Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ellies    30/09/2013    1 recensioni
Ognuno ha la colonna sonora del proprio amore, e così anche Alexander e Lorenzo.
Due ragazzi tutti da conoscere, sulle note dell'album Violator dei Depeche Mode.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sweetest perfection.


The sweetest perfection to call my own.
The slightest correction, couldn't finely hone.
The sweetest infection of body and mind.
Sweetest injection of any kind.


La musica risuonava nella piccola stanza in cui Alexander stava leggendo uno dei tanti libri rubati dalla libreria del proprio coinquilino. Lorenzo possedeva una vera e propria biblioteca, alta che arrivava fino al soffitto, e lui, molto spesso, sgattaiolava dentro di essa alla ricerca di un po' di ispirazione per la propria musica.
Alzò lo sguardo dal libro per guardare la radio, arricciando il naso; non era il suo genere preferito, quello, una sorta di musica tutta elettronica, se musica si poteva chiamare. Lui amava le canzoni la cui base era suonata al pianoforte, forse complice il fatto che era il suo strumento preferito. Il pianoforte era in grado di trasmettere quelle emozioni che nient'altro riusciva a fare; gioia, dolore, amore, tristezza... Era un cuore nero ed enorme colmo di musica, in cui venivano immagazzinate le cose belle e brutte della vita, che restavano in attesa di essere liberate per creare qualcosa di meraviglioso.
Con un sospiro abbandonò il libro sul copriletto, sfiorandone il tessuto morbido e soffice solo un momento prima di alzarsi di scatto e dirigersi in cucina. Passando accanto allo stereo lo accese con un movimento veloce di dita, facendo un sorriso. Era una sorta di movimento automatico; quando si trovava di fianco a una radio, un giradischi, o qualsiasi altra cosa che potesse produrre musica, egli non poteva fare altro che accenderlo.
Amava la musica, lui, al contrario di Lorenzo che la trovava solamente una distrazione, e lo sentiva sempre lamentarsi.
“Alexander,” la sua voce gli arrivò alle orecchie, chiara e annoiata. “Spegni quell'aggeggio. Non è nemmeno il tuo tipo di musica.”
“Pensi di sapere quali sono i miei gusti?” chiese, con il tono della voce fin troppo acido anche per lui. E dire che voleva semplicemente passare del tempo con il ragazzo, mentre ora desiderava solamente di essersene restato in camera propria, senza averlo disturbato. Sapeva che Lorenzo era irritabile, quando lo si interrompeva nel bel mezzo di un disegno, ma questo non lo fermava praticamente mai, dal momento che aveva una naturale inclinazione a infastidire la gente. Proprio per questo motivo si avvicinò a lui, appollaiandosi sulla sedia accanto alla sua e fissandolo intensamente mentre creava, senza nemmeno aspettarsi una risposta che sapeva benissimo non sarebbe mai arrivata.


I stop and I stare too much, afraid that I care too much.
And I hardly dare to touch, for fear that the spell may be broken.
When I need a drug in me, and it brings out the thug in me.
Feel something tugging me, then I want the real thing not tokens.


Alexander si era fermato ad osservare il suo volto, e in quel momento si accorse di tante, troppe cose.
Tanto per iniziare, si rese conto di quanto Lorenzo fosse affascinante. Non era una bellezza che abbagliava, che ti colpiva come uno schiaffo, ma qualcosa di più privato e intimo. Dovevi conviverci per riuscire a cogliere i dettagli e le piccole cose che lo rendevano bello. Le lunghe ciglia che incorniciavano gli occhi grandi e dolci, di un castano tendente spesso al dorato e altre volte al verde chiaro. In quegli occhi era custodito tutto il suo mondo, la sua fantasia, le sue passioni. Erano gli occhi di un bambino che guardavano il mondo come se fosse il Paese delle Meraviglie, colorato, strano e imprevedibile. I capelli erano dello stesso colore degli occhi, di un castano tendente al miele, e in quel momento gli ricadevano sulla fronte in piccole ciocche lisce e luminose che tentavano di incastrarsi tra le ciglia.
“Ti piace quello che vedi?” vide chiaramente le sue labbra muoversi, e riuscì solo a concentrarsi sulla perfezione del modo in cui erano fatte; piene, ma non troppo grandi, screpolate in alcuni punti forse per il freddo o forse per il fatto che se le torturasse costantemente con i denti. Ci scommetteva che erano comunque morbidissime, dolci e perfette.
Solo dopo qualche secondo si ricordò che presumibilmente avrebbe dovuto rispondere alla domanda che gli aveva fatto, e si avvampò per essere stato colto in flagrante mentre lo guardava. Non che fosse stato tanto discreto, certo, ma avrebbe preferito che Lorenzo non avesse infierito.
“Sì, è molto carino,” sorrise, prima di spalancare gli occhi per la frase ambigua che aveva pronunciato. Tentando di porvi rimedio, si sporse verso di lui e finse di osservare il disegno, venendo a contatto con la pelle calda - bollente - del suo braccio. “Il disegno. Intendevo il disegno.”
“Ovviamente,” Lorenzo sorrise e Alexander fu sicuro che, più che un sorriso, quello sulle sue labbra fosse un vero e proprio ghigno, e solo Dio sapeva che cosa avrebbe voluto fare per cancellarglielo. “Che altro.”
“Già, che altro?” il tono di voce con cui aveva parlato era ai limiti della comprensione, più simile ad un sussurro strozzato che ad una parola vera e propria, e non si sarebbe stupito se Lorenzo non l'avesse sentito. Delicatamente si allontanò da lui, perdendo il calore confortevole della sua pelle, per timore che avrebbe potuto fare qualcosa di molto stupido se fosse rimasto ancora qualche secondo nella nuvola di profumo che essa emanava. Era tutto così perfetto tra di loro, nonostante non ci fosse assolutamente nulla di concreto, e aveva paura che l'incantesimo si sarebbe potuto spezzare, se si fosse sporto troppo.
Lentamente si alzò in piedi, passandosi una mano tra i capelli e portando i denti a sfregare contro il labbro inferiore, tentando di mantenere il controllo della propria mente e soprattutto del proprio corpo.
“Ordino la cena, che ne dici?” propose, facendo un sorriso cordiale e sentendo il cuore sprofondargli un po' di più nel petto quando vide il ragazzo voltare la testa verso di lui e sorridergli con occhi e labbra, annuendo.
“Giapponese?” chiese Lorenzo, sbattendo le ciglia e restando in attesa con le labbra socchiuse. Riusciva quasia percepire il suo respiro filtrare nel piccolo spazio tra di esse, e questo pensiero costrinse Alexander a chiudere gli occhi per un momento, prima di riaprirli e aggrottare le sopracciglia. 
“Tu non sopporti il cibo giapponese.”
“Dai, non è vero.” sbuffò allora l'altro, scrollando le spalle e tornando a chinarsi sul proprio disegno, troncando la conversazione. Alexander ricordava solo qualche piatto che amasse davvero, e assolutamente nulla che contenesse del pesce crudo. Lui, al contrario, aveva sviluppato un profondo amore per la cucina orientale, e non riusciva più a farne a meno da quando aveva cominciato. Stava per afferrare il cordless, quando l'altro alzò nuovamente la testa, pronto a parlare. “Hey, Al, non dimenticare...-”
“Il dolce. Sì, lo so.” lo interruppe, facendo un sorriso e dirigendosi in camera, gettandosi malamente sul letto.
Dopo aver ordinato prese un cuscino e lo tirò violentemente contro la radio ancora accesa, come nella speranza che tacesse e lo lasciasse solo con i suoi pensieri.    


Things you'd expect to be, having effect on me.
Pass undetectedly, but everyone knows what has got me.
Takes me completely, touches me sweetly, reaches so deeply.
I know that nothing can stop me.


Alexander amava mangiare con Lorenzo. Non solo perché così poteva osservarlo, ma perché lui era sempre così allegro e fanciullesco ed era davvero bellissimo sentire la sua risata riempire il loro appartamento. Inoltre non si lamentava mai, accontentava le sue richieste anche se erano un po' strambe o buffe, come lui stesso aveva fatto sei anni prima. Era un amico prezioso, ed era felice di averlo conosciuto.
“Penso che potrei scoppiare da un momento all'altro!” Lorenzo si fece cadere sul tappeto - dal momento che Alexander aveva insistito per mangiare a terra, sul piccolo tavolino basso del soggiorno - con un verso esasperato.
“Forse non è stata una buona idea ordinare tutto quel sushi, ma soprattutto tutto quel sakè.” ridacchiò lui, gattonando fino a raggiungerlo a terra, incrociando le gambe e guardandolo dall'alto.
“E comunque,” aggiunse. “Hai visto che il sushi non è così orribile?”
“Mmhh. Hai ragione... È buono...”
Alexander sorrise, felice di essere l'artefice della piccola, ma importante conversione del ragazzo, e allungò una mano verso il suo viso, sfiorandogli l'angolo delle labbra con il pollice gelido, al ché Lorenzo ebbe un piccolo fremito.
“Avevi un po' di salsa, lì...” giustificò il suo gesto, continuando a fissare il suo volto e i suoi occhi - che erano diventati di quel bel colore dorato che gli piaceva tanto - prima di costringersi a distogliere lo sguardo, facendo una risatina troppo accentuata. “'Dio, penso di essere un po' brillo.”
Fece per alzarsi, ma la voce - e soprattutto la mano - dell'altro lo obbligarono a bloccarsi. 
“Alex,” sussurrò, afferrandogli il braccio con una stretta non troppo salda, e il ragazzo pensò che non ci fosse nulla di più bello ed eccitante della sua voce calda e appena un po' flebile che pronunciava il suo nome. “Non andartene.”
Sentì il cuore perdere un colpo per poi riprendere a battere all'impazzata, e non riuscì a dire nulla, non riusciva mai a dire nulla in quelle situazioni in cui c'era in gioco così tanto.
Non colse nemmeno il momento in cui accadde, ma subito dopo Lorenzo era sopra di lui e aveva intrecciato le dita delle loro mani. Con gli occhi spalancati, Alexander non riuscì a formulare un pensiero coerente, perché la sua mente gli urlava solamente bacialobacialobacialo!, e balbettò qualche parola, che nella sua testa sarebbe dovuta essere un allontanamento ma che poi, tramutata in voce, suonò come una supplica a tutti gli effetti.
Alexander non voleva essere preso in giro.
Alexander non voleva che fosse soltanto il bacio di una notte.
Alexander non voleva essere innamorato di lui, eppure lo era ogni giorno, e sempre di più.
Alexander non voleva vederlo con nessun altro che non fosse lui.
Alexander non riusciva a tenerlo con sé.
Alexander non riusciva a dirglielo.


“Lorenzo...” sussurrò, socchiudendo gli occhi e stringendo le labbra, come se stesse per scoppiare a piangere da un momento all'altro. Questo non successe solamente perché il ragazzo gli intimò di tacere, prima di posare le labbra sulle sue e far esplodere il suo cuore come mille fuochi d'artificio bollenti in ognuna delle sue vene. 


Sweetest perfection, an offer was made.
An assorted collection, but I wouldn't trade.
Takes me complelty, touches so sweetly, reaches so deeply.
Nothing can stop me.


Aveva ragione; le sue labbra erano la perfezione più dolce.


 

Angolo dell'autrice.

Eccomi qui, con il secondo capitolo di questa nuova Long. Sono stata brava, ammettetelo! Ho già pubblicato e sono passati solamente pochi giorni. Quando si dice l'ispirazone fulminante. Anche se non so se dica, in realtà...
BEH! Che importa dei modi di dire? L'importante è che voi siate arrivati fino alla fine di questo capitolo, che a me piace davvero taaaaaanto. Sono davvero due cuccioli, soprattutto il mio Alex.

Sto cominciando a far fuoriuscire i loro caratteri, e spero di averlo fatto bene. Nel prossimo spero si capirà ancora meglio.

Un bacio a tutti coloro che stanno leggendo e seguendo la mia storia, e un grazie enorme.

El.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ellies