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Autore: RevolutionVoltage    30/09/2013    1 recensioni
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi back! :)
Non pensavo di non avere ancora postato qusta storia - strano anche perchè mi è piaciuto scriverla e ne vado relativamente fiera.
La dedico a Hamleys e Starlight, con le quali non faccio altro che passare bei momenti. Le amo e mi amano, nonostante difetti e paranoie.
Enjoy and leave a comment, please!
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Re.Voltage

 

I'LL BE THERE FOR YOU, CAUSE YOU'RE THERE FOR ME TOO.



 
Harry.
Lou, what's wrong?
My parents again. Can you-
I'll be there. Leave your window open.



La serata non era cominciata troppo male. A cena tutta la famiglia Tomlinson si era seduta in tavola alle 6.30 in punto. Daisy e Pheobe avevano discusso per una coscia di pollo che infine Jay aveva deciso di congelare per il pranzo di Louis del giorno dopo. Lottie aveva raccontato al loro padre del suo ottimo test di economia domestica e Fizzie si era confidata con sua madre e suo fratello riguardo ad un ragazzo della sua classe per la quale si era presa una cotta.
Quel discorso aveva fatto tornare in mente a Louis i primi tempi in cui conosceva Harry; quando anche lui pensava che le farfalle nello stomaco ogni volta che scopriva Harry a fissarlo in mensa e che il rabbrividire nel sentire la scia del suo profumo fossero solo normalissimi effetti collaterali di una sbandata.
Ma non era stato così. Harry era il suo ragazzo da più di un anno oramai e il tremolio nella sua voce quando Harry gli dedicava tutta la sua attenzione non era ancora svanito. Le mani continuavano a sudargli quando lui gli sorrideva e ancora si incantava troppo spesso sul suo profilo durante le lezioni. Louis era oramai sicuro che Harry fosse l’uomo che avrebbe voluto al suo fianco in ogni momento, per il resto della sua vita. E i suoi appena compiuti 19 anni non lo trattenevano affatto dal fare affermazioni del genere.
Con la mente offuscata dalle dolci immagini del suo amante e dei suoi baci dolci, Louis parlò troppo in fretta.
-Mi ricordi me con Harry.-
L’attenzione dell’intera tavola si focalizzò su di lui e Louis non fece in tempo ad intercettare lo sguardo preoccupato della madre che il rumore di posate sul piatto lo spaventò.
-Louis, cosa avevamo detto?- tuonò suo padre, cercando visibilmente di non alterarsi troppo.
-Scusa.- si affrettò a sussurrare Louis, abbassando lo sguardo sul piatto.
-Lo sai che mi da fastidio. Non ti dico di non farlo, solo di non sbandierarlo.- formulò a denti stretti l’uomo e poi abbassando la voce -Davanti alle bambine poi…-
Louis ingoiò e riprese in mano la forchetta per fare un boccone di patate.
Gli bastavano due frasi di suo padre per farlo sentire una merda. Le lacrime già premevano per uscire e il magone gli impediva di respirare. Ma non avrebbe pianto, non lì, non davanti a lui.
Da quando aveva avuto il coraggio di confessare alla sua famiglia di essere perdutamente innamorato di un suo compagno di classe, Harry per l’appunto, non tutto era andato come sperava. Le sorelle lo avevano guardato indifferentemente, come se per loro non fosse cambiato assolutamente nulla. Rimaneva il loro fratellone, il loro eroe, quello che le aveva salvate mille volte dalle fiamme dei loro castelli da bambine. E mentre il padre gli aveva espressamente dichiarato il suo disgusto – Non ti caccio di casa solo perché, che mi piaccia o meno, sei mio figlio – la madre aveva deciso che l’omertà poteva essere la strada migliore. Con Louis era effettivamente comprensiva e si interessava davvero della vita del figlio ma, davanti al padre, poche volte lo difendeva, facendo scoppiare il conseguente inferno.
-Louis ha una relazione con una persona, Mark. Come Fizzie ce ne stava parlando, anche Louis dovrebbe essere libero di farlo.-
Gli occhi blu del ragazzo scattarono speranzosi verso sua madre che gli sorrise dolcemente.
Oh no. Era una di quelle sere.
-Louis, porta al piano di sopra le gemelle.- sibilò suo padre e Louis annuì alzandosi dal tavolo e raggiungendo Phoeby e Daisy sforzandosi di non far caso alla nota di amarezza calcata dalla lingua di suo padre sul nome ‘Louis’.
Subito dopo, anche Lottie e Fizzie li seguirono ed in pochi minuti si trovarono con gli stomachi pieni per metà a guardare ‘A Cinderella Story’ per la millesima volta, tutti e 5 sul lettone a due piazze delle gemelle.
Tra una scena e l’altra, quando la sua concentrazione non era totalmente assorta dai problemi di Hilary Duff, Louis poteva sentire la mano di sua sorella Lottie accarezzargli dolcemente la schiena in un nobile quando debole gesto di conforto.
Da sotto oramai non venivano altro che urla e a nulla servì alzare il volume del televisore al massimo.
Frasi velenose furono pronunciate e parole più calde del fuoco scagliate come dardi.
I suoi genitori erano convinti di ferirsi e non capivano che l’unico a sanguinare era Louis. Louis che a questo punto stava rivalutando ogni granello della sua esistenza e, mentre scorrevano i titoli di coda, si chiedeva se valesse davvero la pena di vedere la sua famiglia così stanca e distrutta per amore di Harry.
Un piatto, probabilmente lanciato in un attacco d’ira, cadde per terra rompendosi e tutti e cinque i ragazzi sobbalzarono sul letto.
-Perché mamma e papà litigano sempre?- chiese Daisy con oramai fiumi di lacrime a rigargli le guance e i singhiozzi a scuoterle la cassa toracica.
-Per Louis.- rispose secca Fizzie. E anche se non lo intendeva con cattiveria, Louis ne era sicuro, il suo cuore andò a sgretolarsi esattamente come la ceramica bianca di quel piatto.
Improvvisamente, tutto era troppo. Troppo il caldo in quella stanza, troppo alto il volume delle urla, troppo poco il suo coraggio, troppo debole il suo spirito.
Si alzò di scatto dal letto e uscì dalla stanza dirigendosi a passo spedito verso camera sua. Sua sorella Lottie che dava della cretina a Fizzie furono le ultime parole che sentì provenire da quella stanza, accompagnate ora dai singhiozzi di entrambe le gemelle.
Louis voleva solo morire e non appena si sdraiò sul letto, dopo aver rigorosamente chiuso a chiave la porta della sua camera, scoppiò in un pianto di rabbia e paura.
Era arrabbiato e deluso da se stesso per non riuscire a tenere testa a suo padre, per obbligare sua madre a lottare al suo posto, per aver solo pensato al rinunciare ad Harry, la sua unica ancora.
Aveva paura di distruggere quello che sua madre aveva costruito, una famiglia. Aveva paura di dover un giorno dire addio ad Harry a causa di suo padre o, peggio, dei suoi sensi di colpa per far star male le sue sorelle. Aveva il terrore che Harry si svegliasse e capisse quanto di meglio meritasse e che lo lasciasse per un ragazzo con molti meno problemi e molte meno insicurezze.
E nel mezzo della sua crisi di pianto, Louis si ritrovò a stupirsi di quanto ogni suo pensiero volgesse allo sperare in un per sempre tra lui ed Harry. Ogni sua paura era legata al perderlo, ogni suo dubbio era legato al voler far star bene Harry, ogni suo punto interrogativo aveva sempre la stessa risposta.
Non ci pensò molto più di un paio di secondi. Semplicemente così, al buio della sua camera, con la voce rotta dal pianto, le guance umide e il cuore spezzato, Louis allungò le dita tremanti verso la tasca anteriore dei suoi jeans e ne estrasse l’I-phone.
Dopo un paio di tentativi, una voce roca ed addormentata rispose. L’unica voce di cui Louis aveva bisogno per sovrastare con un sussurro gli urli di suo padre.
-Mmm.-
Harry aveva avuto gli allenamenti di football quel giorno. Louis sapeva che stava già dormendo ma il suo incredibile e indomabile egoismo lo aveva spinto a chiamare comunque. Aveva bisogno di lui e ne aveva bisogno subito.
-Harry.-
Louis non pensava che la sua voce sarebbe suonata così pateticamente stanca. Fece una piccola smorfia, pregando con tutto il cuore che il suo ragazzo non gli sbattesse il telefono in faccia, preferendo una sana e meritata dormita alle sue paranoie.
-Lou? Che succede?- il suo tono era infinitamente più acceso e in ascolto. Doveva aver capito al volo che qualcosa non andava. Louis tirò un mezzo sospiro di sollievo, un po’ perché Harry non aveva effettivamente riattaccato, un po’ perché gli era bastata la sua voce per calmarlo e farlo sentire pronto a combattere.
-I miei genitori, ancora. Potrest…-
Non aveva avuto bisogno di dire altro. Harry sapeva tutto di Louis, dal suo colore preferito alla situazione che si era venuta a creare in famiglia dopo il suo coming-out e non c’era stata una volta in cui non si era comportato in modo ammirevole e dolcissimo.
Non era la prima volta che Louis aveva una crisi a causa dei continui litigi dei suoi e non era la prima volta che Harry veniva svegliato in lacrime dal suo ragazzo.
-Sto arrivando, Louis. Lascia la finestra aperta.- Harry parlava sottovoce e Louis potè chiaramente sentire il fruscio delle lenzuola che scivolavano dal corpo stanco del suo ragazzo, pronto a venire lì per lui.
Dio, quanto lo amava. Un sorriso coraggioso spaccò la coltre di lacrime sul volto di Louis e mentre ancora la gola gli faceva male per il pianto, il cuore cominciava il suo processo di guarigione.
 
La vita non è un film e Louis lo sa bene. Se la vita fosse stata un film, Harry sarebbe arrivato su un bellissimo cavallo bianco e avrebbe lanciato sassolini sul vetro della sua finestra fino a che Louis non si sarebbe svegliato e recato ad aprirla. Invece Harry arriva in bicicletta, una sgangherata bici da montagna riciclata da qualche suo amico alternativo, e appena è sotto casa sua gli fa uno squillo. Louis, che ancora non ha smesso un secondo di tirare su col naso e d’essere scosso dai tremiti, si alza e dalla finestra aperta gli fa cenno che può cominciare a salire.
Gli ci vogliono tre o quattro tentativi per arrivare al piano rialzato della casa di Louis, proprio perché Harry non è il principe azzurro, ma agli occhi di Louis non ha nulla da invidiargli se non la calzamaglia blu.
Quando arriva finalmente al cornicione, Harry gli sorride e, dando l’ennesima prova della sua scarsa coordinazione, rotola per terra facendo un baccano assurdo.
Louis ride, per la prima volta quella sera, e lo aiuta a rialzarsi. L’abbraccio che segue è automatico e Louis, poggiando il volto sul petto del suo ragazzo, inalando profumo di casa, si lascia andare un’altra volta al pianto.
Ma questa volta è diverso perché non ci sono le fredde lenzuola a circondarlo me le braccia calde e protettive di Harry e Louis ne è così, così grato. Mentre Louis cerca di calmarsi, Harry non fa altro che stringerlo e accarezzargli la nuca; gli posa un bacio in fronte, poi uno per ogni guancia, poi uno sul naso e con i pollici sfrega via lentamente le lacrime dagli zigomi definiti del suo ragazzo.
Odia vederlo piangere ma ama essere quello che viene svegliato per consolarlo.
Ama sapere che Louis si fida così tanto di lui dal volerlo al suo fianco quando deve affrontare serate come queste.
-La porta è chiusa, tesoro?- gli chiede Harry sottovoce.
Louis non fa altro che annuire, ingoiando saliva nella speranza di calmarsi e recuperare il controllo necessario per spiegare ad Harry cosa è successo.
Si sono sdraiati entrambi sul letto, Harry a pancia in su e Louis accoccolato sul suo petto. Quando trema, Harry stringe di più la presa sulle sue spalle e si sporge per lasciargli un bacio secco sulle labbra umide dal pianto. Un bacio semplice, un bacio che vuole dirgli Ci sono io.
Sono passati una decina di minuti e il regolare respiro di Harry ha calmato Louis, la sua sola presenza ne ha stabilizzato il battito. Il suo sangue è tornato a scorrere nelle vene, l’ossigeno a confluire ai polmoni. La presenza di Harry ha riportato Louis in vita e ora, sta prendendo fiato per raccontargli cosa è accaduto ma Harry lo interrompe.
Lo fa sollevare leggermente e scivola anche lui su di un fianco, fronteggiandolo. Con la mano sinistra gli stringe le dita di una mano e con l’altra accarezza dolcemente il suo profilo, dai capelli ai fianchi e su di nuovo.
-Non c’è bisogno, Louis. Me ne parlerai domani.- gli sorride Harry.
Louis socchiude gli occhi e si gode a pieno la vibrazione intensa delle corde vocali del suo ragazzo così vicino al suo orecchio.
Rimane muto mentre guarda dritto negli occhi verdi di Harry. Brillano, come tutto in lui e Louis non sa pensare ad altro che Cosa ho fatto per meritarmi una persona simile?
Non trova un risposta, per cui gli viene facile usare le solite due parole.
-Ti amo, Harry.-
E sono i suoi lineamenti stanchi e i suoi occhi circondati da occhiaie e le sue ginocchia sbucciate all’allenamento a rispondergli. E’ quel corpo che nonostante distrutto si e trascinato lì per lui, per coccolarlo, per farlo addormentare. E’ quel corpo a rispondergli un sonoro ‘Anche io’.
A Louis basta e prima che Harry possa anche aprire la bocca, lo bacia; questa volta bene. Lo bacia dolcemente, per ringraziarlo. Poi lo bacia con possessività, perché Harry è suo e di nessun altro. Poi ancora lo bacia con coraggio, perché vuole fargli sentire che le parole di suo padre non significano nulla e che Louis lo amerà sempre. Infine lo bacia con amore, le lingue a toccarsi lentamente e i respiri a fondersi, perché è tutto quello che può dargli in cambio.
E’ tutto quello che Louis ha da offrire ad Harry, oltre ad un se stesso a dir poco incasinato.
Quando si staccano Harry sta sorridendo con l’intero volto e i suoi occhi sembrano sue smeraldi. Si è quasi fatto tardi e domani hanno un giorno di scuola ma la porta è chiusa a chiave e Louis non ha intenzione di rinunciare ad Harry molto presto.
-Ti prego, rimani.- gli chiede tra un bacio e l’altro.
-Non devi nemmeno chiederlo, Lou.- gli sussurra nella conchiglia dell’orecchio Harry, solleticandogli il viso con i suoi ricci al profumo di pesca.
E Louis sente il petto esplodergli di gioia e gratitudine ed amore per quel ragazzo che è sopra di lui, con le labbra perfette, a farlo star bene.
Anche quando quel millesimo bacio ha avuto una fine, Louis si rende davvero conto di quanto Harry sia la sua forza, il suo tutto, la sua intera vita.
Sa che se si addormenta ora, al mattino non troverà altro che un Post-It, sul cuscino al suo fianco. Ma sa anche che, una volta arrivato a scuola ci sarà il suo Harry ad aspettarlo al solito banco, i ricci scompigliati e le labbra rosee stese in un sorriso mozzafiato.
Per questo Louis cede esausto alle braccia di Morfeo, il volto dolcemente protetto dal corpo di Harry, per una volta sicuro di essere amato.
 

 
  
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