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Autore: Eveine    30/09/2013    2 recensioni
Teddy si ritrova a pensare ai suoi genitori il giorno prima dell'esame. Sarebbero stati fieri di lui? Dei suoi voti? Della sua vita? Qualcuno lo aiuterà a rispondere a queste domande.
Fanfiction partecipante al contest "New generation's adventures and loves" di Emily Rose
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Teddy Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Al mio fianco
 
 
Ero sempre stato un tipo ansioso, uno di quelli che si agita anche a una semplice interrogazione e si dimentica anche il proprio nome al solo sguardo del professore. Era un trauma sostenere qualsiasi tipo di prova che comportasse guardare in faccia un'altra persona, era il mio difetto più grande e non riuscivo ad eliminarlo. Avevo provato di tutto, dai rimedi magici a quelli babbani, avevo ingurgitato litri e litri di pozioni calmanti o con lo scopo di infondere una maggiore sicurezza nelle proprie capacità, avevo ingerito un numero spropositato di pillole babbane che più o meno avrebbero dovuto avere gli stessi effetti, ma niente di tutto ciò aveva portato ad un risultato. Ero e sarei rimasto per sempre un tipo ansioso.
Per questo, la mattina del giorno antecedente l'inizio degli esami, mi svegliai con l'ansia e la preoccupazione che uscivano da ogni poro del mio corpo. La notte precedente era stata un incubo, aprivo gli occhi allo scattare di ogni ora e riuscivo a riprendere sonno solo parecchi minuti dopo così, quando la sveglia segnò le 6 del mattino, decisi di scendere dal letto, andare a fare colazione per iniziare il grande ripasso finale, che ovviamente non avrebbe fatto altro che mostrare le mie lacune e agitarmi maggiormente.
Una volta indossata la divisa presi la borsa con i miei amati libri e scesi in Sala Grande pronto per un'abbondante colazione che avrebbe dovuto darmi l'energia necessaria ad affrontare un'intensa giornata di studio. A quell'ora la Sala Grande era praticamente deserta, fatta eccezione per qualche studente che, come me, si era alzato presto in vista degli esami imminenti. Mi sedetti al solito posto al tavolo dei Tassorosso e versai un'abbondante dose di caffè nella tazza gialla che si trovava di fronte a me, con gesto automatico presi del pane tostato e vi spalmai sopra un po' di marmellata di fragole, la mia preferita. Stavo per addentare la mia colazione quando una civetta bianca fece il suo ingresso attraverso le grandi finestre che circondavano la sala. Il mio sguardo non fece in tempo a posarsi sul bianco animale che avevo già capito che era venuto per me. La civetta del mio padrino planò con eleganza sul tavolo e, fiera di aver individuato il destinatario della lettera al primo colpo, allungo la zampa verso di me. Slegai lentamente il pezzo di carta dall'animale e le accarezzai il piumaggio candido, era stranamente morbida, sembrava uno di quei peluche babbani con cui zia Hermione aveva tappezzato la stanza dei figli. Dopo pochi minuti la civetta fece schioccare il becco, era il suo modo di dire che era arrivata l'ora di riprendere il viaggio per il ritorno verso casa. La guardai alzarsi in volo e uscire dalla finestra prima di porgere la mia attenzione al foglio di carta che stringevo nella mano destra, lo aprii e riconobbi subito la scrittura semplice e disordinata di zio Harry.
 
“So che oggi è il giorno prima degli esami ma ho bisogno di mostrarti una cosa. Fatti trovare fuori dai cancelli di Hogwarts appena finita la cena. Ho già parlato con la Preside che mi ha concesso il permesso di rapirti per qualche ora.
A stasera, Harry.”
 
Per un millesimo di secondo fui tentato di rispondergli declinando l'invito dicendo che, come da lui accennato, era il giorno prima degli esami e avrei dovuto passare l'intera notte sfogliando le pagine di libri ingialliti. Ma questa idea fu subito sostituita da quella di poter passare una serata fuori dalle mura della scuola in compagnia del mio padrino, che mi piaceva considerare zio, come il resto della sua famiglia d'altronde. Chissà cosa aveva in mente per quella sera, di certo mi avrebbe aiutato ad attenuare l'ansia e la preoccupazione che salivano di livello ad ogni minuto che passava. Guardai l'orologio e mi resi conto che la colazione era durata fin troppo così, borsa in spalla, mi diressi verso la biblioteca lasciando sul tavolo un toast mangiato a metà e un caffè ancora fumante.
Le ore che mi separavano dall'incontro con zio Harry passarono lentamente. E' risaputo che il tempo, mentre fai qualcosa di noioso o sei in attesa di qualcosa, sembra dilatarsi in modo impressionante come se un minuto corrispondesse a 24 ore.
A cena mangiucchiai velocemente un coscio di pollo arrosto e senza neanche avvertire i miei amici mi diressi verso i cancelli che portavano fuori Hogwarts. Non passarono neanche dieci minuti che un uomo dai capelli corvini e gli occhi verdi si materializzò di fronte a me, ciò che ci separava era semplicemente del ferro lavorato in ghirigori che conteneva innumerevoli incantesimi. Zio Harry prese la bacchetta e con un piccolo gesto della mano aprì i cancelli e mi fece cenno a di uscire.
-Allora, Teddy, come stai? Pronto per gli esami di domani?- mi chiese richiudendo i cancelli.
-Diciamo che potrei cavarmela meglio di parecchi miei compagni di corso.- risposi cercando di rimanere sul vago e non mostrare quanto fossi impreparato.
-Se fossi stato tua nonna ti avrei tirato le orecchie per farti una ramanzina che non avresti dimenticato per il resto della vita, ma visto che non sono lei ti chiedo solo di prendere il mio braccio.- scherzò porgendomi il braccio e regalandomi uno dei suoi sorrisi migliori. Senza fare domande lo afferrai e nell'attimo stesso in cui la mia mano si posò sul tessuto della sua maglietta mi sentii risucchiare come se fossi all'interno di un lungo tubo di gomma e poi più nulla, buio. Fortunatamente durò poco più di un attimo, aprii gli occhi e, con lo stomaco sottosopra, mi ritrovai in una piazzetta circondata da case antiche, alcune in evidente stato di degrado.
-Dove siamo?- chiesi continuandomi a guardare intorno.
-Diagon Alley.- mi rispose mentre si avviava verso quella che sembrava la casa più malcurata di tutta la città.
-E cosa ci facciamo a Diagon Alley?-
-Aspetta e lo vedrai.-
Aprì la porta della casa e, una volta entrato, venni avvolto da un pungente odore di chiuso e di polvere. Quella casa doveva essere rimasta chiusa per anni a giudicare dall'aspetto. Seguendo Harry lungo l'ingresso mi ritrovai in un salotto arredato spartanamente, due poltrone affiancate al centro della stanza di fronte ad un caminetto e una specie di scrivania sotto la finestra. Rivolsi la mia attenzione ai muri e vidi persone a me familiari salutarmi da foto sbiadite e ingiallite.
Nel momento in cui capii che quella era la casa dei miei genitori prima della loro morte il mio umore cambiò, da allegro e quasi spensierato divenne triste e malinconico. Come sempre il mio cambiamento di umore veniva accompagnato anche da un mutamento estetico, infatti i miei capelli e i miei occhi da blu si tinsero di un nero profondo, un colore che si mostrava solo quando pensavo a loro, a quelle due persone che mi avevano donato la vita.
-Come avrai capito siamo nella casa dei tuoi genitori. Tua nonna è venuta a conoscenza di questa abitazione solo un paio di giorni fa e mi ha chiesto di mostrartela.-
-Un paio di giorni fa? Come mai nonna non sapeva dove vivevano i miei?- anche se la domanda era rivolta a Harry i miei occhi non si staccavano dalle facce sorridenti di mamma e papà che mi tenevano tra le braccia probabilmente qualche giorno dopo la mia nascita.
-Come sai i tempi erano difficili, la maggior parte dei membri dell'Ordine della Fenice viveva in posti che non comunicava a nessuno, neanche ai parenti più stretti. Per non metterli in pericolo. Alla tua nascita, tua madre, si trasferì a casa dei tuoi nonni per farsi aiutare e tenere te il più possibile lontano dai guai. Tuo padre aveva tappezzato questa stanza con le vostre foto: tu, tua madre, i suoi vecchi amici. Credo che guardandole si sentisse un po' meno solo e un po' più vicino a voi. La lontananza dalla donna che amava e da suo figlio erano la cosa che più gli pesava, voleva concludere questa guerra per poter finalmente godersi la famiglia che meritava.- si sedette su una delle poltrone piene di polvere provocando un'intensa nube e mi fece segno di accomodarmi nell'altra. Mi sedetti e questa volta guardai il mio padrino e mi resi conto che, come me, aveva gli occhi pieni di lacrime.
-Ti ho mai raccontato di quando venne a proporci il suo aiuto? Voleva lasciarvi, aveva paura di averti trasmesso il suo “problemino”, aveva paura di diventare padre. Quel giorno sono stato un po' brusco con lui, ma almeno sono riuscito a fargli capire che Tonks e il bambino che aveva in grembo avevano bisogno di lui. Allora, c'è qualcosa che vuoi chiedermi?- si asciugò gli occhi con il polsino della maglietta e si girò verso di me.
-Pensi sarebbero stati fieri di me? Anche se i M.A.G.O. che sto per affrontare non andranno molto bene?-
-Non sono domande da fare. Certo che sarebbero stati fieri di te, sono disposto anche a giocarmici la bacchetta.- scherzò prima di riprendere a parlare con una voce più bassa ritornando a discorsi seri. -Non sempre nella vita i voti scolastici sono tutto. Sai, se mi sentisse Hermione potrebbe affatturarmi. Ho conosciuto persone superare i M.A.G.O. con il massimo dei voti ma senza valori morali. Tu, Teddy, sei esattamente l'incrocio perfetto dei tuoi genitori. Intelligente e pacato come tuo padre, goffo, sbadato e poco incline allo studio come tua madre. Anche tu, esattamente come loro, sei una persona leale, sincera, pronta a dare la vita per la tua famiglia, per i tuoi amici, per le persone che ami. Sei forte e coraggioso, non ti tiri mai indietro davanti alle avversità. Dopotutto sei il frutto dell'unione di un Grifondoro e di una Tassorosso, due persone splendide che hanno perso la vita per creare un futuro migliore al proprio figlio e a tante altre persone.-
-A volte non mi sento all'altezza di essere loro figlio.- lo interruppi tirando fuori le mie preoccupazioni.
-Non devi dirlo neanche per scherzo. Sei il figlio di due eroi, devi essere fiero di loro e di quello che sei. Ho saputo che ti sei preso svariate punizioni per difendere gli studenti più piccoli e i più deboli dai soliti bulli che girano per la scuola. Sono questi i valori che ti avrebbero insegnato, difendere gli altri anche a discapito di se stessi.-
Quelle parole mi avevano rincuorato, avevano riempito il mio cuore di gioia. A detta di Harry ero esattamente il figlio che loro avrebbero voluto, sarebbero stati fieri di me anche se agli esami non avessi preso il massimo dei voti.
-Posso tornare qui uno di questi giorni?-
-Puoi tornare quando vuoi. Questa è casa tua.- si alzò dalla poltrona e si diresse verso il muro. Prese una cornice e la staccò dal chiodo che la fissava, estrasse la foto che vi era contenuta e me la porse visto che nel frattempo l'avevo raggiunto.
-Questa è stata scattata il giorno del loro matrimonio. Gli invitati erano pochi, c'era una guerra in corso, ma come vedi loro sono felici, guarda come sorridono, con le labbra e con gli occhi. Questa è la foto più bella che ho visto in giro, prendila. Custodiscila vicino al tuo cuore, loro domani saranno lì al tuo fianco e ti aiuteranno a calmare la tua ansia. Quando senti che tutto sta andando storto, chiudi gli occhi, tocca la foto e pensa a loro e in un attimo tutto ti sarà più facile. Loro sono sempre con te, Teddy, è come se non se ne fossero mai andati. Purtroppo non possono proteggerti da tutti i mali e i problemi della vita, ma possono aiutarti ad affrontarli, anche solo con la loro anima.-
-Domani affronterò i M.A.G.O. con uno spirito diverso.- così dicendo uscimmo da quella casa polverosa che presto avrei risistemato, gli occhi e i capelli erano tornati nuovamente blu. Ero felice, ora sapevo che loro erano veramente al mio fianco, sempre.
   
 
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