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Autore: _joy    30/09/2013    4 recensioni
Ambientata durante "Morsi di ghiaccio" - A complicare il già difficile rapporto tra Rose e Dimitri, all'Accademia è arrivata Tasha Ozera. Innamorata di Dimitri, tenta di convincerlo a seguirla come suo Guardiano. E la vacanza sulla neve non fa che aumentare il dolore e la gelosia di Rose verso quella che sembra ormai una coppia. E Lissa...anche Lissa sembra conquistata da Tasha. E comunque, nella sua vita ormai Christian sembra la priorità. E così, sola come mai prima, Rose si ritrova a pensare con nostalgia al periodo della loro fuga e, in particolare, al loro soggiorno a NY, quando vivevano tra gli umani e si chiamavano... Blair Waldorf e Serena Van der Woodsen
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando sento la mano di Nate accarezzarmi i capelli faccio finta di dormire.

 
Serro le palpebre e resto immobile e lui, dopo poco si alza ed esce dalla sua stanza.
A quel punto, mi concedo un sospiro di autocommiserazione.
Questa notte è andato tutto storto.
Tutto.
Ma la cosa più sbagliata sono io.
 
Lo so che non posso dimenticare Dimitri facendo sesso con Nate.
Lo so che non posso punire Dimitri così.
So anche che – probabilmente – a Dimitri non può fregare di meno con chi io faccia sesso, purché non violi le regole della scuola.
Cosa mi resta, allora?
Solo un desolante senso di vuoto nel petto.
 
Ieri notte ero una furia lussuriosa.
Solo che non ero spinta dalla lussuria, ma dalla rabbia.
Tanta, tanta rabbia… così tanta da cancellare il senso di colpa che normalmente provo verso Nate, vittima innocente dei miei giochetti, dei miei isterismi e delle mie frustrazioni.
Rabbia verso Tasha, che mi ha portato via Dimitri.
Rabbia verso Dimitri, che mi ha dimenticata come se non contassi nulla.
Rabbia verso Lissa, che non lo capisce.
E rabbia verso Nate, il suo essere così perfetto e così amorfo, pur con me nuda nel letto.
Insomma, so che non ho giustificazioni, ma volevo solo… non pensare.
E gli stavo offrendo la mia verginità, dopotutto.
Sarebbe stata una cosa di cui vantarsi, al di là di tutto.
No?
 
 
Gli faccio un torto, lo so.
Ma… è che sembrava così spiazzato da questa me energica e volitiva che non faceva altro che fissarmi imbambolato.
E poi… al ragazzo più figo della scuola non l’hanno insegnato che se hai una donna nuda nel letto non è concepibile passare il tempo a chiedere “sei sicura” invece che a darsi da fare??
Per cui, in sostanza, io andavo a mille e lui a dieci.
Non sembrava intenzionato a strapparmi i vestiti di dosso o a regalarci una notte di scintille, per cui ho pensato “Al diavolo!”, mi sono armata di risolutezza e gli ho sfilato i boxer.
Lui si è limitato a fissarmi con gli occhi sgranati.
Io ho chinato la testa sul suo membro e, prima di ascoltare la voce della ragione, ci ho posato le labbra.
 
E, da lì, è andato tutto a rotoli.
 
A quanto pare, l’idea ossessiva di Dimitri non mi abbandona nemmeno quando cerco di fare sesso con un altro.
È così dentro di me, sotto la mia pelle, dentro la mia anima, che lo bramo, lo desidero, lo sogno ad occhi aperti, farei di tutto per averlo qui con me.
Un’altra volta sola, una e basta.
E, invece, con me c’era Nate.
Ho rialzato la testa di scatto: non ce la facevo.
L’ho fissato – divisa tra la foga e la vergogna – e… lui mi stava ancora fissando imbambolato!
«Nate!» ho strillato «Ma cosa c’è, insomma?»
Lui ha battuto le palpebre e si è messo seduto.
«Blair, amore… sei proprio sicura che è quello che vuoi?»
 
Stavo per strangolarlo.
Mentre cercavo di dominare gli istinti omicidi, lui ha detto:
«Scusa… è solo che… non sembri tu. Pensavo volessi qualcosa di romantico per la nostra prima volta e invece è tutto così…»
Squallido? Finto?
Non lo dice, ma immagino che lo pensi.
Mi sono lasciata cadere sui talloni e ho sbuffato, testarda.
«Forse, se almeno facessi finta di essere coinvolto, andrebbe meglio!»
«Finta? Coinvolto? Ma perché dovrei fare finta di desiderarti?»
«Perché se mi desideri potresti anche darti da fare!»
«Bè, grazie, Blair, ma io non desidero “darmi da fare”. Io voglio fare l’amore con te e…»
«Ma anche io!»
«Ah» dice con tono incolore «Allora è questo che stavamo facendo?»
Rifiuto di cedere.
«Io stavo facendo! Tu stavi dormendo!»
«E cosa stavi facendo, esattamente?»
 
Non ho una risposta, per cui mi alzo e marcio furiosa verso il bagno, chiudendo la porta con un gran rumore.
Cosa stavo facendo?
Bella domanda.
Quello che so fare meglio: la stronza.
 
*
 
Alla fine sono tornata a letto con una gran nausea.
Mi sono alzata per vomitare.
Non ho vomitato.
Che gran casino.
 
È finita che Nate mi ha presa tra le braccia per consolarmi e io mi sono scusata a bassa voce, ma la verità è che non posso scusarmi con nessuno per la persona orribile che sono.
Ho dormito malissimo, continuando a pensare a Dimitri e ad avere incubi brevi e vividi su di lui.
Non avevo voglia di affrontare Nate, stamattina, quindi ho finto di dormire quando si è alzato.
E poi, alla fine, sono piombata in un sonno pesante e confuso.
 
Quando mi sveglio batto le palpebre e poi gemo.
Cerco di sprofondare di nuovo nel sonno – per non pensare, se non altro – ma è inutile.
Mi alzo e faccio una doccia, quindi infilo un paio di culotte e una camicia azzurra di Nate, rimboccando le maniche, e mi dirigo in salotto, paventando le conseguenze della nottata.
E resto di sale.
Nate è in piedi accanto al tavolo, che distribuisce dei pancake su tre piatti.
E, seduto sul divano, c’è Dimitri.
 
Mi fischiano le orecchie.
Quando i suoi occhi incontrano i miei le sue labbra si tendono e io impallidisco.
Sembra furioso.
Percorre con lo sguardo le mie gambe nude e la tua mascella si serra ancora di più.
Io non so dove mettere le mani, né la testa, né altro.
Sono troppo stanca.
 
Troppo sconfitta.
 
Il silenzio si protrae, finché Nate non viene a porgermi il mio piatto con un sorriso.
Non mi bacia, anche lui è pallido.
Va a sedersi su una poltrona e porge a Dimitri dei pancake.
Lui ringrazia e china il capo sul piatto, i capelli gli nascondono il viso.
Non posso fare altro, per cui mi avvicino e mi siedo su un altro divano, da sola.
Per un po’, mangiamo tutti in silenzio.
Poi, Nate si schiarisce la voce e si rivolge a Dimitri:
«Quindi… mi dicevi che sei nato in Russia?»
Lui annuisce.
«Sì. Poi sono venuto in America per lavoro»
«E che lavoro…»
«Dov’è Serena?» intervengo io, precipitosamente.
Per carità, ci manca solo questa.
«Christian voleva vedere il Metropolitan e lei ha accompagnato lui e Tasha»
Inarco un sopracciglio.
«E tu?»
Mi sembra strano che li lasci andare via da soli, anche se è giorno e gli Strigoi, alla luce del sole, non possono uscire.
Lui scuote la testa e riprende a mangiare.
Scende di nuovo il silenzio, poi Nate si scusa e dice che va a salutare sua madre.
Alzo la testa per guardarlo e lui mi fa un sorriso triste, poi mi sfiora una tempia con un bacio ed esce.
 
Di nuovo silenzio.
Inaspettatamente, è Dimitri a romperlo, quando mi dice:
«Sembra davvero molto innamorato di te»
«Sì, lo è. Da sempre»
«E come…»
«Non glielo ha imposto Lissa con la compulsione, se è quello che pensi!» lo prevengo, secca.
«Non lo penso» risponde lui, pacato «Basta osservare come ti guarda»
Rimescolo il contenuto del mio piatto, perché lo so benissimo.
E non mi serve altro senso di colpa, grazie.
«Bè, si vede che è un cieco» sbotto, nervosa «L’unico idiota che non è capace di vedere che razza di mostro io sia e…»
«Rose, cosa dici?» Dimitri sembra sconvolto dal mio tono «Tu non sei un mostro!»
«Bah!» sbuffo io «Lo sono, eccome!»
Lui posa il piatto e tace per un attimo, come per riordinare le idee.
«Sai, è proprio il tuo lato più folle» dice poi.
«Cosa? Quale?»
«Quello che ti spinge a fare delle pazzie, tipo scappare a New York e fingere di non essere te, per le quali tutti ti rimproveriamo fino alla morte. Ma tu te ne freghi e, quando ci convinci che sei davvero così, allora fai un passo indietro e dici che sei un mostro e noi tutti degli idioti che non lo vediamo»
 
Potrebbe essere una giusta analisi, ma non mi ci voglio soffermare.
 
«Chi sarebbe il “ci”? chi sarebbe il “noi”?»
«Lissa. Nate. E…»
Esita, ma io lo incalzo.
«E tu?»
Annuisce.
Aspetto un po’ ma non nomina Tasha, per fortuna.
Scrollo le spalle.
«Lissa sa come sono, nel bene e nel male. Sa com’è Rose e sa com’è Blair. Nate, invece, conosce solo Blair, una bambolina viziata. Tu, invece… tu conosci solo Rose»
Alza gli occhi ad incontrare i miei.
Penso sia il primo vero sguardo che mi lancia da quando Tasha è entrata nelle nostre vite: penetrante, profondo.
Così da lui, così tanto… del mio Dimitri.
Mi impongo di restare immobile.
«Sì, io conosco Rose» mormora, dopo quelli che mi sembrano cent’anni di palpitazioni «La vera Rose. Perché dovrei voler conoscere qualcuno che non sei tu? Che non è la vera te?»
Il tuono della sua voce, il movimento delle sue labbra sono ipnotici.
Le fisso come se fossi in trance e dico, senza neppure pensarci:
«Ma anche Blair sono io. O, almeno… lei è una parte di me»
Lui scuote il capo, incredulo, ma io insisto:
«Invece sì. Anche Rose può amare le feste e i vestiti e questo non la rende una guerriera meno temibile o più stupida. È da stupidi, invece, pensare solo alla morte e alle battaglie! C’è altro nella vita: la vita è fatta anche di musica, di colori e…»
«Rose» sospira lui «Io lo so che hai diciassette anni e…»
«NO!» urlo, interrompendolo «No e no! Dimitri, ma perché fai sempre lo stesso errore? Dici che amo questa vita perché sono ancora una ragazzina e non capisci che invece la amo perché è l’unica vita che mi permette di sentirmi una donna e non un manichino da guerra!»
 
Lui resta senza parole.
Mi fissa attonito, mentre io ansimo per il mio scoppio di rabbia e frustrazione.
«Tu…» lui fa un gesto vago con le mani «Tu non hai bisogno di… vanità per sentirti donna»
«Ah no? E di cosa, allora?» lo incalzo «Di botte? Di lividi? Di allenamenti? Io sono una donna, Dimitri. Io ho bisogno di far vedere che in me non c’è solo la guerriera!»
«Ma è…insomma, è talmente…»
«Talmente stupido?» chiedo in tono derisorio.
«No» bisbiglia «Talmente evidente…»
Io trattengo il fiato per la sorpresa e l’atmosfera cambia in modo percettibile quando Dimitri mi guarda le gambe nude.
È un attimo, ma quando alza di nuovo gli occhi per incontrare i miei vedo che si è incupito.
Per una volta, però, so che non è per rabbia o impazienza, ma per desiderio.
«Se è evidente» chiedo «Allora perché mi tratti come se fossi una bambina?»
«Perché spesso fai di tutto per sembrarlo!»
«Oppure tu non vedi le cose» obietto «O, ormai, sei troppo impegnato per vederle. O per fregartene»
L’evidente accenno a Tasha lo mette chiaramente a disagio.
Apre la bocca un paio di volte, senza proferire parola, poi dice:
«Trovo assurdo che tu voglia dimostrarti di essere una Rose migliore toccando queste bassezze»
Rifiuto di farmi mettere dalla parte del torto.
«Quali bassezze? Comprando vestiti? Andando alle feste? Ci sei venuto anche tu: siamo in vacanza»
Ha l’aria di una conversazione affrontata mille volte e infatti Dimitri fa una smorfia infastidita.
«Ti ho detto che non è per le feste, è per…»
Ma non lo dice.
«È perché dormo con qualcuno?» lo attacco «Perché, tu con Tasha cosa fai? Le parole crociate?»
 
Ok, ammetto che sembro molto più spavalda di come mi sento in realtà.
Perché se ora mi risponde che no, fanno i fuochi d’artificio insieme, non solo me lo merito, ma potrei anche suicidarmi.
Invece lui storce la bocca e dice:
«Rose, Tasha deve restare fuori da…»
«No» lo interrompo «Se recrimini sul fatto che dormo con Nate, io posso fare lo stesso con te. Non siamo a scuola. Siamo adulti entrambi, no?»
Lui si alza e muove un paio di passi nervosi per la stanza.
«Se ti dico che non dormo con lei cambia qualcosa?»
Lo dice bisbigliando, dandomi le spalle.
Io fisso la sua schiena e sento il mio cuore sanguinare.
«No, Dimitri» mormoro «Non cambia niente se, comunque, te ne andrai con lei, se lascerai l’Accademia, se non sarai più il guardiano di Lissa. Non cambia niente, se comunque non mi vuoi»
Lui si volta di scatto.
Ci fissiamo, in silenzio.
Sento che gli occhi mi bruciano.
«Rose» mormora, con una voce carezzevole che quasi mi toglie il fiato «Non voglio vederti piangere»
Si avvicina a me e si inginocchia sul tappeto: è così alto che i nostri occhi sono alla stessa altezza.
«Sai che le difficoltà…»
Lo zittisco brutalmente:
«Dimmelo. Dimmi che non mi vuoi. Che sei venuto qui solo per farmi una ramanzina da professore»
Lui annaspa, chiaramente in difficoltà.
«Rose, non…»
«E non dirmi che non puoi!» alzo la voce «Essere un guardiano non fa di te un burattino, Dimitri! Non osare dirmi cosa possiamo o non possiamo fare secondo le convenienze, dimmi solo quello che vuoi fare tu!»
«Cosa cambia?» chiede, e i suoi occhi bellissimi sono due pozze tristi.
«Cambia per me. E, soprattutto, dovrebbe cambiare per te»
Lui scuote il capo e non dice nulla.
 
Sembra sconfitto ed è la cosa che più di tutte mi lacera l’anima: non ho mai visto Dimitri arrendersi di fronte a qualcosa, mai.
Nemmeno se l’ostacolo era enorme, nemmeno se si trattava di lottare per la sua vita.
Non posso tollerarlo.
 
Mi sporgo verso di lui e lo bacio.
 


N.d.A: vi ricordo al volo la mia pagina Facebook per tutti gli aggiornamenti: https://www.facebook.com/SerenaVdwEfp
Buona lettura!

 
   
 
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