata dopo un’ultima crisi di pianto. Camminai a lungo sulla riva del fiume, fissando come ipnotizzata il riflesso della luna sulla superficie increspata del fiume. Tentai di restare calma, senza lasciarmi andare alle lacrime. Avevo resistito tutto il giorno per le mie sorelle ma in quel momento non ce la facevo più. Grosse gocce cominciarono a scendermi sulle guance, mentre il vento freddo della sera mi colpiva il viso. In pochi secondi mi ritrovai rannicchiata per terra, con i singhiozzi che mi scuotevano il corpo. Ora era tutto perduto.
«Mademoiselle?»
La voce calda di quella mattina mi colse di sorpresa. Mi voltai verso destra e me lo trovai di fronte. I capelli risplendeva sotto i raggi pallidi della luna, era ancora più mozzafiato. Mi rialzai e mi riasciugai le lacrime.
Che poteva volere un uomo così elegante e curato, così tanto da sembrare nobile, da una come me?
Fece qualche passo verso di me. «Qu’est-ce que s’est passé
«Ma mère est mort.» gli risposi singhiozzando.
Si avvicinò ancora e, inaspettatamente, mi abbracciò. Sgranai gli occhi dallo stupore, tentando di capire che cosa stesse facendo. Il suo corpo era duro come il marmo e freddo, come se il sangue non gli scorresse. Provai un brivido non appena le sue mani toccarono la pelle nuda delle mie braccia. Naturalmente non potei capire il significato di quelle parole. Il suo sussurro roco al mio orecchio mi fece girare la testa.
«Stai tranquilla. Andrà tutto bene.»
E in un attimo sentii un dolore acuto alla gola.


***


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Bè che dire...grazie ad AnimaDannata per la prima recensione xD
  
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