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Autore: madelifje    30/09/2013    4 recensioni
A dodici anni ho avuto l’idea di salire sul tetto.
Lo spettacolo da lassù è bellissimo: si vedono le ultime luci ancora accese delle case, i lampioni che illuminano le strade deserte e, alla mia destra, i campi.
Mi sdraio sul plaid cercando di trovare la stella polare. Poi controllo di avere montato l’obbiettivo giusto sulla mia Canon, metto a fuoco e scatto la foto.
Giselle diceva che un giorno Alianna Crawford sarebbe diventata qualcuno.
Oggi è il 7 settembre 2012 e sono le ventitré e quindici minuti.
Alianna Crawford è ancora la ragazza invisibile.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Good girls go to haven.


Ci sono delle immagini che ti tornano alla mente all’improvviso e senza nessun motivo apparente. Magari non ci pensavi da secoli, e ti trovi a chiederti come cavolo tu abbia fatto a non ricordartene.
Uno di questi flash mi viene quando chiedo a Vincent di accompagnarmi alla pista per incontrare Ed e Willow.
-Fai inversione! –dico di getto.
-Cosa?
-Portami a casa. Ci vorranno cinque minuti. Per favore, è molto importante.
Il tono della mia voce deve essere davvero convincente, poiché Vincent fa inversione a U e passa nell’altra corsia senza battere ciglio. Ignora le maledizioni provenienti dagli altri automobilisti e sfreccia verso casa mia. Se Vince non ci fosse bisognerebbe inventarlo.
Spalanco la portiera quando la macchina non è ancora del tutto ferma, apro il cancelletto e corro verso casa.
Ho passato tutto il giorno a cercare di ricordare qualcosa sulla collana e finalmente ce l’ho fatta.
Salgo nel ripostiglio e riapro la scatola da cui avevo preso la maschera. Tre volte in meno di una settimana, è praticamente un record.
Stavolta devo scavare a fondo prima di trovarlo. Lo riconosco immediatamente. Io scrivo sempre sui miei rullini di che foto si tratta e comunque non mi sembra di averne qualcuno che non sia già stato sviluppato.
Su questo piccolo cilindro di plastica, invece, non c’è annotato nulla.
Perché non è uno dei miei rullini.
 
Sono sdraiata sul divano con le cuffie nelle orecchie e il laptop sulle ginocchia. Devo assolutamente smettere di trascorrere così tanto tempo su tumblr. Mio padre mi si para davanti. Non riesco a sentire quello che dice e il labiale non è proprio il mio forte, perciò me ne esco con un brillante “Eh?” che gli fa perdere le pazienza. Chiude il laptop schiacciandomi le dita e mi convince a togliere le cuffie.
-C’è Giselle! –abbaia.
La mia amica, alle sue spalle, mi rivolge un timido sorriso. Ha gli occhi rossi e il trucco sbavato. Se non la conoscessi bene, direi che ha passato gli ultimi minuti a lavare via le righe di mascara dalle guance. Abbandono il computer sul divano e la trascino nella mia stanza, chiudendo la porta con un giro di chiave.
-Ho sentito di tua nonna, -mormoro –sul serio, Gis, chiamami per qualsiasi cosa.
-I dottori dicono che non c’è più niente da fare. –tiene le mani serrate in grembo, le nocche sbiancate. Potrei tirare fuori dal cilindro qualche frase fatta sulla speranza che è l’ultima a morire. Potrei, ma non lo faccio. le stronzate non aiutano nessuno. La abbraccio. È l’unica cosa che so di saper fare bene.
Dopo quella che sembra un’ora lei smette di piangere e ci stacchiamo lentamente.
-Mi fai un favore? È molto importante.
-Tutto quello che vuoi. A parte un portfolio su Vincent in mutande.
Riesco a strapparle un sorriso.
-Sono andata da Nathan per dirgli che è finita ma… Ali, sono successe troppe cose. Giuro che ti spiegherò tutto. nel frattempo puoi tenermi questo?
Apre di poco una mano e appoggia sul letto un cilindro di plastica, di quelli che contengono le pellicole.
-Cosa ha fotografato? –domando rigirandomelo fra le mani.
-Non è importante. Cioè sì, ma non adesso. Lo farai?
-Ok. Ma tu giurami che non vedrai più quel bastardo.
Annuisce mentre si soffia il naso. Voglio assolutamente cambiare argomento, così le sorrido e chiedo da dove venga la catenina argentata che porta al collo.
 
Quella sera mi telefonò in lacrime per dirmi che nonna Dawson non ce l’aveva fatta e due giorni dopo la trovai in quella maledetta palestra.
Ovviamente Giselle non ha mai recuperato il rullino da casa mia e io me ne sono completamente dimenticata. La collana, però, era finita nelle mani di Nathan.
La chiave potrebbe essere all’interno di questo cilindro in plastica. Cerco di capire che pellicola ci sia all’interno. Una Kodak X Plus, trentacinque millimetri. Merda, ci vorrà circa un giorno per sviluppare tutti i negativi.
Vincent, ancora in macchina, suona il clacson.
 
La “pista” è uno dei posti preferiti dei ragazzi della mia zona. Attaccata al campo da basket ai margini di un parco, è la migliore rampa per skateboard del circondario. Non importa a che ora tu ci vada: c’è sempre qualcuno. Willow mi aspetta seduta sul muretto. Fa dondolare le gambe tenendo le caviglie incrociate e non appena mi vede salta giù. Fa un rapido cenno a Vince, ignora completamente Louise e si rivolge a me.
-Perché diavolo ci hai messo così tanto?
-Ho fatto un salto a casa. Ed? –apro la portiera e metto una gamba fuori.
-Non s’è visto. A proposito, un uccellino mi ha raccontato quello che è successo a musica. Sono abbastanza fiera di te, ragazza, ma non è questo il punto. Perché diavolo non l’hai baciato?
Ma che cos’hanno tutti? –Non è così semplice. –borbotto.
-Un giorno ti stancherai di essere la suora di clausura della situazione e capirai che avevo ragione.
-Per la prima volta nella vita siamo d’accordo, Willow.  –dice Vincent sinceramente meravigliato.
-Non ci fare l’abitudine. Ali, scendi. –obbedisco e saluto la coppietta. La macchina di Vincent parte sgommando e facendo svolazzare i nostri capelli. Sento Willow grugnire un “esibizionista” subito prima di prendermi a braccetto e di avviarsi verso la pista.
L’arrivo di Ed mi salva dalla continuazione di quel discorso imbarazzante.
-Buongiorno donzelle! Che la riunione clandestina abbia inizio!
Vuole davvero fare finta di niente?
Stupida, penso fa finta di niente perché non è successo nulla.
Stringo forte il rullino nella mia tasca. Considero l’idea di raccontare tutto ai miei amici, ma la accantono subito. Dovrei dire loro della collana, e di Connor. E non posso. Non davanti a Willow. Non ha mai frequentato un ragazzo per così tanto tempo e io non posso impedirglielo, perché di fatto non ho niente contro di lui. Solo uno stupido grado di parentela. Io odio Nathan, sono paranoica e decisamente strana. Perché Willow dovrebbe credermi?
Farò sviluppare le foto, e se troverò qualcosa di interessante racconterò tutto a lei e Ed.
Gli altri due non si sono nemmeno accorti della mia distrazione ed hanno continuato tranquillamente i loro discorsi da CSI dei poveri.
-Io dico che dovremmo mostrare alla polizia quello che abbiamo trovato sull’agenda.
-Certo. Ammettiamo di averli derubati, non è mica un reato. –sbuffa Willow. Non possiamo che darle ragione.
-Abbiamo ancora una specie di pista. Possiamo chiamare quelli di Ma… -vengo interrotta dal suo arrivo.  Sono sbalordita, perché non sapevo andasse in skateboard. Spendo un prezioso secondo per notare quanto gli stia bene quella giacca di pelle. Non lo vedo da un po’, è probabile che se la sia comprata di recente. Ad essere sincera non vedo Andrew dal giorno della festa, quando… Oh.
Mi abbasso scomparendo dietro al muretto.
-Io non ci sono. –bisbiglio. Willow ridacchia.
-Buondì! –esclama Andrew dopo qualche secondo.
Fa che non mi veda, ti prego!
-Ciao. –dice seccamente Ed.
Dalla mia posizione riesco a scorgere solamente le loro ombre. E questo significa che anche lui potrebbe vedere la mia. Cerco di appiattirmi il più possibile contro ai mattoni.
-Ali dov’è? –il ragazzo non perde tempo.
-Ti sembro forse sua madre? –ribatte Willow.
-Allora le avete fregato la borsa. –la borsa. L’ho dimenticata sull’angolo del muro. Mentre spero in una scusa decente da parte dei miei amici penso che se Andrew ha notato solo la mia borsa, probabilmente è troppo distante per vedere anche me. Poi però fa un passo in avanti. Rapidamente, Ed si siede sul muretto.
-L’ha dimenticata a scuola questa mattina.
Credibile.
-E voi due siete usciti insieme? –adesso la voce di Andrew è incredula. Ed e Willow non sono esattamente due che potrebbero sembrare amici. Willow è troppo sofisticata, mentre lui è... lui.  
-A dire il vero sì! –l’ombra di Ed attira quella di Willow verso di sé.
-Non siete credibili. Primo, tu esci con Connor. Secondo, tu sei palesemente innamorato di Ali.
Un incendio scoppia nella mia testa.
-Dai, ditemi dov’è.
-Andrew, hai rotto. Vai a divertirti sullo skate e lasciaci in pace. –sbotta Willow. Silenzio. L’ombra di Andrew si allontana fino a sparire dalla mia visuale. Sento Ed contare a bassa voce fino a venti, poi un braccio mi tira verso l’alto.
-Amami. –dice Will. Borbotto un ringraziamento. –Non fraintendermi, Ali, io detesto quel ragazzo e sono davvero felice che tu abbia iniziato ad evirarlo, ma… Perché?
Tanto vale confessare. Willow è l’ultima persona al mondo che potrebbe giudicarmi su questo genere di cose mentre Ed semplicemente non può. La colpa è anche sua.
-L’ho abbandonato alla festa di Lauren usando la classica scusa del “devo andare in bagno”.
-Oh.
-A mia difesa c’è da dire che quando l’ho detto non pensavo affatto di andarmene e dopo… dopo mi sono completamente dimenticata.
Ed tossicchia. Lo fulmino con lo sguardo.
-Ragazza, -inizia Willow –sono sicura di parlare anche a nome di quel coglione di Vincent. Sono molto, molto, fiera di te.
 
-Maple’s Hill, posso aiutarla?
-Sì! Mi servirebbe un’informazione dalla cartella di mio figlio.
-Come si chiama?
-Nathan Morris.
Silenzio.
Il battito cardiaco aumenta. Tranquilla. Hai impostato il numero provato, non posso rintracciarti. E comunque non ti scopriranno.
-Domani ha un incontro con il terapista. Mi servirebbe sapere la data e la valutazione della sua ultima visita. –è una domanda perfettamente lecita, vero?
-Signora Morris, non posso riferirle la valutazione tramite il telefono. La visita è avvenuta il ventinove ottobre, ma non posso dirle altro. Il medico gliene avrà parlato, no?
-Ha discusso con mio marito. –incrocio lo sguardo di due preoccupatissimi Ed e Willow.
-Signora, Nathan ha bruciato la cartella.
Si dice che la speranza sia l'ultima a morire. Ma quando vedi affondare quella che sembrava l'ultima spiaggia, non ti rimane proprio nulla.

Loro lo sanno.
I signori Morris sanno cosa ha fatto Nathan durante l'ultima visita, per questo hanno impostato quella nota sul computer. Contattare Maple's Hill. Perché temono che qualsiasi problema avesse il loro figlio possa essere tornato. 
Ed e Willow sono scoraggiati, ma io ho ancora due elementi a disposizione. La collana e il rullino. Mentre con la prima non posso fare molto, il secondo è ancora in attesa di essere sviluppato.
Non posso rischiare che Gale Shepley veda le foto (anche perché non so cosa raffigurino), così mi rivolgo al vecchio Wallace. 
Ho quasi vergogna quando entro nel negozio, dall'ultima volta in cui ci sono stata è passato un mese.
-Ehi Crawford! Eri passata al digitale per un po'?
Rido.  -Lo so, perdonami. Ecco qua il rullino. 
-Accidenti a te che decidi di ricomparire di venerdì. Mi dispiace ma non penso di farcela prima di lunedì.
Deglutisco. -Ok. Nessun problema. 
 
È il freddo a svegliarmi. Raggomitolata sotto al piumone, non vorrei altro che trascorrere i restanti anni che mi separano dalla fine del mondo in quella posizione. Assaporare la domenica mattina e sapere di avere davanti altre lunghe ore di libertà. La vita può anche essere uno schifo, ma i giorni festivi sono stati inventati apposta. Apposta per essere desiderati per tutto il resto della settimana, per essere venerati, per permettere al cervello di rilassarsi, perché "tanto domani è domenica!". Ci sarebbe anche una ragione religiosa, ma in questo momento non mi interessa. Anche perché c'è qualcosa che colpisce la mia finestra ad intervalli più o meno regolari.
Mi alzo, massacro chiunque sia l'artefice di tutto questo e torno a letto.
I miei piedi non trovano le ciabatte e sono costretti a trascinarsi sul pavimento, freddo come può essere il parquet in una mattina di novembre.
E lo vedo. Un sassolino che rimbalza contro il vetro e precipita. Probabilmente è mia madre che è rimasta chiusa fuori.
-L'altra chiave è sotto al portaombr... Ed. -il ginger ha un braccio alzato e sta caricando un nuovo lancio. Poi mi vede. Il sasso rimbalza sui suoi piedi.
-Vorrei chiederti quale ragione contorta ti abbia spinto fino a qui per impersonale un cliché tipico dei film, tuttavia ho paura di essere troppo scontata.
-Allora mi limiterò a dirti di preparare velocemente la borsa.
-E perché mai?
-Perché stiamo scappando.

 

Buon noncompleanno!
E scusate il ritardo madornale çç
Sono stata impegnatissima e in più tra qualche giorno dovrei pubblicare una nuova originale...
Sappiate che aspettavo di scrivere il prossimo capitolo da tantissimo tempo **
Ci saranno degli sviluppi molto interessanti che cercherò di non anticiparvi :)
Domandina: secondo voi perchè Nathan è finito nel centro di recupero?
Devo scappare.
bacioni e grazie di tutto,
Gaia ♥

 
  
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