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Autore: milly92    30/09/2013    5 recensioni
Stanchi delle solite storie in cui un'alunna e un professore si amano e riescono ad essere felici superando mille ostacoli? Allora questa storia fa per voi, visto che il professore in questione non sa nemmeno che la ragazza con cui ha a che fare sia una sua alunna e non ha per nulla intenzioni "serie"...
"Mi... Mi stai incoraggiando a...".
"Ad uscirci, sì".
Trudy sembra aver assimilato subito e fin troppo in fretta la notizia, in un modo che mi lascia alquanto scioccata. Sembra crederci più di me, quasi quasi. "Sai come si dice in questi casi?".
"Sei fottuta?" suggerisco, melodrammatica come sempre.
"No. "Fake it until you make it"! Fingi! Fingi fino a credere sul serio di non essere una sua alunna e il gioco è fatto, no?".
Da una parte, il discorso della mia amica ha un minimo di senso, dall'altro sono troppo spaventata perchè, per la prima volta in vita mia, rischio di iniziare un cammino caratterizzato dal proibito e ho paura di scottarmi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 5

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15 Dicembre 2010


"Quindi ammetti che il voler conoscere i titoli dei libri di Linguistica Generale sia stata tutta una scusa per avere il mio numero?".

"Sì...".

Matteo mi sorrideva sornione, senza nemmeno vergognarsi un po' per quell'ammissione.

Era davvero bello, pensai, mentre mi sorrideva e mi si avvicinava di più. La panchina su cui ce ne stavamo seduti era bella spaziosa, eppure per lui non sembrava essere così, visto che era da un po' che faceva di tutto per starsene il più vicino possibile a me.

Era il nostro terzo appuntamento, e, per fortuna, avevamo raggiunto un buon livello di confidenza, così che non mi sentissi più a disagio.

"Perchè non me l'hai chiesto senza inventare scuse?" obiettai, tuttavia sorridendo.

"Perchè non volevo fare la figura dell'idiota... Anche se mi rendo conto che ora la sto facendo comunque".

Risi nervosamente, e lui mi imitò.

"Ma no... Sei stato sincero, e lo apprezzo".

Matteo mi guardò, questa volta più intensamente, per poi appoggiare una mano sul mi viso.

"Posso essere di nuovo sincero, quindi?".

"Devi esserlo!".

"Muoio dalla voglia di baciarti, Lena" sussurrò, in un modo che mi fece sentire i brividi lungo la schiena.

Avvicinò di qualche centimetro il suo volto al mio, mentre io non mi mossi, incredula ed emozionata com'ero.

Matteo voleva baciarmi! Wow!

Mi limitai a chiudere gli occhi, adrenalinica più che mai, perchè si sa che il momento più bello di un bacio è l'istante che lo precede, quello in cui sai che stai per essere baciata, che stai per ricevere quel bacio che hai tanto sognato ogni sera, prima di addormentarti...

 

*************

 

Il rituale di preparazione per un primo appuntamento è una delle cose che più odio e per cui non sono affatto portata, ragion per cui ho fatto sì che fosse Trudy a occuparsi della scelta dell'abito da indossare per l'occasione, composto da jeans aderenti, una maglia verde con uno scollo quadrato e delle fastidiose scarpe con una zeppa abbastanza alta.

“Ho notato una cosa fighissima!” sghignazza la mia amica, entrando nella mia stanza mentre sto cercando di dare un senso ai miei capelli, che oggi sono più mossi e voluminosi del solito.

“Cioè?” chiedo, decidendo di pettinare la parte superiore della chioma per appiattirla un po’.

“Pensavo… Nei telefilm si dà sempre un nome alle coppie, no? E ce ne sono alcuni assurdi, tipo Shamy che suona proprio come “scemi”, oppure Chair*, che io chiamavo sempre “i sedia”, o addirittura…”.

“Trudy, dove vuoi arrivare?”.

“Che se vogliamo creare il nome alla coppia formata da te e Leo… Non possiamo non ottenere o Lena, o Leo visto che i vostri nomi iniziano entrambi con Le e…”.

“Ma co….”.

“Non interrompermi, ora viene il bello!”.

Alquanto scettica, smetto di pensare alla spazzola e mi volto verso di lei, che è decisamente entusiasta, così continua a blaterare.

“Ho notato” riprende, “Che anche tu e Matteo all’epoca sareste stati i Leo! Lena e Matteo, Leo! Era scritto nel tuo destino!” urla, battendo le mani e ridendo come un’ossessa, lasciandomi totalmente senza parole.

Poi, non riuscendo a trattenermi, scoppio a ridere a mia volta per l’assurdità di quella congettura.

“Trudy, ma non hai un cacchio da fare?!” ridacchio, scuotendo il capo.

“Ma no, queste cose fanno parte della quotidianità di una shipper come me!  Ah, e vuoi sapere come chiamerò d’ora in poi Elisabetta e Matteo?”.

“Spara”.

“Gli Elio!”.

Elio?!”.

“Sì, Elio! E’ perfetto visto che l’elio è un gas nobile incolore e inodore, quindi totalmente noioso, privo di…”.

“Trudy?”.

“Sì?”.

“Si vede che sei la fidanzata di un ingegnere!”.

 

 

Circa mezz’ora dopo, senza capirci nulla, alquanto scioccata e confusa circa l’incognita che mi aspetta, scendo di casa – cercando di non camminare come un dinosauro a causa delle scarpe -, in seguito allo squillo che Leo mi ha fatto quasi dieci minuti prima.

In realtà ero pronta dalle nove meno dieci, ma Trudy-la-shipper ha detto che dovevo farlo aspettare almeno un po’, così non ho avuto altra scelta che obbedire.

Ovviamente, una serie di dubbi iniziano ad affacciarsi nella mia mente, insieme ad una sorta di paura che mi spinge a controllare che nessuno di mia conoscenza sia presente nei dintorni di casa mia mentre salgo in auto.

“Ciao, Lena!”.

Leo, fin troppo a suo agio, mi sorride, radioso, mentre apre lo sportello dell’auto.

“Ciao, Leo. Come stai?” rispondo, facendo di tutto per entrare nell’abitacolo con calma ed eleganza, senza lasciarmi prendere dal panico che sta dilagando nelle mie vene.

“Bene, e tu?”.

“Bene, bene, grazie”.

Cerco di non pensare al fatto che questa sembri una delle sciocche conversazioni tramite chat che non avranno mai un continuo, tra persone che non si sopportano molto, così cerco di distrarmi mentre metto la cintura di sicurezza e Leo fa ripartire l’auto.

“Dove abiti?” chiedo quindi, dando voce alla prima domanda civile e con un senso che mi è venuta in mente pur di non far scendere un imbarazzante silenzio.

“A venti minuti da qui, più o meno”.

“Capito…”.

Purtroppo, questa volta cadiamo in un silenzio decisamente snervante, che viene rotto solo cinque minuti dopo da lui.

Si schiarisce la voce, e ciò non so perché mi fa preoccupare. “Volevo dirti che… Mi è dispiaciuto aver fatto una brutta figura quando ti ho proposto ti venire a casa mia” mormora, un po’ imbarazzato.

Imbarazzata a mia volta, sento la vitalità andare via dal mio corpo oltre ad un’insana voglia di gettarmi dal finestrino, e non so perché mi viene da tossire, tanto che Leo si volta per pochi istanti verso di me. “Tutto bene?”.

“Sì, sì… Coff… Vuoi la verità?” domando a bruciapelo, con una vocina stridula.

“Beh, sì”.

- Sono una tua alunna! Sono una tua alunna! – mi suggerisce la mia coscienza, che metto subito a tacere.

“Quell’sms te l’ha inviato la mia coinquilina. Le ho domandato un parere e lei, sapendo che tendo ad essere… Timida e che ci avrei solo girato intorno, ha preso il cellulare e ha risposto alla velocità della luce. So che sembra assurdo ma…”.

“Io t’ credo. Si vede da come ne parli ora, dal tuo imbrazzo”.

“Di solito sono una frana con le bugie, quindi ho preferito dirti subito come stanno le cose”.

Che ipocrita che sono, mi faccio schifo da sola! E’ vero, sono una frana nel mentire, ma in questo caso ci sto riuscendo, chissà perché.

Vedo che Leo si lascia sfuggire un sorriso, e noto quanto sia affascinante.

E’ a causa di questa constatazione che riesco miracolosamente a rilassarmi e a pensare che devo stare tranquilla, che ho la prospettiva di passare una semplice serata con un bel ragazzo.

“Devo dire che ho conosciuto poche ragazze che non sapevano dire… Lies” ammette.

“A volte mi piace considerarmi l’eccezione” rivelo, guadagnandomi un altro sorriso da parte di sua.

“Se stai provando a convincrmi che ho fatto bene ad invitarti ad uscire, devo dirti che ci stai riuscendo”.

Sembra sincero, anche se continua a non reprimere quel bel sorriso che si ritrova stampato sulla bocca da un po’.

Mi lascio sfuggire una risatina nervosa e mi accomodo meglio contro il sedile, lanciando uno sguardo al paesaggio fuori al finestrino. “Allora completo il tutto dicendoti che lunedì sono stata invitata alla festa di compleanno del mio ex ma ho rifiutato per uscire con te, nonostante una piccola parte di me sarebbe voluta andarci solo per dimostrare alla sua attuale ragazza, che ha organizzato il tutto, che so cacciare fuori la mia faccia tosta”.

“Wow, allora devo sentirmi lusngato! O non ci sei andata perchè temevi di innervosirti nel vederli insieme?” mi provoca, con il tono di chi si sta divertendo un mondo.

“Ma no. Dopotutto, li vedo insieme tutti i santi giorni all’università, ci sono abituata”.

“Allora sei una tosta. O, almeno, il tuo… Ehm, liver, lo è”.

“Il mio fegato?” domando, ricordando che dopotutto sia già abbastanza bravo nell’esprimersi in italiano.

“Fegato, sì. Scusami, ma…”.

“Tranquillo, anzi, per me parli fin troppo bene visto che non sei italiano” lo rassicuro, e questa volta tocca a me sorridere anche se lui non può vedermi dato che sta fissando la strada davanti a sé.

Un quarto d’ora dopo mi ritrovo nell’ingresso del suo appartamento, che, devo ammettere, è decorato con gusto.

Mi ricorda molto casa mia, ad essere onesti, con le pareti dipinte con terra fiorentina e numerosi quadri raffiguranti antiche principesse con cornici dorate.

“E’ molto accogliente” dico.

“Grazie. Questo appartmento è di uno dei miei zii di secondo grado, di solito ci vengono in estate, quindi lo hanno lasciato a me. Mi ci trovo bene”.

Annuisco, mentre lui si toglie il cappotto grigio che gli arriva un po’ oltre la vita, così lo imito e lui, elegantemente, mi aiuta a sfilare il mio trench beige e lo ripone con cura sull’attaccapanni. Gli affido anche la borsetta dopo aver estratto il cellulare, e poi lo seguo fino al soggiorno, dove mi fa accomodare su un divano di pelle bianco.

Questa volta tocca a lui essere un po’ nervoso, perché lo vedo guardarsi intorno prima di voltarsi verso di me.

“Ti va un bicchiere di vino rosso mentre riscaldo la cena?” propone, passandosi una mano tra i capelli.

“Certo. Posso aiutarti, se vuoi” aggiungo.

“No, no, sei l’ospite. E poi è una… surprise!”.

Lo vedo estrarre una bottiglia di vino da uno dei mobili, poi si allontana per prendere un cavatappi e due calici di vetro, apre la bottiglia e versa il suo contenuto nei bicchieri, per poi avvicinarsi e porgermene uno.

Si siede al mio fianco, e faccio avvicinare il suo calice al mio quando vedo che sta facendo lo stesso, come per imitare una sorta di brindisi.

Beviamo qualche sorso, poi si scusa e si dirige in cucina dopo aver acceso lo stereo, lasciandomi in compagnia di Ne Yo con “Miss Independent”.

Sorseggio il vino, senza sapere cosa fare, ma per fortuna dopo nemmeno dieci minuti Leo torna con un vassoio in mano.

Lo poggia sul tavolo ed io mi alzo, così mi fa cenno di sedermi e, quando obbedisco, lui allontana la sedia dal tavolo per farmi sedere, proprio come sono solita vedere nei vecchi film americani.

“Ma grazie!” esclamo, non riuscendo a non ridere.

Tutta questa situazione inizia a sembrare decisamente surreale, ma mi intriga.

Lui ride a sua volta e si siede, per poi servire il cibo in due piatti.

Ovviamente, si tratta di un mega hamburger con patatine fritte, e le esibisce fieramente. “Non penso di averti stupito, vero?” domanda.

“No, cioè, forse sì… Voglio dire, sono così abituata ad associare la California con una popolazione bella e magra che nella mia mente di sicuro non mangiano hamburger”.

“Dovrei prenderlo come un complimento?” domanda, indicando sè stesso.

Nel giro di tre secondi, realizzo ciò che ho detto e il significato che ciò può assumere, ma tuttavia decido di fare un breve cenno. “Ok, sei bello e magro come tutti i californiani che ci sono nella mia testa, quindi sì, è un complimento. Ma ritieniti fortunato, nella mia vita ho detto solo a due uomini che sono belli” spiego, cercando di non sentirmi di nuovo stupida.

“Mi ritengo privileged , allora! E chi sono questi altri due uomini?” indaga, per poi masticare un paio di patatine fritte.

“Come se non lo sapessi…”.

“Ok, uno è il tuo ex, e l’altro?”.

“Il mio migliore amico. A volte è insicuro, così, una volta, gliel’ho detto perché lo penso sul serio”.

Annuisce, così inizio a mangiare a mia volta, cercando di non rendermi ridicola mentre mordo l’hamburger.

“Tra l’altro, il panino che ricopre l’hamburger l’ho fatto io, e le patate le ho tagliate io” spiega Leo dopo qualche minuto.

“Giuro che non l’avevo messo in dubbio. E’ tutto buono, davvero”.

La cena prosegue con del pesce cucinato in un modo tutto nuovo, per me, e degli spiedini di carne, e termina con dei deliziosi pancakes allo sciroppo d’acero come dessert, perché, seppure non siano dei dolci, Leo voleva farmeli assaggiare visto che sono fatti con la ricetta di sua nonna.

Alla fine della cena, così, ci ritroviamo di nuovo sul divano, con il calice di nuovo pieno di vino rosso e un po’ di complicità in più dovuta alle leggere chiacchiere che ci siamo lasciati sfuggire mentre cenavamo.

“Me la darai la tua ricetta dei pancakes?” domando.

“Dipende”.

“Da cosa?”.

“Da se ti andrà di rivedermi. Lo so che l’appuntamento non è ancora finito, ma già so che mi piacerebbe rivederti” dice senza preamboli, avvicinandosi un po’ di più a me.

Deglutisco, e decido di sostenere il suo sguardo. “Leo, non pensiamoci ora. Mi sto divertendo con te, e voglio vivere l’uscita con calma, senza pressioni. Sarò sincera: ho già abbastanza pressioni al momento”.

Lui annuisce, comprensivo, e mormora uno: “Scusmi” prima di bere dell’altro vino. “Posso sapere che tipo di pressioni?” chiede poi.

“Sei proprio curioso, eh?”.

“Sì, cioè, sei tu che mi incuriosisci molto, a dire la vertà. Si vede che non sei banale” ammette.

“Sono pressioni dovute al mio volere laurearmi entro novembre, quindi devo passare al primo colpo gli ultimi quattro esami, al mio voler lavorare per pagare l’affitto, e al mio prendere tutto con serietà”.

Detto ciò mi guarda, un po’ allarmato, ed io agito la mano, facendogli segno di calmarsi. “Non sto prendendo quest’uscita con quel tipo di serietà, tranquillo, te l’ho detto quando ci siamo visti la prima volta. Anzi, so di avere bisogno di una… Storia leggera, senza pretese, ed è probabilmente per questo che sono qui. Ho preso la mia ex relazione con molta serietà, la vedevo come un qualcosa che non doveva fallire e da cui dipendeva la mia vita… E quando lui mi ha lasciato ci sono rimasta uno schifo” rivelo, abbassando lo sguardo.

Leo mi accarezza un braccio con dolcezza, in un modo che mi piace. “Il tuo ex non capisce nulla”.

“Me lo dicono tutti, ma ciò non cambia nulla. Comunque, sto andando avanti e ho capito che la mia felicità non deve dipendere da lui, ma da me stessa”.

Rialzo lo sguardo e vedo che Leo mi sta guardando in un modo strano che mi mette in soggezione.

“Dì la verità, pensi che sia pazza, vero?” domando.

“No. Penso che tu sei una delle poche persone vere che io ho mai conosciuto e mi fa piacere sentire un po’ del tuo past” dice, appoggiando il calice sul mobile vicino al divano.

Lo imito, per poi tornare a guardarlo. “Strano. Di solito tutti pensano che io sia anormale solo perché purtroppo tengo il conto dei mesi passati da quando lui mi ha mollata e perché non riesco a fare finta di nulla quando lo vedo con l’attuale ragazza”.

“Guarda che è normal! Mi capitò la stessa cosa con Annie, l’unica ragazza che ho mai amato e che mi ha lasciato. Mi sono ripreso dopo un anno, avevo circa la tua età, e, come te, capii che mi ci voleva qualcosa di più… Lgero per andare avanti. Tra l’altro, se vorrai, sarei felice di essere il rappresentante della tua… Storia lgera” spiega, questa volta facendomi l’occhiolino.

“Chi vivrà vedrà, no?”.

E’ un po’ confuso nel sentire ciò, e questo mi induce a spiegare: “E’ un nostro modo di dire”.

“Ah, ok”.

Non so come, ma la conversazione continua, composta da frasi sciocche e battutine, sempre con il cd di Ne Yo in sottofondo – che scopro essere uno degli artisti preferiti da Leo, insieme ad Eminem e ad altri che nemmeno conosco – finché, dopo qualche altro bicchiere di vino, non ci ritroviamo eccessivamente vicini mentre stiamo giocando a “Non ho mai”.

L’ho accennato tra i giochi che sono solita fare con i miei amici durante le feste e ovviamente lui, da buon americano, lo conosce fin troppo bene.

Consiste nel dire una cosa che non abbiamo mai fatto, e chi invece l’ha fatta deve bere.

Più che altro, è questa la causa della bottiglia di vino ormai quasi vuota.

“Non ho mai avuto una storia con qualcuno che era molto popolare a scuola” dico, e, udendo ciò, Leo beve un sorso di vino, per poi ridere come un matto.

“Io sì, specialmente al liceo… Uscivo sempre con la capo cheerleader! Tocca a me! Non ho mai… Fatto pensieri impuri sulla madre di un mio amico!”.

Nemmeno io bevo, e lo guardo come a dire: “Da dove ti è uscita questa?”.

“Guarda che dalle mie parti non è raro non trovare una… MILF, ecco”.

“Nel senso di Mother I’d Like To Fuck?” domando.

Lui annuisce. “Sì. Tanti miei amici hanno delle belle madri, magari anche rifatte, ma non ho mai pensato a loro in quel senso. Si vede che mi piacciono le ragazze…  Younger than me!” dice, e qui mi lancia una significativa occhiata di sbieco, facendomi l’occhiolino.

Sarà il vino in eccesso che mi manda un po’ in tilt, ma ricambio con un sorrisino malizioso.

Dopo tre ore passate insieme vedo Leo come un simpaticissimo ragazzo che riesce a risultare affascinante anche solo compiendo un semplice gesto come prendere un bicchiere, e per la prima volta in vita mia mi ritrovo ad ammettere di sentirmi attratta da un uomo solo fisicamente, senza farmi film in testa e lasciarmi prendere da sentimentalismi.

So che una minima mossa può avere conseguenze abbastanza forti, ma ormai, disinibita al massimo, decido di osare, aiutata anche dal corpo di Leo vicino al mio che mi trasmette un piacevole calore.

“Non ho mai baciato nessuno al primo appuntamento” ammetto, il che è vero a causa delle solite rigide regole che mi impongo di seguire in ogni relazione con un ragazzo.

Non distolgo lo sguardo dagli occhi di Leo, che sembrano incendiarsi al solo udire quelle parole.

Ovviamente, beve fino all’ultimo sorso e posa di nuovo il bicchiere, prendendo anche il mio delicatamente e lasciandomi a mani vuote.

Ricambia lo sguardo, intensamente, e avvicina il suo viso al mio lentamente, per darmi il tempo di ritirarmi, cosa che però non faccio.

E’ una situazione alquanto nuova ed eccitante per me, che al momento non desidero altro che essere baciata da lui, alla faccia di tutte le seghe mentali che mi ero fatta prima dell’appuntamento.

Al momento, Leo è un semplice ragazzo da cui voglio essere baciata, non il mio professore che non sa di esserlo.

Anzi, sembra proprio che a furia di fingere, io mi sia convinta di non essere una sua alunna.

Perciò, accosto il mio volto al suo, finché i nostri nasi non si sfiorano, e accolgo il suo bacio con una timidezza iniziale che poi nel giro di pochi istanti muta fino a diventare eccessivo slancio.

Non penso a nulla se non a stringermi di più a lui e a lasciare che le sue mani vaghino dal mio busto al collo, e nel giro di mezzo minuto il mio cervello si scollega totalmente, facendomi solo assaporare quelle labbra che sembrano appartenere ad un vero e proprio maestro del bacio.

Mi bacia in un modo che mi fa sentire lusingata, perché percepisco che è un qualcosa che avrebbe voluto fare probabilmente dalla prima volta che mi ha vista al bar, e non posso fare altro che rispondere con voluttà.

Quando ci separiamo, mi guarda tra il malizioso e il compiaciuto mentre mi accarezza una parte della mia chioma.

“Speravo sarebbe successo” sussurra, con un filo di voce che a mio avviso lo rende decisamente sexy.

“Soddisfatto?” lo provoco.

“Non ancora al cento per cento…” e dicendo ciò mi ribacia, questa volta più lentamente, come se volesse assaporare ogni attimo, così, ovviamente, lo lascio fare, domandandomi da quand’era che non passavo una così bella serata.

 

 

“Quindi…”.

“Quindi ti autorizzo ad invitarmi per un secondo appuntamento, sì”.

Siamo di nuovo in auto davanti casa mia, ed io sto per scendere.

Eccolo, il momento più terrificante di un appuntamento: il saluto. Però, ragionando, dal momento in cui ci siamo già baciati non dovrebbero esserci problemi e momenti imbarazzanti, no?

Leo sorride ed annuisce. “Sono felice. Mi piace passare il tempo con te e…” esita, non riuscendo a trattenere una risata, “E che siamo riusciti a conoscerci un po’ prima di usare il mio divano come… Location per i nostri baci”.

“Oh, se vuoi possiamo solo parlare, la prossima volta” lo prendo in giro.

“Facciamo fifty fifty” risponde, con un sorriso malizioso.

“Ok. Allora io vado… Grazie per la cena e… Ci sentiamo”.

“Certo”.

Agito la mano in segno di saluto, senza sapere cosa fare – al momento noi che ci scambiamo la saliva sul suo divano sembra solo un ricordo – e lui si sporge per darmi un bacio sulla guancia come la prima volta che ci siamo visti.

“Ciao, Lena”.

“Ciao!”.

Scendo dall’auto e lo sento allontanarsi mentre prendo le chiavi di casa dalla borsa.

Apro il portone del condominio, salgo le scale, e quando entro in casa guardo l’orologio e noto che è mezzanotte e venti.

Di Trudy non c’è neanche l’ombra, così compongo il suo numero e la chiamo, mentre mi libero dal trench e appoggio la borsa sul tavolo della cucina.

“Ehi! Com’è andata?”.

Curiosa come sempre, Trudy sembra felicissima di sentirmi, mentre in sottofondo si sentono le note di una canzone da discoteca.

“Bene, poi ti dico! Tu sei ancora alla festa, giusto?”.

“Sì, alla fine è iniziata alle dieci e mezzo quindi mi sa che ci vorrà ancora molto, ma ora torno, non ti preoccupare!”.

“No, no… Anzi, stavo pensando una cosa… Che ne dici se ti raggiungo?”.

 

 

Non so come, nel giro di venti minuti mi ritrovo fuori l’appartamento affittato da Matteo dopo quasi un anno.

Al mio fianco, Dario, che è venuto a prendermi, mi guarda come se fossi una sorta di giocattolo buffo, e non esita a lanciarmi numerose occhiate.

“Ti sei vestita così per andare a cena con delle amiche?” chiede, alquanto scettico e malizioso, rifilandomi una gomitata.

Abbasso lo sguardo sulla gonna nera e gli stivali con il tacco che ho indossato dopo essermi cambiata e scuoto il capo.

“No, mi sono cambiata, e non per fare colpo. Senti, voglio farmi due risate e basta, ci divertiremo” rispondo, per poi premere con decisione il pulsante del campanello.

Assurdo come la serata con Leo mi abbia fatto sentire bene e più sicura di me!

Ad aprirci la porta è proprio il festeggiato, che mi fissa con evidente incredulità, senza premurarsi di celare la sua sorpresa.

“Ciao! Elisabetta mi ha invitata ma le ho detto che dovevo lavorare, mi sono liberata solo ora” spiego, falsamente disinvolta.

Non riesco a non ricordare che, di solito, quando mi ritrovavo fuori quella porta venivo accolta e salutata con un bacio e tante attenzioni.

“Oh, sono felice che tu ce l’abbia fatta! L’hai accompagnata tu, Dario?” chiede, così in imbarazzo che cerca di appigliarsi a qualsiasi cosa.

Il mio amico annuisce e mi appoggia una mano sulla spalla, quasi con fare protettivo. “Sì, sa che su di me può contare sempre e a qualsiasi ora” ribadisce, senza risparmiarsi quella chiara allusione.

“Certo. Entrate pure…”.

Entriamo, e veniamo rapiti da quell’ondata di musica pop che Matteo odia.

C’è una bella porzione di ragazzi dell’università, evidentemente tutti imbucati per l’alcool gratuito, e i più noti si stanno scatenando sulla superfice del soggiorno a ritmo di musica, con movenze non proprio raffinate e i drink in mano.

“Comunque… Auguri” dico.

Istintivamente, lui si abbassa verso il mio volto, così gli lascio un bacio su ogni guancia, poi, in un modo che mi sorprende, mi afferra per il polso dicendo: “Vieni a prendere qualcosa da bere!”.

Annuisco, ma mi libero dalla sua presa e lancio un’occhiata a Dario che equivale ad un “Tranquillo, me la vedo io”, per poi seguire Matteo vicino al tavolo delle bibite.

Noto con disagio che molti mi stanno fissando e che altri stanno sussurrando qualcosa nelle orecchie di altri, così decido di non badarci e di muovermi a prendere qualcosa per poi andare dalle mie amiche, che non ho ancora visto.

“Martini rosato, vero?” chiede Matteo, prendendo con sicurezza un bicchiere vuoto.

“No. Vodka al melone” rispondo.

Mi guarda, alquanto stupito, come se gli avessi detto che dopo essere stata con lui ho scoperto che mi piacciono le ragazze, e poi si affretta a lasciare la bottiglia di Martini in favore di quella di vodka.

“Tu adoravi il Martini rosato!”.

“Ho cambiato idea. Sai, bisogna cambiare ogni tanto e scoprire cose nuove, no?” rispondo, afferrando il bicchiere e bevendo il primo sorso, sapendo che me ne pentirò visto che il mix con il vino rosso non mi farà bene.

“Dipende. Sai come si dice, chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova” esclama, inizialmente un po’ mesto ma poi sorridendomi. “Comunque, tutto bene? E’ un po’ che non parliamo”.

“Beh, tu sei sempre in giro con la tua ragazza e non ti fermi mai a fare due chiacchiere, quindi non oserei disturbarti. Comunque tutto bene, le solite cose…”.

Alquanto ferito dalla mia prima affermazione, sospira, guardandosi intorno. “Ma no, è che non c’è mai tempo e…”.

“Non m’interessa, Matteo, sul serio. Io vivo lo stesso senza il tuo resoconto della giornata” ammetto, probabilmente a causa dell’alcool nel mio corpo che ha solo il compito di rendermi più audace e sincera.

Lui sta per ribattere quando un’odiosa vocina – che riconosco appartenere a Gloria Versanti, amica di Elisabetta, nonché Miss Gossip dell’Università – dice: “Una foto col festeggiato! Sorridete!” dopo averci puntato addosso la sua Canon ultimo modello.

“Oh, sì…” biascica Matteo, appoggiandomi timidamente una mano sulla spalla.

Entrambi sorridiamo come due ipocriti, per poi tornare a fare finta di nulla quando Gloria se ne va, vittoriosa per aver immortalato il festeggiato con la sua ex.

“Ora vado a cercare le ragazze” mi congedo.

“Certo, divertiti…” mi viene risposto con un sorriso di circostanza.

Ancora con il bicchiere in mano, inizio a guardarmi attorno, scorgendo qualche volto familiare che mi saluta, finchè non avvisto le ragazze fuori al balcone.

Le raggiungo, e mi guadagno occhiate di incredulità e smorfie di sorpresa varie, tanto che Alessandra a stento non si strozza con i salatini che stava mangiando.

“Ma salve! Che c’è, Trudy non vi ha detto…?”.

“Ho voluto mantenere il segreto. Sorpresa!” esclama la mia amica, muovendo le braccia verso di me come se fosse una presentatrice televisiva ed io l’ospite d’onore.

Rido, per poi bere un altro sorso. “La cena è finita presto e ho deciso di venire a farmi due risate”.

“Finalmente ti sei svegliata un po’” commenta Germana, dandomi una pacca sulla spalla.

“Sono lusingata dalle tue parole” la prendo in giro, ricambiando la pacca.

“Ma ti guardano tutti” nota Lucia, ancora stupita.

“E lasciateli guardare!” s’intromette Dario, che ci ha appena raggiunti.

“Che dite, andiamo a ballare un po’?” chiedo.

Le ragazze annuiscono, e tutte ci trasciniamo dietro Dario che di solito odia ballare in queste occasioni.

Tutti si stanno scatenando sulle note di “Born this way” di Lady Gaga, e la cosa mi fa ridere perché Matteo la odia, così noi ci aggreghiamo alle danze, iniziando a ballare con Dario al centro, e ogni tanto ognuna gli si avvicina.

Dopo una decina di minuti mi avvicino io, facendogli l’occhiolino, e lo vedo ridere mentre appoggio una mano sul suo petto.

Di conseguenza, lui passa un braccio attorno alla mia vita e beve un po’ troppa vodka dal mio bicchiere, lasciandolo vuoto, tanto che lo getto per aria e, senza volerlo, colpisco proprio Elisabetta, causando numerose risate da parte dei presenti.

 

 

“…Wow, cioè, è stata una serata fantastica per te!” commenta Trudy quasi due ore dopo, mentre, esausta e con i piedi doloranti, mi accascio sul mio letto dopo essermi liberata dagli stivali e dal trench. “Leo è super e… Oh, sono così felice! Ti ci voleva una serata così!”.

Più brilla che mai, con lo stomaco sottosopra e i capelli sconvolti, annuisco.

“Sì, sono felice, ma so anche che domani tornerà tutto come prima” constato, sbadigliando.

“Ora goditi questa serata…”.

Annuisco, per poi guardare il mio cellulare che squilla ripetutamente a causa di numerose notifiche. “Cioè, Gloria sta già postando le foto! Ma non sta proprio bene!” esclamo, trovandomi davanti la foto di me e Matteo.

- Come siamo diversi – penso.

Si vede che siamo cresciuti, mentre quando ci siamo messi insieme non avevamo nemmeno vent’anni.

Di solito, nelle nostre foto insieme, io sono quasi sempre senza trucco ma ho un sorriso sinceramente felice, mentre ora sono truccata abbastanza,  e sorrido in un modo alquanto ipocrita.

Senza riuscire a trattenermi, mi avvicino all’armadio, apro l’anta destra e guardo l’unica nostra foto sopravvissuta, scattata il giorno del nostro primo – e unico – anniversario, quando siamo andati al mare.

La prendo in mano, e dopo aver confrontato le differenti verità scritte nei nostri sguardi, la strappo, gettandola nel cestino con fare deciso, sotto gli occhi attoniti di Trudy.

“E’ tempo di andare avanti sul serio. Stasera ho capito che anche da sola non sono da buttare, quindi devo farmi valere” sussurro.

Trudy annuisce e si fionda ad abbracciarmi, accarezzandomi i capelli. “Era ora che lo capissi. Tu vali tantissimo, Lena, e Matteo è un idiota”.

“Per la prima volta ci credo” rispondo, rimanendo così, tra le braccia dell’amica che nei momenti più bui si è comportata come una mamma con me e che non esita a fare di tutto per farmi stare meglio.

 

*Shamy: Sheldon/Amy, The Big Bang Theory; Chair: Chuck/Blair, Gossip Girl.

°*°*°*°*

In ritardo, ma sono qui! ^^’
Scusatemi, ma giovedì ho fatto l’ultimo esame del secondo anno e non ho avuto il tempo di correggere il capitolo per venerdì, diciamo che ero abbastanza stanca e ho dovuto recuperare un po’ di sonno e di vita sociale, in questi giorni!xD
Non ve ne fregherà nulla, ma sono felicissima perché mi mancano solo 7 esami alla laurea e mercoledì inizio il terzo anno ^^
Comunque, avevo scritto del ritardo nel gruppo facebook dove aggiungo spoiler,banner etc… Se vi va di farne parte, dovete solo mandare la richiesta qui https://www.facebook.com/groups/468964983146566/  :)
Passando al capitolo… Che ve ne sembra?
L’idea della parte in cui Trudy fa la shipper mi è venuta in mente venerdì e non potevo non aggiungerla, spero vi abbia fatto divertire un po’ xD
Poi, nessuno si aspettava che Lena sarebbe andata alla festa, e invece a quanto pare ha trovato la forza grazie all’uscita con Leo, che le ha fatto capire che anche se per ora è sola, vale molto ed è forte :)
Sono curiosa di sapere che ne pensate del bacio ^^
Grazie a tutti voi che leggete, recensite e seguite questo mio sclero… xD
A venerdì :)
  
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