Capitolo 5
15
Dicembre 2010
"Quindi
ammetti che il voler conoscere i titoli dei libri di Linguistica
Generale sia
stata tutta una scusa per avere il mio numero?".
"Sì...".
Matteo
mi sorrideva sornione, senza nemmeno vergognarsi un po' per
quell'ammissione.
Era
davvero bello, pensai, mentre mi sorrideva e mi si avvicinava di
più. La
panchina su cui ce ne stavamo seduti era bella spaziosa, eppure per lui
non
sembrava essere così, visto che era da un po' che faceva di
tutto per starsene
il più vicino possibile a me.
Era
il nostro terzo appuntamento, e, per fortuna, avevamo raggiunto un buon
livello
di confidenza, così che non mi sentissi più a
disagio.
"Perchè
non me l'hai chiesto senza inventare scuse?" obiettai, tuttavia
sorridendo.
"Perchè
non volevo fare la figura dell'idiota... Anche se mi rendo conto che
ora la sto
facendo comunque".
Risi
nervosamente, e lui mi imitò.
"Ma
no... Sei stato sincero, e lo apprezzo".
Matteo
mi guardò, questa volta più intensamente, per poi
appoggiare una mano sul mi
viso.
"Posso
essere di nuovo sincero, quindi?".
"Devi
esserlo!".
"Muoio
dalla voglia di baciarti, Lena" sussurrò, in un modo che mi
fece sentire i
brividi lungo la schiena.
Avvicinò
di qualche centimetro il suo volto al mio, mentre io non mi mossi,
incredula ed
emozionata com'ero.
Matteo
voleva baciarmi! Wow!
Mi
limitai a chiudere gli occhi, adrenalinica più che mai,
perchè si sa che il
momento più bello di un bacio è l'istante che lo
precede, quello in cui sai che
stai per essere baciata, che stai per ricevere quel bacio che hai tanto
sognato
ogni sera, prima di addormentarti...
*************
Il rituale di
preparazione per
un primo appuntamento è una delle cose che più
odio e per cui non sono affatto
portata, ragion per cui ho fatto sì che fosse Trudy a
occuparsi della scelta
dell'abito da indossare per l'occasione, composto da jeans aderenti,
una maglia
verde con uno scollo quadrato e delle fastidiose scarpe con una zeppa
abbastanza alta.
“Ho
notato una cosa
fighissima!” sghignazza la mia amica, entrando nella mia
stanza mentre sto cercando
di dare un senso ai miei capelli, che oggi sono più mossi e
voluminosi del
solito.
“Cioè?”
chiedo, decidendo di
pettinare la parte superiore della chioma per appiattirla un
po’.
“Pensavo…
Nei telefilm si dà
sempre un nome alle coppie, no? E ce ne sono alcuni assurdi, tipo Shamy che suona proprio come
“scemi”,
oppure Chair*, che io chiamavo
sempre
“i sedia”, o addirittura…”.
“Trudy,
dove vuoi arrivare?”.
“Che
se vogliamo creare il nome
alla coppia formata da te e Leo… Non possiamo non ottenere o
Lena, o Leo
visto che i vostri nomi iniziano entrambi con Le
e…”.
“Ma
co….”.
“Non
interrompermi, ora viene
il bello!”.
Alquanto
scettica, smetto di
pensare alla spazzola e mi volto verso di lei, che è
decisamente entusiasta,
così continua a blaterare.
“Ho
notato” riprende, “Che
anche tu e Matteo all’epoca sareste stati i Leo! Lena e
Matteo, Leo! Era
scritto nel tuo destino!” urla, battendo le mani e ridendo
come un’ossessa,
lasciandomi totalmente senza parole.
Poi, non
riuscendo a
trattenermi, scoppio a ridere a mia volta per
l’assurdità di quella congettura.
“Trudy,
ma non hai un cacchio
da fare?!” ridacchio, scuotendo il capo.
“Ma
no, queste cose fanno parte
della quotidianità di una shipper
come me! Ah, e vuoi
sapere come chiamerò
d’ora in poi Elisabetta e Matteo?”.
“Spara”.
“Gli Elio!”.
“Elio?!”.
“Sì,
Elio! E’ perfetto visto
che l’elio è un gas nobile incolore e inodore,
quindi totalmente noioso, privo di…”.
“Trudy?”.
“Sì?”.
“Si
vede che sei la fidanzata
di un ingegnere!”.
Circa
mezz’ora dopo, senza
capirci nulla, alquanto scioccata e confusa circa l’incognita
che mi aspetta, scendo
di casa – cercando di non camminare come un dinosauro a causa
delle scarpe -,
in seguito allo squillo che Leo mi ha fatto quasi dieci minuti prima.
In
realtà ero pronta dalle nove
meno dieci, ma Trudy-la-shipper ha
detto che dovevo farlo aspettare almeno un po’,
così non ho avuto altra scelta
che obbedire.
Ovviamente, una
serie di dubbi
iniziano ad affacciarsi nella mia mente, insieme ad una sorta di paura
che mi
spinge a controllare che nessuno di mia conoscenza sia presente nei
dintorni di
casa mia mentre salgo in auto.
“Ciao,
Lena!”.
Leo, fin troppo
a suo agio, mi
sorride, radioso, mentre apre lo sportello dell’auto.
“Ciao,
Leo. Come stai?”
rispondo, facendo di tutto per entrare nell’abitacolo con
calma ed eleganza,
senza lasciarmi prendere dal panico che sta dilagando nelle mie vene.
“Bene,
e tu?”.
“Bene,
bene, grazie”.
Cerco di non
pensare al fatto
che questa sembri una delle sciocche conversazioni tramite chat che non
avranno
mai un continuo, tra persone che non si sopportano molto,
così cerco di
distrarmi mentre metto la cintura di sicurezza e Leo fa ripartire
l’auto.
“Dove
abiti?” chiedo quindi,
dando voce alla prima domanda civile e con un senso che mi è
venuta in mente
pur di non far scendere un imbarazzante silenzio.
“A
venti minuti da qui, più o
meno”.
“Capito…”.
Purtroppo,
questa volta cadiamo
in un silenzio decisamente snervante, che viene rotto solo cinque
minuti dopo
da lui.
Si schiarisce la
voce, e ciò
non so perché mi fa preoccupare. “Volevo dirti
che… Mi è dispiaciuto aver fatto
una brutta figura quando ti ho proposto ti venire a casa mia”
mormora, un po’
imbarazzato.
Imbarazzata a
mia volta, sento
la vitalità andare via dal mio corpo oltre ad
un’insana voglia di gettarmi dal
finestrino, e non so perché mi viene da tossire, tanto che
Leo si volta per
pochi istanti verso di me. “Tutto bene?”.
“Sì,
sì… Coff… Vuoi la
verità?”
domando a bruciapelo, con una vocina stridula.
“Beh,
sì”.
-
Sono una tua alunna! Sono una tua alunna! – mi suggerisce
la mia
coscienza, che metto subito a tacere.
“Quell’sms
te l’ha inviato la
mia coinquilina. Le ho domandato un parere e lei, sapendo che tendo ad
essere… Timida e che ci
avrei solo girato
intorno, ha preso il cellulare e ha risposto alla velocità
della luce. So che
sembra assurdo ma…”.
“Io t’ credo. Si vede da come ne
parli ora, dal tuo imbrazzo”.
“Di
solito sono una frana con
le bugie, quindi ho preferito dirti subito come stanno le
cose”.
Che ipocrita che
sono, mi
faccio schifo da sola! E’ vero, sono una frana nel mentire,
ma in questo caso
ci sto riuscendo, chissà perché.
Vedo che Leo si
lascia sfuggire
un sorriso, e noto quanto sia affascinante.
E’ a
causa di questa
constatazione che riesco miracolosamente a rilassarmi e a pensare che
devo
stare tranquilla, che ho la prospettiva di passare una semplice serata
con un
bel ragazzo.
“Devo
dire che ho conosciuto
poche ragazze che non sapevano dire… Lies”
ammette.
“A
volte mi piace considerarmi
l’eccezione” rivelo, guadagnandomi un altro sorriso
da parte di sua.
“Se
stai provando a convincrmi che ho
fatto bene ad
invitarti ad uscire, devo dirti che ci stai riuscendo”.
Sembra sincero,
anche se
continua a non reprimere quel bel sorriso che si ritrova stampato sulla
bocca
da un po’.
Mi lascio
sfuggire una risatina
nervosa e mi accomodo meglio contro il sedile, lanciando uno sguardo al
paesaggio fuori al finestrino. “Allora completo il tutto
dicendoti che lunedì
sono stata invitata alla festa di compleanno del mio ex ma ho rifiutato
per
uscire con te, nonostante una piccola parte di me sarebbe voluta
andarci solo
per dimostrare alla sua attuale ragazza, che ha organizzato il tutto,
che so
cacciare fuori la mia faccia tosta”.
“Wow,
allora devo sentirmi lusngato! O non
ci sei andata perchè
temevi di innervosirti nel vederli insieme?” mi provoca, con
il tono di chi si
sta divertendo un mondo.
“Ma
no. Dopotutto, li vedo
insieme tutti i santi giorni all’università, ci
sono abituata”.
“Allora
sei una tosta. O,
almeno, il tuo… Ehm, liver,
lo è”.
“Il
mio fegato?” domando,
ricordando che dopotutto sia già abbastanza bravo
nell’esprimersi in italiano.
“Fegato,
sì. Scusami, ma…”.
“Tranquillo,
anzi, per me parli
fin troppo bene visto che non sei italiano” lo rassicuro, e
questa volta tocca
a me sorridere anche se lui non può vedermi dato che sta
fissando la strada
davanti a sé.
Un quarto
d’ora dopo mi ritrovo
nell’ingresso del suo appartamento, che, devo ammettere,
è decorato con gusto.
Mi ricorda molto
casa mia, ad
essere onesti, con le pareti dipinte con terra fiorentina e numerosi
quadri
raffiguranti antiche principesse con cornici dorate.
“E’
molto accogliente” dico.
“Grazie.
Questo appartmento è di
uno dei miei zii di
secondo grado, di solito ci vengono in estate, quindi lo hanno lasciato
a me.
Mi ci trovo bene”.
Annuisco, mentre
lui si toglie
il cappotto grigio che gli arriva un po’ oltre la vita,
così lo imito e lui,
elegantemente, mi aiuta a sfilare il mio trench beige e lo ripone con
cura sull’attaccapanni.
Gli affido anche la borsetta dopo aver estratto il cellulare, e poi lo
seguo
fino al soggiorno, dove mi fa accomodare su un divano di pelle bianco.
Questa volta
tocca a lui essere
un po’ nervoso, perché lo vedo guardarsi intorno
prima di voltarsi verso di me.
“Ti va
un bicchiere di vino
rosso mentre riscaldo la cena?” propone, passandosi una mano
tra i capelli.
“Certo.
Posso aiutarti, se vuoi”
aggiungo.
“No,
no, sei l’ospite. E poi è
una… surprise!”.
Lo vedo estrarre
una bottiglia
di vino da uno dei mobili, poi si allontana per prendere un cavatappi e
due
calici di vetro, apre la bottiglia e versa il suo contenuto nei
bicchieri, per
poi avvicinarsi e porgermene uno.
Si siede al mio
fianco, e
faccio avvicinare il suo calice al mio quando vedo che sta facendo lo
stesso,
come per imitare una sorta di brindisi.
Beviamo qualche
sorso, poi si
scusa e si dirige in cucina dopo aver acceso lo stereo, lasciandomi in
compagnia di Ne Yo con “Miss Independent”.
Sorseggio il
vino, senza sapere
cosa fare, ma per fortuna dopo nemmeno dieci minuti Leo torna con un
vassoio in
mano.
Lo poggia sul
tavolo ed io mi
alzo, così mi fa cenno di sedermi e, quando obbedisco, lui
allontana la sedia
dal tavolo per farmi sedere, proprio come sono solita vedere nei vecchi
film
americani.
“Ma
grazie!” esclamo, non
riuscendo a non ridere.
Tutta questa
situazione inizia
a sembrare decisamente surreale, ma mi intriga.
Lui ride a sua
volta e si
siede, per poi servire il cibo in due piatti.
Ovviamente, si
tratta di un
mega hamburger con patatine fritte, e le esibisce fieramente.
“Non penso di
averti stupito, vero?” domanda.
“No,
cioè, forse sì… Voglio
dire, sono così abituata ad associare la California con una
popolazione bella e
magra che nella mia mente di sicuro non mangiano hamburger”.
“Dovrei
prenderlo come un
complimento?” domanda, indicando sè stesso.
Nel giro di tre
secondi,
realizzo ciò che ho detto e il significato che
ciò può assumere, ma tuttavia
decido di fare un breve cenno. “Ok, sei bello e magro come
tutti i californiani
che ci sono nella mia testa, quindi sì, è un
complimento. Ma ritieniti
fortunato, nella mia vita ho detto solo a due uomini che sono
belli” spiego,
cercando di non sentirmi di nuovo stupida.
“Mi
ritengo privileged , allora! E chi
sono questi
altri due uomini?” indaga, per poi masticare un paio di
patatine fritte.
“Come
se non lo sapessi…”.
“Ok,
uno è il tuo ex, e l’altro?”.
“Il
mio migliore amico. A volte
è insicuro, così, una volta, gliel’ho
detto perché lo penso sul serio”.
Annuisce,
così inizio a
mangiare a mia volta, cercando di non rendermi ridicola mentre mordo
l’hamburger.
“Tra
l’altro, il panino che
ricopre l’hamburger l’ho fatto io, e le patate le
ho tagliate io” spiega Leo
dopo qualche minuto.
“Giuro
che non l’avevo messo in
dubbio. E’ tutto buono, davvero”.
La cena prosegue
con del pesce
cucinato in un modo tutto nuovo, per me, e degli spiedini di carne, e
termina
con dei deliziosi pancakes allo sciroppo d’acero come
dessert, perché, seppure
non siano dei dolci, Leo voleva farmeli assaggiare visto che sono fatti
con la
ricetta di sua nonna.
Alla fine della
cena, così, ci
ritroviamo di nuovo sul divano, con il calice di nuovo pieno di vino
rosso e un
po’ di complicità in più dovuta alle
leggere chiacchiere che ci siamo lasciati
sfuggire mentre cenavamo.
“Me la
darai la tua ricetta dei
pancakes?” domando.
“Dipende”.
“Da
cosa?”.
“Da se
ti andrà di rivedermi.
Lo so che l’appuntamento non è ancora finito, ma
già so che mi piacerebbe
rivederti” dice senza preamboli, avvicinandosi un
po’ di più a me.
Deglutisco, e
decido di
sostenere il suo sguardo. “Leo, non pensiamoci ora. Mi sto
divertendo con te, e
voglio vivere l’uscita con calma, senza pressioni.
Sarò sincera: ho già
abbastanza pressioni al momento”.
Lui annuisce,
comprensivo, e
mormora uno: “Scusmi”
prima di bere
dell’altro vino. “Posso sapere che tipo di
pressioni?” chiede poi.
“Sei
proprio curioso, eh?”.
“Sì,
cioè, sei tu che mi
incuriosisci molto, a dire la vertà.
Si vede che non sei banale” ammette.
“Sono
pressioni dovute al mio
volere laurearmi entro novembre, quindi devo passare al primo colpo gli
ultimi
quattro esami, al mio voler lavorare per pagare l’affitto, e
al mio prendere
tutto con serietà”.
Detto
ciò mi guarda, un po’
allarmato, ed io agito la mano, facendogli segno di calmarsi.
“Non sto
prendendo quest’uscita con quel tipo di serietà,
tranquillo, te l’ho detto
quando ci siamo visti la prima volta. Anzi, so di avere bisogno di
una… Storia
leggera, senza pretese, ed è probabilmente per questo che
sono qui. Ho preso la
mia ex relazione con molta serietà, la vedevo come un
qualcosa che non doveva
fallire e da cui dipendeva la mia vita… E quando lui mi ha
lasciato ci sono
rimasta uno schifo” rivelo, abbassando lo sguardo.
Leo mi accarezza
un braccio con
dolcezza, in un modo che mi piace. “Il tuo ex non capisce
nulla”.
“Me lo
dicono tutti, ma ciò non
cambia nulla. Comunque, sto andando avanti e ho capito che la mia
felicità non
deve dipendere da lui, ma da me stessa”.
Rialzo lo
sguardo e vedo che
Leo mi sta guardando in un modo strano che mi mette in soggezione.
“Dì
la verità, pensi che sia
pazza, vero?” domando.
“No.
Penso che tu sei una delle poche
persone vere che io ho mai
conosciuto e mi fa piacere
sentire un po’ del tuo past”
dice,
appoggiando il calice sul mobile vicino al divano.
Lo imito, per
poi tornare a
guardarlo. “Strano. Di solito tutti pensano che io sia
anormale solo perché
purtroppo tengo il conto dei mesi passati da quando lui mi ha mollata e
perché
non riesco a fare finta di nulla quando lo vedo con l’attuale
ragazza”.
“Guarda
che è normal! Mi
capitò la stessa cosa con
Annie, l’unica ragazza che ho
mai
amato e che mi ha lasciato. Mi sono ripreso dopo un anno, avevo circa
la tua
età, e, come te, capii che mi ci voleva qualcosa di
più… Lgero
per andare avanti. Tra l’altro, se vorrai, sarei felice di
essere il rappresentante della tua… Storia lgera”
spiega, questa volta facendomi l’occhiolino.
“Chi
vivrà vedrà, no?”.
E’ un
po’ confuso nel sentire
ciò, e questo mi induce a spiegare: “E’
un nostro modo di dire”.
“Ah,
ok”.
Non so come, ma
la
conversazione continua, composta da frasi sciocche e battutine, sempre
con il
cd di Ne Yo in sottofondo – che scopro essere uno degli
artisti preferiti da
Leo, insieme ad Eminem e ad altri che nemmeno conosco –
finché, dopo qualche
altro bicchiere di vino, non ci ritroviamo eccessivamente vicini mentre
stiamo
giocando a “Non ho mai”.
L’ho
accennato tra i giochi che
sono solita fare con i miei amici durante le feste e ovviamente lui, da
buon
americano, lo conosce fin troppo bene.
Consiste nel
dire una cosa che
non abbiamo mai fatto, e chi invece l’ha fatta deve bere.
Più
che altro, è questa la
causa della bottiglia di vino ormai quasi vuota.
“Non
ho mai avuto una storia
con qualcuno che era molto popolare a scuola” dico, e, udendo
ciò, Leo beve un
sorso di vino, per poi ridere come un matto.
“Io
sì, specialmente al liceo… Uscivo
sempre con la capo cheerleader! Tocca a me! Non ho mai…
Fatto pensieri impuri
sulla madre di un mio amico!”.
Nemmeno io bevo,
e lo guardo
come a dire: “Da dove ti è uscita
questa?”.
“Guarda
che dalle mie parti non
è raro non trovare una… MILF, ecco”.
“Nel
senso di Mother I’d Like To Fuck?”
domando.
Lui annuisce.
“Sì. Tanti miei
amici hanno delle belle madri, magari anche rifatte, ma non ho mai
pensato a
loro in quel senso. Si vede che mi piacciono le ragazze… Younger
than me!” dice, e qui mi lancia una significativa
occhiata di sbieco,
facendomi l’occhiolino.
Sarà
il vino in eccesso che mi
manda un po’ in tilt, ma ricambio con un sorrisino malizioso.
Dopo tre ore
passate insieme
vedo Leo come un simpaticissimo ragazzo che riesce a risultare
affascinante
anche solo compiendo un semplice gesto come prendere un bicchiere, e
per la
prima volta in vita mia mi ritrovo ad ammettere di sentirmi attratta da
un uomo
solo fisicamente, senza farmi film in testa e lasciarmi prendere da
sentimentalismi.
So che una
minima mossa può
avere conseguenze abbastanza forti, ma ormai, disinibita al massimo,
decido di
osare, aiutata anche dal corpo di Leo vicino al mio che mi trasmette un
piacevole calore.
“Non
ho mai baciato nessuno al
primo appuntamento” ammetto, il che è vero a causa
delle solite rigide regole
che mi impongo di seguire in ogni relazione con un ragazzo.
Non distolgo lo
sguardo dagli
occhi di Leo, che sembrano incendiarsi al solo udire quelle parole.
Ovviamente, beve
fino all’ultimo
sorso e posa di nuovo il bicchiere, prendendo anche il mio
delicatamente e
lasciandomi a mani vuote.
Ricambia lo
sguardo,
intensamente, e avvicina il suo viso al mio lentamente, per darmi il
tempo di
ritirarmi, cosa che però non faccio.
E’ una
situazione alquanto
nuova ed eccitante per me, che al momento non desidero altro che essere
baciata
da lui, alla faccia di tutte le seghe mentali che mi ero fatta prima
dell’appuntamento.
Al momento, Leo
è un semplice
ragazzo da cui voglio essere baciata, non il mio professore che non sa
di
esserlo.
Anzi, sembra
proprio che a
furia di fingere, io mi sia convinta di
non essere una sua alunna.
Perciò,
accosto il mio volto al
suo, finché i nostri nasi non si sfiorano, e accolgo il suo
bacio con una
timidezza iniziale che poi nel giro di pochi istanti muta fino a
diventare
eccessivo slancio.
Non penso a
nulla se non a
stringermi di più a lui e a lasciare che le sue mani vaghino
dal mio busto al
collo, e nel giro di mezzo minuto il mio cervello si scollega
totalmente,
facendomi solo assaporare quelle labbra che sembrano appartenere ad un
vero e
proprio maestro del bacio.
Mi bacia in un
modo che mi fa
sentire lusingata, perché percepisco che è un
qualcosa che avrebbe voluto fare
probabilmente dalla prima volta che mi ha vista al bar, e non posso
fare altro
che rispondere con voluttà.
Quando ci
separiamo, mi guarda
tra il malizioso e il compiaciuto mentre mi accarezza una parte della
mia
chioma.
“Speravo
sarebbe successo”
sussurra, con un filo di voce che a mio avviso lo rende decisamente
sexy.
“Soddisfatto?”
lo provoco.
“Non
ancora al cento per cento…”
e dicendo ciò mi ribacia, questa volta più
lentamente, come se volesse
assaporare ogni attimo, così, ovviamente, lo lascio fare,
domandandomi da quand’era
che non passavo una così bella serata.
“Quindi…”.
“Quindi
ti autorizzo ad
invitarmi per un secondo appuntamento, sì”.
Siamo di nuovo
in auto davanti
casa mia, ed io sto per scendere.
Eccolo, il
momento più
terrificante di un appuntamento: il saluto. Però,
ragionando, dal momento in cui
ci siamo già baciati non dovrebbero esserci problemi e
momenti imbarazzanti,
no?
Leo sorride ed
annuisce. “Sono
felice. Mi piace passare il tempo con te e…”
esita, non riuscendo a trattenere
una risata, “E che siamo riusciti a conoscerci un
po’ prima di usare il mio
divano come… Location per i nostri baci”.
“Oh,
se vuoi possiamo solo
parlare, la prossima volta” lo prendo in giro.
“Facciamo
fifty fifty” risponde, con
un sorriso malizioso.
“Ok.
Allora io vado… Grazie per
la cena e… Ci sentiamo”.
“Certo”.
Agito la mano in
segno di
saluto, senza sapere cosa fare – al momento noi che ci
scambiamo la saliva sul
suo divano sembra solo un ricordo – e lui si sporge per darmi
un bacio sulla
guancia come la prima volta che ci siamo visti.
“Ciao,
Lena”.
“Ciao!”.
Scendo
dall’auto e lo sento
allontanarsi mentre prendo le chiavi di casa dalla borsa.
Apro il portone
del condominio,
salgo le scale, e quando entro in casa guardo l’orologio e
noto che è
mezzanotte e venti.
Di Trudy non
c’è neanche l’ombra,
così compongo il suo numero e la chiamo, mentre mi libero
dal trench e appoggio
la borsa sul tavolo della cucina.
“Ehi!
Com’è andata?”.
Curiosa come
sempre, Trudy
sembra felicissima di sentirmi, mentre in sottofondo si sentono le note
di una
canzone da discoteca.
“Bene,
poi ti dico! Tu sei
ancora alla festa, giusto?”.
“Sì,
alla fine è iniziata alle
dieci e mezzo quindi mi sa che ci vorrà ancora molto, ma ora
torno, non ti
preoccupare!”.
“No,
no… Anzi, stavo pensando
una cosa… Che ne dici se ti raggiungo?”.
Non so come, nel
giro di venti
minuti mi ritrovo fuori l’appartamento affittato da Matteo
dopo quasi un anno.
Al mio fianco,
Dario, che è
venuto a prendermi, mi guarda come se fossi una sorta di giocattolo
buffo, e
non esita a lanciarmi numerose occhiate.
“Ti
sei vestita così per andare
a cena con delle amiche?” chiede, alquanto scettico e
malizioso, rifilandomi
una gomitata.
Abbasso lo
sguardo sulla gonna
nera e gli stivali con il tacco che ho indossato dopo essermi cambiata
e scuoto
il capo.
“No,
mi sono cambiata, e non
per fare colpo. Senti, voglio farmi due risate e basta, ci
divertiremo”
rispondo, per poi premere con decisione il pulsante del campanello.
Assurdo come la
serata con Leo
mi abbia fatto sentire bene e più sicura di me!
Ad aprirci la
porta è proprio
il festeggiato, che mi fissa con evidente incredulità, senza
premurarsi di
celare la sua sorpresa.
“Ciao!
Elisabetta mi ha
invitata ma le ho detto che dovevo lavorare, mi sono liberata solo
ora” spiego,
falsamente disinvolta.
Non riesco a non
ricordare che,
di solito, quando mi ritrovavo fuori quella porta venivo accolta e
salutata con
un bacio e tante attenzioni.
“Oh,
sono felice che tu ce l’abbia
fatta! L’hai accompagnata tu, Dario?” chiede,
così in imbarazzo che cerca di
appigliarsi a qualsiasi cosa.
Il mio amico
annuisce e mi
appoggia una mano sulla spalla, quasi con fare protettivo.
“Sì, sa che su di me
può contare sempre e a qualsiasi ora” ribadisce,
senza risparmiarsi quella
chiara allusione.
“Certo.
Entrate pure…”.
Entriamo, e
veniamo rapiti da
quell’ondata di musica pop che Matteo odia.
C’è
una bella porzione di
ragazzi dell’università, evidentemente tutti
imbucati per l’alcool gratuito, e
i più noti si stanno scatenando sulla superfice del
soggiorno a ritmo di
musica, con movenze non proprio raffinate e i drink in mano.
“Comunque…
Auguri” dico.
Istintivamente,
lui si abbassa
verso il mio volto, così gli lascio un bacio su ogni
guancia, poi, in un modo
che mi sorprende, mi afferra per il polso dicendo: “Vieni a
prendere qualcosa
da bere!”.
Annuisco, ma mi
libero dalla
sua presa e lancio un’occhiata a Dario che equivale ad un
“Tranquillo, me la
vedo io”, per poi seguire Matteo vicino al tavolo delle
bibite.
Noto con disagio
che molti mi
stanno fissando e che altri stanno sussurrando qualcosa nelle orecchie
di
altri, così decido di non badarci e di muovermi a prendere
qualcosa per poi
andare dalle mie amiche, che non ho ancora visto.
“Martini
rosato, vero?” chiede
Matteo, prendendo con sicurezza un bicchiere vuoto.
“No.
Vodka al melone” rispondo.
Mi guarda,
alquanto stupito,
come se gli avessi detto che dopo essere stata con lui ho scoperto che
mi
piacciono le ragazze, e poi si affretta a lasciare la bottiglia di
Martini in
favore di quella di vodka.
“Tu
adoravi il Martini rosato!”.
“Ho
cambiato idea. Sai, bisogna
cambiare ogni tanto e scoprire cose nuove, no?” rispondo,
afferrando il
bicchiere e bevendo il primo sorso, sapendo che me ne
pentirò visto che il mix
con il vino rosso non mi farà bene.
“Dipende.
Sai come si dice, chi lascia la via vecchia
per quella nuova,
sa quello che lascia ma non sa quello che trova”
esclama, inizialmente un
po’ mesto ma poi sorridendomi. “Comunque, tutto
bene? E’ un po’ che non
parliamo”.
“Beh,
tu sei sempre in giro con
la tua ragazza e non ti fermi mai a fare due chiacchiere, quindi non
oserei
disturbarti. Comunque tutto bene, le solite cose…”.
Alquanto ferito
dalla mia prima
affermazione, sospira, guardandosi intorno. “Ma no,
è che non c’è mai tempo
e…”.
“Non
m’interessa, Matteo, sul
serio. Io vivo lo stesso senza il tuo resoconto della
giornata” ammetto,
probabilmente a causa dell’alcool nel mio corpo che ha solo
il compito di
rendermi più audace e sincera.
Lui sta per
ribattere quando un’odiosa
vocina – che riconosco appartenere a Gloria Versanti, amica
di Elisabetta, nonché
Miss Gossip dell’Università – dice:
“Una foto col festeggiato! Sorridete!” dopo
averci puntato addosso la sua Canon ultimo modello.
“Oh,
sì…” biascica Matteo,
appoggiandomi timidamente una mano sulla spalla.
Entrambi
sorridiamo come due
ipocriti, per poi tornare a fare finta di nulla quando Gloria se ne va,
vittoriosa per aver immortalato il festeggiato con la sua ex.
“Ora
vado a cercare le ragazze”
mi congedo.
“Certo,
divertiti…” mi viene
risposto con un sorriso di circostanza.
Ancora con il
bicchiere in mano,
inizio a guardarmi attorno, scorgendo qualche volto familiare che mi
saluta,
finchè non avvisto le ragazze fuori al balcone.
Le raggiungo, e
mi guadagno
occhiate di incredulità e smorfie di sorpresa varie, tanto
che Alessandra a
stento non si strozza con i salatini che stava mangiando.
“Ma
salve! Che c’è, Trudy non
vi ha detto…?”.
“Ho
voluto mantenere il
segreto. Sorpresa!” esclama la mia amica, muovendo le braccia
verso di me come
se fosse una presentatrice televisiva ed io l’ospite
d’onore.
Rido, per poi
bere un altro
sorso. “La cena è finita presto e ho deciso di
venire a farmi due risate”.
“Finalmente
ti sei svegliata un
po’” commenta Germana, dandomi una pacca sulla
spalla.
“Sono
lusingata dalle tue
parole” la prendo in giro, ricambiando la pacca.
“Ma ti
guardano tutti” nota
Lucia, ancora stupita.
“E
lasciateli guardare!” s’intromette
Dario, che ci ha appena raggiunti.
“Che
dite, andiamo a ballare un
po’?” chiedo.
Le ragazze
annuiscono, e tutte
ci trasciniamo dietro Dario che di solito odia ballare in queste
occasioni.
Tutti si stanno
scatenando
sulle note di “Born this way” di Lady Gaga, e la
cosa mi fa ridere perché
Matteo la odia, così noi ci aggreghiamo alle danze,
iniziando a ballare con
Dario al centro, e ogni tanto ognuna gli si avvicina.
Dopo una decina
di minuti mi
avvicino io, facendogli l’occhiolino, e lo vedo ridere mentre
appoggio una mano
sul suo petto.
Di conseguenza,
lui passa un
braccio attorno alla mia vita e beve un po’ troppa vodka dal
mio bicchiere,
lasciandolo vuoto, tanto che lo getto per aria e, senza volerlo,
colpisco
proprio Elisabetta, causando numerose risate da parte dei presenti.
“…Wow,
cioè, è stata una serata
fantastica per te!” commenta Trudy quasi due ore dopo,
mentre, esausta e con i
piedi doloranti, mi accascio sul mio letto dopo essermi liberata dagli
stivali
e dal trench. “Leo è super e… Oh, sono
così felice! Ti ci voleva una serata
così!”.
Più
brilla che mai, con lo
stomaco sottosopra e i capelli sconvolti, annuisco.
“Sì,
sono felice, ma so anche
che domani tornerà tutto come prima” constato,
sbadigliando.
“Ora
goditi questa serata…”.
Annuisco, per
poi guardare il
mio cellulare che squilla ripetutamente a causa di numerose notifiche.
“Cioè,
Gloria sta già postando le foto! Ma non sta proprio
bene!” esclamo, trovandomi
davanti la foto di me e Matteo.
-
Come siamo diversi – penso.
Si vede che
siamo cresciuti,
mentre quando ci siamo messi insieme non avevamo nemmeno
vent’anni.
Di solito, nelle
nostre foto
insieme, io sono quasi sempre senza trucco ma ho un sorriso
sinceramente
felice, mentre ora sono truccata abbastanza,
e sorrido in un modo alquanto ipocrita.
Senza riuscire a
trattenermi,
mi avvicino all’armadio, apro l’anta destra e
guardo l’unica nostra foto
sopravvissuta, scattata il giorno del nostro primo – e unico
– anniversario,
quando siamo andati al mare.
La prendo in
mano, e dopo aver
confrontato le differenti verità scritte nei nostri sguardi,
la strappo,
gettandola nel cestino con fare deciso, sotto gli occhi attoniti di
Trudy.
“E’
tempo di andare avanti sul
serio. Stasera ho capito che anche da sola non sono da buttare, quindi
devo
farmi valere” sussurro.
Trudy annuisce e
si fionda ad
abbracciarmi, accarezzandomi i capelli. “Era ora che lo
capissi. Tu vali
tantissimo, Lena, e Matteo è un idiota”.
“Per
la prima volta ci credo”
rispondo, rimanendo così, tra le braccia
dell’amica che nei momenti più bui si
è comportata come una mamma con me e che non esita a fare di
tutto per farmi
stare meglio.
*Shamy:
Sheldon/Amy, The Big Bang Theory; Chair:
Chuck/Blair, Gossip Girl.
°*°*°*°*
- In ritardo, ma
sono qui! ^^’
- Scusatemi, ma
giovedì ho fatto
l’ultimo esame del secondo anno e non ho avuto il tempo di
correggere il
capitolo per venerdì, diciamo che ero abbastanza stanca e ho
dovuto recuperare
un po’ di sonno e di vita sociale, in questi giorni!xD
- Non ve ne
fregherà nulla, ma
sono felicissima perché mi mancano solo
7 esami alla laurea e mercoledì inizio il terzo anno ^^
- Comunque, avevo scritto del
ritardo nel gruppo facebook dove aggiungo spoiler,banner
etc… Se vi va di farne
parte, dovete solo mandare la richiesta qui https://www.facebook.com/groups/468964983146566/ :)
- Passando al
capitolo… Che ve ne
sembra?
- L’idea
della parte in cui Trudy
fa la shipper mi è venuta in mente venerdì e non
potevo non aggiungerla, spero vi abbia
fatto divertire un po’ xD
- Poi, nessuno si
aspettava che
Lena sarebbe andata alla festa, e invece a quanto pare ha trovato la
forza
grazie all’uscita con Leo, che le ha fatto capire che anche
se per ora è sola,
vale molto ed è forte :)
- Sono curiosa di
sapere che ne
pensate del bacio ^^
- Grazie a tutti
voi che leggete,
recensite e seguite questo mio sclero… xD
- A venerdì :)