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Autore: MarsRose    29/09/2013    2 recensioni
La storia di una ragazza che chiedeva solo di continuare ad essere una sfigata qualsiasi.
Dal testo:
Avete presente quelle ragazze belle, simpatiche, che piacciono a tutti? Quelle ragazze con tanti amici, un fidanzato altrettanto stupendo e milioni di ‘mi piace’ alle foto su Facebook ? Scommetto che ciascuno di voi ne conosce parecchie. Beh, anche in questa storia sono presenti quelle ragazze... ma purtroppo, nessuna di loro mi somiglia. Anzi, direi che sono totalmente l'opposto.
Non sono brava con le introduzioni, spero vi piaccia :)
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2 Dicembre 2013
 
Avete presente quelle ragazze belle, simpatiche, che piacciono a tutti? Quelle ragazze con tanti amici, un fidanzato altrettanto stupendo e milioni di ‘mi piace’ alle foto su Facebook ? Scommetto che ciascuno di voi ne conosce parecchie. Beh, anche in questa storia sono presenti quelle ragazze... ma purtroppo, nessuna di loro mi somiglia. Anzi, direi che sono totalmente l'opposto.
Tenete a mente l’immagine della persona descritta prima e affiancatecene una seconda: una ragazza timida, con quasi nessun’ amico e un perfetto look da secchiona. Ecco, questa sono io!
Mi chiamo Virginia, ho quattordici anni e frequento la quarta ginnasio. Quando sono arrivata in questa scuola non conoscevo nessuno, con il tempo, però, mi sono accorta che era meglio se rimanevo sola.
Siamo a Dicembre e sono riuscita a farmi solo un amico. Si chiama Emanuele, ha quattordici anni ed è il ragazzo perfetto … per me almeno. Ci piacciono gli stessi libri, gli stessi film … perfino la stessa musica! La differenza più grande fra noi, è che lui ha anche altri amici … è un ragazzo che piace alle persone. Io invece ho lui … e tanti amici inventati. Già, patetico vero? Il fatto è che mi sento sempre costantemente sola … è bello poter fingere di avere qualcuno a cui importa.
Penso che oramai vi sarete fatti un’idea piuttosto chiara di chi è Virginia Bozzi … una ragazza che credeva di non riuscire a farsi degli amici. La cosa brutta è che gli amici sono arrivati, ma nel momento meno opportuno.
12 Gennaio 2014
 
Eravamo a Gennaio quando ne fui pienamente consapevole. Ormai da qualche tempo avevo iniziato a perdere peso … per dire: a Natale ero 53 kg, due giorni dopo Capodanno ero 42 kg …
I miei genitori sospettavano avessi dei problemi di anoressia e fumo … si esatto, fumo. In contemporanea con la mia violenta perdita di peso, infatti, mi era venuta una tosse secca. Tossivo sempre … e respiravo sempre meno. Mancava un giorno prima dell’inizio della scuola quando mia madre si decise a portarmi da un medico. Piccolo avvertimento: se volete sapere che in realtà ero sana come un pesce, cambiate storia.
Il dottore mi disse che molto probabilmente soffrivo di polmonite, così mi spedì a fare i raggi d’urgenza … Neanche cinque minuti dopo la tosse riprese in modo più violento. Tentai di coprire un po’ il rumore appoggiandomi una mano davanti alla bocca, ma quando la ritrassi, era intrisa di sangue.
Preoccupata, mia madre m’intimò di salire in macchina di corsa e si diresse verso l’Ospedale, infrangendo più di una regola del codice stradale. Mentre l’auto si muoveva velocemente e la tosse continuava imperiosa, iniziai a credere che magari sarebbe stato meglio se avessi una tosse da fumo.
Dopo un parcheggio alquanto pericoloso, mia madre mi trascinò praticamente fin dentro al pronto soccorso tirandomi per un braccio. Inciampavo un passo sì e un passo no mentre la vista mi si annebbiava; sentivo le forze abbandonarmi e le gambe farsi sempre più molli. Vidi solo di sfuggita il banco con l’infermiera prima di perdere coscienza.
Quando mi risvegliai, ero sdraiata in un letto d’ospedale; la luce bianca mi feriva gli occhi e riuscivo solo a scorgere il volto in lacrime di mia madre.
Fu così che scoprì di avere un cancro ai polmoni.
10 Settembre 2014
 
Bella storia eh? Beh, poiché sto scrivendo queste cose, direi che non sono ancora morta! Oppure lo sono ma non ne sono consapevole … no, non credo. Comunque, sono tornata a raccontare la mia storia; magari vi starete chiedendo ‘Perché è passato così tanto tempo?’ la risposta è semplice: ero in cura.
Inizialmente volevano farmi provare la chemioterapia ma mia madre era contraria. A quanto pare, anche il figlio di suo fratello era morto di tumore. Era successo un paio di anni prima … avevano provato la chemio con lui ma non ce l’aveva fatta.
Nonostante ciò, ha preferito farmi provare un farmaco sperimentale invece che una terapia con dei successi alle spalle … buffo eh? Beh, sta di fatto che questo farmaco funzionò. Certo, assunsi le tipiche caratteristiche fisiche dei malati di cancro in cura (viso paffuto, camminata ciondolante, sguardo offuscato...), però almeno aveva speranze di vita.
«Dovete capire che questa non sarà una soluzione definitiva.» le avevano detto. «Se dovessi avere una ricaduta … ecco, noi non possiamo assicurarti che sia per sempre. Potrebbe durare un paio di anni come un paio di giorni, per intenderci. Dopo di che, penso che saremo di nuovo punto e a capo.»
Questo, però, non aveva fermato mia madre … una fan accanita dei medicinali sperimentali.
Dopo vari mesi di cure, avevo avuto il permesso di tornare a casa e di provare ad avere una vita normale. Normale per quanto me lo permetteva la bombola d’ossigeno … sì, esatto, una bombola d’ossigeno. Nella prima fase della cura i miei polmoni si erano danneggiati ulteriormente e ora respiravo a malapena; per questo dovevo viaggiare con de tubicini nelle narici e una bombola di ossigeno al seguito.
A causa di questo, mamma non voleva mandarmi a scuola … preferiva che studiassi in casa. Io dico, come può una quindicenne preferire studiare in casa ?! Cioè … assolutamente sbagliato! L’unica cosa che volevo era tornare a scuola, rivedere il mio migliore amico e provare ad avere un normale primo anno. Dopo aver saputo che anche Emanuele è stato bocciato ho avuto un impellente desiderio di tornare a frequentarlo.
Durante la mia cura non potevo vederlo … non potevo vedere nessuno che non facesse parte della mia famiglia.
Per questo ero così eccitata all’idea di tornare a scuola … mi mancava il mio migliore amico.
23 Novembre 2014
 
Diciamo che non scrivo tutti i giorni sulla mia condizione … probabilmente è meglio così.
Nel tempo trascorso ho ricominciato la scuola; credevo sarebbe stato bello rientrare a scuola trascinandomi dietro la bombola di ossigeno, con il viso alzato e lo sguardo sicuro … come una guerriera, invece è stato terribile.
Tutti, perfino le ragazze che mi avevano sempre disprezzato e guardata male, erano stati gentilissimi con me. Mi circondavano tutti, abbracciandomi e sussurrandomi paroline dolci … come se fossimo sempre stati amici. L’unica persona che volevo realmente accanto a me era fredda e distante. A fine di giornata arrivai ad una conclusione: avevo perso Ema.
Stavo uscendo trascinando la mia bombola di ossigeno quando due grandi mani mi premettero sulle spalle.
-Sai, anche se ora sei popolare, per me rimarrai sempre la sfigata con cui giocavo a ‘Indovina la canzone’ durante le ore buche.-
Mi voltai di scatto aprendomi in un sorriso enorme. Era lì … Emanuele era davvero lì. Mi guardava, gli occhi così seri che indugiavano sul mio naso. La sua serietà non era smorzata nemmeno dal piccolo sorriso che gli incurvava le labbra. Però non m’importava … il mio migliore amico mi voleva ancora bene.
°°°
Passarono un paio di mesi e con loro anche la mia salute. Ogni giorno, mi sentivo un po’ più debole. La notte, avevo perfino paura di addormentarti perché temevo di non svegliarmi più. Certe volte, mi ritrovavo perfino a parlare da sola. Come oggi: ero sdraiata nel letto e osservavo il soffitto quando, ad un certo punto, le parole che avevo sempre pensato, ma non ero mai riuscita a dire, mi uscirono dalle labbra.
-Non penso ci sia una cosa in particolare che mi manchi più delle altre. Ce ne sono così tante … i miei capelli per esempio. Prima erano così rossi e lunghi … mi sentivo bella quando, guardandomi allo specchio, li vedevo leggermente mossi che m’incorniciavano il viso. E invece guarda ora: spenti, lisci … non sono i miei, insomma. E i miei jeans stretti! E’ una tortura dover mettere solo abitini per poter far circolare il sangue, sai? Penso che, in un certo senso, mi manchi anche essere ignorata. E’ frustrante trovarsi mille amici proprio ora che so che sto per morire. Oh sì, sono pienamente consapevole del fatto che probabilmente non arriverò ad avere sedici anni. E’ così ovvio … non solo perché mi sento così debole che vorrei semplicemente addormentarmi e non svegliarmi più, ma anche perché lo leggo negli occhi dei miei. Ogni sera, quando mio padre crede che io stia dormendo, si avvicina e mi da un bacio sulla fronte, poi mormora per me parole rassicuranti. Il problema è che le sue parole mi augurano sempre di trovare serenità, un giorno. E’ terribile. Non voglio fargli male … non voglio che loro soffrano quando io me ne sarò andata … cavolo perché mi è venuto il cancro ?! Siamo oltre sette miliardi di persone nel mondo, perché proprio io ?! Era troppo chiedere di essere una normale ragazza che si fa dei complessi adolescenziali sul suo aspetto fisico, che piange per ogni minima cavolata, che s’innamora di chiunque ? Per favore … voglio solo addormentarmi e scoprire che è stato tutto un incubo … per favore.-
Non so con precisione quando il mio vaneggiare divenne una preghiera, non so nemmeno quando iniziai a piangere. Sta di fatto che mi ritrovai raggomitolata su me stessa, le lacrime bollenti che scavavano profondi solchi sulla mia pelle gelata; l’aria mi arrivava sempre più a scatti e m’iniziarono a bruciare i polmoni.
Sussurrai per altri cinque minuti buoni ‘Ti prego’ fino a quando non mi addormentai.
°°°
-Lei è stata … la prima ragazza che io abbia mai amato. Aveva uno di quei sorrisi così contagiosi che non riuscivi a smettere di guardare. Faceva venir voglia di sorridere pure a me. Negli ultimi stadi della sua malattia si vedeva che faceva fatica perfino a sorridere … nonostante questo però continuava a fare tutte le cose che le piacevano. La domenica ci ritrovavamo a casa mia per giocare a GTA e ascoltare in Guns ‘n Roses, proprio come ai vecchi tempi. Queste non sono parole dette tanto per, non lo dico solo perché è il suo funerale e devo essere carino. Lo ammetto, era una grande rompiscatole e mi faceva dannare a volte. C’è stato un periodo in cui l’ho odiata tantissimo … io … vorrei solo precisare che non esistono le persone perfette. Di sicuro, Virginia aveva una valanga di difetti … però per me era l’amica perfetta, colei che rimpiangerò ogni giorno.-
 
Nella notte tra il 23 e il 24 Novembre, il cancro è tornato a sopraffare Virginia. Purtroppo, i dottori avevano ragione e i suoi polmoni non avevano retto. Due giorni dopo, furono celebrati i suoi funerali. Sulla sua piccola bara erano state incise le sue iniziali, per renderla unica.
Le parole che, però, colpirono maggiormente le persone, furono quelle incise sulla lapide: Sì... abbiamo perso Virginia stanotte, ma lei è ancora con noi, nei nostri cuori.
 
Angolo autrice:
Salve a tutti! Allora, inizio con lo scusami per questa cavolata. Una notte, precisamente alle tre del mattino di una settimana fa, non riuscivo a prendere sonno e mi sono messa ad ascoltare la canzone ‘How to save a life’ dei The Fray. Non so per quale assurdo motivo ma ho avuto l’impulso di prendere un quadernetto e di scrivere. Mi sono scritta tutta questa cavolata non so bene perché … però ho sentito come il bisogno di trascriverla al pc e di pubblicarla. La mia Virginia probabilmente somiglia un po’ ad Hazel di Colpa delle stelle. Probabilmente non ho trattato in modo scientificamente corretto questa malattia … non so, se fa schifo, mi scuso.  
   
 
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