Difetti. Era l’unica cosa che vedevo in me. Mi odiavo. Odiavo quel riflesso allo specchio, che mi faceva sempre sentire più vuota, più inesistente. Non contavo. Non contavo per nessuno. Eppure ogni mattina trovavo la forza per alzarmi dal letto, promettendomi che avrei riso, che sarebbe stato tutto diverso. Invece tornavo a casa, ancora più stanca di prima. Mi sforzavo. Cercavo di apparire normale, ma l’unica cosa che gli altri sembravano notare era la mia odiosa goffaggine, per la quale mi chiudevo sempre di più in me stessa.  La scuola non è così facile come i genitori pensano. Non è facile vedere ragazze molto più belle di te, che si sentono sicure di se stesse. Non è facile passare davanti ad un gruppo di ragazzi e distogliere subito lo sguardo per paura di essere giudicata. Non è facile far finta di niente. quando il niente sei tu. Quando non ti senti mai abbastanza. Ero come la quiete che precede la tempesta. Quella calma apparentemente ingannevole, il silenzio rotto dal solo battito del cuore, e dal fragrante boato del temporale che si avvicina. Era così che mi sentivo veramente. Ma prima o poi la tormenta si sarebbe scatenata. E rimane ancora il dubbio, l’incertezza: mi sarei lasciata trascinare con lei, o avrei combattuto con le uniche forze che mi erano rimaste in corpo per cambiare?