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Autore: Bluemask    30/09/2013    2 recensioni
Harry non si fida delle persone; Louis pensa che le parole siano essenziali per parlare; Zayn dorme troppo o, se non dorme, disegna; Liam dorme poco, alcune volte non dorme affatto; Niall è sicuro che la musica sia l’unica soluzione a tutto.
Cinque sostantivi maschili che si legano tra loro, forse per caso o forse per destino.
[Larry; Ziam]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: salve!
La canzone che apre questa storia – e la stessa che canta Harry alla fine – è Yellow dei Coldplay. Questa os è venuta più lunga del previsto, perdonatemi, spero vivamente che non vi annoi; e, uhm, penso di avere altre cose da scrivere, ma non me le ricordo. Oh, e la frase che dice molto omosessualmente – ed è pure l’unico ragazzo etero, okay – Niall è, ovviamente, quella detta da Rose in Titanic. Detto ciò, buona lettura, spero vi possa piacere!
(Dedicata ad H perché vorrei regalarle una Canon e a B perché è da tanto che non le dedico qualcosa. E ad Arianna, perché ci saremo anche noi, lì, con loro, davvero.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Your skin,
yeah, your skin and bones
turn into something beautiful.
And you know,
for you I’d bleed myself dry.

 

 

 

 

Harry vive in apnea: affonda nel suo mondo di silenzi, di parole non dette, e risale in superficie solo se è costretto, dove incontra il vociare chiassoso delle persone.
Harry non si fida delle persone.
Loro sono solo promesse infrante, urla, porte che sbattono e il pianto di un bambino.
Preferisce vivere sott’acqua, in apnea. Per questo va spesso in piscina.


Louis è un metro e qualcosa di sorrisi e allegria, l’appartamento in centro pieno di confusione e fogli scritti a metà, più qualche penna sotto il divano; ama scrivere e ama parlare – pensa che le parole siano essenziali per farlo.
Al contrario, non va matto per il nuoto: le cuffie gli stanno strette, l’acqua è troppo fredda e il sole lo scotta subito, ma in estate lavora in una piscina. Sta tutto il giorno dietro il balcone distribuendo gelati e risate con la puzza del cloro nel naso, ma tanto ormai c’è abituato.


Zayn – per tre mesi all’anno – si sveglia alle due del pomeriggio, mangia qualcosa preparato dal suo coinquilino mentre guardano Doctor Who in tv, poi vanno entrambi in piscina: Louis nel bar, Zayn su una sdraio con un blocchetto di fogli e una matita in mano.
Passa le ore a tracciare tratti neri su superfici bianche, la mano che si muove come se stesse seguendo una danza senza suoni e gli occhi troppo neri e profondi che scattano veloci.
A volte disegna città che vorrebbe visitare, animali selvaggi, notte stellate, Louis che parla o le persone intorno a lui: la sua persona preferita è un ragazzo castano dagli occhi timidi. 


Liam dorme poco, alcune volte non dorme affatto.
Trascorre le notti insonni fissando il soffitto della sua camera piccola con le pareti ricoperte di mensole o leggendo un libro. Vorrebbe vivere tra le pagine dei suoi racconti, attraversando giungle e risolvendo enigmi, ma ogni mercoledì pomeriggio va in piscina a nuotare.
Nuotare lo rilassa, è un po’ come leggere: si estrania in un Universo che esiste solo per lui e per qualche ora non pensa più a nulla.
A Liam non piace pensare, non dopo quello che è successo. Ha dovuto pensare tanto quando il padre è finito in prigione per omicidio e la madre ha tentato il suicidio con delle pastiglie antidepressive.
Ha notato che c’è un ragazzo con la pelle scura e un orecchino bianco, in piscina. Resta seduto tutto il tempo su una sdraio e disegna concentrato. 
A Liam non piace pensare, ma pensa spesso a lui.

 

Niall, in diciassette anni di vita, ha imparato principalmente quattro cose: la scuola è uno schifo, il suo migliore amico Liam è strano, il cibo è meraviglioso e la musica è l’unica soluzione a tutto.
Ha i capelli biondi da poche settimane – un giallo canarino acceso quanto una lampadina – e gli occhi color cielo estivo; mette una voglia di vivere addosso solo con la sua presenza, ride tanto e sorride senza motivo, mangia pacchetti di patatine sul tappeto di Liam e ha una cotta per il cantante irlandese Ed Sheeran.
Il nuoto non gli piace particolarmente – preferisce di gran lunga suonare la chitarra e cantare canzoni a squarcia gola – ma Liam riesce a convincerlo ad accompagnarlo in piscina se gli parla del bar straripante di cibo.
Niall, per amor di gola, lo segue due volte su tre.

 

 

 

 

***



 

 

 

Harry, quel mercoledì, è indeciso se entrare in acqua o no.
La piscina è piena di ragazzi che gridano e a lui non piace il casino che fanno, così decide di aspettare e si siede su una sdraio con ancora la t-shirt bianca e i pantaloni corti addosso.
Vicino a lui c'è un ragazzo biondo – palesemente tinto – che sgranocchia una barretta di cioccolato fondente, ma Harry decide di ignorarlo. Niall, invece, non sembra pensare lo stesso: ha notato lo sguardo rapido dell'altro e ora sta tendendo una mano verso di lui, il suo spirito socievole bene in mostra.
“Ciao, io sono Niall!” esclama, il tono allegro. Harry inarca un sopracciglio e lo osserva perplesso. 
“Harry” biascica, accavallando le lettere, e non gli importa se lui ha capito oppure no.
In realtà spera di no, però gli stringe ugualmente la mano.
“Non ti ho mai visto, vieni spesso qui?” Niall ha notato l'indifferenza – o il dolore? – in quegli occhi verdi, ma ci passa sopra.
Harry annuisce, pregando mentalmente Dio che il biondo smetta di parlare.
Dio, a quanto pare, sembra troppo impegnato per ascoltarlo.
“Davvero? Io ci vengo a volte di mercoledì per accompagnare il mio migliore amico, quello lì in acqua” Niall indica qualcuno e Harry fa finta di guardare, svogliato.
“Beh, vado al bar” Harry si alza, desideroso di liberarsi il prima possibile da quella compagnia non richiesta.
“Io rimango qui, Liam uscirà tra poco” Niall lo saluta con un cenno del capo, tornando al suo cioccolato, ed Harry fa un sorriso tirato chiedendosi chi sia Liam – lo ha detto mentre lui non ascoltava?
Si trascina al bancone marrone, non avendo altra scelta, e si siede su uno sgabello.
“Posso esserti utile?”
Una voce maschile – ma piuttosto acuta – lo fa sussultare; alza la testa e si ritrova annegato in due piccole piscine. Le piscine in questione sono le pupille blu di un ragazzo sui vent'anni, un sorriso gentile sul volto.
“Un ghiacciolo” soffia Harry, schiarendosi la voce.
“A che gusto?” il ragazzo si passa una mano tra i capelli castani, un po’ lunghi ai lati del viso, portandosi una ciocca dietro un orecchio.
Harry si stringe nelle spalle.
“Allora alla menta, si intona con i tuoi occhi” il castano schiocca la lingua, Harry sorride divertito: è da tempo che non sorride sul serio, è strano che un estraneo ci sia riuscito tanto facilmente.
L’altro sembra soddisfatto, poi gli da le spalle, aprendo uno sportello con dentro i gelati confezionati, e si china per prendere un ghiacciolo avvolto in una carta colorata.
Harry si accorge che ha davvero un bel culo.

 

Liam esce dall’acqua di malavoglia, rabbrividendo quando l’aria leggera si scontra contro la sua pelle, e cerca di camminare il più velocemente possibile verso lo sdraio dove lo aspetta Niall, ma dopo pochi passi mette male un piede bagnato e cade per terra.
Niall sarebbe sicuramente corso ad aiutarlo se non fosse occupato a ridere sguaiatamente reggendosi il ventre, una macchia di cioccolato sul labbro inferiore.
Liam sbuffa e fa per tirarsi su, ma una mano scura finisce di colpo davanti alla sua visuale. Solleva gli occhi e incontra quelli neri del ragazzo moro che passa le giornate in compagnia di un foglio e una matita; gli afferra la mano, arrossendo, e quello lo aiuta ad alzarsi.
“G-grazie” balbetta Liam, imbarazzato, gli occhi timidi che finiscono sui propri piedi.
“Di nulla” il moro sorride e Liam sente che potrebbe svenire.
Ricambia il sorriso – o almeno, spera di esserci riuscito – e va via con ancora le guance in fiamme, raggiungendo il suo migliore amico che sta facendo dei respiri profondi per calmarsi.
“Amico, hai fatto un volo” il biondo si asciuga una lacrima invisibile nell’angolo dell’occhio destro, Liam sa che dovrebbe essere offeso ma non ci riesce, non con lui.
Scuote la testa, invece, e apre la tasca esterna del suo zaino per prendere un fazzoletto.
“Lo sai che alla tua età non dovresti più sporcarti mentre mangi, vero?” chiede, ironico, e glielo passa sulla bocca.
Niall gli da un colpo sul polso con il palmo aperto e gli fa una linguaccia.
“Chi era il marocchino vicino a te?” dice subito dopo, un sorriso malizioso stampato addosso.
Liam sente di essere arrossito di nuovo.
“Come puoi sapere che fosse marocchino?” rotea gli occhi, incrociando le braccia al petto.
“Era tanto per dire” Niall fa un gesto vago con la mano, guardandosi intorno, ma si gira di scatto verso Liam. “Non per metterti in agitazione, Lì,” il sorriso si espande “ma ci sta guardando. O meglio, ti sta guardando. O meglio ancora, ti sta spogliando lentamente con gli occhi.”
Liam scoppia a ridere, portandosi una mano sulla fronte. “Pensi che creda a un’assurdità simile?”
Niall inarca un sopracciglio con uno sguardo di sfida, indicando con il capo dietro di sé.
Liam non può fare a meno di sporgersi oltre la sua spalla e incrociare per la seconda volta in pochi minuti gli occhi del moro, che sposta subito lo sguardo.

 

Zayn non sa cosa lo abbia spinto ad aiutare quel ragazzo ad alzarsi.
Avrebbe potuto riuscirci benissimo da solo, e allora perché gli aveva offerto il suo aiuto?
Forse per poterlo finalmente toccare, per poter guardare da vicino le sue labbra rosse, i suoi occhi nocciola, i suoi ricci corti e fradici?
Zayn sospira, fissandolo mentre parla con un ragazzo biondo.
Sembrano così legati, stanno così vicini, – e se sono fidanzati? – che lui sta divendo geloso.
Geloso di una persona che non conosce nemmeno.
Il ragazzo di prima lo guarda d’un tratto e Zayn, imbarazzato, sposta gli occhi sul bancone del bar, dove c’è Louis impegnato a parlare con un ragazzo più piccolo di loro – un anno o due? – e decide di non mettersi in mezzo: torna alla sua sdraio e al suo disegno incompiuto di una figura sfumata che nuota in piscina. Assomiglia appena appena al ragazzo castano di prima.
Zayn sorride, riprendendo a disegnare.

 

Harry guarda il ragazzo dietro al balcone del bar – Louis – con gli occhi che sorridono e il ghiacciolo dello stesso colore mezzo sciolto in mano, che gli sta parlando della sua idea sullo scrivere un libro; se lo pubblicasse davvero sarebbe il suo primo fan, può giurarlo.
“Tanto non lo comprerebbe nessuno” conclude Louis con una risata, prendendo una bottiglietta di coca-cola dal frigo e porgendola a una ragazza.
“Io lo comprerei” afferma, convinto, Harry.
Louis si ferma a guardarlo e gli sorride, un sorriso così genuino e dolce che Harry ha paura di essere arrossito.
“E tu? Non ce l’hai un sogno?” replica Louis, appoggiandosi al balcone.
Harry potrebbe semplicemente dire di no, come risponde a tutti quelli che glielo chiedono, ma questa volta decide di pensarci davvero; se la prende comoda, però, e lecca il ghiacciolo, notando con stupore – e piacere – che gli occhi di Louis scattano sulla sua lingua.

 

“Ecco il piano.”
Niall è seduto sulla sdraio a gambe incrociate, un indice alzato e l’espressione mortalmente seria.
A Liam viene da ridere, ma si trattiene.
“Tu vai dal marocchino, ti presenti, lui si presenta, colpo di fulmine e sbam” sbatte una mano chiusa a pugno contro il palmo dell’altra, trionfale.
Liam piega la testa da un lato, colpito. “Un piano infallibile, direi.”
“Esatto” Niall annuisce, non notando il sarcasmo dell’altro. “Ora entra in azione, amico.”
“Neanche morto, amico” Liam sorride beffardo.
Niall aggrotta le sopracciglia, ma sorride.
Liam è spaventato da quel sorriso.
“Vorrà dire che ci penserò io” e si mette in piedi, il castano sussulta.
“Che intendi fare?” domanda allarmato, tentando di prendere il migliore amico – anzi, l’ex migliore amico – per il polso, ma il biondo sguscia via verso la sdraio del moro.
“Niall, aspetta” esclama Liam, troppo forte del dovuto, e il moro forse-marocchino-o-forse-no alza la testa nella sua direzione.

 

Zayn è quasi arrivato alla conclusione del suo disegno quando sente la voce del ragazzo – bellissimo – di prima e proprio non ce la fa a trattenersi: alza la testa ma, invece di incontrare il familiare e dolce marrone, finisce in due pozzanghere azzurre.
Che già odia, tra l’altro.
“Io sono Niall” trilla il proprietario delle due – odiose – pozzanghere, battendogli una mano sulla spalla con fare amichevole; Zayn lo osserva stranito.
Si fissano per pochi secondi.
“Sai, quando una persona si presenta a un’altra, tecnicamente anche l’altra dovrebbe presentarsi” gli spiega scherzosamente Niall.
Zayn non smette di guardarlo stranito, ma “tecnicamente” biascica.
“Scusalo!” squittisce una voce nuova e – finalmente – Zayn affonda nel familiare e dolce marrone.
“E di cosa? È tutto okay” replica immediatamente, un sorriso enorme. “Mi chiamo Zayn.”
Il castano arrossisce, non sa nemmeno lui il perché. “Liam.”
Niall si sfrega le mani con aria soddisfatta e fa per andarsene, ma Liam gli artiglia un gomito e lo fulmina con un mica hai intenzione di lasciarmi solo con lui, vero?, scritto in fronte.
Il biondo sbuffa mentalmente. “Allora” inizia, sedendosi vicino a Zayn e ricevendo un’occhiataccia dal moro in questione. Peccato che non abbia idea di come continuare.
“Disegni bene” sbotta alla fine, indicando il blocco di carta che Zayn stringe ancora tra le mani.
Zayn se lo porta contro il petto quando Liam cerca di vederlo, ché magari se ne accorge che è un suo ritratto e lo accusa di essere un maniaco.
“Non è vero” ribatte, sorridendo imbarazzato.
“Secondo me sì, ti ho sempre visto con un foglio in mano” Liam azzarda un sorriso e la mente di Zayn va in tilt.

 

“Forse sì” ammette Harry.
Louis lo osserva perplesso; aveva perso il filo del discorso dopo aver fissato quella lingua rossa – enormemente rossa – fare su e giù sul ghiacciolo e doveva assolutamente smettere di pensare a quello sotto gli occhi verdi – innocentemente verdi – dell’altro.
“Un sogno” lo soccorre Harry, vedendo la sua confusione. “Forse ce l’ho, un sogno.”
Louis si da mentalmente uno schiaffo per essersi distratto e gli sorride. “E quale sarebbe?”
Harry sta per rispondergli, ma è interrotto da una ragazza che ordina un tè freddo.
“Arriva subito” esclama Louis – imprecando tra sé quando si gira per prenderlo – e Harry si accorge subito degli occhi di lei incollati sul corpo del castano.
Si morde un labbro, arrabbiato, e preferisce non chiedersi perché lo sia.
“La vuoi smettere?”
Si ritrova d’accordo con quella persona che ha parlato, ma – quando la ragazza lo guarda con la fronte corrucciata – capisce che ha parlato lui stesso.
“Scusa?” replica quella, rigirandosi una ciocca di capelli lisci.
“La – vuoi – smettere?” ripete Harry con calma, sentendosi perfettamente lo sguardo di Louis addosso, e sputa fuori l’unica scusa che gli viene in mente. “Il tè freddo alla pesca è una bevanda in via di estinzione, come puoi permetterti di ordinarla? Devi assolutamente smetterla” e sbatte un pugno sul bancone.
Lei rimane basita. “Ma...”
“Niente ma!” Harry scuote la testa, deciso.
“Ma ho ordinato un tè al limone...” continua la ragazza.
“Oh” il riccio ticchetta l’indice contro il ripiano di legno. “Oh. Allora va bene” prende la lattina dalle mani di Louis e gliela porge; lei lascia i soldi sul bancone, andandosene in fretta.
Harry e Louis si guardano per pochi attimi.
“Il tè freddo alla pesca in via di estinzione” ripete Louis.
Harry annuisce.
Scoppiano a ridere entrambi.

 

Liam gli chiede cosa disegna e Zayn risponde che sono solo schizzi e bozze, Liam praticamente lo prega di fargli vedere questi ‘schizzi e bozze’, ma Zayn sorride e scuote il capo.
“Sul serio, sono orribili!”
“E io sono sicuro di no!”
“Per me dovresti ritrarre Liam” interviene Niall, stringendosi nelle spalle. Disegnami come una delle tue ragazze francesi, Jack ” sussurra poi, ammiccando, e se ne va ridendo quando tutti e due arrossiscono.
“Quel tipo è dannatamente strano” esplode Zayn, roteando gli occhi.
Liam ridacchia. “È uno dei suoi pregi migliori.”
“Gli vuoi molto bene, vero?” si decide a chiedere Zayn, mordicchiandosi l’interno della guancia.
“Moltissimo, Niall è fantastico.

“Ah” borbotta Zayn, deluso. “E da quanto state insieme?” bofonchia. Ha ragione ad odiare quello lì, ecco, lo sapeva.
Liam sussulta. “State insieme chi?”
“Tu e Niall, no?”
Il castano sbatte le palpebre. “
Cosa?
Lui e io siamo migliori amici, non stiamo insieme.”
Zayn rimane spiazzato, ma si lascia andare in una risata sollevata.
Liam ride di riflesso, pensando che la risata dell’altro sia un suono semplicemente meraviglioso.

 

“Di cosa stavamo parlando?” Louis si appoggia al bancone con i gomiti e – cercando di essere il più naturale possibile – si sporge un po’ in avanti.
Harry sente le guance in fiamme, ma non si allontana. “Del mio sogno, se non sbaglio.”
Louis sorride e apre la bocca, ma un altro ragazzo parla prima di lui.
“Un tè freddo al limone.”
Harry si volta innervosito e quando si trova davanti quella faccia gli viene voglia di sbattere la propria, di faccia, contro il muro.
“Ehi, ciao!” trilla Niall, entusiasta.
Louis si tira su di scatto e passa lo sguardo dal volto del primo a quello del secondo. “Vi conoscete?”
Il riccio emette un gemito disperato e il biondo sorride.
“Ci siamo conosciuti sulla sdraio una mezz’oretta fa, vero?” gli passa un braccio intorno alle spalle e Harry annuisce senza emozione.
“Beh” sbotta Louis, incrociando le braccia al petto. “I tè al limone si sono estinti con quelli alla pesca, arrivederci.”
Niall spalanca gli occhi, perplesso; ha l’intenzione di ribattere, ma un secondo “arrivederci”, questa volta da parte di Harry, gli fa cambiare idea. Si allontana mesto, sbuffando.
“Allora” riprende Louis, tornando alla sua posizione strategica vicino al volto del riccio, le braccia sul bancone.
“Allora?” Harry inarca un sopracciglio con finta aria confusa.
“Mi stavi per parlare di questo sogno” lo aiuta Louis, sorridendogli incoraggiante.
Harry diventa serio e si appoggia l’indice sul mento, come se ci stesse pensando. “In realtà, mentre venivamo interrotti per la seconda volta, mi è venuto in mente che noi non ci conosciamo.”
Il castano aggrotta la fronte; gli sorride ancora, porgendogli una mano. “Io mi chiamo Louis!”
Harry ride scuotendo i ricci – che gli danzano attorno al volto; Louis ne rimane incantato – e fa ‘no’ con la testa. “Riformulo la frase: fatti conoscere meglio da me e io ti dirò il mio sogno.”
Louis lo guarda sorpreso, ridacchia a bassa voce. “Misterioso, mi piace” ammicca poi, Harry arrossisce e distoglie lo sguardo.
“Ehi, Stanny! Stanny!” urla Louis, agitando un braccio verso un ragazzo sdraiato comodamente su una sdraio, che accorre subito (probabilmente per farlo smettere, visto che rende ridicoli entrambi).
“Che c’è?” borbotta, fulminandolo con gli occhi. “E, ne abbiamo già parlato, non – chiamarmi – Stanny.
“Certo” Louis annuisce convinto, “Stanny” aggiunge, gli strizza l’occhio e lui si batte una mano sulla fronte. “Puoi sostituirmi fino alla chiusura?” sorride angelico. “Giuro che è la prima e ultima volta!”
Stan osserva prima il volto felice del suo amico, poi il ragazzo riccio vicino a loro – e quello sembra così dolce e imbarazzato che Stan pensa seriamente che potrebbe essere la persona giusta per Louis – così si stringe nelle spalle. “Prima e ultima volta.”
Louis lo ringrazia in fretta, facendo velocemente il giro del bancone; agguanta una mano di Harry e lo trascina fuori da lì.

 

Niall osserva il tizio castano e Harry che corrono via dalla piscina, sorridenti, e incrocia le braccia, seduto a un tavolino del bar.
Ha ancora la voglia di tè al limone.
“Sono strani, vero?”
Una voce femminile lo fa trasalire; si gira di scatto, trovando una ragazza con i capelli lisci e marroni, che tiene in mano una lattina di tè al limone, seduta al tavolo vicino a lui.
“Prima mi hanno detto che i tè alla pesca sono in via di estinzione” continua e arrossisce un po’ sotto gli occhi azzurri dell’altro, pentendosi di aver rivolto la parola a un ragazzo incredibilmente e semplicemente bello da toglierle il fiato; di sicuro lui si è già accorto di quanto sia grassa – perché lei è sicura di esserlo, non importano i numeri della bilancia che diminuiscono sempre di più, lo specchio non le mente – e deglutisce, nervosa.
Il biondo le sorride e il mondo si ferma di colpo, con lo stesso rumore di un treno impazzito nella sua testa che si blocca senza preavviso sulle rotaie.
“A me hanno detto che pure il tè al limone si sta estinguendo” la informa, divertito.
Lei abbassa gli occhi sulla lattina vuota che ha tra le dita. “Oh, accidenti, potrei aver ucciso l’ultimo della sua specie. Sarò divorata dai sensi di colpa a vita.”
Quel ragazzo ride buttando la testa all’indietro – in maniera esagerata – e Clara sorride.
Il treno ricomincia la sua corsa, ancora più veloce di prima. E lei si accorge di non volere più scendere dal treno, dal mondo, ma di volerci viaggiare insieme a lui.

 

Liam si tira indietro i capelli ricci ormai asciugati dal sole di Luglio, guardando la piscina con il desiderio di tornare in acqua.
“Facciamo un tuffo?” propone, quindi, e Zayn sbianca.
“Uhm, io...” balbetta, sbattendo le palpebre con l’aria terrorizzata. “Io non – non credo che –  ecco, non è una buona idea.”
“Perché no?”
Zayn si morde il labbro inferiore, incassa la testa sulle spalle e fa ciao ciao alla possibilità di diventare suo amico.
“Perché non so nuotare” confessa in un sussurro, preparandosi alle prese in giro che riceverà da lui, come le ha ricevute da tutti gli altri – tranne da Louis, dai suoi genitori e dalle sue sorelle, ma loro non contano.
Invece, Liam alza entrambe le sopracciglia. “E che problema c’è? Ti insegno io.”
Zayn lo fissa con gli occhi spalancati. “Dici davvero?”
Liam si chiede come una persona possa essere semplicemente meravigliosa con i pantaloncini grigi e corti, le gambe incrociate sulla sdraio, il dorso nudo e il volto incredulo, spaurito e contento insieme.
“Certo!” annuisce con convinzione e si tira in piedi, sorridendo.
Zayn sembra indeciso se imitarlo o no. “E se poi annego?”
Liam questa volta scuote il capo. “Non succederà, ti resterò sempre attaccato, giuro.”

 

Harry ha seguito Louis senza parlare, affidandosi a lui, e quest’ultimo lo ha portato in un parco vicino alla piscina; camminano ancora per poco nel verde, finché Louis si sdraia sul prato e batte con una mano vicino a sé, sull’erba.
Il più piccolo si mette accanto a lui, sdraiandosi e perdendosi nel blu del cielo; preferisce di gran lunga il blu degli occhi di Louis, ma è troppo timido per dirglielo.
“Facciamo un gioco” dice quindi Louis, le palpebre chiuse. “Ci facciamo una domanda a testa a cui dobbiamo rispondere con assoluta sincerità, ché altrimenti mica vale, così possiamo conoscerci meglio. Ci stai?”
Il riccio sorride senza accorgersene. “Ci sto.”
“Bene!” trilla l’altro. “Inizio io –”
“Perché inizi tu?” si lamenta, guardandolo con la coda dell’occhio.
Louis ride. “Perché il gioco l’ho proposto io, perché sono più grande e perché sono più bello” sul terzo punto non ci crede affatto, ma Harry gli da mentalmente ragione.
“D’accordo, allora” si arrende.
“Qual è il tuo colore preferito?”
“Blu” esclama di getto Harry, pensando che certo lo è diventato solo dopo aver visto i suoi occhi. “Qual è il tuo gruppo musicale preferito?”
“The Fray” risponde il castano senza esitazioni. “Quanti anni hai, piccolo Harry?”
Il riccio sbuffa. “Praticamente diciassette.”
Louis emette un verso trionfale. “Lo sapevo che eri un ragazzino!”
“Sta’ zitto” borbotta, dandogli un colpo sulla spalla. “E tu quanti ne hai?”
“Praticamente diciannove” si vanta quasi – beh, togliamo il quasi – ma solo per sentire di nuovo uno schiaffetto di Harry sulla spalla e il suo sospiro teatralmente scocciato. “Per chi è stata la tua prima cotta?”
Harry esita appena, però poi scrolla mentalmente le spalle. “Per Nick, quello che era il mio migliore amico. Siamo stati insieme per qualche settimana, non ha funzionato, ma sono stato felice con lui.”
Louis è combattuto tra l’insensata gelosia e la felicità di aver scoperto che è gay – cazzo, lo sapeva! – o almeno bisessuale; in entrambi i casi, ha una possibilità in più.
“Il tuo primo bacio?”
“Con la mia compagna di banco” il castano storce il naso al ricordo orribile. “A quindici anni, solo per capire se fossi etero o no.”
“E cos’hai capito?”
“Sono due domande, Hazza” ridacchia Louis. “Devi aspettare il prossimo turno.”

 

Sono le cinque e mezza nella piscina comunale di una cittadina né troppo grande, né troppo piccola. In acqua sono rimasti pochi ragazzi, ma tra essi se ne distinguono distintamente uno con i ricci corti e castani insieme a un altro con la pelle scura e un orecchino bianco – che si è dimenticato di togliere e che ora ha paura di perdere – nel lobo.
Stanno dove l’acqua è bassa: il secondo è sdraiato sulla superficie cristallina, le palpebre chiuse contro il sole, il corpo rigido; il primo è in piedi, attaccato a lui, con una mano sotto la sua schiena e una sotto la sua testa.
“Rilassati” gli intima Liam, massaggiandogli un poco i capelli sott’acqua. Zayn fa come dice lui e si sente leggero, sospeso a mezz’aria, protetto da Liam e un pochino incomincia a piacergli.
“Bravo” mormora Liam, avvertendo il cambiamento, e Zayn socchiude gli occhi marroni, che brillano grazie alla luce racchiusa al loro interno.
“Ora passiamo al livello successivo: nuotare.”
Zayn sbarra precipitosamente gli occhi – perché, ehi, lui voleva rimanere in quella posizione per sempre, o almeno per altri dieci minuti – e, nell’agitazione, la presa di Liam scivola e lui quasi viene sommerso dall’acqua, se non fosse che Liam se lo stringe al petto per paura che l’altro si spaventi e non voglia più stare lì con lui.
Zayn gli artiglia in fianchi e infila la testa tra il suo collo abbronzato e la spalla, respirando a fondo – ché, dannazione, s’è preso un infarto – ma la voce di Liam lo fa calmare.
“Tranquillo, è tutto okay” bisbiglia, accarezzandogli i capelli corvini. “Niente movimenti bruschi” gli ricorda, poi, mentre il moro annuisce e si aggrappa al bordo, nonostante sappia benissimo che in quel punto riesce a toccare e nonostante voglia con tutto se stesso continuare ad aggrapparsi a Liam.
“Stavo dicendo” riprende Liam, come se non fosse successo nulla. Gli porge entrambe le mani, i palmi rivolti all’insù, un sorriso tranquillo.
Zayn lo guarda come se fosse un matto.
“Prendile” incalza Liam, Zayn lo fa con titubanza. “Ora sbatti le gambe nell’aqua – con dolcezza – e seguimi.”
Zayn ora lo guarda come se fosse un matto che mangia noccioline sul tetto del manicomio.
“Fidati di me” Liam gli sorride e – fanculo – si fida di lui dalla prima volta che l’ha visto, quindi sospira e deglutisce; incomincia a muovere le gambe e Liam nuota all’indietro, guidandolo e sorreggendolo, e a Zayn non importa se appare ridicolo, a Liam non importa se è completamente rosso in faccia da quando Zayn gli tiene entrambe la mani, tutti e due vorrebbero che quel momento duri per sempre.

 

Molti minuti e confessioni più tardi, Harry e Louis sono ancora sdraiati con gli occhi persi nel cielo, e sembra davvero che le domande non finiscano più.
“Vivi con i tuoi, vero?” domanda Louis, allegro come al solito, ma Harry digrigna i denti.
“Vivo con mamma, mio padre è andato via quando avevo otto anni.”
Louis si volta, incredulo, e vede gli occhi verdi colmi di rabbia e frustrazione di Harry; vorrebbe tanto farli tornare quelli gentili e impacciati di prima. Fa scivolare una sua mano in quella abbandonata vicino alla gamba dell’altro, stringendola. Harry sobbalza, guarda le loro mani intrecciate, sorpreso, e un po’ di rabbia scompare.
Rimangono in silenzio per qualche attimo, interrotto da Harry.
“Mi ricordo perfettamente di quella sera. Erano settimane – forse mesi – che i miei litigavano continuamente, finché una volta, dopo che si erano chiusi in cucina, mio padre è andato via sbattendo la porta di ingresso. Mi sono messo a piangere abbracciato a mamma perché sapevo che lui non sarebbe tornato più, perché sapevo che aveva infranto la promessa, quella che mi aveva fatto sul rimanere vicino a me per sempre.”
Louis lo osserva immensamente triste e non sa cosa dirgli: un ‘mi dispiace’ è così assurdamente banale. Vorrebbe stringerlo tra le braccia fino a non farlo respirare, per poi scusarsi e stringerlo più piano, vorrebbe farlo ridere per lui e farlo stare bene, ma tutto quello che fa è stringere la stretta delle loro mani. A Harry sembra che basti, perché gli fa un piccolo sorriso.
“Come mai se n’è andato?” sussurra Louis, giocando con le sue dita lunghe.
“Si era innamorato di un’altra donna” bofonchia, mordendosi il labbro inferiore.
“Ti manca?”
“Tutti i giorni.”
Louis lascia la sua mano, gattonando fino a lui – e ci mette poco meno di un secondo, visto che sono già vicini – e lo abbraccia di slancio, strofinandogli il naso contro la guancia. Harry infila le mani tra i suoi capelli e restano in quella posizione senza dire nulla.
Louis capisce che, a volte, le parole non sono essenziali per parlare.
Ad esempio, le labbra del castano che sfiorano una tempia umida di Harry dicono ci sono qui io, non piangere. Le dita che si perdono nei ciuffi marrone chiaro e tirano quel volto contro il petto pregano di rimanere con lui, ti prego. Le carezze di Louis contro i suoi fianchi scoperti urlano ti proteggerò da tutto e tutti, non temere.  

 

Sono ormai le sei e mezza nella piscina comunale di una cittadina né troppo grande, né troppo piccola. In acqua sono rimasti solo due ragazzi – ché la piscina chiude alle sette e sono già tutti negli spogliatoi – che decidono di uscire tra le risate e i sorrisi.
“Non è tanto male, nuotare” ridacchia Zayn, asciugandosi con il suo asciugamano.
“Non penso si possa definire nuotare quello che stavi facendo” lo stronca Liam, divertito. “Era più un ‘Liam porca puttana sto per annegare, se mi lasci ti uccido nel sonno!’.”
Zayn lo guarda offeso. “L’ho detto solo una volta, razza di ingrato.”
Liam scoppia a ridere, il cuore che potrebbe prendere il volo da un momento all’altro. Si accorge solo in quel momento che non c’è proprio nessuno, tranne un ragazzo dietro al bancone del bar – ma non lo stesso che c’era prima – e un tipo biondo seduto allo stesso tavolino di una ragazza castana, una lattina di thé tra loro.
Si appunta mentalmente di chiedere a Niall chi sia quella lì, per poi spostare gli occhi su Zayn, che lo osserva con una nota di malinconia.
“Cosa succede?” si preoccupa, aggrottando la fronte.
Zayn sorride imbarazzato e scuote la testa, ma Liam continua a fissarlo e alla fine si arrende.
“È solo che – ” si interrompe e avvampa. “Che non ci parleremo più, non è così? Ci saluteremo solo da lontano quando ci incroceremo qui in piscina, ma non parleremo più e – ” non usciremo mai insieme vorrebbe aggiungere, ma non ci riesce.
 Liam alza un sopracciglio. “Io volevo chiedere di andare al cinema, domani, ma se preferisci che vada in quel modo” fa spallucce, lasciando la frase in sospeso, e cercando di non sorridere quando Zayn si illumina.
“Andare al cinema? Sul serio?”
Liam annuisce. “Che ne dici?”
Zayn è così felice che per una volta manda a quel paese il buon senso e gli prende il volto tra le mani, stampandogli un bacio sulla fronte. “Dico che è fantastico.”
Liam arrossisce e pensa che non si laverà mai più la faccia.

 

“Me lo dici questo tuo sogno?”
Louis è tornato sdraiato accanto a lui, le dita intrecciate e un sorriso sulle bocche di entrambi.
“Cantare” ammette Harry. “Mi piacerebbe diventare un cantante, andare ad X-Factor, girare il mondo.”
Louis strofina il suo pollice contro il dorso della mano di Harry. “Cantami qualcosa.”
Harry sussulta. “Cosa?”
“Una canzone, quella che vuoi.”
“Ma io...”
“Per favore” lo supplica Louis e Harry sbuffa, ma lo accontenta.
Intona le note iniziali di un brano dei Coldplay, fissando le prime stelle comparse silenziosamente nel cielo.
Look at the stars, look how they shine for you and everything you do; yeah, they were all yellow.”
Continua a cantare sotto lo sguardo colpito di Louis che – davvero – non si immaginava cantasse così bene, e un brivido gli sale per la spina dorsale appena gli occhi di Harry si mischiano nei suoi.
“Grazie” sussurra, quando Harry finisce. “Sei bravissimo.”

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Harry vive in apnea: affonda negli occhi blu di Louis e risale in superficie solo se è costretto, dove incontra il vociare chiassoso di quel ragazzo che ha due anni in più di lui ma è di qualche centimetro più basso, così basso che si è dovuto alzare sulle punte delle sue vecchie Vans per raggiungere le labbra del riccio – sotto casa di quest’ultimo – dopo un mese di corteggiamenti in vecchio stile composto da rose bianche, cioccolatini incartati, poesie romantiche scritte con b grandi e r che sembrano n.
Harry non si fida delle persone, ma impara a fidarsi di Louis. Louis che lo ha abbracciato stretto quando è stato scartato dalle audizioni di X-Factor da un certo Simon Cowell – che gli ha detto di vederlo molto bene in una band, ma che da solista non funzionerà affatto – e che gli ha promesso che gli farà girare lui stesso il mondo e che sarà sempre disposto ad ascoltarlo cantare – magari quando è sotto la doccia o magari quando sono entrambi sotto la doccia, ma questo l’ha aggiunto mentalmente.


Louis è un metro e qualcosa di sospiri pieni d’amore e versi in rima scritti nel cuore della notte per il suo fidanzato – solo se, ovviamente, non sta parlando al telefono con lui, con grande disappunto di Zayn, che davvero non capisce perché non possano mandarsi messaggi come comuni mortali invece di non lasciarlo dormire in pace.
Vive in un appartamento in centro pieno di confusione, fogli scritti a metà, penne finite sotto il divano infilate in fretta nell’astuccio sopra la scrivania – vicino al pc perennemente acceso su una pagina di world, dove sta scrivendo il suo primo romanzo: ha già promesso a Harry che glielo dedicherà e Harry gli ha già promesso che sarà il suo primo fan – quando sta per arrivare il suo ragazzo.
Non va matto per il nuoto, ma sopporta le cuffie strette, l’acqua fredda e il sole che lo scotta subito se Harry gli chiede di immergersi in acqua insieme a lui; quando il direttore della piscina – un uomo bonario e paziente, Paul – lo minaccia di licenziarlo se non torna subito al bancone – anche se sanno entrambi che non lo farà mai – Louis obbedisce, ma è riuscito a strappare metà pomeriggio da passare con Harry; ovviamente, il metà pomeriggio rimasto lo sostituisce, al bar, il caro vecchio – e povero – Stanny.
Zayn, quando vede il suo coinquilino affrettarsi a mettere in ordine l’appartamento, sa che da un momento all’altro si troverà Harry tra i piedi, così fugge in piscina con Liam.

 

Zayn – per tre mesi all’anno – si sveglia alle dieci meno qualche minuto, impreca a bassa voce, si veste in fretta, maledice Louis per non averlo buttato fuori dal letto, corre per un isolato – che sembra interminabile – fino al bar tranquillo dove fa colazione con Liam, che lo accusa sempre di essere in ritardo.
Zayn si stringe ogni volta nelle spalle e lo bacia per scusarsi, ma tanto l’altro l’ha già perdonato quando l’ha visto sulla porta del locale, i capelli arruffati e l’aria mortificata.
Nel pomeriggio vanno al cinema, fanno giri in bicicletta, prendono un autobus e scendono quando trovano qualcosa di interessante da vedere, oppure vanno in piscina.
Zayn saluta il suo migliore amico – nonché coinquilino – che lavora dietro al bancone, si mette su una sdraio con un blocchetto di fogli e una matita tra le mano e ritrae Liam per un po’, la mano che si muove come se stesse seguendo una danza senza suoni e gli occhi troppo neri e profondi che scattano veloci; dopo di che, continuano le loro “lezioni di nuoto”. Chissà come mai, finiscono sempre avvinghiati a baciarsi contro il bordo piscina.
Le puntate di Doctor Who se le guardano insieme – lui e Louis – di sera, in streaming sul pc, ma solo se non hanno un appuntamento con i rispettivi ragazzi o se non escono tutti insieme: loro due, i rispettivi ragazzi, il migliore amico biondo del suo ragazzo e una ragazza castana che piace al migliore amico biondo del suo ragazzo. È sempre un caos, tra risate, canzoni cantate a metà e occhi innamorati.

 

Liam dorme spesso.
Dorme nel suo letto con il volto finalmente rilassato e un sorriso sulle labbra, dorme sdraiato sul suo ragazzo, dorme sul divano dell’appartamento di Zayn quando guardano insieme un film e finiscono tutti e due addormentati, la testa di Liam sulle gambe di Zayn e le dita del moro – che è pakistano, non marocchino e, sì, è stato Niall a chiederglielo – tra i suoi capelli.
Liam legge di meno – non ha praticamente tempo – e pensa di più, anche se ha imparato a non pensare quando si tratta di stare con Zayn e di ubbidire a quello che gli ordina il cuore. Vorrebbe vivere tra le pagine dei suoi racconti, attraversando giungle e risolvendo enigmi, ma in compagnia di Zayn, ché in ogni libro di avventura deve esserci un pizzico di amore, no?
A volte li legge ad alta voce, quei libri di avventura, quando Zayn va a casa sua e si chiudono in camera: Liam legge con il suo tono profondo – che fa venire la pelle d’oca al suo ragazzo – e quest’ultimo disegna i protagonisti dei libri, la schiena contro quella di Liam, seduti per terra. Stranamente, i due protagonisti assomigliano sempre a Zayn e Liam.
Anche se uno dei due protagonisti è una ragazza.
In tal caso, la ragazza è Liam.


Niall, in diciassette anni di vita, ha imparato principalmente quattro cose: le vacanze estive sono stupende, il ragazzo del suo migliore amico Liam è strano, il cibo è meraviglioso, la musica e Clara – la ragazza con i capelli lisci e marroni, quella che ha conosciuto in piscina, che ha il desiderio segreto di possedere una Canon – sono la soluzione a tutto; perfino ai problemi di trigonometria che Clara gli spiega con calma mentre lui le fissa la bocca sottile.
Niall avrebbe i capelli biondi – un giallo canarino acceso quanto una lampadina – da un mese abbondante, se non se li fosse lasciati crescere castani senza tingerli più, perché Clara gli ha confessato, sovrappensiero, di preferire i ragazzi con i capelli scuri; Niall non lo sa, ma in realtà Clara non riuscirebbe a toglierselo dalla testa neanche se lui se li tingesse di un rosa orribile o di un verde fosforescente, i capelli.
Niall ha gli occhi color cielo estivo, mette una voglia di vivere addosso solo con la sua presenza, ride tanto, sorride senza un apparente motivo – ma in realtà gli viene in mente Clara e non riesce a farne a meno – e mangia pacchetti di patatine sul tappeto di Liam mentre Zayn si lamenta delle briciole, Liam sorride rassegnato, Harry gliene ruba manciate quando è distratto e le divide con Louis.
Ha una cotta per il cantante irlandese Ed Sheeran, ma una ben più grande per Clara Stons, anche se non ha intenzione di dichiararsi. O, almeno, non l’aveva fino a un lunedì sera, durante una loro famosa ‘uscita a sei’ trascorsa in pizzeria: Clara si è allontanata dagli altri cinque, la sua pizza ancora praticamente intatta nel piatto, ed è uscita sulla terrazza del ristorante per resprare un po’ d’aria fresca, ché gli girava terribilmente la testa; Zayn ha – letteralmente – spinto Niall a seguirla e lui ha esibito il suo broncio da bambino, ma lo ha fatto lo stesso. Le ha circondato lo stomaco – quello stomaco che lei odiava da anni –  con le braccia e le ha sussurrato nell’orecchio alcune parole di una canzone scritta dal cantante-poeta Ed Sheeran, concludendo con un “If I let you know I'm here for you, maybe you'll love yourself like I love you”. Subito dopo, Clara lo ha baciato con le lacrime agli occhi.
Per il loro primo mesiversario le ha regalato una Canon.
Niall non va matto per il nuoto – preferisce di gran lunga suonare la chitarra e cantare canzoni a squarcia gola insieme a Clara, ma Liam riesce a convincerli diverse volte ad andare con lui e Zayn in piscina – dove li aspettano, ovviamente, Louis e Harry – parlandogli soprattutto del bar straripante di cibo. E, mentre Liam e Zayn fanno le loro “lezioni di nuoto”, Niall e Clara hanno le loro “lezioni di cibo”. Clara ricomincia a mangiare normalmente e, ogni volta che fa un passo avanti, Niall la premia con qualche frase in rima. Ultimamente ha raccolto queste frasi e ne ha creato una canzone, intitolata What makes you beautiful.
Clara è scoppiata in lacrime quando Niall l’ha cantata dall’inizio alla fine per la prima volta.

 

 

Harry, Louis, Liam, Zayn e Niall sono soltanto cinque ragazzi con la testa piena di sogni che hanno trovato l’amore nello stesso pomeriggio, nello stesso posto, forse per caso o forse per destino.
O forse per tutti e due, visto che, si sa, spesso camminano insieme a braccetto.

 

 

 

Caso [cà-ʃo] sostantivo maschile: avvenimento non previsto né prevedibile; la causa di qualcosa avvenuta al di fuori della nostra volontà; condizione, occasione; la maniera con cui può presentarsi un fatto.

 

Destino [de-stì-no] sostantivo maschile: il succedersi degli eventi considerato come flusso prestabilito, imperscrutabile e indipendente dalla volontà e dall'intervento dell'uomo; fatalità, fato; sorte, fortuna.

 


E loro cinque sono davvero come il caso e il destino: cinque sostantivi maschili che entrano in contatto grazie a un flusso prestabilito, imperscrutabile, causato da qualcosa avvenuto al di fuori della loro volontà.

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