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Autore: lilyhachi    01/10/2013    5 recensioni
(Sequel di Safe Harbor; spoiler terza stagione)
Isaac ebbe modo di rispecchiarsi in quegli occhi scuri che non ammirava da tanto tempo, e riconoscendo quello specchio, il suo specchio, che aveva rotto così tante volte, frantumandolo in mille pezzi che gli davano un’immagine completamente distorta di sé stesso.
Era stato un vagabondo senza meta e senza speranza, alla disperata ricerca di una parte di sé che non credeva avrebbe più trovato, alla ricerca del suo riflesso che giaceva proprio lì davanti a lui e completamente intatto, come se fosse stato custodito tutto il tempo all’interno del cuore di Lyla, in attesa del suo ritorno.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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I

Left and leaving



If you ever feel alone and the glare makes me hard to find.
Just know that I’m always peering out on the other side”.
(Justin Timberlake - Mirror)


Nonostante Beacon Hills fosse in piena estate, Lyla sentiva freddo.
Solo che non si trattava di un freddo dovuto al clima, bensì di quello che aleggiava attorno al suo cuore: il freddo che Isaac le aveva lasciato dentro. La storia si stava ripetendo ancora una volta.
Credeva di aver impacchettato quelle sensazioni per lasciarsele completamente alle spalle. Invece, stava succedendo tutto di nuovo e nella stessa identica maniera. Lei ed Isaac non avevano neanche fatto in tempo a ritrovarsi, che lui era andato via ancora una volta, dopo nemmeno un mese. Se qualcuno le avesse chiesto come era potuto accadere, Lyla non sarebbe stata nemmeno in grado di spiegarlo. La sera prima, lei ed Isaac si erano semplicemente visti e lui le aveva sussurrato di amarla, poi il mattino dopo ogni cosa aveva perso importanza. Pensare a cosa era accaduto alla stazione abbandonata era troppo faticoso per Lyla. Ricordava solo che un attimo prima stava scendendo le scale e poi c'era stato soltanto il buio, intorno al suo cuore.
Non riusciva ad elaborare tutto ciò, il suo cervello si era rifiutato, facendola cadere in uno strano stato di incoscienza. Solo che Lyla non ne poteva più di sentirsi così. Voleva fare qualcosa.
Non voleva rimanere ferma da qualche parte in attesa di lui o di essere portata in salvo. Era stanca di sentirsi inutile ed impotente. Era una sensazione che odiava con tutto il suo animo. In un momento di pura rabbia, era arrivata addirittura a pensare che Isaac l'avesse fatta sentire in quel modo ma quei pensieri erano dettati semplicemente dalla sua frustrazione.
Non sarebbe stata inerme un'altra volta. Quella volta avrebbe reagito come voleva. Bussò alla porta di casa Argent, che le venne gentilmente aperta da Chris, il padre di Allison.
Lyla rimase colpita dallo sguardo indagatore dell'uomo, che sembrava conoscerla.
Aveva l'aspetto di un padre severo, questo era sicuro, ma ciò non voleva dire che non fosse disposto a sacrificare la sua stessa vita pur di salvare Allison. Percepì nel suo sorriso imbarazzato una leggera punta di nervosismo, ricordandosi di lei, probabilmente per via di quel che era successo a causa di Gerard e per il fatto che lui non avesse potuto fare nulla a riguardo, perchè lei sapeva che non l'avrebbe permesso. Mentre lo osservava, si chiese come avesse potuto reagire al fatto che il fidanzato di sua figlia era un licantropo. Quale padre avrebbe mai pensato di doversi adeguare ad una figlia con un ragazzo licantropo.
Purtroppo, Scott non era più un problema per lui.
Chris la guidò verso la stanza dove Allison era immersa nella lettura di un libro.
“Tesoro!”, esclamò lui, bussando alla porta già aperta. “Hai visite!”.
Allison si sollevò velocemente in piedi, e rimase sorpresa nel vedere Lyla davanti a lei.
Chris rivolse un sorriso ad entrambe e tornò in cucina, mentre la ragazza restò ferma sulla porta, dondolando sulle gambe, con le mani nelle tasche posteriori dei jeans.
Non riusciva a credere che stesse per fare una richiesta assurda...così assurda che cominciò a darsi della stupida per aver avuto anche solo il coraggio di presentarsi lì.
Ad Allison non sfuggì la sua agitazione e si avvicinò di poco con un sorriso gentile. Non avevano mai avuto occasione di conoscersi bene. Se lei non fosse stata così impegnata a cercare di vendicare la morte di sua madre, tentando di uccidere Derek, probabilmente avrebbero legato.
“Lyla”, esclamò con tono dolce. “Cosa ti porta qui?”.
“Voglio chiederti una cosa”, rispose lei con voce ansiosa. “Solo che è assurdo”.
Per un attimo, Allison cominciò seriamente a preoccuparsi per ciò che Lyla avesse intenzione di chiederle. Il suo viso era allarmato e a tratti imbarazzato, come se quello che voleva domandare la mettesse a disagio anche prima di parlare.
Quello non era certo un buon segno.
“Dimmi pure”, rispose lei, deglutendo e cercando di nascondere il suo timore.
Lyla cominciò a gesticolare e a torturarsi le mani, mentre cercava le parole adatte per formulare quella richiesta completamente priva di senso e carica di stupidità.
Allison sorrise e con un cenno del capo la incitò a parlare. Provava tenerezza per lei.
Non era ancora abituata a tutta la questione dei licantropi. Non era come Stiles, Lydia o come lei stessa. Non ancora, almeno. Era stata catapultata in quel mondo in modo troppo violento. L'impatto era stato forte, e questo le aveva impedito di assorbire il tutto come avrebbe dovuto. Certo, anche lei ci era finita all'improvviso, ma non come Lyla. Prima era ad una partita in tutta tranquillità e poi era stata rapita da un gruppo di cacciatori psicopatici che volevano usarla come esca per il suo ragazzo licantropo. Aveva scoperto tutto in modo così disordinato e brutale che in un primo momento l'aveva sconvolta; ma allo sconvolgimento era subentrata l'accettazione, grazie all'amore per Isaac.
A questo si era aggiunta, inoltre, la scomparsa di quest'ultimo, che aveva riportato la ragazza nello stato iniziale di subbuglio che credeva di aver accantonato. Ad avvisarla su ciò era stata Lydia.
“Voglio che mi alleni!”, affermò con una decisione ed una velocità che lasciò Allison sgomenta.
“Cosa?”, chiese con un'espressione agitata. “Allenarti?”.
“Già”, rispose Lyla, rendendosi maggiormente conto di come pronunciare quella richiesta a voce alta l'avesse resa ancora più stupida di quanto non fosse già nella sua testa.
“Perchè?”, domandò la ragazza con un sorriso nervoso in viso.
“Perchè sono stanca di sentirmi così”, rispose lei, soffocando un singhiozzo. “Non ne posso più di stare qui senza fare niente. Non ne posso più di essere tenuta fuori perchè sono soltanto una semplice umana, di destare preoccupazioni o di stare ad aspettare che mi salvino. Voglio salvarmi da sola. Voglio essere in grado di difendermi. Voglio sentirmi più forte”.
Voglio sentire meno la mancanza di Isaac.
Lyla pensò anche quello ma non ebbe la forza necessaria per pronunciarlo, eppure non era difficile intuirlo, visti i recenti avvenimenti.
Allison la osservò per qualche minuto senza rispondere, riflettendo sulle parole che aveva appena udito e su cosa avrebbe potuto risponderle.
Quella scena per lei era come un flashback.
In un attimo le pareti della sua stanza diventarono quelle annerite e sgangherate di casa Hale, mentre attorno a loro si creava quell'alone di vecchiume e di cenere che caratterizzava quella casa. C'era lei, in tuta, con sua zia Kate davanti ai suoi occhi, che la guardava con un ghigno soddisfatto.
Voglio sentirmi potente.
La frase riecheggiava nella mente di Allison, ricordandole il modo in cui Kate l'aveva istruita, ricordandole come quell'allenamento l'avesse resa potente quanto inquietante. C'era una linea molto sottile fra il sentirsi potenti e il diventare tenebrosi, come era successo a lei. Tutta quella forza le aveva fatto dimenticare chi fosse, e ci era voluto tanto per capirlo.
“Lyla”, cominciò, facendo attenzione alle parole da scegliere. “Essere in grado di difendermi non mi rende meno vulnerabile di te. Possiamo essere tutti in pericolo, umani e non. Un allenamento con il mio aiuto non ti protegge”.
La ragazza la guardava con ostinazione, mentre Allison continuava a scrutarla con attenzione, soffermandosi sui suoi occhi smarriti e bisognosi di qualcosa che alleviasse il suo dolore in qualche modo.
Voleva aiutarla, ma da un lato temeva anche che ciò potesse in qualche modo danneggiarla e peggiorare soltanto la situazione, come era accaduto a lei.
“Allison, ti supplico!”, esclamò con voce ferma, nella quale Allison scorse una lieve nota di disperazione...la disperazione di un cuore infranto. “Per me conta molto e non sapevo a chi altro rivolgermi se non a te, nonostante ci sia ben poco che ci unisce!”.
Allison notò una scintilla negli occhi di lei: una scintilla di determinazione.
La ragazza abbandonò le braccia lungo i fianchi, in segno di resa, ed emettendo un sospiro pesante.
“D'accordo”, rispose, sottomettendosi al desiderio di Lyla. Riusciva a sentire quanto fosse importante per lei, e se serviva ad alleviare anche di poco la sua sofferenza, andava bene così. “Tuttavia, non potrò farlo per tutta l'estate. Ho un viaggio in Europa che mi aspetta”.
Lei le sorrise con riconoscenza, facendo un cenno di assenso, ma il suo sorriso non era lo stesso che le aveva visto in volto qualche tempo fa, mentre camminava per i corridoi con Isaac gli ultimi giorni di scuola. Non era radioso e gioioso. Era un sorriso felice ma spento...come se qualcuno le avesse tolto tutta la luce che possedeva; come se qualcuno avesse spento una candela, lasciandola sola e completamente al buio.

 


“Ehi, ragazze! Ho portato da mangiare, qui c'è del...”.
Lydia non fece in tempo a finire la frase che venne assalita da Lyla, che l’atterrò, bloccandole i polsi sopra la testa, mentre la ragazza la guardava spaventata e cominciando a dimenarsi.
“Era esattamente quello che intendevo!”, esclamò Allison con voce allegra.
“Non è divertente”, ribatté lei, cercando inutilmente di liberarsi dalla presa di Lyla, che era diventata fastidiosamente più forte, costringendola a subire maltrattamenti e facendola diventare la loro cavia preferita per tastare i risultati ottenuti.
“Scusa”, affermò Lyla, liberandola dalla sua presa, e permettendole di sollevarsi.
Lydia si tolse i residui di terreno dai vestiti e rivolse uno sguardo bruciante alla ragazza, mentre recuperava la busta di panini che aveva preso proprio per loro.
“Non ve li meritate”, berciò con voce offesa, mentre sventolava la busta davanti a loro. “Allison ti sta plasmando a sua immagina e somiglianza. Non mi piace questa cosa. Mi basta lei”.
Lyla rise. Forse la prima risata sincera dopo tanto tempo e l’amica non riuscì a non sorridere a quella visione splendida, la cui rarità non sfuggì nemmeno a Lydia, che sapeva quanto Lyla avesse smesso di essere felice dopo la scomparsa improvvisa di Isaac. Allison le osservava, sorridendo a sua volta. L'allenamento andava avanti da due mesi e dopo le prime difficoltà, la ragazza era riuscita a fare qualcosa di consistente. All'inizio, Allison era stata così buona, che la stessa Lyla l’aveva rimproverata, ordinando di non avere compassione per lei; di non trattarla come una fanciulla delicata, e Allison l'aveva accontentata.
Non aveva avuto pietà per lei; l'aveva fatta sgobbare, sotto l'osservazione di Lydia che ad ogni sessione di allenamento, rimaneva seduta ai piedi di qualche albero, intenta a leggere e a fare qualche volta da manichino quando era strettamente necessario oppure quando Lyla era stanca di fare pratica su un sacco. I primi giorni, Lyla si era avventata così brutalmente su quel sacco, che Allison e Lydia si erano scambiate uno sguardo decisamente allarmato.
“Ricordami di non farla mai arrabbiare”, le aveva sussurrato Lydia.
Alle volte, Allison era stata anche piuttosto crudele ma Lyla aveva risposto con la giusta forza d'animo, facendo di tutto per essere all'altezza e aveva sopportato i dolori e le fatiche meglio di quanto lei potesse immaginare. L'aveva sottoposta ad ogni tipo di sforzo: corse lungo il bosco, esercizi, scontri corpo a corpo con lei; il tutto ad ogni ora della giornata...spesso anche di notte, ed in quel caso Lyla si limitava a mentire ai suoi genitori o a dormire semplicemente a casa Argent ma la maggior parte delle volte Allison l'aveva obbligata a tirarsi giù dal letto alle cinque di mattina.
I primi tempi, Lyla sembrava vacillare, e Allison riusciva tranquillamente a percepirlo. Il trauma iniziale era normale, ma per fortuna Lyla l'aveva superato.
Una persona qualunque l’avrebbe mandata affettuosamente al diavolo dopo appena due ore, ma non lei.
Lyla Evans si era dimostrata una scoperta bella e buona per gli effetti che poteva provocare un cuore spezzato. Faceva sempre tutto ciò che le veniva chiesto e non si lamentava quasi mai, ogni occasione in cuor suo le sembrava buona per migliorarsi sempre di più. Inoltre, ogni giorno Allison vedeva nei suoi occhi quella scintilla che aveva notato il giorno, ormai lontano, in cui Lyla gli aveva chiesto di allenarla.
Quella scintilla non era altro che il suo obiettivo, che si stava pian piano realizzando.
Si chiese se avesse intenzione o meno di usare tutta quella forza contro Isaac, ma sperò vivamente di no. Era diventata più agile e più forte. Il tutto si era svolto spesso sotto l’occhio vigile di Chris, che all’inizio non voleva che Allison accettasse quella proposta. Tuttavia, era stato proprio lui a suggerire a sua figlia che, trattandosi di un essere umano, Lyla dovesse maneggiare qualche arma o almeno imparare ad usarla; così, aveva deciso di intervenire. Chris, infatti, aveva assistito volentieri ad alcuni allenamenti, dando qualche a volta a Lyla consigli importanti su come sfruttare al meglio la sua corporatura e su come fronteggiare un pericolo senza il solo uso della forza fisica. Secondo il cacciatore, il corpo minuto di Lyla rappresentava un buon punto di forza, in quanto le permetteva di essere più veloce e sfuggire al nemico, con i giusti accorgimenti. Inoltre, le aveva anche permesso di utilizzare qualche arma, che teneva gelosamente conservata.
La ragazza aveva preso abbastanza familiarità con i pugnali e con la balestra anche se la prima volta, aveva rischiato di colpire Lydia con una freccia scagliata troppo presto. Lyla si era dovuta scusare un milione di volte prima che la ragazza potesse passarci sopra. Tuttavia, non sembrava molto in gamba con le pistole, da lei definite “armi barbare”, e anche in quel caso aveva rischiato di far del male a Lydia, la quale sosteneva con insistenza che la ragazza cercasse costantemente di farla fuori; Lyla, dal canto suo, ribatteva dicendo che l’amica era sempre davanti ai piedi...e non aveva tutti i torti. Lyla non era assolutamente ai livelli di Allison e nessuno aveva idea di quando ci sarebbe arrivata, ma era certamente sulla buona strada, nonostante qualche difficoltà ancora piuttosto evidente.
Chris, ad ogni modo, rimase colpito non solo da Lyla che si impegnava con tutta sé stessa ma anche da sua figlia, che aveva allenato l’amica con fermezza e determinazione…non riusciva a non sorridere mentre la guardava.
“Confessa, Lyla!”, esclamò Lydia con ancora il sorriso sulle labbra. “Vuoi proporti per il lacrosse”.
La ragazza la guardò, storcendo il naso. “Non ci penso nemmeno ma so che farei a pezzi Stiles”.
Lydia boccheggiò e si voltò verso Allison. “La senti la tua allieva?”.
Allison alzò le mani in segno di resa, e si limitò soltanto a ridere.
La ragazza porse alle due i rispettivi panini, e si sedettero tutte insieme sull'erba a gambe incrociate.
Dopo aver dato i primi morsi al panino, Allison si voltò verso Lyla, osservandola. Era bello vederla tranquilla, nonostante evitasse di esternare i suoi pensieri e sentimenti. L'allenamento le teneva sicuramente corpo e mente impegnati ma solo fino ad un certo punto...in quanto era palese quanto sentisse l'assenza di Isaac.
Nonostante la cacciatrice fosse ovviamente fiera di Lyla e dei risultati che pian piano stavano ottenendo, non riusciva in qualche modo a non preoccuparsi. Il dolore di un cuore ferito era forte, e spesso poteva portare a conseguenze irreversibili. Per quanto lei sapesse che Lyla aveva bisogno di concentrarsi su altro, temeva per lei. Prima di cominciare ad allenarla, l'aveva semplicemente vista come la semplice ragazza di cui Isaac era innamorato. Non avrebbe certo immaginato di vederla mentre prendeva a pugni un sacco e maneggiare armi per mettere al tappeto un possibile licantropo. In qualche modo, le ricordava sé stessa, per quanto fossero completamente e maledettamente diverse. Allison temeva che la forza e l'agilità arrivassero ad oscurare ciò che lei rappresentava davvero. La visione di lei che maneggiava pugnali non la faceva stare tranquilla. Temeva che Lyla potesse perdere di vista sé stessa, solo per non sentire l'assenza costante e lacerante di Isaac.
Proprio come aveva fatto lei, dopo la morte di sua madre.
Non voleva essere la”sua Kate” e non voleva che Lyla diventasse come lei, arrivando a minacciare i suoi stessi amici soltanto per raggiungere qualcosa che, a suo dire, l’avrebbe fatta stare meglio.
“Allora”, cominciò la ragazza, restando vigile. “Come ti senti?”.
“In che senso?”, domandò Lyla, dando un altro morso al panino.
“Beh, riguardo l'allenamento”, rispose Allison. “Ti senti più forte, più agile?”.
“Ovvio!”, intervenne Lydia, allargando le braccia. “Mi ha steso!”.
“Tu non conti, non sai difenderti”, ribatté Lyla, beccandosi una linguaccia dall'amica. “Comunque è una sensazione completamente nuova per me. Mi sento più forte, so di essere in grado di difendermi, seppur in modo limitato, visto che ho ancora molto da imparare, ma ne sento gli effetti”.
Allison le rivolse un sorrido dolce. Sapere di aver contribuito a farla stare meglio la rendeva felice, la stava aiutando a realizzare qualcosa che per lei era importante, ma la preoccupazione era sempre lì.
“Cosa mi dici di...Isaac?”, chiese d'un tratto Allison, sapendo di essere stata forse troppo avventata nel porle quella domanda, poiché Lyla si bloccò un attimo, senza nemmeno voltarsi, mentre Lydia smise improvvisamente di mangiare. Quella ragazza era come un cerbiatto: attenta, guardinga, e pronta a scappare al primo passo falso, senza farsi più riprendere. Per quel motivo, Allison sperava di non essere stata troppo diretta: non voleva spaventarla, ma soltanto capirla e aiutarla.
“Se dicessi che non sento la sua mancanza, sarei poco credibile”, dichiarò lei con lo sguardo fisso sul terreno. “Solo che non so dove sia, se sta bene, non so perchè non vuole essere trovato ancora una volta, ed è dannatamente frustrante, perchè non ho saputo nemmeno dove cercarlo”.
In realtà, era come se Lyla la stesse affrontando in maniera diversa. Faceva male, eppure non sembrava devastante come la prima volta...forse perchè la prima le era servita ad essere più resistente, e stava in qualche modo metabolizzando il dolore; o forse era semplicemente merito dell'allenamento che l'aveva aiutata a focalizzarsi su altro, anche se i primi giorni non era stata certo l'impresa più semplice del mondo. Era strano, perchè era come se una parte di lei sapesse che Isaac sarebbe tornato prima o poi. Era una guerra continua nel suo cuore, una parte le diceva di stare tranquilla perchè sarebbe tornato, un'altra diceva di cominciare a dimenticarlo perchè era andato via per sempre, ma lei non sapeva ancora a chi dare retta. Ricordava ancora il risveglio traumatico, dopo aver cercato Isaac insieme a Stiles e Scott. Si era svegliata nella sua stanza da sola e completamente stonata Non aveva avuto nemmeno la forza di urlare o di proferire parola. Aveva soltanto stretto il cuscino al corpo, soffocando i singhiozzi ed imponendosi di non fare la bambina petulante e piagnucolosa...avrebbe solo peggiorato la situazione. Forse dopo la partenza delle amiche sarebbe tornata al punto di partenza, ma Lyla sperava con tutto il cuore che non sarebbe successo.
“Te la caverai senza noi?”, domandò Lydia con un sorriso dolce, facendo riferimento all'imminente partenza di entrambe. “So che la compagnia di Stiles e Scott non regge il confronto con la nostra”.
“Ovvio che me la caverò!”, rispose la ragazza con espressione convinta, anche se dispiaciuta.
“Quei due sanno di questi...incontri?”, domandò poi la rossa con fare curioso.
“Sì”, rispose Lyla mentre le sue labbra si stendevano in un sorriso divertito. Ricordava perfettamente la reazione di entrambi a quella strana rivelazione. “Dopo una ramanzina, si sono rassegnati”.
“Scott non è furioso?”, domandò Allison all'improvviso. Temeva che Scott potesse essere adirato per quello che aveva fatto, ma per quale motivo non doveva aiutarla a realizzare un suo desiderio?
“No, affatto”, esclamò Lyla. “Era solo preoccupato, come anche Stiles ma hanno capito”.
Allison fece un cenno con il capo, senza aggiungere altro.
Sorrise e basta, sperando che sarebbe andato tutto per il meglio.
Non aveva alcun senso pronunciare frasi come “andrà tutto bene”, “ce la farai”, per quanto le stesse pensando costantemente.
Sapeva che Lyla ce l'avrebbe fatta e sapeva anche che Isaac prima o poi sarebbe tornato. Non poteva certo stare via per sempre, ovunque lui si trovasse.

Isaac guardava il panorama che si ergeva fuori dalla finestra del loft.
La città dormiva, eppure qualche luce era ancora accesa.
Si era sempre chiesto cosa stessero facendo tutte quelle persone ancora sveglie, anche quando viveva a Beacon Hills con la famiglia.
Guardava dalla finestra nel bel mezzo della notte e vedeva quelle poche luci accese, segno che qualcuno, come lui, era ancora in piedi.
Forse quelle che vedeva erano le luci accese di genitori ancora svegli a guardare un film sul divano, dopo aver messo a letto i bambini, avvolti nei letti mentre stringevano i loro peluche.
Forse erano le luci di qualcuno che semplicemente non riusciva a dormire perchè lo aspettava una giornata importante e quindi non riusciva a combattere l'ansia.
Forse erano le luci di un ragazzo innamorato che aveva deciso di chiamare la sua ragazza soltanto per dirle quanto la amasse e quanto gli dispiacesse di non averla vista quella sera.
Forse erano le luci di qualcuno che si era svegliato in preda ai sensi di colpa per qualcosa che aveva fatto e da cui non poteva tornare indietro o porre rimedio.
Forse erano le luci di qualcuno che, come lui, era scappato via, lontano, rischiando forse di distruggere quelle poche cose belle che possedeva.
Ultimamente, il desiderio di una vita normale si era fatto sentire sempre di più.
Aveva sempre creduto che dopo il diploma sarebbe andato via a tanti chilometri di distanza da quella prigione nota come casa; avrebbe frequentato un college importante, dove avrebbe stretto tante amicizie che lo avrebbero accompagnato nel corso della sua vita; si sarebbe laureato e avrebbe trovato lavoro, per poi tornare a casa la sera, sfinito, buttandosi sul divano di casa sua.
Con il passare del tempo, le sue giornate sarebbero state meno vuote, perchè riempite da una presenza costante, magari proprio da Lyla. Qualche sera l'avrebbe trovata a casa ad aspettarlo quando era di ritorno dal lavoro; altre sere, invece, sarebbe stato lui ad aspettare il suo ritorno. Avrebbero condiviso tutto: dalla colazione prima di uscire dalla propria casa, alla cena negli orari più improbabili. Avrebbero condiviso il divano e avrebbero litigato su quale film guardare, avrebbero condiviso ogni piccolo pezzo di vita insieme. E chissà, magari un giorno, tornando a casa, non avrebbe abbracciato soltanto Lyla ma anche una figura più piccola e delicata, forse una piccola versione di sé stesso oppure di Lyla. La prima volta che Isaac aveva fatto un pensiero del genere, aveva sorriso, sentendosi un perfetto idiota. Eppure, lo aveva sempre desiderato nel profondo del suo cuore: per lui sarebbe stata un'occasione per dimostrare che non era come suo padre, anzi. Avrebbe dimostrato maggiormente quanto era in grado di amare e avrebbe fatto l'impossibile per essere all'altezza della situazione.
Quelli, però, erano soltanto sogni.
Erano soltanto sogni di una vita normale a cui Isaac aveva rinunciato tempo fa, accettando il morso da Derek e cambiando completamente la sua vita.
I licantropi andavano al college? Lui stesso sarebbe andato al college oppure sarebbe rimasto con il branco per sventare qualche minaccia sovrannaturale?
I licantropi avevano figli? I figli che nascevano erano licantropi anche loro?
Isaac non sapeva certo dare una risposta consistente a quelle domande. Sapeva soltanto che era tutto sbagliato. Sapeva che forse non doveva nemmeno essere lì, bensì al fianco di Lyla. Si chiedeva cosa stesse facendo in quel momento, mentre la sua mano scivolava sul vetro appannato dell'attico, quasi sperando che da qualche parte lontano da lui anche lei avesse ancora la luce accesa.
Era andato via senza dire niente, senza dare una spiegazione: era sparito e basta.
Avrebbe voluto dirle che sarebbe tornato, avrebbe voluto stringerla e baciarla fino a toglierle il fiato, soltanto per suggellare quella promessa, rimasta in bilico sul suo cuore. Sapeva che Derek non lo aveva obbligato a seguirlo, ma sapeva anche che un branco di alpha era in città e teneva prigionieri Erica e Boyd, i primi amici che lui avesse mai avuto in tutta la sua vita.
Sapeva che questo branco era disposto a tutto pur di ottenere ciò che voleva e non si sarebbe fatto certo problemi a tagliare la gola alle persone a cui teneva di più...come Lyla. Si era buttato di nuovo nella parte del supereroe...così lo avrebbe definito la stessa Lyla. Si era buttato a capofitto in un mare di oscurità e pericoli per proteggere e salvare chi amava. Si era semplicemente lanciato e non sapeva come sarebbe andato a finire tutto ciò. Erano soltanto lui, Derek e Peter, che non era nemmeno in grado di combattere, contro un branco di alpha forti e in maggioranza numerica.
Come avrebbe potuto esserci un finale felice, in effetti?
Forse sarebbe andato tutto bene, perchè si sapeva: dopo la tempesta, il sole tornava sempre a splendere. Forse c'era speranza, forse stavano soltanto combattendo contro un'ombra che dovrà svanire. Derek gli aveva detto più volte che poteva andare via ed essere un semplice teenager; sapeva di poter tranquillamente tornare indietro, poteva farlo quando voleva ma Isaac non lo faceva.
Continuava ad andare avanti perchè c'era qualcosa che lo spingeva.
Non importava se aveva paura di non sopravvivere.
Non importava se poteva finire prigioniero insieme ad Erica e Boyd.
Non importava se doveva farsi staccare la testa pur di salvarli.
Non importava, perchè lui, Isaac Lahey, combatteva per qualcosa.
Combatteva per salvare qualcosa a cui si aggrappava disperatamente: il desiderio incontrollabile di proteggerla...valeva la pena lottare per assicurarsi che almeno lei, a differenza sua, restasse viva.



Angolo dell'autrice

Ecco il primo capitolo di questa fan fiction, che mi porta ancora adesso a pormi diverse domande quali “ma chi cavolo me l'ha fatto fare?” e “perchè mi sembra la cosa più insensata che io abbia mai letto e riletto”? Comunque, a parte queste mie piccole riflessioni, cosa ve ne pare? Spero che l'idea dell'allenamento non vi risulti stupida, ma, a dirla tutta, non avevo intenzione di farla stare ferma per quattro mesi a guardarsi le mani, quindi ho pensato di optare per questa soluzione. Ovviamente, l'allenamento non è finito qui, è stato solo “sospeso” dalla partenza di Allison, quindi nei prossimi capitoli Lyla metterà un po' in pratica certi insegnamenti (prenderà a pugni Isaac? Chi lo sa u.u). Questi primi capitoli sono stati un pò di introduzione e spero non vi siano risultati troppo noiosi, i capitoli di passaggio sono sempre un travaglio. Il prossimo capitolo si ricollega alla terza stagione. Il titolo del capitolo è tratto dalla canzone di The Weakerthans. Spero che questo capitolo vi abbia incuriositi e che non vi abbia fatto troppo vomitare, in quel caso vi incito sempre a lanciarmi pomodori, ciabatte e ortaggi vari. Fatemi sapere cosa ne pensate e lasciate un commento positivo/negativo, se vi va, anche piccino piccino ^^
Spero tanto che vi sia piaciuto. Ringrazio di vero cuore tutte le persone che hanno letto, recensito e messo la storia fra le seguite...siete dei tesori e mi rendete meno sfiduciata su questa storia :3
Al prossimo capitolo, un abbraccio C:

   
 
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