Run,
boy, run!
Corri
forte ragazzo, corri
la gente dice sei stato tu
ombre bianche, vecchi poteri
il mondo compran senza pudore
vecchie immagini, santi stupidi
tutto lascian così com'è
guarda avanti non ci pensare
la storia viaggia insieme a te
-
Allora, Black, sei dei nostri o no? –
Alzi
lo sguardo verso Mulciber, che ti guarda come
farebbe un gatto con la sua preda. Non ti è mai piaciuto
quel ragazzo: è falso,
viscido e infido come un serpente. Però dice cose giuste,
questo non puoi
metterlo in dubbio. Il discorso che ti ha fatto la settimana scorsa,
durante l’ora
di Pozioni, è stato illuminante. Andromeda non se ne sarebbe
mai andata di
casa, lasciandoti da solo, se non fosse stato per quello sporco
Mezzosangue di
Tonks e Sirius… No, forse Sirius se ne sarebbe andato lo
stesso. Ma perché ora ti
metti a pensare a lui? È stato fin troppo chiaro, la sera in
cui ha varcato per
l’ultima volta la soglia di Grimmauld Place: lui non
è un Black, non appartiene
a quella famiglia e se tu fossi abbastanza sveglio lo seguiresti a tua
volta.
Quello che Sirius non capisce è che tu sei un Black e sei
orgoglioso di
esserlo. Scacci via il pensiero di cosa ne penserebbero Andromeda e
Sirius. Non
ti interessa, loro hanno fatto una scelta e tu ne hai fatta
un’altra.
Combatterai in questa guerra e lo farai dalla parte del Potere.
-
Sì, Mulciber, sono dei vostri. –
Corri
forte ragazzo corri
la gente dice sei stato tu
prendi tutto non ti fermare
il fuoco brucia la tua virtù
alza il pugno senza tremare
guarda in viso la tua realtà
guarda avanti non ci pensare
la storia viaggia insieme a te
Guardi
con sguardo vuoto i corpi ai tuoi piedi. È la
tua iniziazione ed è la prima volta che torturi qualcuno.
Bè, dire che li hai
torturati è una parola grossa, sei dovuto scappare in un
angolo e dare di
stomaco dopo appena una manciata di minuti.
-
Lo sapevo, il ragazzino non ha la stoffa per
essere uno di noi. –
È
Doholov a pronunciare quelle parole e senti che ha
ragione. Vuoi diventare un Mangiamorte, lo vuoi con tutto te stesso, ma
non
riesci a prendere parte a quella barbarie.
-
Ha solo sedici anni, Antonin, dagli il tempo di
abituarcisi. –
Questa
volta è Evan a parlare, e lo senti poggiare
una delle sue forti mani sulla tua spalla. Il compito di addestrarti
è stato
affidato a lui e ti tratta con la premura di un fratello maggiore. Alzi
lo
sguardo verso di lui e per un attimo hai l’illusione che gli
occhi che ti
guardano al di sotto della maschera siano grigi. Grigi come i tuoi,
come quelli
di tuo fratello. Sirius. Sbatti le palpebre, sforzandoti di trattenere
le
lacrime che premono per uscire. Blu, gli occhi sono blu
notte… non è
Sirius.
-
Andiamocene di qui, gli Auror e quei rompiscatole
dell’Ordine arriveranno a breve. – ti dice,
prendendoti sottobraccio e
trascinandoti via, lontano da quello spettacolo raccapricciante.
-
Aspetta, il Marchio, devi essere tu a farlo. –
interviene Doholov, guardandoti con quei suoi severi occhi scuri.
Annuisci,
dopotutto quella è la tua iniziazione.
Punti la bacchetta contro il cielo stellato e sussurri: - Morsmordre.
–
Ecco
fatto, ti sei appena preso la responsabilità di
quanto è successo lì dentro. La tua innocenza se
ne è andata per sempre, l’hai
abbandonata questa notte.
Impara
a leggere le cose intorno a te
finché non se ne scoprirà la realtà
districar le regole che
non ci funzionan più per spezzar
poi tutto ciò con radicalità.
Sono
passati talmente tanti di quei mesi che non
ricordi quasi più il motivo per cui hai deciso di prendere
il Marchio. Hai
osservato bene il
Signore Oscuro e il
modo in cui tratta tutti voi, siete spazzatura, feccia buona solo a
eseguire i
suoi ordini. Sì, anche tu, l’ultimo discendente
maschio dei Black, non sei
altro che un burattino nelle sue mani. Non sei speciale come ti hanno
sempre
fatto credere. Sei solo uno dei tanti, Regulus. Ora che hai scoperto il
suo
segreto, però, sei deciso a fargliela pagare. Nessuno
può ingannare un Black,
tantomeno te.
-
Vieni con me, Kreacher, abbiamo una missione da
compiere. –
Senti
una stretta al cuore nel vedere il vecchio
elfo chinarsi fino a toccare il pavimento con il lungo e sottile naso:
- Kreacher
farà tutto quello che padron Regulus ordina. –
Apprezzi
la sua lealtà, anche se per certi versi ti
ricorda la cieca fiducia che avevi riposto nel Signore Oscuro. Vorresti
non
aver bisogno di coinvolgerlo, ma solo lui può andarsene da
quella caverna, solo
lui gode della tua fiducia al punto da assegnargli un compito
importante come
quello.
In
una manciata di secondi siete lì, all’ingresso
della caverna. Storci il naso e passi l’avambraccio sulla
parete rocciosa,
graffiandoti e pagando il pedaggio di sangue richiesto. Il viaggio
sulla barca
a remi sembra scacciare ogni esitazione dal tuo cuore. Ciò
che farai cambierà
il corso della storia, grazie a te qualcun altro riuscirà a
fermare il Signore
Oscuro. Scuoti la testa. No, ormai puoi anche chiamarlo con il suo
nome. Grazie
a te qualcun altro riuscirà a fermare Voldemort.
-
Kreacher, assicurati che beva tutta la pozione. –
L’elfo
ti obbedisce. Lo vedi piangere e implorarti
di rinunciare, ma continua a obbedire ai tuoi ordini. Buono e leale
Kreacher.
Il
bruciore è insopportabile e sei sicuro di non
aver mai provato così tanto dolore in vita tua, ma continui,
non puoi fermarti
proprio ora che sei così vicino all’obiettivo.
Sentì il calice grattare contro
qualcosa di metallico. Immergi la mano e finalmente trovi
ciò che stavi
cercando: è un medaglione, il medaglione di Salazar
Serpeverde.
-
Kreacher, prendi il medaglione e vattene. Non dire
a nessuno cosa è successo questa notte né dove mi
trovo, pensa solo a
distruggerlo. –
-
Padron Regulus, lasciate che Kreacher… -
Lo
zittisci. Sai già che potrebbe portarti a casa e
salvarti se solo tu glielo permettessi, ma così facendo
metteresti a rischio
tutta la tua famiglia. No, non puoi permettere che accadda.
-
Vai, Kreacher, questo è un ordine. –
Ti
rivolge un ultimo sguardo languido e poi, con un
sonoro schiocco, si Smaterializza. Strisci verso il lago. Sai che
probabilmente
è l’ultima cosa che dovresti fare, ma hai
così tanta sete. Nel momento stesso
in cui raggiungi l’acqua, delle mani spuntano e ti afferrano,
trascinandoti
sotto con loro. È la fine. Hai solo il tempo di pensare che,
grazie a te, il
corso della storia potrà finalmente essere mutato. Chiudi
gli occhi e ti lasci
andare, in fin dei conti morire non fa poi così male.
Spazio
autrice:
Non
so neanche io come sia nata questa shot; avevo
voglia di scrivere qualcosa su Regulus e, leggendo il testo della
canzone “Elefante
bianco” di Area (una canzone contro la guerra), è
uscito fuori questo. Spero
che non faccia troppo schifo. Fatemi sapere che ne pensate. Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt