Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: PinkyCCh    30/09/2013    6 recensioni
Cosa può accadere se un contratto stipulato anni prima da due nonni un po' pazzi, venisse fuori?
E se questo contratto implicasse un matrimonio combinato tra due ragazzi?
E se il ragazzo fosse uno stronzo cuore di ghiaccio ?
E se la ragazza invece fosse dolce e tranquilla, innamorata dello stereotipo del principe azzurro?
E se una fidanzata gelosa mettesse il proprio zampino?
Riusciranno Shin e Yamashita ad amarsi? O il destino vincerà?
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ice heart - cuore di ghiaccio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Trailer


- Rivelazioni e primi approcci -


 
Dal capitolo precedente
 
“Eh? Ma perché fai tutto questo? Non mi conosci per niente!” dissi frustata ed in lacrime.
“Ti sbagli Yamashita.. -il suo sguardo divenne improvvisamente serio e duro..- ti conosco, molto bene anche. Ti conosco da una vita.” Disse emblematico.
“Che vuoi dire? SPIEGAMI!“  Non riuscii a capire le sue parole, ma si sa, la curiosità è donna!
“Davvero vuoi saperlo?” disse sorridendomi e facendo accrescere in me una curiosità enorme.

Certo che volevo sapere!

 
 




“Certo che sì.”  controbattei accigliata.

Hiroshi mi guardò e sospirò. Ero pronta ad ascoltare il suo racconto e tutto ciò che ne sarebbe potuto derivare.

“E va bene. Allora… circa dieci anni fa, io insieme alla mia defunta madre, venimmo in Italia. Per la precisione nel tuo paese.” Disse solenne Hiroshi, mentre distoglieva lo sguardo.
“E..e che siete venuti a fare?” domandai quasi spaventata.
“Non lo immagini? Originariamente ero io l’ultimo erede della famiglia Seiki. Eri destinata a me. Ma poi mia madre rimase incinta di Shin e così lui fu l’ultimo erede. Volevo seguirti, studiarti. Conoscere la donna che sarebbe stata la mia compagna di vita. Più ti guardavo e più mi rendevo conto di quanto fossi tenera e allegra. Anche durante questi dieci anni ti ho osservata e seguita da lontano. Anche se eri destinata a Shin, ti ho sempre osservata.” Concluse ritornando con lo sguardo sulla mia figura e probabilmente attendendo una mia possibile reazione.
“Hiroshi..ma quindi io…” non sapevo cosa dire. Mi sarei aspettata di tutto, tranne che quelle esatte parole. Che avrei dovuto dire?
“Sì, mi piaci. Ma non farò nulla per intralciare il percorso tuo e di mio fratello. Almeno per ora. Finché ti rispetterà, mi terrò a distanza. Sta tranquilla scemina!” disse colpendomi con un buffetto sulla testa.
“H-Hiroshi..mi sento in colpa…” sussurrai chinando il capo.
“E perché?” ora sembrava persino divertito a giudicare dal sorrisetto sghembo che era apparso sul suo viso. Ma che tipo!
“Non lo so, ma mi sento in colpa!” urlai rossa in viso per l’imbarazzo.

Si avvicinò pericolosamente a me. I nostri visi erano ad un cm di distanza. Avevo il cuore a mille. Sentivo il cuore scoppiarmi e le guance in fiamme. Mi metteva in agitazione quel dannato ragazzo.

“H-hiroshi, che vuoi fare?“ la mia voce, persino, tremava.
“Nulla, voglio solo assaporare le tue labbra. Almeno una volta.” Sussurrò mentre si avvicinava ulteriormente.

Un suono incessante arrivò a rompere l’atmosfera intrisa di tensione.
Cos’era? Ah, il suo cellulare.

“Ehm scusami devo rispondere.” Disse grattandosi la nuca ed estraendo il telefono.

Lo vidi allontanarsi e rispondere al telefono. In quel lasso di tempo, il mio respiro, il mio corpo, il mio cuore, tornarono regolari.
Dopo una manciata di minuti, Hiroshi tornò da me e sorridendomi mi disse:

“Ehi Yama-chan, dobbiamo rientrare! Papà ci vuole parlare!” Ecco, il suo sorriso caldo. Risposi sorridendogli anch’io e seguendolo.
 



 
Arrivammo alla tenuta Seiki ed una volta dentro, all’ingresso, c’era uno Shin arrabbiato ad aspettarci.

“Dove cazzo siete stati eh? Papà mi ha fatto un sacco di domande. Dannazione.” Urlò livido di rabbia.
“Stai calmo fratellino, le ho mostrato il parco.” Disse Hiroshi facendo spallucce.
“Andiamo di là, nel salotto. Vuole parlarci.” Rispose glacialmente Shin.

Ci dirigemmo nel salotto e il signor Seiki era seduto su una grande poltrona ad aspettarci.

“Ben tornati ragazzi! Prego sedetevi, devo parlarvi..-io, Hiroshi e Shin ci sedemmo sul grande divano bianco di fronte a lui. – ecco, allora, da domani Yamashita frequenterà la stessa vostra università ragazzi, l’ho iscritta a psicologia, ti va bene vero?- disse guardandomi. Risposi alla sua domanda con un semplice cenno del capo - bene, in secondo luogo, questa sera partirò per un viaggio di lavoro. Mancherò per due mesi, quindi ragazzi vi prego di prendervi cura della signorina Michiyo."

Fu come un secchio d’acqua gelata. Io sola con loro due? Fantastico. Sola con il mio futuro marito Shin che mi odiava e con suo fratello maggiore Hiroshi che invece mi seguiva da anni!

Bah che avrò fatto di male? Pensai scuotendo la testa.

Dopo quella breve chiacchierata mi rintanai nella mia stanza, sprofondando nella comodità di quell’enorme letto.

Troppo emozioni per oggi.
 



Bene, iniziava una nuova giornata per me. Ero decisamente pronta ad affrontare tutte le sfide che quella dannata città mi riservava.
Scesi le scale della tenuta Seiki pronta a dirigermi nella sala da pranzo.
Varcai la soglia della sala da pranzo e ritrovai la tavola tutta ben apparecchiata. La colazione sembrava degna di un re. A capotavola c’era Shin imbronciato. Iniziai a camminare verso il tavolo e con fare delicato mi sedetti.
Cercavo di fare il meno rumore possibile, non mi andava di essere sgridata nuovamente da Shin. Mi aveva stancata ed era appena una settimana che lo conoscevo.
Presa da quel turbinio di pensieri sbuffai senza rendermene conto.

“Che c’è?” disse Shin, guardandomi con astio.
“Uhm? No niente, pensieri.” Mi affrettai a rispondere, sventolando davanti al viso le mani.
“Mangia e sbrigati, altrimenti farai fare tardi anche a me. “ sentenziò lo stronzo per eccellenza.
“Ora non si può neanche mangiare in pace?” borbottai mentre mi portavo un boccone all’altezza della bocca.
“Hai rotto il cazzo. Muoviti. Ti aspetto fuori.” Shin si alzò di scattò e sferrò un pugno sul tavolo imbandito.

Paura e terrore. Quel suo gesto mi aveva terrorizzata. Ma che diavolo gli era preso?
Decisi di non torturarmi oltre.
Mi affrettai ad uscire da quella tenuta che iniziava a starmi stretta come dei vecchi pantaloni da bambini.
Ed eccolo lì, Shin. Un pensiero si insinuò nella mia mente, come un fulmine a ciel sereno.

Dio che bello. E’ bello come il sole.

Mi schifai dopo poco per quel pensiero che mi era balenato nel cervello. Ma a che stavo pensando? Mi diedi degli schiaffetti in faccia per riprendermi e mi diressi verso Shin.

“Andiamo? “ gli dissi con un tono talmente allegro che mi stupii di me stessa.

Lui annuì soltanto, iniziando ad incamminarsi. Fui costretta a corrergli dietro, perché la distanza tra noi aumentava sempre più.

“Shin eddai aspettami! Ma perché sei sempre così scontroso e asociale? Uffa!” urlai, cercando di farmi sentire da quel ragazzo che mi faceva dannare.

Ma mentre pronunciavo queste parole, non mi accorsi che Shin di colpo si era fermato. Dunque, andai a sbattere  letteralmente contro la sua schiena.

“Ahi! Che male, ma perché ti sei fermato di co..” le parole mi morirono in gola quando vidi tre alti ragazzi fermi davanti a noi.

Chi sono questi? Pensai.

“Mmh..buongiorno Seiki. – il ragazzo moro con gli occhi verdi, pronunciò il cognome di Shin con un fare davvero irritante. –E’ la tua nuova amichetta? Hai già dimenticato Ayumi?”sogghignò.

Irritante, davvero irritante. Pensai.

“Levati Micheal. “ rispose alla provocazione Shin, mantenendo un’apparente calma.
“Tsk, il damerino osa anche dare ordini?” sputò velenoso quello che avevo capito chiamarsi Micheal.

Ma che stava succedendo?

Michiyo, rimani dietro di me. “ mi aveva chiamata per c-cognome? E perché dovevo restare dietro di lui?

Non ebbi il tempo di chiederglielo. Lo vidi avanzare verso quei tre ragazzi con un’agilità degna di una tartaruga ninja. Schivava i loro colpi, li restituiva a doppio. Calci, pugni e poi..un urlo. Il mio.

“BASTA! Shin basta! Li ammazzerai!”

Sentivo gli occhi pizzicare e la vista annebbiarsi. Stavo per piangere, lo sapevo.
Vidi Shin, fermarsi di colpo con il pugno destro teso per aria e il corpo della sua “vittima” sotto di lui.
I nostri sguardi si incrociarono per un lasso di tempo indecifrabile. Vidi il suo sguardo rilassarsi, così come ogni singolo muscolo del suo corpo. Si rialzò e avvicinandosi verso di me, con il braccio che fino a pochi secondi prima teneva teso in aria con un pugno, cingermi  le spalle e girandosi verso le sue “vittime” disse:

“Non intralciate più il mio percorso bastardi.” Disse digrignando i denti.

Finimmo il resto del tragitto in completo silenzio. Non sapevo cosa dirgli. Chi erano quei tipi? Che volevano da Shin? E perché Shin li aveva picchiati? Bah..iniziava a farmi male la testa. Davvero.
Il nostro percorso terminò d’avanti ad un immenso cancello.


Università Fuji.


Eccoci giunti a destinazione. Pensai ammirando estasiata l’imponente cancello dell’università.

Ad un tratto mi accorsi che Shin per tutto il tragitto mi aveva tenuta avvinghiata a se. Con fare imbarazzato mi allontanai da lui, indietreggiando di qualche passo. Sentivo le guance andare in fiamme. Dio che imbarazzo.

“Siamo arrivati. Benvenuta all’università Fuji.” Disse Shin, mantenendo sempre quel suo sguardo freddo come il ghiaccio.

Mi girai ulteriormente verso di lui e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era: com’è bello.
 
 

 
Entrammo in quell’immenso edificio e io, da brava scema, non facevo altro che pensare a Shin e a quanto fosse bello. Dannata me. Mi stavo facendo fregare alla grande!
Il mio respiro ora era diventato affannoso, facevo fatica a respirare. Dovevo togliermi quell’ebete dalla testa. Iniziai a torturarmi le mani, ero nervosa. Lui continuava tranquillo a camminarmi di fianco. Come faceva ad essere così tranquillo? Per cercare di risvegliarmi da quella specie di trance, iniziai a guardarmi intorno.  Era davvero enorme quel complesso. C’era un giardino centrale e poi 3 padiglioni. Dovevano essere le facoltà? Già.


Padiglione A: Giurisprudenza&Economia.
Padiglione B: scienze umane.
Padiglione C: Psicologia.


Bene l’ultimo padiglione era il mio. Almeno ero stata fortunata, non saremmo stati nello stesso padiglione.

“Quello è il tuo padiglione. – sospirò- Cerca di non fare o creare casini. Passa il più inosservata possibile, gentilmente. Non voglio che ci accomunino. Chiaro?” la sua voce mi ridestò dai miei pensieri.
“Chiarissimo come il sole signor Brontolone.” annuii sorridendo.
“Come mi hai chiamato nanetta?” Inarcò un sopracciglio. Dio com’era carino.
“Nanetta? Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole Signor Brontole!” iniziai a cantilenare e prenderlo in giro.
Iniziammo a sfotterci proprio come due bambini delle elementari. Ma non me ne importava, a me piaceva da morire. Piaceva poter ridere con lui. Piaceva poter stare accanto a lui senza sentirmi a disagio.

I pensieri felici, però furono bruscamente interrotti.

“Shin! -chi era quella ragazza castana? E perché si era letteralmente buttata al collo di Shin?-Sei tornato finalmente! Ma perché non mi hai risposto al telefono? Uffa.”

Chi era? A me che importava?

“Niente, sai un viaggio in Italia. Te l’avevo detto Ayumi.” Disse risoluto Shin, scrollando le spalle.

Un momento. Fermi tutti! Lei era Ayumi? Ma non poteva essere. Era..era Figa. Sì, figa. Lunghi capelli castani, tipico dei giapponesi, occhi color cioccolato fondente, labbra rose e carnose, fisico..perfetto. Una modella. Certo le mancavano le curve nei punti giusti, ma pur sempre FIGA.

“Uhm, Shin? Lei chi è?” disse rivolgendo lo sguardo nella mia direzione.

Merda. . Ed ora? Pensai.

“Uhm? Lei? Un’amica di famiglia. E’ la figlia di un vecchio amico di mio padre.” Disse, mentre scorgevo una certa preoccupazione. Allora anche il grande Shin nutriva certi sentimenti?
“E che ci fa qui?” disse con tono accusatorio. Iniziava ad arrabbiarsi sul serio. Figa, sì, ma strega.

A quella domanda mi sentii davvero in imbarazzo, ma volevo rispondere io, cavolo. E così prima che Shin potesse rispondere, lo anticipai.

“Sono qui per apprendere ed imparare meglio la lingua e la cultura giapponese. Tranquilla. “ feci un sorriso tirato, talmente tirato, che sentivo  la faccia tirare, a tal punto che temevo che si sarebbe strappata da lì a poco.

Vidi Shin sobbalzare per un attimo e guardarmi..quasi sorpreso? Che si aspettava? Che l’avrei messo nei guai, con la sua..fidanzata? Baka, baka, baka! Mi faceva impazzire quell’idiota! Lo odiavo, così come odiavo lei, quella situazione..odiavo tutto!
Rivolsi un ultimo sguardo alla coppietta felice e con un cenno della testa li salutai e mi diressi verso il mio padiglione.
Era uno stupido. Lo era per davvero. Ma d’altronde che potevo pretendere?

“C-ciao, tu sei la nuova arrivata vero? “ ma di chi era quella vocina così candida? Mi girai e vidi la figura di un’esile ragazza che mi guardava timidamente.
“Mhh? Sì sono io..e tu sei?” dissi, accennando un sorriso.
“Kaname! “ esordì lei felice. Era felice perché le avevo risposto?
“Piacere, io sono Yamashita Michiyo! Ma puoi chiamarmi Yama..”  le feci un altro sorriso. Non come quello fatto a Shin e  la sua consorte. Un vero sorriso.

Quella ragazza m’ispirava fiducia e simpatia.

“Ehm Yama-chan, ti andrebbe di sederti con me? “ i suoi occhi brillavano speranzosi. Come potevo deluderla? Annuii facendo di sì con la testa. Mi era saltata addosso per la felicità.Era davvero una strana ragazza.

Ridacchiai, felice di aver trovato qualcuno di affettuoso in quella gabbia totale di matti.
Ad un tratto entrò il professore, ci alzammo in segno di rispetto e con uno sguardo indagatore, cercò qualcosa, o qualcuno nell’aula. Ad un trattò il suo sguardo si posò su di me.
Che avevo fatto?

“Prego signorina Michiyo, venga qui a presentarsi.”mi sorrise e tirai un sospiro di sollievo. Mi ero dimenticata delle buone maniere giapponesi. Mi diressi verso la cattedra e mi misi di fianco all’insegnante.

Tirai un sospiro ed iniziai  la mia presentazione.

“Buongiorno a tutti! Mi chiamo Yamashita Michiyo, vengo da un piccolo paesino di provincia in Italia. Ho 21 anni. Sono nata il 14 febbraio del 1991. Sono qui..-un attimo, Shin mi aveva detto che nessuno doveva sapere del nostro legame. Dannazione..mi morsi il labbro e proseguii con la mia presentazione..- sono qui per approfondire la mia conoscenza sulla lingua e cultura giapponese. Sono da sempre appassionata di questa nazione. Mi sono iscritta a psicologia perché amo questa materia. Spero che mi accoglierete nel meglio dei modi” Finì la mia presentazione con un mega sorriso e vidi i miei compagni che mi sorridevano. Bene. Dovevo aver parlato bene il giapponese, visto che non fecero nessuna battutina.

Tornai al mio posto e sospirai nuovamente. Mi girai verso Kaname che mi guardava dolcemente. Mi diede una pacca sulla spalla in segno di conforto.

“Sei stata grande!” sussurrò la ragazza, sorridendomi.

Avevo trovato un’amica. Mi sentivo meno sola finalmente.
 
 
 
 

 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: PinkyCCh