Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: weretogether    30/09/2013    6 recensioni
Lui era li? Justin era li? Era tornato? E non era solo.
-Kristen?- pronunciò lui.
Maledizione, non doveva succedere. Maledizione, non poteva essere. Maledizione, non sarei dovuta venire. Ma lui cosa ci faceva li?
---
Hai mai amato qualcuno così tanto da non riuscire a liberarti del suo ricordo? Kristen si. Kristen ci vive col ricordo di lei e Justin felici, ma quello che ancora non sa è che presto non sarà più solo un ricordo. A quanto pare il passato è deciso a tornare, ovviamente con i suoi vantaggi e svantaggi, ma che sia un bene o un male questo ancora nessuno lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(SE NON CHIEDO TROPPO, QUANDO FINITE DI LEGGERE IL CAPITOLO, POTETE DARE UN'OCCHIATA ALLO SPAZIO AUTRICE? E' IMPORTANTE. GRAZIE SE LO FARETE (: )


Capitolo 19.
"what is love?''

Dieci giorni dopo.
 
-sbrigati Justin o farò tardi all’appuntamento.- sbottai da dietro la porta del bagno aspettando una sua risposta.
Era chiuso dentro il bagno da mezz’ora e l’idea che lo stesse facendo di proposito mi era passata per la mente svariate volte.
-se non esci ora da questo fottuto bagno giuro che faccio le valigie e me ne vado.- urlai nella speranza che facesse qualcosa per fermarmi.
Ebbene si, mi ero lasciata convincere a restare a casa sua. In realtà era stata una buona idea. In quel modo ero riuscita comunque a vedere i miei genitori, avevo cenato a casa due sere e stavano iniziando a rendersi conto che stessi davvero cambiando.
In quei dieci giorni fuori casa ero diventata più matura e forse lo scopo dei miei era proprio questo, farmi smettere d’essere una bambina e diventare una donna.
A quella mia affermazione Justin iniziò a canticchiare e fischiare, quasi non volesse sentire la mia voce, così, spazientita, me ne tornai in camera, presi uno zaino e ci buttai dentro le prime cose che mi capitarono sotto mano. Sapevo che l’avrei fatto uscire se avessi fatto finta di andar via.
Dopo aver richiuso lo zaino, uscii dalla ‘mia’ camera e mi diressi verso le scale.
-ciao Justin, a mai più.- dissi ad alta voce sperando che mi sentisse.
Qualche secondo dopo sentii il rumore della chiave nella serratura, poi la porta si spalancò e Justin mi seguii per le scale.
Ti ho fregato, Bieber!
-dove vai?- disse bloccandomi per il polso e facendomi voltare verso di lui.
Aveva l’asciugamano avvolto attorno alla vita, i capelli umidi e qualche gocciolina d’acqua di tanto in tanto gli accarezzava il petto.
Mi morsi il labbro a quella vista.
-vado via.- dissi cercando di liberarmi dalla sua presa, ma lui era più forte.
-ora il bagno è libero.- disse trascinandomi su per le scale e portandomi in camera.
-ora non ne ho più di bisogno.- dissi dopo aver buttato lo zaino a terra ed essermi buttata a peso morto sul letto.
Lui, invece, era appoggiato allo stipite della porta, mentre si passava una mano tra i capelli.
-a che ora passa a prenderti?- mi chiese guardando fisso dritto davanti a sé.
-alle otto.- dissi guardando il soffitto.
-sbrigati a fare la doccia, oggi scelgo io i vestiti.-
-non ci pensare nemmeno.-
Si avvicinò e, prendendomi in braccio, mi portò in bagno.
-invece si.- non feci in tempo a ribadire che aveva già la chiave in mano e mi aveva chiusa in bagno.
Giuro che me la pagherà!
Dopo aver battuto i pugni varie volte contro la porta, mi arresi e, dopo aver aperto il rubinetto della doccia ed essermi tolta i vestiti di dosso, mi misi sotto il getto d’acqua.
Chissà che vestiti avrebbe scelto..
Pensai agli impegni dei giorni successivi e mi ricordai che mancavano solo tre giorni all’arrivo di Susan. Di sicuro Justin sarebbe andato a prenderla in aeroporto e poi avrebbero fatto un giro insieme.
Ultimamente mi raccontava tutto, così come io raccontavo tutto a lui. Eravamo diventati quasi due migliori amici e per me capire ciò che pensava non era più così difficile. Anche se in realtà non lo era mai stato. Ci conoscevamo così bene che, se ci fossimo odiati, saremmo riusciti a percepire i nostri sentimenti anche solo stando vicini.
Dopo essermi risciacquata, uscii dalla doccia, mi avvolsi in un asciugamano e, prendendone un altro, tamponai i capelli gocciolanti.
-Justin, ho finito, mi fai uscire?- urlai.
Poco dopo udii dei passi e la porta si aprì. Quando fu davanti a me, notai che si era già vestito, anche se i capelli non erano ancora stati asciugati.
-certo che sei proprio un coglione.- dissi facendogli la linguaccia e sorpassandolo. Lui rise e mi affiancò.
-allora, che hai scelto?- gli chiesi prima di passare ad ispezionare i vestiti che si trovavano sul letto.
Aveva scelto un semplice vestito nero, un cinturino beige che andava legato sotto il seno, un giacchetto di pelle beige, stesso colore del cinturino, e dei tacchi neri.
-che ne dici?- mi chiese mentre davo un’occhiata ai vestiti.
-ben fatto Bieber.- dissi girandomi e battendogli il cinque.
Ridacchiò per poi sparire nel corridoio.
Dopo aver asciugato i capelli, indossai la biancheria intima e il vestito che però, mio malgrado, non riuscii a chiudere. La cerniera infatti era dietro e io non ci arrivavo.
-Justin, mi aiuti?- chiesi facendo irruzione nella sua stanza.
Aveva le cuffie alle orecchie e scorreva tra le immagini del suo ipod nero. Li avevamo uguali.
-umh?- chiese abbassando il volume della musica.
­-mi aiuti?- gli chiesi.- non riesco a chiudere la cerniera.-
Dopo aver posato l’ipod, si alzò e si mise dietro di me.
-tieni i capelli.- disse.
Feci come mi aveva detto e aspettai che dicesse qualcosa, ma niente, eravamo avvolti dal silenzio.
-allora, cosa farai quando ar­riverà Susan?- chiesi curiosa.
Justin per un attimo si bloccò, poi riprese. Sentivo il suo respiro sulla mia pelle e feci fatica a cercare di rimanere calma.
Solo quando chiuse del tutto la lampo si decise a parlare.
-non so, cosa mi consigli?- mi chiese.
Restai piuttosto spiazzata da quella domanda. Cosa avrei dovuto consigliarli?
-umh, potresti portarla a cena fuori.-
-non so. penso che dopo un viaggio così lungo preferisca riposare..- sospirò per poi ributtarsi sul letto.
Portò le mani sotto la nuca, segno che era pensieroso.
-che c’è che ti preoccupa?- chiesi poi posizionandomi davanti allo specchio della sua camera e indossando il cinturino che poco prima avevo portato con me e che ora tenevo in mano.
-niente.- disse.
-c’è qualcosa che non va con Susan?- chiesi girandomi a guardarlo.
I nostri sguardi s’intrecciarono, mi stava nascondendo qualcosa, ne ero più che sicura.
Scosse semplicemente la testa.
-e allora che succede?-
-sono già le sette e un quarto, sbrigati a prepararti.- disse poi tornando ad indossare le cuffie.
Feci spallucce, poi tornai in camera a finire di prepararmi.
Negli ultimi giorni era così misterioso e giuro che non lo capivo.
C’erano momenti in cui sembrava che la mia presenza gli desse fastidio e altri in cui sembrava andare tutto bene.
Quando finalmente fui pronta erano le otto meno dieci.
Jon sarebbe arrivato di li a poco e io mi sentivo un po’ in colpa per dover lasciare Justin solo.
Ultimamente le cene di lavoro di Pattie e Jeremy li tenevano occupati quasi tutte le sere e mi dispiaceva che dovesse passare il fine settimana in quel modo.
Quando Jon suonò al campanello di casa, passai prima dalla stanza di Justin per salutarlo, ma vidi che dormiva, così, un po’ più sollevata, mi diressi verso la porta di casa.
 
-sei un completo idiota.- dissi ridendo a Jon.
Lui, che stava dietro di me, mi attirò a sé e mi cinse la vita.
-non scherzavo quando dicevo che questa sera sei davvero bella.- disse baciandomi la guancia.
-Jon, ti ricordi che non siamo a casa mia e che c’è Justin, vero?- risi mentre mi liberavo dalla sua presa e aprivo la porta di casa.
-cosa credi che voglia fare?- disse fingendosi offeso.
-smettila e va a casa, è già tardi.- dissi baciandolo.
-ma io non voglio.- replicò.
-ci vediamo domani.- dissi passandogli una mano fra i capelli e spingendolo via di poco per poi chiudere la porta di casa.
Risi mentre lo sentivo imprecare fuori. La verità era che volevo solo stare a casa con Justin.
-sei già tornata?- chiese Justin mentre tornava dalla cucina con un bicchiere d’acqua in mano.
Sussultai per lo spavento. –sei un completo stronzo!- dissi per poi dirigermi verso il piano di sopra.
-allora, com’è andata?- chiese seguendomi su per le scale.
-bene, anche se sono stanchissima.- dissi sbadigliando.
-ci vediamo domani.- disse schioccandomi un bacio sulla guancia ed entrando in camera sua.
Nonostante fosse buio, sapevo che se Justin si fosse soffermato a guardarmi avrebbe notato il rossore delle mie guance che in quel momento andavano a fuoco.
Quando fui in camera mia per un  momento sentii le mie gambe cedere e mi lasciai cadere mentre la mia schiena aderiva perfettamente alla porta.
Mentre me ne stavo seduta sul pavimento freddo, mi tolsi le scarpe, lanciai il giacchetto sul letto e, dopo aver tolto anche il cinturino, decisi che mi sarei fatta prestare un paio di pantaloni da Justin.
Mi alzai da terra e, una volta davanti alla porta della sua camera, bussai.
-che c’è?- mi chiese mentre dalla sua voce potevo capire che fosse parecchio irritato.
-stai dormendo?- chiesi.
-pensi che se stessi dormendo ti avrei risposto?- chiese ridacchiando piano.
-ti ho sentito!- dissi con tono accusatorio mentre le mie labbra si incurvarono in un sorriso.
-che ti serve?- chiese facendo finta di niente.
-mi presti dei pantaloni di tuta?-
-ne hai milioni.-
-si, ma i tuoi sono più comodi.-
-non m’importa.-
-e anche più caldi.-
-compratene un paio uguali.-
-dai Justin, non farei il tirchio.- dissi mentre le mie mani erano appoggiate ai fianchi.
-entra e sbrigati.- disse sbuffando.
-grazie.- dissi entrando in camera e lasciandogli un bacio sulla guancia. Con mia grande sorpresa se ne stava sopra le coperte con lo sguardo fisso sul soffitto.
-che stai facendo?- gli chiesi mentre frugavo nel suo armadio alla ricerca dei pantaloni.
-sto pensando.-
Quando li trovai li indossai, nonostante avessi ancora il vestito addosso.
-ora io e te facciamo una bella chiacchierata.- dissi prendendo poi una sua maglia.
-ehi, che fai con quella maglietta?- mi chiese.
-posso prendere anche questa?- gli feci gli occhi dolci.
-no.-
-per favore.- dissi inginocchiandomi davanti al letto sperando che cedesse.
-sei una stronza.- disse.
Sorrisi fiera di me.
-ti dispiace girarti?- gli chiesi.
Fece come gli avevo detto e così, velocemente, mi sfilai il vestito di dosso e indossai la maglietta.
-puoi guardare.- dissi poi prendendo un elastico dalla scrivania e legando i capelli. –ecco dove l’avevo lasciato!- esclamai.
-allora, mi dici che ti prende?- gli chiesi sedendomi sul letto accanto a lui che però era sdraiato.
Non rispose.
-non eri stanca?- mi chiese.
-non abbastanza da non poter parlare con te.-
 
Quasi tre ore dopo ci ritrovammo a ballare in giro per la casa.
La musica era messa a tutto volume ed eravamo sicuri che tutto il vicinato avrebbe chiamato la polizia, ma poco c’importava.
Justin non si era deciso a parlare, ma, in compenso, ci stavamo divertendo tantissimo.
Quella di ballare e cantare a squarciagola era stata una sua idea e avrei potuto giurare di non essermi mai divertita così tanto.
Ad ogni canzone cambiavamo stanza e, da quando era partita ‘Release me’ di Agnes, ballavamo in salotto.
-secondo te stiamo bene?- chiesi a Justin mentre ero sul divano a far finta d’essere su un set fotografico.
Lui rise di gusto, poi caddi e a quel punto non riuscì più a smettere.
-giuro, sei fantastica.- disse mentre mi aiutava ad alzarmi.
Sorrisi mentre mi massaggiavo il sedere, poi, quando capimmo che la canzone stava finendo, Justin mi prese per mano e corremmo fino ad arrivare alla sua stanza.
-che canzone c’è ora?-
-non ricordo.- disse facendo spallucce.
Aspettammo qualche secondo che partisse la canzone, poi, quando finì del tutto, Justin si mise pronto sul letto, questa volta toccava a lui fare l’idiota.
Sembravamo due bambini, eppure ci stavamo divertendo così tanto.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi le casse dello stereo tornarono a tremare.
Subito capì di che canzone si trattava. Era ‘What is love?’ di Haddaway. (SE VI VA DI SENTIRLA QUI C'E' IL LINK:  http://www.youtube.com/watch?v=xhrBDcQq2DM )
Justin, a quel punto, iniziò a cantare, solo che questa volta, al contrario delle altre, era serio.
-what is love? baby don’t hurt me, don’t hurt me, no more.-  (cos'è l'amore? piccola non ferirmi, non ferirmi ancora)
La sua espressione era sempre la stessa e le sue labbra erano serrate.
Restai impalata davanti a lui a guardarlo, mentre aspettavo che ridesse e che mi facesse capire che stava scherzando, ma niente.
-baby don’t hurt me, don’t hurt me, no more.- (piccola non ferirmi, non ferirmi ancora)
Silenzio.
I suoi occhi erano fissi nei miei, nessuno dei due distolse lo sguardo.
-I don’t know why you’re not here. I give you my love, but you don’t care. So what is right and what is wrong?  Give me a sign.- (non so perché non sei qui. ti ho dato il mio amore, ma non ti importa. allora cos'è giusto e cos'è sbagliato? fammi capire)

Che stava succedendo?
-what is love? baby don’t hurt me, don’t hurt me, no more.- (cos'è l'amore? piccola non ferirmi, non ferirmi ancora)
I suoi occhi trapelavano emozioni mentre trattenevo il respiro per chissà quale ragione.
-baby don’t hurt me, don’t hurt me, no more.- (piccola non ferirmi, non ferirmi ancora)
-i don’t know, what can I do? what else can I say? It’s up to you. I know we’re one, just me and you, I can’t go on.- (non so, cosa posso fare?  cos'altro posso dire? dipende da te. so che siamo una cosa sola, solo io e te, non posso andare avanti)
Scese dal letto e mi si avvicinò, cingendomi i fianchi.
-what is love? baby don’t hurt me, don’t hurt me, no more.- disse mentre mi avvicinava sempre di più a sé.
-Just..- la mia voce era spezzata, ma lui mi impedì di continuare. 
-i want no other, no other lover. this is our life, our time. when we’re together, I need you forever. Is it love?- (non voglio nessun'altro, nessun'altro amore. questa è la nostra vita, il nostro tempo. quando siamo insieme ho bisogno di te per sempre. è amore?)
Sentii una stretta allo stomaco e gli occhi iniziarono a pizzicarmi.
Che stava dicendo?
Una lacrima stava per rigarmi il volto, ma Justin fu più veloce e l’asciugò col pollice.
Poi annullò del tutto la distanza tra di noi posando le sue labbra sulle mie.
Sentii le farfalle scatenarsi nel mio stomaco e ricambiai il bacio.
Per una volta dopo mesi stavo davvero bene.
Mi strinse più vicino a lui, per quanto possibile, e mi fece indietreggiare finché la mia schiena non aderì perfettamente alla porta della sua camera.
Si fermò un attimo per guardarmi negli occhi e solo in quell’istante sentii la rabbia impadronirsi di me.
-perché l’hai fatto?- gli urlai contro mentre le note della nuova canzone che era appena partita non avevano più nessun effetto su di noi.
-non lo so.- disse non distogliendo lo sguardo.
-che significa che non  lo sai?- dissi mentre sentivo le lacrime bruciarmi sul volto. Questa volta, però, Justin non fece niente per asciugarmele.
-significa che non lo so. non so perché l’ho fatto.- disse mentre non si decideva a lasciare la presa dai miei fianchi.
-dovresti smetterla di comportarti così. dovresti smetterla di fare come se il mondo girasse solo e sempre intorno a te. dovresti smetterla di preoccuparti solo di te e iniziare a pensare agli altri.-
Non disse niente. Questa volta toccava a me parlare.
-è questo il motivo per cui ho continuato a ritenerti il mio errore per così tanto tempo. è questo il motivo per cui ho cercato di mantenere le distanze da te quando sei tornato da Londra. è questo il motivo per cui non sarei mai dovuta restare qui.- gridai mentre le lacrime calde bagnavano la maglietta che avevo indosso. –il motivo siamo noi.- dissi allontanandolo e facendo per andare via.
-cosa significa?- mi chiese mentre mi seguiva.
Mi bloccai di colpo nel corridoio ancora buio.
-significa che finiamo sempre per litigare. significa che ogni cosa che facciamo sarà sempre sbagliata. significa che siamo troppo orgogliosi per poter andare d’accordo.- sospirai.- significa che insieme siamo un casino.- dissi per poi entrare in camera e chiudere la porta a chiave.
Poco dopo sentii la porta della camera di Justin sbattere.
Le lacrime continuarono a rigarmi il viso mentre tenevo lo sguardo fisso sulla luce della luna che filtrava appena in camera.
Quale era il prossimo passo da fare ora?
**
Ecco il capitolo 18!

So che è deludente, ma è l'unica cosa che sono riuscita a scrivere.
Non so, volevo fare una cosa del genere già da molto e volevo introdurre un bacio
e questa è stata l'unica idea che mi è venuta.

Volevo comunque ringraziare tutte le ragazze che leggono e che recensiscono,
quelle che leggono ma che non hanno il tempo per recensire (mi basta sapere che c'è qualcuno che legge),
quelle che hanno la fanfiction tra le seguite e\o le preferite.
Grazie, davvero :).

Spero vi piaccia e spero in una vostra recensione.

Ultima cosa: da poco ho iniziato a scrivere una nuova fanfiction e mi farebbe davvero, davvero piacere se la leggeste.
Qui c'è il link del prologo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2140215&i=1
Sono ancora tre capitoli, quindi, se vi va di passare a leggerla.
Ci tengo davvero molto.
Grazie se lo farete :).

 
  
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