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Autore: xthanksmars    30/09/2013    2 recensioni
Un uomo ed un segreto orribile. Un figlio ed i suoi sogni mai realizzati.
Una promessa. Fare del passato, solo un ricordo.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Axel e sono il primogenito della mia famiglia. Il mio nome significa “ricompensa divina”. Mia madre ha passato un terribile periodo prima che io nascessi. Due anni prima il dottore le aveva annunciato che non avrebbe potuto avere figli. Non c’era cosa che mia madre desiderasse di più di avere un bimbo tutto suo da stringere tra le braccia e dondolare in attesa che si fosse addormentato. Quando il medico glielo disse, mia madre si sentì crollare il mondo addosso.

Continuò a piangere per più di un anno senza uscire mai di casa. Guardava le donne, dalla finestra, che davano la mano ai loro figli per accompagnarli a scuola o che li abbracciavano e gli schioccavano un bacio sulle guance morbide e paffute. Non avrebbe mai provato l’emozione di sentir qualcosa nascere dentro di sé e questo non riusciva ad accettarlo.

Fin quando un giorno, all’improvviso, nacqui io.

Mia madre non aveva avuto nessun sintomo da parto. Niente vomito, niente giramenti di testa, niente di niente. Nemmeno la pancia le era cresciuta. Poi una sera sentì un dolore talmente insopportabile al ventre che la costrinse a recarsi in ospedale. E lì mi diede alla luce. I suoi occhi brillavano di questo. Di luce. Non era mai stata così felice in vita sua. Un desiderio impossibile da realizzare, quel giorno si avverò. Quante volte mia madre ringraziò Dio per averle dato questa enorme opportunità, questa grazia che sconvolse la sua vita. Questa “ricompensa divina”.

I miei genitori mi amavano. Anche per mio padre, la mia nascita fu una benedizione. Mi hanno sempre viziato cercando di farmi vedere le cose belle del mondo e della vita, nascondendomi il resto. Mi appoggiavano sempre in qualsiasi mia scelta.

Fin quando non nacque Anouk, che significa “orso polare” poiché nacque nel periodo più freddo che il mondo avesse mai conosciuto. Divenne lei la preferita. Lei veniva ricoperta di tutte le attenzioni che avevo avuto io, se non di più. Intanto, crescevo, avevo festeggiato il mio tredicesimo compleanno ed ero diventato troppo grande per ricevere aiuti o qualsiasi altra cosa che richiedeva la partecipazione di uno dei miei genitori.
Un giorno scappai. Non riuscivo più a sopportare di non essere minimamente calcolato da nessuno. Forse aveva ragione mia madre. L’avevo fatto per mettermi al centro dell’attenzione, ma non riuscì nel mio intento. Anzi, da quel giorno i rapporti tra me e i miei, degenerarono finendo col non parlarci per più di tre mesi.

Crescevo. Nella città che era New Orleans. Incontravo nuove persone, facevo nuove esperienze. Mi ricordo soprattutto dei migliori amici che conobbi a quell’età, Samir e Nadim. Rispettivamente significano “compagno di una chiacchierata notturna” e “compagno di bevute”.

Samir, come afferma anche il suo nome, sapeva ascoltare come nessuno. Gli parlavo dei miei problemi e lui rimaneva in silenzio ad ascoltare, fin quando non finivo di sfogarmi e la soluzione, come per magia, mi era subito chiara. Dai colloqui con lui, ne uscivo sempre sorridente. Era un ragazzo casto e puro che credeva in Dio e nel matrimonio.

L’esatto contrario di Nadim. L’aveva chiamato il padre alcolizzato così, anche se la moglie non era assolutamente d’accordo. Nadim era un ragazzo che faceva la prima cosa che gli capitava per la testa. Con lui feci le prime esperienze, quelle che ti lasciano il segno.



Guardavo il tramonto sdraiato sull’erba bagnata. Tutti quei colori messi insieme ne formavano uno solo. Rosso, arancione, giallo e anche un po’ di verde. Il sole non si vedeva quasi più. Era andato a nascondersi dietro gli alti palazzi di New Orleans. Guardavo quel sole scendere velocemente, man mano che il tempo passava. Ho sempre pensato che la mia vita fosse trascorsa troppo rapidamente. Come se mi fosse scivolata via dalle mani. Non ho avuto il tempo sufficiente per vivere al meglio la mia vita, nonostante i miei ci avessero provato più volte. Sono sempre stato un tipo testardo, io.

Accarezzavo l’erba umida e pensavo a mio padre. Quel padre che era stato tutto per me. L’unico che dopo la nascita di Anouk mi era rimasto vicino. Quel padre che mi difendeva a costo della sua vita. Ricordo in particolare quella volta in cui dei malviventi cercarono di derubarmi. Lui mi venne a salvare immediatamente. Come se già sapesse che suo figlio era in pericolo. Ho sempre ritenuto strano il comportamento di mio padre. Era un uomo tranquillo e taciturno ma pensavo che dentro di sé nascondesse un segreto. Un segreto che era riuscito a portarsi dentro per tanti e tanti anni. Un segreto orribile che mi avrebbe distrutto la vita e specialmente i miei sogni.
  
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