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Autore: LittleMilkshake    01/10/2013    1 recensioni
[Promessi Vampiri]
- Si puntò un dito al petto e dichiarò, scandendo bene le parole "Io sono un vampiro. Tu sei un vampiro. Noi ci sposeremo all'alba della tua maggiore età. Così è stato deciso al momento della nostra nascita".
Il mio cervello non attivò nemmeno a processare la parola "sposeremo", si bloccò a "vampiro". -
Rachel Berry ancora non si capacita dell'incontro che ha fatto. Un bellissimo ragazzo, alto e dai lineamenti europei, si è presentato a lei come il suo futuro marito vampiro.
La vita che Rachel, alias Larisa Dragomir principessa vampira, conosceva fino a quel giorno sarà completamente sconvolta dall'arrivo di Sebastian Vladescu, un tenebroso principe vampiro dai modi rudi, che non conosce assolutamente la parola "NO" quando vuole qualcosa.
[CrossOver Promessi Vampiri/Glee]
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Le mie vacanze estive posso riassumertele in poche parole» disse il mio migliore amico Kurt Hummel, sospirando mentre metteva piede in quella prigione che era la William McKinley High School.
«Bambini che strillavano, scottature, ortica e ragni nelle docce»
«Devi volere molto bene a tuo padre per aver sopportato tutto questo» ridacchiai mentre entravamo in quell’atrio che ormai conoscevamo anche troppo bene.
C’era odore di cera d’api e di detersivo per pavimenti, per adesso la signora Marriot aveva ancora voglia di pulire.
«Se può consolarti, io sono ingrassata di almeno due chili lavorando al BelGrissino. Ero talmente esausta che la mattina non riuscivo nemmeno a fare attività fisica e ad ogni pausa, mi fiondavo a mangiare qualcosa»
«Ma finiscila, sei bellissima» mi sorrise Kurt, dandomi un bacio sulla guancia.
Sorrisi, quel ragazzo era adorabile.
«E a proposito di bellissimi» disse Kurt, facendomi cenno di guardare avanti a me.
Finn Hudson, che viveva non molto lontano da casa mia, stava armeggiando con la combinazione del suo nuovo armadietto.
Lo vidi lanciare un’occhiata nervosa a un pezzetto di carta che teneva in mano, girare la manopola e dare uno scossone alla maniglia.
La T-shirt bianca nuova di zecca che aveva addosso, metteva ancora più in risalto l’abbronzatura estiva e le maniche contenevano, a fatica, due bicipiti muscolosi.
«Finn è uno spettacolo» mi sussurrò Kurt, mentre lo raggiungevamo «Deve aver fatto molta più palestra. E quelli sono colpi di sole?»
«Ha tagliato l’erba di tutto il quartiere sotto il sole per tutta l’estate, Kurt. Non ha bisogno di intensificare la palestra o schiarirsi i capelli» risposi piano.
Finn sollevò lo sguardo proprio mentre passavamo e mi sorrise «Ehi Rach»
«Ehi» risposi. Poi il nulla, la mia mente si svuotò.
Kurt arrivò prontamente in mio aiuto «Sembra ti abbiano dato la combinazione sbagliata. Hai provato a dargli un calcio?»
Finn lo ignorò completamente «Non lavoravi ieri sera, Rachel?»
«No, non lavoro più al BelGrissino. Era un lavoretto estivo»
Finn sembrò quasi deluso «Oh, vabbè, vorrà dire che ci vedremo a scuola allora»
«Certo. Dovremmo avere qualche lezione insieme» dissi sentendo le guance che mi andavano a fuoco.
«Ci si vede» dissi poi, trascinando via con me Kurt.
«Che significava tutto quello? Finn triste perché non lavori più al BelGrissino, te che diventi paonazza… Devi raccontarmi qualcosa?» sorrise Kurt curioso.
«No, niente… È venuto qualche volta, verso la fine del mio turno, e mi ha dato un passaggio. Siamo usciti un paio di volte. E non sono paonazza» protestai.
«Questo sarà un anno molto interessante» sorrise, guardando fisso davanti a sé.
«A proposito di cose interessanti…» stavo per iniziare a raccontarle del ragazzo alla fermata dell’autobus ma, nel preciso istante in cui il pensiero si formò nella mia mente, avvertii un formicolio alla nuca, come se qualcuno alle mie spalle mi stesse osservando.
“Larisa…”
Quella voce sinuosa, profonda, riecheggiò dentro di me, come il ricordo di un incubo.
Mi passai una mano sulla nuca.
A Kurt lo avrei raccontato più tardi, o forse questa storia si sarebbe semplicemente dissolta da sola.
Sì, probabile.
Ma quel formicolio non accennava ad andarsene.
 
 
«Vedrete quanto ci divertiremo durante questo corso» ci promise la signora Wilhelm, traboccando d’entusiasmo mentre ci distribuiva la lista dei libri da leggere per l’ultimo anno di Letteratura Inglese.
«Adorerete i classici che ho scelto per voi. Preparatevi ad un anno di avventure, amori mozzafiato e grandi scontri armati»
Sembrava l’unica entusiasta, visto che in classe si levò un coro di dissensi e di lamenti fra quelli che già avevano la lista fra le mani.
Me ne passò uno Noah Puckerman, il mio eterno aguzzino, che era piombato a sedere nella postazione davanti alla mia come una gigantesca palla appiccicosa.
On no, non Ivanhoe. E Moby Dick… Chi aveva tempo per Moby Dick?
Ma questo non doveva essere l’anno dedicato a una frenetica vita sociale?
Per non parlare poi di Dracula… ma per piacere!
Se c’era una cosa che odiavo erano proprio i racconti dell’orrore, frutto della fantasia, senza appiglio nella vita reale e nella logica.
Kurt, dall’altra parte dell’aula, aveva la mia stessa espressione mentre sussurrava «Perché “tempestose”?»
«Non ne ho idea» gli risposi piano.
«Vorrei che mi aiutaste a distribuire questa piantina.
Il posto che vi siete scelti sarà vostro per tutto l’anno e dato che vedo molte facce nuove, vorrei imparare i vostri nomi il prima possibile»

Perfetto. Ero destinata ad un anno di commenti idioti e maligni da parte di Noah Puckerman.
E Quinn Fabray, la cheerleader di leggendaria stronzaggine, si era seduta proprio dietro di me.
Ero schiacciata tra le due persone che più odiavo in tutta la scuola. Per fortuna, né Kurt né Finn erano troppo lontani da me.
Noah si girò passandomi la piantina «Ecco qua Cherry» disse ridendo, sbagliava di proposito il mio cognome per farmi arrabbiare.
«Almeno, io so scriverlo il mio nome» sbottai.
Stronzo.
Puckerman si voltò e mi chinai a cercare una penna nel mio zaino. Ma la penna aveva la punta secca a furia di girare nel mio zaino.
L’agitai e riprovai, ma niente.
Mi voltai verso Finn, chiedendogli se potesse prestarmene una, ma non feci in tempo a parlare che mi sentii toccare la spalla destra.
«Perdonami, ti occorre uno strumento per scrivere?»
Quella voce profonda, con un insolito accento europeo, veniva da dietro di me.
Non avevo scelta, se non girarmi.
Era lui. Il tizio della fermata dell’autobus.
Era così vicino che potevo guardarlo negli occhi. Erano neri come la pece e mi scavavano dentro, con uno sguardo glaciale, intelligente e insieme insopportabile.
«Cerchi uno strumento per scrivere, non è così?» ribadì, allungando il braccio per offrirmi una scintillante penna d’oro.
Non una banale biro di plastica, una vera penna d’oro.
Continuò ad agitare la penna davanti a me «Sai riconoscere una penna, vero? È uno strumento familiare, no?»
Non apprezzai molto il suo tono sarcastico e nemmeno il fatto che mi fosse apparso a sorpresa davanti per ben due volte in un giorno, così mi limitai a fissarlo.
Finchè Quinn non mi diede un pizzicotto sul braccio «Firma la piantina e falla finita. Ok Meg?»
Mi strofinai il braccio sbuffando, avrei voluto prenderla a sberle ma l’ultima persona che aveva contraddito Quinn Fabrey era stata costretta a trasferirsi in un’altra scuola.
«E muoviti Meg» disse di nuovo Quinn, continuando a sbagliare il mio nome.
«Ok ok». Riluttante, accettai la penna di quel ragazzo e nell’istante in cui le nostre dita si toccarono, avvertii la sensazione più strana che avessi mai provato.
A metà tra un déjà-vu e una premonizione.
Lui mi sorrise, aveva dei denti bianchissimi e perfetti. Brillavano letteralmente, come armi tirate a lucido.
Lentamente mi voltai.
Mi tramava un po’ la mano mentre scrivevo il mio nome, era stupido farsi prendere dal panico in questo modo. Era solo un ragazzo nuovo.
«Allora, questa piantina?» ringhiò Quinn alle mie spalle.
«Ecco, tieni» dissi e glielo passai senza nemmeno voltarmi. Quinn me lo strappò di mano, tagliandomi il dito.
«Ahi» agitai la mano, ficcandomi poi in bocca il dito ferito.
Mi voltai per restituire la penna «Tieni, grazie»
Ma quel ragazzo stava fissando il mio dito. Non staccava gli occhi dalle mie dita, alcune sporche di sangue.
Forse quel sangue gli dava il voltastomaco, ma ero certa di aver intravisto nei suoi occhi neri qualcosa di molto diverso dal disgusto.
E poi, lo vidi leccarsi lentamente il labbro superiore.
E quello che diavolo era?
Gli lanciai la penna e mi voltai di scatto. Ok, cambio scuola. Sono ancora in tempo, chi se ne frega.
La signora Wilhelm recuperò la lista ed iniziò a scorrere i nostri nomi, sorridendo e sollevando lo sguardo in direzione di qualcosa dietro di me.
«Ragazzi, diamo il benvenuto al nostro nuovo studente straniero. Sebastian…» abbassò lo sguardo sul foglio, in difficoltà «Vlades… cu. L’ho detto bene?»
«No, non è corretto» rispose il ragazzo, alzandosi e andando verso la lavagna bianca.
Prese un pennarello e tracciò la parola Vladescu sulla lavagna, in corsivo.
«Mi chiamo Sebastian Vladescu, Vla-DES-cu. L’accento cade sulla sillaba di mezzo.
È un nome che incute soggezione in Est Europa, è un nome nobile»
Si girò fissandomi e puntando gli occhi addosso a me «Un nome reale»
Era impossibile smettere di fissare quel ragazzo. I suoi lunghi capelli neri erano completamente fuori luogo a Lima, in Ohio.
Era longilineo e i suoi muscoli erano ben delineati, gli zigomi alti, il naso dritto e la mandibola pronunciata. Un vero e proprio modello.
Ma perché non la smetteva di fissarmi?
«C’è nient’altro che vorrebbe dirci di lei?» chiese la signora Wilhelm alla fine.
Sebastian si voltò di scatto, fissandola e chiudendo la penna «No, niente in particolare. No»
Non era una risposta maleducata, ma il suo tono non era esattamente quello che si dovrebbe usare con un professore.
«Non ci dispiacerebbe sentire qualcos’altro sul suo conto. Sembra interessante» ammise tempestiva la signora Wilhelm.
Ma Sebastian era già tornato a rivolgere il suo sguardo verso di me.
Sprofondai sulla sedia. Lo vedevo solo io?
«A tempo debito vi dirò dell’altro. È una promessa»
Lo disse con tono pacato, ma a me suonò come una vera e propria minaccia.
 
L'angolo di Alex
Rieccomi pronta per un nuovo aggiornamento!!
Mi ci sono messa d'impegno e ho scritto tanto stavolta :)
E nulla, non mi sto a dilungare troppo!!
Spero tanto che il capitolo vi piaccia
Aspetto, come sempre, di sapere le vostre opinioni :)
Hugs & Kisses

- LM
  
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