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Autore: Pozzione Polisucco    30/09/2013    6 recensioni
Lei: Valerie, due occhi azzurri, azzurri come il cielo infinito in un pomeriggio d’estate, azzurri coma la meraviglia fatta carne, azzurri come il mare più puro, azzurri come il cristallo più lucido.
Lui: Metthew, due occhi verdi, profondi, sensuali, ammalianti, brillanti, luccicanti, seducenti.
Lei: Lingua tagliente, una dura, con problemi in famiglia.
Lui: Lingua tagliente, uno duro, si prende ciò che vuole.
Riuscirà ad avere anche lei?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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“Papà” mormorai.
Senti Walter irrigidirsi, si girò verso mi padre, e gli sorrise.
“Ti sembra l’ora di tornare a casa Valerie?” è quando mi chiama con il mio nome intero, è incazzato. Molto.
“Scusa, ero..”
“Scusa, cosa? Ci hai fatto preoccupare, sono tornato a casa è tua sorella mi ha detto che sei uscita senza dire dove andavi, tuo fratello è in giro a cercarti da ore, ma a di te neanche una chiamata, un messaggio. Niente!” mi urlò, guardandomi. Piantai gli occhi nei suoi, avevo le lacrime in arrivo, abbassai lo sguardo in segno di scuse.
“Ero al parco con Oliver, poi ho incontrato Wa ..Matthew è mi ha offerto di andare a mangiare insieme” dissi, cercando di dargli una ragione in meno per odiarmi, alzando lo sguardo.

Vidi l’espressione di mio padre, rilassarsi per pochi secondi, poi rivolse lo sguardo a Walter, che era stato zitto tutto il tempo, osservando la scena, confuso. (?)
“Tu chi sei?” domandò mio padre, con tono glaciale.
“Matthew Walter, un amico di sua figlia” si presentò, porgendo la mano a mio padre, che non ricambiò.
“Iniziamo bene Valerie” disse in fine mio padre, ponendo lo sguardo su di me. “Vai subito in casa, ne riparliamo con tua madre. Che non so come faccia a girare per casa, tranquilla, insieme a tua sorella.” continua, poi tornò a guardare Walter. “Tu ragazzo, tornatene a casa. E sta lontano da mia figlia”
Merda! Sicuramente, in casa inizierà a farmi la scuola sul mio comportamento inadeguato. Walter, annuì confuso, poi mi salutò con un gesto della mano, prima di salire in macchina è uscire dalla mia visuale.
“Sei in punizione!” la voce di io padre, mi fece tornare alla realtà.
“Cosa? Perché?” domandai contrariata, entrando in casa.
“Perché? Sei fuori casa da sei ore, senza aver detto niente a tua sorella o a tuo fratello. Abbiamo provato a chiamarti, ma eri troppo impegnata a quanto vedo” disse, entrando in cucina.
Lo seguii, trovai mia madre in tenta a cucinare la cena, tranquilla.

“Ma chérie” mi salutò in francese, con un sorriso vero.
“Mamma” salutai, ricambiando il suo sorriso.
Si, avete capito, mia mamma è di origine francese, ha conosciuto lì mio padre è li si sono sposati, è hanno vissuto buona parte della loro vita, prima di trasferirsi in Inghilterra dando alla luce un idiota e due bellissime gemelle.
“Cara, come fai a essere tranquilla? Tua figlia, non ha avvisato è uscita a divertirsi senza dire dove e quando tornava” iniziò mio padre con tono severo.
“Mi fido di mia figlia” lo interruppe mia madre con il accento francese, facendo irrigidire mio padre, e sorridere a trentadue denti me. “Si una volta ha sbagliato, ma sono sicura che Val, non vorrà ripetere quello che è già successo una volta. Ha fatto molto, per tornare la nostra Val di una volta, è non si farà condizionare da nessuno” rivelò mia madre continuando ad avere quel sorriso che tanto amo.
Lei. Unica ad avere gran fiducia in me, unica a capire come mi sento, unica a capire che posso fare qualunque cosa, come è giusto fare. L’unica che mi capisce. L’unica che mi tramanda coraggio, coraggio che io ho.
Mio padre sbuffa. “Ok, capito!” si arrende in fine. “E’ come la vuoi mettere, che era avvinghiata a un ragazzo, quando sono uscito?” domanda fissandomi negli occhi.
“Caro, lasciala stare. E’ una ragazza, può fare quello che vuole, non è più una bambina. Non è più la tua bambina!” scherzò mia madre, facendo ridere mio padre.
“Ok, va bene” sorridendo a mia madre, poi torna su di me. “Solo due settimane di punizione” dice, facendo ridere mia madre.
“Una settimana, va più che bene” dice mia madre.
Mio padre sbuffa. “Ok, una settimana. Attenta, la prossima due mesi!”
Va alla leggera tuo padre!
Nel mio volto, scappa un sorriso enorme. Inizio a saltellare, felice, e corro ad abbracciare mio padre, che ricambia l’abbraccio ridendo.
“Grazie, ti voglio bene” gli sussurrò all’orecchio, ricevendo una stretta più forte da parte sua.
“Je t’aime aussi, moi aussi”.
Libero la presa, e do un bacio enorme a mia madre, facendola ridere.
“Ti devo un favore” gli sussurrò all’orecchio, facendola ridacchiare.
“Secondo te, perché ti avrei aiutata sennò” scherzò lei, sbuffando divertita, tornando a cucinare.
“Io vado su da ..”
“Di a quel ragazzo, ti tenere la meni apposto” m’interruppe mio padre serio. “Avviso Torn, che sei tornata a casa” continua, armeggiando con il suo cellulare.
Annuisco, è salgo in camera. Dove mi trovo una Desiree intenta a scrivere su un quaderno, con sguardo infuocato. Sicuramente, starà cercando di fare matematica.
“Hai bisogno di aiuto, per matematica?” domandai, chiudendo la porta alle mie spalle, è tempo due minuti che mi ritrovo Desiree addosso.
“Sono stata al cellulare con Oliver, ma alla fine ha perso le speranze” rivela ridendo. “Mi ha letteralmente detto che faccio schifo” continua facendomi ridere. Prendo il mio zaino, recupero il quaderno di matematica, e glielo lancio accanto a lei, che alza lo sguardo confusa.
“Già fatti, copiali” dico facendola sorridere.
“Per questo ti voglio bene” scherza, iniziando a copiare. “Allora dove sei stata?” domanda, continuando a scrivere.
“In giro” dico, facendogli alzare lo sguardo.
“Val, siamo gemelle. So come ti senti, è si da il caso che io non ero per niente preoccupata, perché sentivo che eri al sicuro, che non stavi facendo nessuna cazzata. Non prendermi per il culo, è dimmi con chi cazzo eri” dice seria, per poi scoppiare a ridere, seguita da me.
“Non è utile, avere una gemella, ora che penso. Sai sempre come mi sento, non è giusto” borbotto facendola ridere.
“Non attacca, non cercare di cambiare argomento. Ti conosco” dice puntandomi una penna nera contro. “Dai, con eri e dov’eri?” domanda curiosa, tornando a copiare gli esercizi.

“Sono stata con Oliver, al parco. Poi è dovuto andare via, è ho incontrato Matthew” dissi buttandomi a pancia sotto, a peso morto sul mio letto, togliendo le scarpe con l’aiuto della punta dei piedi, lanciandoli non so dove.
“Matthew?” domandò mia sorella, smettendo di scrivere. “Chi è?”
“L’amico di tuo fratello”
spiegai, chiudendo gli occhi.
Sentì mia sorella sbuffare. “E’ anche tuo fratello, è ..”
“Fino a stamattina era mio fratello” la interruppi aprendo gli occhi, la vidi che stava per ribatte“Argomento chiuso” re, ma l’anticipai. dissi con tono duro.
Sbuffò nuovamente, poi torno a copiare gli esercizi.
“Allora? Cosa avete fatto tu è l’amico di mio fratello?” domandò sarcastica.

“Mi ha obbligata a mangiare con lui al Mc. Il cameriere mi ha lasciato il suo numero. Mi ha offerto un milk-shake. Ha voluto fare il gioco delle dieci domande, ma non è arrivato a farmene più di quattro.” Elencai annoiata, sempre con gli occhi chiusi.
“Ti ha fatto quella domanda?” domandò con voce seccata.
Sapeva ogni cosa, sapeva che non raccontavo a chiunque, tutta la storia.
Rimasi in silenzio, lei sicuramente avrà capito. Una suoneria più una vibrazione mi fece sussultare. Presi il cellulare dalla mia tasca. Un messaggio: Verity.

-Ehi stronzetta, questa settimana ci sono le olimpiadi dei ciclisti, è le strade per scuola sono tutte chiuse. YEAHH. Cosa fare? Muahhahhahhaahha IO SONO UN FOTTUTO GENIO BIONDINA. I miei hanno una casa al mare, ho chiesto il permesso, è hanno detto che va bene, basta che non diamo fuoco alla casa. Allora, venite? Il messaggio è anche per Desiree, naturalmente anche per Torn. Ho già chiesto a Oliver, è ha accettato. Fatemi sapere al più presto così domani partiamo. Xoxoxoxo


Mare! *_* Oh my good. Una settimana. Da soli.
“Vado a chiedere a Torn se vuole venire”
Non mi ero nemmeno accorta che Desiree era accanto a me a leggere il messaggio.
“Io non vengo” dissi seccata.
Desiree sbuffò sonoramente. “Cazzo, Val. Non puoi continuarlo ad evitarlo, viviamo sotto lo stesso tetto, lo incontrerai non so quante volte. Tu sei forte, anche se staremo insieme questa settimana, ti conosco lo so che lo eviterai”
Scossi la testa. “Tranquilla. Non vengo perché c’è Torn, solo perché papà mi ha messo in punizione” spiegai.
Mia sorella sbarrò gli occhi. “No” urlò. “Non puoi lasciarmi sola una settimana con Oliv.. Verity è Torn”
Sorrisi divertita. “Mhh. Può darsi che quella settimana tu apra quei cazzo di occhi”
“Che vorresti dire?”
domandò innocente.
“Oliver” dissi alzando lo sguardo verso il suo che s’irrigidì all’istante.
“E’ mio amico” sussurrò.
“Certo, è io sono una piccola bambina innocente” dissi sarcastica, facendola ridacchiare. “Non prendermi per il culo. Ti piace” continuai seria.
“Vado a convincere papà a spostarti dalla punizione” cambiò argomento lei, uscendo dalla camera.
“Tanto lo so che ti piace” urlai ridendo. Presi il cellulare è iniziai a digitare in risposta di Verity.


-Ehi scimmia:P ... Desiree è Torn, sicuro che vengono. Io ti faccio sapere!! Xoxox


Inviai. Nemmeno il tempo di bloccare la tastiera che s’illuminò nuovamente.



-Che cazzo mi stai dicendo, stronza che non sei altro? Tu devi venire, No Val, no party cazzo! Daiiiiiiii, dammi un buon motivo del perché non puoi venire! ;(
Ps: Scimmia a chi? Stronza che non sei altro!!


Risi. La mia Verity, avevamo legato subito. Aveva un carattere molto simile al mio, eravamo toste, non ci facevamo mettere i piedi in testa da nessuno.
-Vuoi un motivo? Eccolo: Sono in punizione! Contenta? :P

Inviai, immaginando l’espressione divertita di Ver. Il cellulare si illuminò di nuovo. Credendo fosse di Verity lo aprì già divertita. Lessi il mittente: Kay.


-Dolcezza, come stai? Mi manchi, sai? Qui non è più come una volta senza te. Anche se siamo lontani, so che mi ami, è che il tuo cuore è MIO.
Ti troverò a ogni costo. Tu sei mia!
Ti amo, tuo Kay!



Trattenni il respiro, avevo bisogno di qualcuno, è quel qualcuno era Torn. Non m’importava quello che era successo, avevo terribilmente bisogno di mio fratello. Scattai in piedi, è corsi in camera di Torn, lasciando il cellulare in camera. Lo trovai disteso sul letto, a petto nudo, intento ad ascoltare la musica, con un braccio sotto la nuca. Mi avvicinai al letto, è piano mi accucciai al suo petto. Sentii Torn, sussultare, non si era accorta della mia presenza prima, mi strinse a lui, è non riuscì a trattenere le lacrime, iniziai a piangere.
“Val, che succede?” domandò, alzando la testa, cercando di capire cosa mi stesse succedendo.
“Vai, mi stai facendo preoccupare, che cazzo è successo?” domandò con tono duro, questa volta.
Cercai di prendere respiri profondi, per calmare i singhiozzi, alzai lo sguardo nel suoi occhi azzurri.
“Mi è arrivato un altro messaggio” sussurrai infine, riprendendo poi a piangere più forte. Lo sguardo di Torn si indurii, è mi strinse più forte a lui. Iniziò ad accarezzarmi la schiena, il che sapeva che mi tranquillizzava, così mi accoccola di più a lui.
“Shh. Non ti succederà niente, finché ci sono io” mi sussurrò all’orecchio.
Si allontanò da me, tutto la calma che mi aveva trasmesso con le sue carezza, era sparita, inizia a piangere ancora più forte,
il che fece girare Torn, è accorciare i tempi di ciò che doveva fare. Lo vidi frugare nell’armadio, prese due coperte, si distese nuovamente vicino a me, non aspettai nemmeno che sistemasse le coperte, che mi fiondai su di lui, con fatica riuscì a sistemarci sotto le coperte, poi senti un braccio infilarsi sotto la mi testa, è uno afferrarmi con dolcezza il fianco, facendomi avvinghiare maggiormente a lui. Iniziò con dolci e tenere carezza, la sua mano tra i miei capelli mi fece chiudere lentamente gli occhi, lasciandomi andare tra le braccia di Morfeo.


“E’ davvero carino qui” Fischia io, entrando nella casa al mare di Verity.
“Ricordati che sei in punizione, quindi non potrai divertirti più di tanto” mi riportò alla realtà il mio caro fratellone. Rimasi un momento in silenzio poi scoppiai a ridere, conoscendomi mi sarei divertita anche a guardare uno squallido film in tv, mi diverto con poco.
“Almeno posso andare a farmi un bagno al mare o sono venuta a guardavi mentre vi divertite? No, ditemelo prima di disfaccio le valigie, che chiamo il taxi e torno a casa” esclami ironica, facendoli ridacchiare.
Un fischiò mi fece voltare ancora sorridendo.
“Val, devi vedere assolutamente quanto è figo il ragazzo che abita a tre ville da qui” fischiò di nuovo, maliziosa la mai Varity, facendomi spalancare gli occhi.
“Davvero?” domandò. “Oh, fa vedere dai” esclamai, prendendola di spalle e tirarla fuori casa. Mi girai in torno, alla ricerca di un figo, ma non trovai nessuno.
“Eccolo” esclamò la mia amica, indicandolo. Seguii il suo braccio è sorrido divertita.
Il cameriere del Mc, stava passeggiando tranquillo nel parco davanti a noi, con un bel Golden Retriever, a suo fianco, la razza di cane che ho sempre amato. Lo vidi, frugare nella sua tasca, mente il cucciolo gli era seduto davanti come in attesa, poco dopo una bambina gli corse in contro, attaccandosi alla sua gamba facendolo ridere.
“Non ci posso credere, sarà sua figlia” esclamò delusa la mia amica.
“Sarà sua sorella, dai. Io vado a salutarlo” esclamai entusiasta, facendo spalancare gli occhi a Verity che mi guardava sbalordita.
“Lo conosco” mi difesi, sorridendole.
Stava per ribattere quando senti la porta dietro di noi aprirsi, è far uscire mio fratello al quanto incazzato e il suo caro amico Walter, che aveva un guardo al quanto divertito. Ebbene si, alla fine Torn aveva chiesto alla mia amica se poteva portare un amico, che anche contro le mie disapprovazioni, aveva approvato entusiasta. L’avrei uccisa, se solo non era in custodia delle chiavi di questo paradiso.
“Dai amico, su con la vita, non è la fine del mondo. Te ne ricompro un altro” lo sentii dire tra le risate.
Li fissai incredula, ricordandomi che Walter per tutto il viaggio aveva giocato con il cellulare di Torn, facendolo saltare da una mano all’altra.
“Vorrei ben vedere, quella era l’ultimo panino rimasto” esclamò indignato, facendomi scoppiare a ridere, per lo stupido pensiero che mi era passato per la testa, mio fratello non si sarebbe mai incazzato se il suo telefono decedesse anzi, avrebbe festeggiato.
Ricevetti un’occhiata infastidita da mio fratello, è un’occhiata divertita dall’amico.
“Sei il peggio” borbotto, riprendendomi dalle risate.
“Cazzo, quanto è tenero con la piccola” sento dire da Verity, con tono amorevole.
Mi giro di nuovo verso Ryan, che giocava con la bambina tirando il giocattolo del cane, che a sua volta lo riportava di nuovo a loro. Che carini.
“Vado a salutarlo, addio” esclamò, facendo ridacchiare la mai amica, ricevendo uno sguardo infuocato dal mio fratellone, e uno sbuffo dall’amico.
“Che ci fa quello qui?” chiede serrando la mascella.
Non gli rispondo nemmeno, che già sono diretta verso di lui. Lo vedo sedersi sull’erba tranquillo sorridendo, mentre la bimba gioca con il Golden.
“Eilà, ci vediamo di nuovo” mettendomi davanti a lui. All’inizio vedo il suo sguardo confuso, poi mi sorride.
“Ehi, che ci fai qui?” chiede, facendomi segno con la mano si sederci accanto a lui. Non me lo feci ripetere più volte mi sedetti, piegando le gambe e poggiandomi suoi gomiti.
“Scuola chiusa per una settimana, così sono in vacanza con i miei amici e i miei fratelli” spiegai, sorridendogli, che mi ricambiò. “E’ tu, che ci fa qui?”
“L’asilo di Eveline è così lo portata dai miei genitori”
spiegò, facendomi un piccolo sorriso.
Lo fissai per alcuni secondi. “E’ tua figlia?” chiesi.
Per un momento calò il silenzio.
“Si” bisbiglio, girando lo sguardo verso il mio per poi abbassarlo.
Non capivo, il perché del suo comportamento, cosa c’era di male a essere padri a vent’anni? Gli posai un mano sulla spalle, che gli fece alzare il viso, che mi sorrise notando il mio sguardo.
“E’ davvero molto bella” esclamai, sorridendogli.
Ridacchiò. “Ovviamente ha preso da me” facendomi ridere.
“Oh, non lo metto in dubbio” scherzai, facendolo ridere. “Quanti anni ha?” chiesi.
“Tre, è una bambina molto sveglia” disse osservando ogni movimento della piccola.
“Beh, io non mi sono ancora presentata. Io sono Valerie” mi presentai, porgendogli la mani, che strinse subito dopo.
“Piacere mio”
“La madre? E’ rimasta a Chelsea?” domandai curiosa, facendolo irrigidire.
Il silenzio calò di nuovo su di noi, facendomi sentire una merda.
Perché non mi faccio i cazzi miei, ogni tanto?
Me lo chiedo anch’io ogni tanto!
“Ho detto qualcosa che non va?” domandai titubante, posandogli una mano sulla spalla, come per dargli conforto.
“Dopo che ha partorito, ha lasciato me ed Eveline da soli, se né è andata senza nemmeno darmi una spiegazione. Non ha saputo dirmi altro che “non sarà mai una brava mamma, mi fido di te” poi è scomparsa dalle nostre vite” spiegò, cercando di trattenere le lacrime.
Mi alzai, e mi misi in ginocchio davanti a lui.
“Ehi” lo richiamai alzandogli il viso. “Scusa, non dovevo farti questa domanda, avrei dovuto farmi gli affari miei, ma ascolta, sé se né è andata a mia giudizio è perché non era abbastanza matura da crescere una bambina. Ma a tuo favore, posso dirti che hai fatto davvero un bel lavoro, guardala” dissi indicandogli la bambina che correva insieme al cane ridendo. “Si diverte, ti ama come tu ami lei, sei il suo eroe, è lei sicuramente è la tua principessina” dissi sorridendogli, per poi abbracciarlo. Non rispose subito, ma poi senti le sue braccia stringermi a sé, sussurrandomi un “Grazie” nell’orecchio.
“Papà” un urlò, ci fece staccare immediatamente. Una bambina, con un vestitino verde è giallo, bionda con i capelli a caschetto, e due occhi marroni chiaro, mi fissavano sorridendo.
“Io sono Eveline, come ti chiami?” chiese sedendosi davanti a noi, con il cane che la segui distendendosi sul prato stanco.
“Io sono un Valerie, un amica di tuo padre” dissi, stringendo la piccola mano che mi aveva teso poco dopo la mia presentazione.
“Che bello, sei francese? Anche la mia maestra è francese” esclamò entusiasta la piccola.
Risi. “Oh, no non sono francese, ma inglese. Però mia madre è francese” dissi sorridendogli, per poi rivolgere uno sguardo a Ryan che guardava la scesa sorridendo.
“Anche a me piace” esclamò battendo le mani.
“Quanti anni hai?” mi chiese, alzandosi e sedendosi sulle gambe del padre.
“Diciassette, tu?” domandai, anche se sapevo già la risposta.
“Tre, né devo fare quattro tra dodici mesi” disse, facendo ridacchiare me e il padre.
“Cazzo” sbottò Ryan
“Papà” richiamò la piccola il padre.
“Oh, scusa piccola mia. E’ tardi dobbiamo andare a fare la spesa, è tra poco i negozi chiudono e i nonni non sono in casa stasera” spiego facendo alzare la piccola e poi lui.
“Beh, non voglio imbarazzarti o cosa, ma se vuoi puoi venire a cena da noi, una cena tra amici” feci uscire le parole dalla mia bocca, accorgendomi alla fine che il Golden Retriever che mi leccava la mano, lo accarezzai dandogli poi un enorme bacio sulla testa, ricevendo da lui una leccata sulla mia guancia. Ellino!
“Allora? Venite?” domando a Ryan, che era rimasto in piedi davanti a me, senza sapere cosa fare.
“Sii, ti prego ti prego ti prego. Andiamo a mangiare da Valerie, ti prego papi” urlò entusiasta Eveline tirando per una manica suo padre, che le sorrise.
“Sempre se non disturbiamo” disse.
“Certo che no, senno non te lo avrei chiesto. Vorrei solo che non portasti questo amore di cane, mio fratello è allergico al pelo” rilevai sorridendo ai due, e accarezzando il cane, che scodinzolava felice.
“Va bene, accettiamo” disse infine, tempo due secondi che la piccola era a saltellare per il parco. “Però andiamo prima a farci una bella doccia, eh? Che dici, Eve? Contenta?” disse ridacchiando, osservando la piccola, cui il sorriso scomparve dal suo piccolo volto.
“No la doccia no!” esclamò con tono terrorizzato.
Ridacchiai. “Oh si la doccia si, a Valerie non piacciono le bambine che puzzano, vero?”
Annuii divertita. “Oh, no. Non vado d’accordo con le bambine che non si lavano, no!”
“Allora noi andiamo, vi vediamo fra un’ oretta. Dove abiti?” chiese poi.
Indicai la villetta davanti al parco. “Lì, caro. Ci vediamo stasera allora, ciao piccola” salutai la piccola con un bacio sulla guancia che ricambiò, e Ryan mi salutò con un tenero sorriso. Ma quanto è carino!
Il cane segui i padroni scodinzolando, mi alzai dal prato pulendomi i pantaloncini con le mani, e tornai a casa.
“Che cazzo fai, rendimi quel cazzo di telecomando, stavo guardando un film” senti straripare da mia sorella, sul divano mentre Walter gli fregava il telecomando dalle mani.
“Tuo fratello mi ha detto che hai visto quel film un milione di volte, quindi non scassarmi” Rivolsi lo sguardo alla tv, e intravidi Rose e Jack, oh bene stava riguardando per la millesima volta il Titanic, per una volta sono dalla parte di Walter.
“Tu non saresti nemmeno dovuto venire, quindi dammi subito il telecomando” allungò il braccio verso di lui, aspettando che le lasciasse il telecomando. Lui sorrise e sbuffo.
“Sei fastidiosa” borbottò, per poi lasciargli il telefono.
“Dove sono gli altri?” domandai, dopo essere entrata già da dieci minuti abbondanti.
Tra i due l’unico che si girò era Walter, la mia gemella era troppo impegnata a guardare il film.
“Guarda guarda, chi è tornato. Buonasera, signorina!” dissi con tono sarcastico il moro.
“E’ bello essere ignorati dalla propria gemella” scherzai, ridacchiando e facendo spuntare un sorriso sul viso del moro, che rivolse uno sguardo a mia sorella per poi passargli una mano davanti agli occhi, che non gradii molto il gesto che gli tirò una gomitata nello stomaco facendolo gemere di dolore, facendomi scoppiare a ridere senza ritegno.
“Fanculo” borbottò dolorante il moro.
Presi un respiro profondo, e mi sedetti nella poltrona accanto al divano dove erano seduti la bionda e il moro.
“Gli altri?” domandi nuovamente togliendomi le scarpe lanciandole sotto al camino dove c’erano le altre scarpe.
“Torn è Oliver sono andati a fare la spesa, mentre Verity, credo sia andata a riposare” spiegò il moro, mentre l’altra annuiva sempre con lo sguardo su la tv.
“Come mai non sei andato con i ragazzi?” domandai, legandomi i capelli in una coda disordinata, rivolgendogli uno sguardo. Lui lanciò un’occhiata a Desiree, come se dovessi capire. Feci una smorfia alzando gli occhi al cielo.
“Doveva parlare con Oliver” bisbigliò senza farsi sentire dalla diretta interessata.
Mimai un “ahhhh”, povero Oliver, dovrai subirsi i discorsi di mio fratello.
“Bene io vado a farmi una doccia” avvertii alzandomi dalla poltrona. Mi girai per andare al piano di sopra, ma mi ricordai di avvertire degli ospiti stasera. Mi girai di scatto verso i due, e senza volere intravidi lo guardo di Walter fissarmi il culo e passarsi la lingua sulle labbra. Maniaco!
“Stasera abbiamo ospiti” rilevai, per poi correre per le scale dirigendomi in camera.
Entrai in camera, dove trovai la mia valigia poggiata sulla panca ai piedi del letto. L’aprì, presi la biancheria, una maglietta a maniche corte dell’Hard Rock bianca, abbastanza lunga, e un pantaloncino bianco. Presi il tutto, e usci di camera catapultandomi in bagno.
Mi spogliai è mi infilai nella doccia, aprii il getto d’acqua che mi fece distogliere da tutti i miei pensieri. Tirai i capelli indietro, dopo aver eliminato tutto lo shampoo, e mi affacciai fuori dalla doccia, cercando l’accappatoio. Lo cercai con lo sguardo, per poi rendermi conto della realtà: non avevo preso l’asciugamano. Merda!
Uscì dalla doccia, e cercai nei cassetti, dove trovai un asciugamano abbastanza grande, e me lo avvolsi intorno al corpo, mi arrivava poco più giù nel sedere, né presi un altro è me lo avvolsi nei capelli. Presi i vestiti e la biancheria, aprii la porta del bagno guardai se non ci fosse nessuno e corsi in camera mia. Buttai i vestiti sul letto, e sciolsi l’asciugamano dai capelli pompando i capelli per asciugarli poi meglio. Mi vestii veloce, è continuaia pompare i capelli, mentre cercavo invana di infilarmi i pantaloncini con una mano.  Una porta chiusa alle mie spalle mi fece girare di scatto, trovandomi un Matthew che mi fissava malizioso.
“Esci immediatamente” straripai indicandogli la porca con una dico, e con l'altra mi tiro su il pantaloncino.
 “Sta zitta” sospirò acido il moro.
“Ma com..” Non feci in tempo a finire la frase che le sue labbra erano sulle mie.
Senza nemmeno accorge mene ricambiai il bacio senza esitare, portai le mani dietro la sua nuca che si lasciò sfuggire un gemito. Mi morse il labbro inferiore, lo fece con tata voracità che sentii il sapore del sangue. Ci staccammo per riprendere fiato, tempo un secondo che lo trovai con la testa tra il mio collo. Mi stavo accaldando e non riuscii a far altro che a riavvicinare il viso al suo baciandolo con più foga. Le sue mani erano sui miei fianchi che teneva stretti a sé. Senza accorgemene senti le sue mani scivolare sulle cosce nude. Pochi minuti mi ritrovai sdraiata sul letto e una mano che mi saliva su in fianco, stringeva stretto l’altra cosca, facendo combaciare il suo bacino al mio, mentre io ero ancora avvinghiata ai suoi capelli. Non riuscivo a capire il piacere che stavo provando, dio come bacia bene! Si staccò dalle mie labbra e appena guardai il suo viso costatai che era davvero un gran bel pezzo di ragazzo, pochi secondi me lo ritrovai a dedicarsi al mio collo, i suoi capelli erano ormai scompigliati per colpa mia e potei sentire il forte odore del suo shampoo.
“Profumi di cocco” mi soffiò sulle labbra. “Io adoro il cocco” soffiò per poi tuffarsi nuovamente sulle mie labbra, facendo scontrare le nostre lingue. Non opposi resistenza e ricambiai il bacio con foga, e a malincuore lasciai i capelli, incrociando le braccia dietro la sua nuca, in quel preciso istante le nostre intimità si scontrarono e lasciammo un gemito.
Pochi secondi, ritornai alla realtà, che cavolo perché ogni volta mi faccia questo effetto? Porto le mani al suo petto, allontanandolo.
Iniziò a baciarmi, con più foga di prima, con tutte le forze e i richiami mentali che cercavo di tornare in me, non ci riuscii, diedi di nuovo modo di far entrare la sua lingua invadendo la mai bocca. Pochi secondi, ci staccammo per riprendere fiato, ma non esitai a baciargli il collo, lasciandogli un succhiotto tra il collo e la spalla, non perse del tutto il controllo di se stesso che sentii la sua mano scorrere sul cavallo dei miei pantaloncini.
“Walter” mugugnai in un gemito.
“Matt” disse portando una mano che saliva sulla gamba sui per i miei pantaloncini sfiorando la mia intimità, facendo una leggera pressione. Compresi che stavamo andando troppo oltre, così lo allontani di scatto, alzandomi dal letto, aggiustandomi i pantaloncini e la maglia.
“Che succede?” domandò poggiandosi con il gomito al letto osservandomi.
“Che succede?” sbottai. “Mi prendi per il culo? Eravamo sul punto di scopare!” esclamai, ricevendo uno sguardo tranquillo da parte del moro.
“Beh, si me n’ero accorto!” disse distendendosi sul letto con le braccia dietro alla nuca osservandomi. “Non puoi biasimare, che tra di noi c’è attrazione” esclamò indignato.
La mascella stava per cascarmi a terra. “Dici quindi che dovremo andare a letto insieme?”
Alzo le spalle. “Non per forza sul letto” che sfacciato!
“Io non sono attratta da te” esclamai infastidita dal suo atteggiamento sfacciato.
Saltò dal letto, schiacciandomi al muro. “Sicura?” soffio nel mio orecchio.
Pregai tutti i santi di cercare di avere una voce più seria che mai. “Sicura” ma mi tradii.
“Forse ti stai innamorando di me? Dopo il mio bacio perfetto?” ammiccò.
“Forse ti stai innamorando tu di me, dopo il mi bacio perfetto?” risposi con un sorrisetto.
“Oh, io non mi innamoro” esclamò.
“Siamo in due”
“Ma scommetto che ti innamorerai di me”
“Io scommetto che tu ti innamorerai di me”
dissi ripetendo le sue parole da parte mia.
“Mhh, vuoi davvero scommettere?” domandò iniziando a lasciarmi dei baci lungo il collo, poco castri, lasciandomi senza respiro. Ritornai in me, poco dopo.
“Adoro le scommesse” esclamai, ridendo con lui.
“Perfetto. Io direi di siglare questa scommessa. Vale tutto, chiaro? Senza esclusioni di colpi” Ben che dire ogni
tanto sbircio su un sito che usa mia cugina per leggere delle fan fiction, è Your love is my drug di Giulia_Choppers, me la sono riletta e riletta, ricordandomi quasi tutte le battute che adoro di più. Io ed Emily dovremmo stringere amici, si!
Torno alla realtà e osservo lo sguardo malizioso di Matt.
“Allora? Scommettiamo?” domani e stesi la mano davanti al suo viso che era poco distante dal mio.
“Scommettiamo” accettò in fine, stringendomi la mano.
Speriamo bene!
Le ultime parole famose!


Ssciaooooooooooooooo belleeeeee :)
Beneeee dopo che oggi ho perdo ben due treni per scuola, sono rimasta a casa a finire il capitolo, trovando ispirazioni dal mio bel pacchetto di haribo :Q__ ok si lo ammetto lì adoro!!
Bene passiamo al capitolo..vi è piaciuto?? Come vi sembra Ryan? Eveline? o meglio il nostro figo di cui nome fa Matthew? Bene io vi rivelo una cosa ...credo di essermi innamorata di lui!! *_*


Beh, vi lascio leggere il capitolo! Recensiete recensiete recensite!!! Ahhhhh dimenticavooo...GRAZIE A TUTTE PER LE RECENSIONI!! :D e un grazie anche a coloro che la visitano!!
Ciaoooooo alla prossimaaa!!


Baciii _POLI:3
  
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