Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    01/10/2013    2 recensioni
Una banda di brutali trafficanti di esseri umani, un procuratore distrettuale dal passato misterioso e dalle ancor più misteriose intenzioni, un uomo, brillante uomo d’affari ma padre assente. Gli ingredienti per una nuova storia per Semir e Ben e per una domanda… quanto contano in realtà i vincoli di sangue?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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Salvataggio fase due


Unica possibilità

Semir e Klaus erano tornati alla torre di controllo giusto in tempo per sentire la minaccia di Svetlana. Tutti si guardarono interdetti e Andrea abbracciò stretta Laura che aveva le lacrime agli occhi.
Kim guardò il capo delle operazioni SEC e chiese preoccupata “Cosa facciamo?”
“Potremmo intervenire ma lo spazio è molto piccolo e le porte dell’areo sono difficili da aprire dall’esterno, perderemmo  troppo tempo…” rispose l’uomo vestito di nero “Ma che alternative ci sono?” chiese  Semir agitatissimo. Sentiva che quella donna era una pazza, a questo punto poteva fare qualsiasi cosa se si sentiva in trappola,  compreso uccidere Ben pur credendolo il suo unico nipote

“Potremmo aspettare e sperare di prenderli per stanchezza. Ma visto il soggetto la cosa mi pare improbabile, tenterebbe certamente un colpo di mano…” rifletteva il capo della SEC “Oppure?” chiese ancora Kim
“Oppure possiamo usare il Fentanyl, immetterlo nei condotti di areazione dell’aereo e entrare quando sono tutti addormentati…” nel fare la proposta si vedeva che il funzionario era visibilmente imbarazzato
“No!!” urlò Laura “Assolutamente no, voi non sapete cosa significa usare il Fentanyl, è una sostanza tossica, provoca il blocco respiratorio. Se non riuscissimo a rianimare Ben entro cinque minuti morirebbe o comunque riporterebbe danni celebrali permanenti. Ti prego, Semir ti prego non consentire questo” Laura ormai urlava in preda ad una vera e propria crisi nervosa.
 Klaus si avvicinò alla ragazza e l’abbracciò “Capitano questa soluzione è esclusa è troppo pericolosa” ordinò
“Allora non ci resta altro che aspettare. Ma rendetevi conto che questa potrebbe restare l’unica soluzione praticabile” sentenziò il capo della SEC
E tutti si prepararono ad una lunga attesa
 

Nell’aereo Ben ormai si era completamente svegliato anche se continuava a tenere gli occhi chiusi. Sentiva gli uomini parlottare fra loro in russo ed anche se non capiva una parola, dai toni si intuiva che erano preoccupati e stavano tramando qualcosa contro la Madame
Poteva sfruttare la situazione ma prima di tutto doveva farsi liberare le mani.
Iniziò a gemere e a lamentarsi sommessamente e subito Svetlana si avvicinò “Benjamin tesoro cosa c’è?” chiese amorevole “Ho sete e mi fanno male le braccia” rispose Ben sommessamente e con voce volutamente lamentosa
“Sì lo so caro, ti libero appena decolliamo” rispose Svetlana accarezzandogli i capelli

Ben si decise  giocarsi la carta vincente “Ti prego nonna, mi fanno male le bracccia non ce la faccio più” fece con voce sempre più lamentosa, agitandosi
Gli occhi di Svetlana si illuminarono a sentirsi chiamare nonna al punto che Ben si sentì  anche un po’ in colpa per essere ricorso a questo stratagemma.
“Va bene ma mi prometti di stare buono? Non farai sciocchezze? Dobbiamo cercare di andarcene di qua, dobbiamo tornare a casa nostra” gli chiese  Svetalna guardandolo negli occhi “Certo nonna non ti preoccupare, starò buono” rispose cercando di  essere più convincente possibile.
Svetlana slacciò i legacci che tenevano le mani di Ben alle sbarre e lo aiutò a sedersi sulla barella
A quel punto il giovane iniziò a studiare la situazione mentre beveva l’acqua che Svetlana gli aveva portato . Sei… più il pilota e Svetlana, tutti armati. Dai finestrini Ben vedeva i mezzi della SEC fermi sulla pista tutt’intorno all’aereo. La situazione era in evidente stallo, non potevano intervenire, lo spazio era stretto e  quasi impossibile aprire il portellone dall’esterno.  L’unica era consentire loro l’accesso dall’interno.
 

Ormai erano passate più di due ore dall’ultimo contatto e tutti nella torre di controllo era quasi sfiniti dalla preoccupazione. Semir sembrava una tigre in gabbia e percorreva incessantemente avanti ed indietro la stanza mentre Laura e Andrea sedevano appartate con lo sguardo nel vuoto
“Perché non chiamiamo?” chiese Semir avvicinandosi a Klaus che continuava a guardare fuori dalle ampie vetrate “Perché non possiamo mostrarci deboli, l’unica è che ci chiamino loro e facciano le loro richieste…” Klaus era pallidissimo. “Procuratore perché non viene a sedersi un po’? Vuole  qualcosa da bere?” chiese Kim temendo che Klaus svenisse da un momento all’altro “No no sto bene, l’unica cos che voglio è  tirare fuori mio figlio da lì” mormorò lui con le lacrime agli occhi


Svetlana continuava a guardare agitata  la pista. Gli uomini dal canto loro erano sempre più nervosi. Senza i motori accesi l’aria all’interno stava diventando irrespirabile. “Madame… che facciamo?” chiese uno degli uomini  sudato ed ansimante
Svetlana pensò senza dire nulla “Va bene… accendi i  motori” disse all’improvviso al pilota.
Tutti la guardarono allibiti “Ma Madame…” fece il pilota spaventato
“Ho detto accendi i motori!!!” urlò Svetlana “Accendi i motori e inizia a muoverti!!” continuò  a gridare sempre più isterica
“Ma nonna… ci sono i mezzi sulla pista, non ci faranno decollare” intervenne Ben cercando di convincerla  
 “Non ti preoccupare caro, si sposteranno, ci sei tu su questo aereo, non  interverranno ci lasceranno partire. L’ho visto sai, qui fuori c’è anche tuo padre… lui non permetterà che ti succeda qualcosa, ti lascerà partire con me…”  gli rispose Svetlana sicura. “Accendi i motori!!” ordinò ancora al pilota

Ma  gli uomini  di Svetlana iniziarono a ribellarsi “Madame noi le siamo sempre stati fedeli, ma questa sua fissazione a tenersi il poliziotto…  scambiamolo con la nostra partenza…” disse concitato uno di loro “Tu sta’ zitto lurido verme!!” urlò ancora Svetlana “Madame, stavolta noi non possiamo seguirla, non possiamo decollare se non si spostano, moriremo tutti” fece un altro avvicinandosi minaccioso
Ma Svetlana fu più veloce strappò dalla fondina dell’uomo che le era accanto la pistola e la puntò verso quello che si stava avvicinando.
E poi sparò


Nella torre di controllo tutti erano in silenzio ormai.
Il capo della SEC guardava tutti con aria apparentemente neutra ma gli si leggeva in faccia il  pensiero “tanto prima o poi dovremo usare il gas… non c’è altra soluzione” All’improvviso in lontananza si udì un rumore secco; Semir e la Kruger spalancarono gli occhi capendo subito di cosa si trattava e subito la loro intuizione fu confermata.  Alla radio del capitano della SEC arrivò un messaggio gracchiante dagli uomini all’esterno “Capo c’è stato uno sparo… hanno sparato all’interno dell’aereo” disse la voce
“Oh mio Dio” urlò Laura balzando in piedi
“Ora dobbiamo intervenire con il gas Procuratore non c’è più tempo…” disse perentorio il capitano SEC
“No per favore no…” singhiozzò Laura rifugiandosi nelle braccia di Andrea
“Ok calma, calmiamoci tutti” intimò la Kruger che come al solito conservava freddezza. “Chiami l’aereo…” ordinò al controllore di volo seduto alla consolle


All’interno del piccolo aereo tutti guardavano scioccati il corpo dell’uomo disteso a terra con una grossa macchia di sangue sul petto che si allargava a vista d’occhio. Cautamente Ben si alzò dal suo posto e si inginocchiò  sentirgli il polso. Era morto.
“Questo è quello che succede quando mi disobbedite. Ricordate che a casa avete tutti una famiglia, sapete cosa succede loro se mi tradite, anche loro ci rimetterebbero la pelle. Se dobbiamo morire moriremo, meglio che finire in mani dei tedeschi” sibilò Svetlana
“Madame ci chiamano dalla torre di controllo…” “Dì loro che ora noi partiamo e che se non si tolgono dalla pista trascinerò mio nipote nella morte con me.” La voce della anziana donna era acuta e nessuno dubitava più della sua determinazione
“Madame dicono che prima di ogni cosa vogliono parlare con il poliziotto per sapere se sta bene…” Svetlana guardò Ben per alcuni momenti in silenzio, poi gli fece cenno di avvicinarsi al pilota e Ben prese la cuffia “Qui Jager” disse nel microfono


“Voglio parlare con il mio uomo, devo sapere se sta bene. E ci voglio parlare subito” disse Kim nel microfono al pilota Dopo alcuni secondi si sentì un voce familiare  “Sì qui Jager” A sentire la voce Semir strappò letteralmente  la cuffia dalle mani della Kruger “Ben, Dio sia ringraziato, stai bene??? Che sta succedendo?” Dall’altro lato si sentì chiaramente l’emozione del ragazzo “Semir!!! Sei vivo…” “Sì certo, dimmi come stai…” rispose il collega “Bene, sto bene.” Ben fece appena a tempo a rispondere che si sentì qualcuno che gli strappava la cuffia

“Bene ora l’avete sentito. Liberate la pista immediatamente. Klaus so che sei lì, fa’ liberare la pista. Hai cinque minuti.  Puoi scegliere o tuo figlio viene con me in Ucraina o viene con me all’altro mondo” urlò Svetlana chiudendo la conversazione

Tutti i presenti nella torre di controllo si guardarono. Laura aveva grossi lacrimoni che le scendevano sul volto, ma cercò di dominarsi e pensare razionalmente
“Procuratore se non vuole che l’ispettore Jager muoia o  che quella folle se la svigni non abbiamo altra scelta…” disse per  l’ennesima volt il capo della SEC
“Un momento…” intervenne Laura “Quello è un  tupolev  russo giusto?” chiese indicando l’aereo, colpita da una improvvisa illuminazione. “Sì certo” rispose il capitano  “Allora dovrebbe avere il portello di emergenza sotto il vano del motore posteriore, quello si apre dall’esterno” disse sicura la dottoressa. Tutti la guardarono stupiti “Lo so perché cinque anni fa durante un trasporto di medicinali l’aereo su cui ero fu costretto ad un atterraggio di emergenza in Sudan. Ci siamo salvati solo perchè qualcuno dall’esterno riuscì ad aprire quel portello. Dà direttamente nella stiva e poi ad una botola nella parte posteriore della cabina” continuò Laura

“Se è così possiamo entrare da lì e coglierli di sorpresa” disse ansiosa la Kruger “Sì ma ci vuole un diversivo” ragionò Semir
“A questo ci penso io” rispose sicuro Klaus
 
  
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