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Autore: midnightcircus    30/09/2013    0 recensioni
"Le risultava impossibile pensare che lui fosse il suo migliore amico. Lo era sempre stato. Sempre disponibile e costante nel starle accanto, decisamente non l’aveva mai lasciata. Abbassò la testa e la scosse. Lui così bello, così solare, attraente al limite del concesso, era il suo migliore amico."
Uno sguardo sulla vita di Nessie e Jake, qualche anno dopo BD, dell'evoluzione del loro amore, e delle paure, a volte fin troppo umane.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Book two: the tentation of a broken heart
 
 
Jacob si era appena disteso a letto. Sopra o sotto le coperte non faceva differenza, nonostante la bassa temperatura di quella città. Era da giorni che non la smetteva di piovere e un po’ gli ricordava il clima uggioso di Forks e La Push, dove era cresciuto e dove la sua vita, aveva decisamente preso una svolta diversa e inaspettata, da quella che si era immaginato. Tutto era iniziato con il ritorno di Bella. Chi l’avrebbe mai detto, che quell’assurda ragazzina con cui un tempo giocava e faceva le torte di fango assieme in riva al mare dopo un temporale, gli avrebbe scalfito il cuore e poi glielo avrebbe ricostruito. In un modo, che onestamente, mai si aspettava. Si era innamorato di lei all’età di sedici anni, e le era stato accanto per più di un anno col cuore lacerato e spezzato. Glielo aveva calpestato molto più che volentieri, nonostante predicasse il contrario. Ma mendicava per due zone differenti. Il fuoco e il ghiaccio non andranno mai d’accordo, chiunque può affermarlo, e infatti lui e Edward erano arrivati più di una volta ai ferri corti. Le parole non servivano, e i pugni non ferivano abbastanza. Solo gli sguardi che si lanciavano riuscivano ad intimidire, almeno un po’. Poco a poco, la Bella di cui era innamorato, si era tramutata nella bestia che lo aveva distrutto. Sicuramente, nonostante fosse ancora umana, fra di loro era lei il mostro. Quante volte lo aveva illuso, tradito e abbandonato? Per quanto fosse convinta di no, era così. E lui ne aveva risentito. Tremendamente risentito fino all’ultimo. Alla fine la bomba. E solo alcune cose rimbombavano nella mente di Jacob dopo essersi trasformato e aver iniziato a camminare e correre per il mondo a quattro zampe: invito. Matrimonio. Fuga. Matrimonio nuovamente. Incita. Su quest’ultima parola, c’è da soffermarsi un po’ e pesarla dovutamente con il giusto dovere. Quello che trillava allora nella mente di Jacob era solamente: “come si poteva essere incinta di un mostro?”
A ripensarci ora, si diede solamente del codardo e scosse la testa spingendola più affondo sul cuscino. La sua vita sembrava un film di mostri, ma alla fine era arrivato il lieto fine anche per lui. Quello che voleva uccidere, di cui ancora non sapeva bene identificarne il sesso o la specie, quell’incubo per cui aveva pregato terminasse in un risveglio, circondato dalle sue coperte nella piccola casetta rossa, madido di sudore, alla fine si era tramutato in realtà. Inorridì ancora, ricordando quello che voleva fare a quella piccola creatura. Si odiò e naturalmente Jacob si odiava tuttora, per aver anche solo pensato di poter torcere un solo capello a quella bambina, che al primo sguardo sarebbe diventata la sua vita. Non importava che fosse legata a lui da una strana antica magia, ma nonostante tutto era grato all’imprinting, per avergli evitato di commettere il più grande errore che avrebbe mai potuto fare, il resto è venuto da se. L’imprinting crea dipendenza, non amore. E quello era certo, era maturato pian piano nel tempo. L’ha amata alla prima parola, come un padre. L’ha amata al primo ti voglio bene, di un amore dolce e fraterno. L’ha amata quando la implorava di giocare a pallone con lui o di cacciare, come un amico. L’ha amata da quando erano andati a vivere assieme, come un uomo che ama la sua donna. Non sa di preciso dire quando era scoccata quella scintilla che l’ha incendiato dentro, rammendando definitivamente il suo cuore. Forse quella volta quando il termo si era rotto, e dal freddo si era accoccolata a lui tutta la notte. Forse quando era tornato a casa una sera, e l’aveva vista intenta ai fornelli a preparare la loro cena. Forse quando si faceva la doccia dopo essere tornata dall’università e la sentiva cantare sotto il getto d’acqua calda. Ma probabilmente era successo una delle tante volte in cui si erano trovati la sera, troppo stanchi per uscire, rannicchiati sul divano uno accanto all’altra, a guardare un film e a mangiare pop corn. O magari, quando ogni settimana, quando la signora Matthews del quinto piano scendeva a fare la spesa al negozio giù in strada e gli chiedeva sempre una mano per poi portare su le buste, li scambiava per una felice e solida coppietta in procinto delle nozze. Jacob sorrise. Ci sono state mille e più occasioni nelle quali potrebbe essersi innamorato di lei. L’importante era che ora lo fosse. L’importante, è che lui si innamorava di lei ogni singolo giorno, in ogni piccolo gesto. Lei era il suo piccolo tesoro e non lo avrebbe mai lasciato andare.
Decise poi, dopo aver guardato l’ora, di infilarsi sotto il leggero lenzuolo che usava, e dormire. Quindi si sfilò il maglioncino e lo lanciò sulla poltrona accanto al comò, dall’altro lato della stanza. Continuando a pensare alla sua piccola e alla giornata fantastica che avevano trascorso insieme, girando per qualche negozio, e poi rincorrendosi per il parco, trovandosi infine a rotolare per terra come bambini, ricordò come si era incantato a guardarla. Con le guance accaldate e sporche di terra era bellissima. Si girò verso la finestra e chiuse gli occhi sospirando. Trascorse qualche minuto, nei quali si stava più che volentieri concedendo alle braccia di morfeo, quando sentì un vociare proveniente dal salotto. Girò un attimo la testa e fissò lo sguardo sulla porta. Dal piccolo spiraglio sotto d’essa, proveniva un tenue luce a intermittenza, che lui identificò come il televisore. Si passò una mano sul volto e velocemente, senza il minimo rimpianto di quel materasso, si levò in piedi e camminò fino alla porta, aprendola.  Fece un passo in avanti, e la visuale che si trovò davanti lo intenerì. Il suo piccolo angelo, era avvolto saldamente in una spessa coperta, e guardava un programma alla tv senza veramente badargli. Sorrise nel vederla così infreddolita, dopotutto era pur sempre un vampiro, ma questa era una delle tante stranezze che amava di lei. Non era come i comuni freddi o i Cullen in particolare, aveva dentro di se molta più umanità che altro. Il clima in quei giorni, lo ammetteva risultava rigido e molto freddo, a lui non creava alcun fastidio, mentre alle normali persone o creature speciali come lei, dava alcuni problemi. Lo sguardo di Nessie, saettò un attimo all’albero di natale infondo alla stanza, al limite con la finestra e sorrise. Era appena iniziato dicembre, ma dato che lei amava incondizionatamente quella festa, l’aveva implorato qualche giorno prima di aiutarla a decorare il loro appartamento, e lui essendo il suo fedele schiavo, nonostante la stanchezza del lavoro in officina, aveva accettato di buon grado. La vide stringersi ancora nella coperta, e non smettendo di sorridere, appoggiò il capo all’indietro chiudendo un attimo gli occhi. Le braccia le circondavano letteralmente il corpo, e due dita spuntavano dai bordi della coperta cercando di avvicinarla di più a sé. Solo allora si decise a parlare:
“Hai freddo piccola?” all’istante la vide aprire gli occhi e voltarsi verso di lui. Restò per un attimo in silenzio, tanto da portarlo a pensare di aver sbagliato qualcosa, magari era uno di quei momenti solo per sé, e lui l’aveva tragicamente interrotto. Poi un sorriso, e si tranquillizzò all’istante. Nessie gli fece segno col capo di raggiungerla sul divano e lui non se fece attendere oltre. Il suo petto nudo, presto entrò a contatto con la coperta, che dopo pochi istanti, lei prontamente aprì e lo fece entrare, per stare accanto a lei. La sentì gemere sommessamente, quando appoggiò il capo sulla sua spalla nuda, e le sue braccia le circondarono un fianco saldamente, attirandola maggiormente nella sua direzione. Quanto amava sentirla stretta a lui. Sentire i suoi capelli, che scioglieva solo alla sera, accarezzargli la spalla e solleticargli il braccio fino alla vita. Il suo profumo poi gli inebriava i sensi, e un moto di orgoglio lo prese quando la sentì abbandonarsi a lui, stringendo e graffiando piano il suo braccio, finalmente riscaldata. Jacob, con la mano libera, fece girare la coperta anche attorno a se, e la portò sopra la sua spalla sinistra. Non ne aveva bisogno. I suoi quarantadue gradi da licantropo lo tenevano al riparo da ogni freddo, ma a volte non dispiaceva nemmeno a lui sentirsi un comune mortale, stretto alla sua anima gemella, mezza vampira. Il respiro di Nessie prese a farsi più pesante, e dopo qualche minuto  aveva smesso di far scorrere pigramente un dito sul dorso della mano di Jacob, e l’aveva fatta cadere sbadatamente sopra la sua gamba, addormentandosi. Il corpo di lui si tese, sentendo la mano del suo piccolo angelo terribilmente vicino al suo membro, e un piccolo sospirò scappò dalle sue labbra. Girò il viso verso di lei, e la guardò attentamente. Gli occhiali le erano scivolati sul naso e si appannavano ad ogni respiro che faceva. Una ciocca di capelli le era caduta sulla fronte e le copriva parte del viso. Jacob storse la bocca, voleva vedere la sua piccola per intero, e facendo attenzione a non svegliarla, alzò la mano libera, e piano prese quel boccolo fra le dita, portandoglielo dietro l’orecchio. Sorrise nel vederla finalmente. Le piccole labbra erano rosee e il respiro caldo che usciva da quella fessura quasi impercettibile che lasciavano, per lui era inebriante. Chiuse un attimo gli occhi e pregò di avere un po’ di autocontrollo. Ma poi si rese conto che non poteva farci nulla. La sua mente iniziò a divagare su come avrebbe potuto iniziare a baciarla. Come sarebbe stata la sensazione della sua pelle sotto le sue dita. Tremò quando pensò a come sarebbe stato sentirsi finalmente sepolto completamente dentro di lei. Ingoiò a vuoto, e tornando a guardarla cedette a quei pensieri. Dopotutto, era solamente un uomo. Abbassò piano il capo verso quello di Nessie, e improvvisamente, se prima quel dolce alito profumato di pesca colpiva il suo collo, ora si trovava perfettamente allineato col suo alla menta. Non riuscì a pensare ad altro, per alcuni minuti, se non a quelle due labbra carnose e invitanti che distavano un centimetro da lui, e senza badare più alla coscienza, o al ricordo della voce di Edward che lo avvertiva di non fare niente di sconveniente, si abbassò quel tanto che bastava perché venissero in contatto. Solo allora Jacob sentì il suo cuore perdere un battito. Le loro labbra erano perfettamente allineate e ne sentiva il calore. Iniziarono a sudargli le mani, e chiuse un attimo gli occhi per godersi il momento. Non cercò di approfondire il bacio. Non lo avrebbe mai fatto. Voleva che il loro primo bacio fosse vero, e che contenesse lo stesso bagaglio di sentimenti da entrambe le parti. A quel pensiero, si staccò velocemente da lei. E si maledì, non capacitandosi di quanto stupido era stato. Non avrebbe dovuto farlo, non con lei addormentata. Scosse la testa e poi la guardò. Era ancora addormentata. Si allontanò un attimo dal suo corpo e la vide cercarlo. Quando si ha freddo e il fuoco si allontana si fa di tutto per raggiungerlo di nuovo. Si alzò in piedi, e studiò il modo per portarla in braccio senza che lei si svegliasse. Non voleva interrompere i suoi sogni e sperava veramente che lui li stesse popolando. Quindi si abbassò e fece passare le braccia attorno al suo corpo. Ne posizionò una sulla sua vita, l’altra sotto le ginocchia e facendo peso sulle gambe, l’alzo velocemente, come se non pesasse nulla. E difatti era così. Non pesava più di cinquantacinque chili. Sorrise al modo in cui subito si accoccolò a lui, e poi facendo cadere distrattamente la coperta per terra, la portò verso la sua camera. Aprì la porta e avanzò fino al letto. Con un po’ di fatica, cercando di non farla cadere, alzò le coperte, e l’appoggiò perfettamente nel centro del materasso. Poi la coprì e le rimboccò le coperte fino a sotto al mento, come piaceva lei. Si girò verso il comodino e prese con sé la sveglia che avevano preso quel giorno, e dopo averla guardata per un ultima volta e averle sussurrato: “Buona notte principessa” le sfilò piano gli occhiali e dopo averli appoggiati sul comodino, lasciò la stanza e si chiuse nella sua. Spense entrambe le sveglie, e poco dopo si addormentò, ancora col ricordo delle sue labbra su quelle della donna che amava.
 
Renesmee aprì gli occhi solo quando sentì anche la porta di Jake chiudersi. Erano imperlati di lacrime. Dopo aver tirato fuori un braccio, passò le dita della mano piano sulle sue labbra. Poteva ancora sentire la morbidezza e la pienezza di quelle dell’uomo che amava sulle sue. Ma la consapevolezza che lui si era staccato da lei, la fece morire. Lo aveva considerato uno sbaglio, e lei non sapeva se gioire di quel piccolo e unico contatto che avrà mai con lui in modo intimo, o esserne turbata. Né era certa. Si era staccato da lei per via del suo aspetto, e trattenne a stento un singhiozzo. Lo soffocò nelle mani per non farsi sentire.
Un unico pensiero le rimbalzava per la mente: “Quanto ti amo Jake”
 
  
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