Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    01/10/2013    1 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Harlock chiese al dottor Zero se a Mayu potesse giovare stare all'aria aperta, e il medico rispose, battendogli una pacca sulla spalla, che sarebbe stata un'ottima cura. Così il capitano riferì alla ragazza che avrebbe dovuto tutti i giorni trascorrere qualche ora in spiaggia, perché il sole e l'aria marina avrebbero favorito la sua guarigione. Certo, sarebbero stati meglio un sole o un mare veri, ma doveva accontentarsi...
Mayu assentì, un po' perplessa, chiedendosi perché non glielo avesse detto direttamente il dottore, e appena dimessa dall'infermeria, non dopo giorni. La sua confusione aumentò quando, apprestandosi una mattina a lasciare l'Arcadia per andare in spiaggia, Harlock insistette per accompagnarla alla sua baia “privata”. E restò con lei tutto il tempo.
Lei era un po' imbarazzata. Perché era lì che l'aveva baciato e il ricordo le bruciava ancora come una coltellata nella carne viva. E le sembrava impossibile che lui invece avesse dimenticato. Perché l'aveva voluta a tutti i costi portare proprio là?
“Ti fa ancora male?” le chiese indicando il suo fianco sinistro, dove erano ancora ben visibili gli orli arrossati della ferita, da cui il dottore aveva appena tolto i punti.
“No, pizzica solo un po'...”
“Buon segno. Si è capito che cosa è stato a provocarla?”
“Non ne sono sicura, ma probabilmente è stato un pezzo di lamiera volato via da uno degli squarci aperti nell'Arcadia da quell'arma maledetta... Ma prima o poi doveva succedere. Del resto, che pirata sarei, senza nemmeno una cicatrice?”
Harlock sorrise. Almeno non era sul suo bel faccino...
Per il resto, non parlavano molto. Lui fissava l'orizzonte, apparentemente immerso nei suoi pensieri, ma, quando Mayu era intenta a leggere o si assopiva, guardava lei.
Sì, è vero, da egoista aveva avuto paura di perderla. Ma anche nei mesi precedenti gli era mancata terribilmente. Avrebbe dovuto essere abituato alla sua lontananza, ma sapere che in quel caso era una sua decisione, anche se comprensibile, e l'essere così escluso dalla sua vita, l'aveva fatto soffrire in modo crudele. Come non pensava che sarebbe stato più capace di fare. Allora forse non era tutto perduto. Forse non era diventato così insensibile come credeva. Forse c'era ancora una parvenza di vita nella sua anima. E questo ancora grazie a lei.
I lavori sull'Arcadia erano ormai terminati e tutto l'equipaggio si godeva un po' di meritato riposo. Quindi anche il capitano poteva permettersi di rilassarsi e nei giorni successivi trascorse molto tempo con lei. Impercettibilmente, senza quasi rendersene conto, si stavano avvicinando sempre di più. Questa volta, però, le parti parevano essersi invertite.
Mayu ebbe il permesso di fare il bagno. Harlock non la seguì, ma la aspettò sulla riva con l'asciugamano e, quando uscì dall'acqua, la avvolse delicatamente, aiutandola ad asciugarsi. Era il tramonto, e lui non si staccava da lei, continuava a tenerle un braccio intorno alle spalle, mentre in silenzio guardavano il sole sparire nel mare avvolto da nuvole viola.
Mayu era estasiata e turbata al tempo stesso. La sua vicinanza, quei contatti un po' incerti, le toglievano il respiro. Avrebbe preferito che lui si comportasse come al solito, con distaccata affettuosità, oppure si risolvesse a dire o fare qualcosa di chiaro, deciso, inequivocabile. Questa ambiguità la faceva impazzire.

La ragazza finalmente poté rimettersi al lavoro. Come aveva proposto, si mise a studiare insieme a Yattaran un sistema per neutralizzare la nuova arma del Dipartimento. Harlock ne era contento, perché gli sembrava un'attività meno pesante e più adatta a lei rispetto a quella che svolgeva prima.
Aveva deciso di restare su Ombra di Morte ancora un po', nella speranza che si venisse a capo della faccenda rapidamente. Si era reso conto di essersi molto spaventato, come non gli era mai successo prima. Aveva temuto per l'incolumità del suo equipaggio, per Mayu, per sé, per l'Arcadia... e sì che ne avevano passate tante, prima! Stava invecchiando? O forse prima il suo leggendario disprezzo del pericolo era unicamente la conseguenza della sua indifferenza per la vita?
Senza che si fossero messi d'accordo, le loro giornate cominciarono a essere scandite da nuove abitudini. Nel tardo pomeriggio, Harlock andava a chiamarla per scendere in spiaggia con lui a godere le ultime ore di sole. Mayu lo seguiva docilmente, anche se dentro di sé si riprometteva che sarebbe stata l'ultima volta, che doveva tornare a essere invisibile. Ma poi non ce la faceva mai a dire di no.
Harlock, invece, sembrava stranamente ogni giorno più rilassato e tranquillo. Tanto che una sera le propose di fermarsi a cena da lui, sull'Arcadia, come ai vecchi tempi, invece di tornare nella sua stanza sulla terraferma. Lei avrebbe voluto rifiutare, ma non sapeva che scusa inventare. Non potendo addurre altri fantomatici impegni, non le restò che accettare, con un po' di batticuore, perché si chiedeva se Harlock avesse in mente qualcosa, e che cosa.
Così fu per diverse sere. In realtà, apparentemente le loro cene era uguali a tante altre che avevano trascorso insieme in passato. L'unica differenza, notò la ragazza, era che lui aveva cominciato a trattarla “alla pari”, aveva deposto l'aria un po' accondiscendente e paterna che aveva sempre avuto con lei. Come se avesse finalmente accettato il fatto che non era più una ragazzina. E non ne avesse più paura.

Una sera Mayu andò nella cabina di Harlock, dopo essersi asciugata e cambiata in camera sua, ma non lo trovò. Stupita, aspettò qualche minuto, poi andò a cercarlo. Forse lo hanno chiamato per un'emergenza, ma è strano che non mi abbia avvertito.
Folgorata da un pensiero improvviso, si recò nella sala del computer centrale. Era lì, immobile, davanti al macchinario, che sembrava piuttosto su di giri. Lo osservò, senza farsi scorgere. Non capiva, naturalmente, che cosa si stessero dicendo, ma Harlock assumeva di volta in volta delle espressioni molto diverse, dallo stupore alla contrizione, e diventava ora pallido come un cencio ora rosso come un gambero. Mayu ebbe il forte sospetto di essere l'oggetto di quella insolita discussione, e quindi decise di svignarsela prima di essere scoperta. Tornò velocemente nella stanza di Harlock e si sedette a tavola, come se lo stesse aspettando da un pezzo. Quando lui arrivò, aveva l'aria decisamente provata.
“Tutto bene?” chiese preoccupata.
“Sì sì, tutto bene... Ho solo dovuto risolvere una questione...”
Mayu annuì e non chiese altro. Sarebbe stato inutile.
La cena si svolse come al solito, parlando del più e del meno.
“Ti ricordi come si gioca a scacchi?”
Glielo aveva insegnato lui, tanti anni fa, ma era molto tempo che non giocavano insieme.
“Certo! E sono anche piuttosto brava!”
“Questo lo vedremo! Perché di sicuro non avrai mai avuto un avversario come me, sulla Terra!”
“Come no? Giocavo con il computer, e vincevo quasi sempre!”
“Allora una di queste sere ti sfido.”
“Anche subito, se vuoi.”
“No, non stasera...”
Calò uno strano silenzio. La ragazza a un certo punto si alzò per congedarsi. Ma lui si alzò a sua volta e la prese delicatamente per un polso.
“Rimani qui. Ti prego. Stanotte e per sempre” disse con un filo di voce, come se si aspettasse un rifiuto.
A Mayu si fermò il cuore.
“Che cosa significa, Harlock? Che cosa vuoi dire?”
“Che hai vinto tu. Che avevi ragione tu.”
“Su... che cosa?”
“Su tutto. Sul fatto che provassi per te qualcosa di diverso, ma che non riuscivo ad accettarlo. Che ti ho respinto soltanto per non trasgredire le regole, per un codice etico, per non deludere i tuoi genitori, e in fondo anche per non tradire la bambina che eri... perché mi sentivo... sporco, perverso, sbagliato...”
“E ora? Che cosa è cambiato adesso?” chiese lei titubante. Continuava ad avere timore che fosse tutto un sogno.
“Mi sei mancata tanto, in questi mesi. Ho sofferto orribilmente, come non credevo di poter più fare. E ho capito di avere ancora un cuore, e che l'unica luce lì dentro sei tu... Poi sei stata ferita, anzi, in realtà abbiamo rischiato tutti di fare una brutta fine, e per la prima volta ho avuto paura, anche per me, mentre non mi è mai importato molto di morire, prima...ma il pensiero di lasciarti, di non vederti più, mi era insopportabile.... Ho provato a seguirlo, il mio cuore, senza alibi, senza condizionamenti esterni, come faccio con tutto il resto. E ho compreso definitivamente che se c'è ancora una possibilità per me di sentirmi vivo e di essere felice, sarà solo grazie a te. Se tu mi vuoi ancora... se vorrai ancora questo vecchio egoista...”
Mayu non disse nulla. Incredula e commossa, si gettò tra le sue braccia, che la avvolsero e la strinsero contro il suo petto. Non avrebbe mai pensato di udire da lui quelle parole, non avrebbe mai creduto, conoscendolo, che lui mettesse così a nudo la sua anima. E soprattutto, dopo la loro ultima discussione, mai avrebbe osato sperare che lui cambiasse idea. Ma ora era lì, con il capo appoggiato sulla sua spalla, con le sue mani che le accarezzavano i capelli, la schiena, i fianchi. Alzò il volto verso di lui.
“Ti amo così tanto...” sussurrò sfiorandogli una guancia con una mano.
Harlock abbassò lo sguardo, come per nasconderle lo sconvolgimento che quelle semplici parole stavano provocando nel suo animo, spazzando via le sue ultime difese, come un fiume in piena non più trattenuto dagli argini.
Desiderava baciarla. Toccava a lui questa volta. Le prese delicatamente il viso tra le mani e posò le labbra sulle sue, in un bacio dapprima esitante, timido, quasi impacciato, poi sempre più deciso e appassionato. E questa volta nessuno scappò.
“Rimani, allora?” chiese di nuovo.
“Certo che rimango.”
Harlock aprì l'armadio e le porse una maglietta. Nera.
“Questa ormai è tua, no?”
La ragazza rise, prese la maglietta, ma d'istinto andò a indossarla in bagno. Si guardò allo specchio.
Avrebbe fatto l'amore con lui quella sera stessa. Ma intuiva che per lui non sarebbe stato così semplice abbattere anche quella barriera, superare quel limite. Avrebbe avuto bisogno dei suoi tempi. E lei li avrebbe rispettati, non lo avrebbe forzato in alcun modo.

Si infilarono a letto, all'inizio un po' imbarazzati. Mayu gli appoggiò il capo sul petto e lui le passò un braccio intorno alle spalle, stringendola a sé. Per un po' non dissero nulla, assaporando quella nuova, dolcissima vicinanza.
“Ti ho visto, prima...”
“Prima quando?”
“Prima di cena. Non ti ho trovato in camera e sono venuta a cercarti. Ti ho visto nella sala del computer... parlavi con mio padre, vero?”
“Sì. Non lo facevo da molto tempo. Non volevo che lui leggesse i miei pensieri, vedesse i desideri di cui mi vergognavo...”
“Facevi delle facce... che cosa ti ha detto? Se puoi dirmelo...”
“Praticamente mi ha dato dell'idiota. Mi ha chiesto che cosa aspettavo a prendere atto dei miei sentimenti, ha detto che aveva già perso troppo tempo, che da 25 anni stavo scontando una pena che mi ero autoinflitto chissà per che cosa, e che era ora di finirla. Che lui non aveva previsto che sarebbe potuto succedere qualcosa del genere tra noi, ma questo non significava che fosse contrario. Che tutto ciò che lui desidera è che tu ed io siamo felici, in qualunque modo.”
“E' per questo che mi hai chiesto di restare?”
“In realtà volevo già farlo, ma mi sembrava giusto almeno dirglielo, se non proprio chiedergli il permesso. Se non fossi stato così vigliacco e gli avessi parlato prima, forse non avremmo passato questi mesi d'inferno...”
“Basta prenderti sempre le colpe di tutto quello che succede nell'universo! Evidentemente doveva andare così, dovevi compiere quel percorso per conto tuo, e basta.”
“Tu non hai paura?” chiese Harlock dopo un lungo silenzio.
“Paura? E di che cosa?”
“Che non funzioni... che magari un giorno ci accorgiamo di aver sbagliato tutto... In fondo, ad analizzare bene la situazione, non è che proprio siamo una coppia normale!”
“Non pensi che questo valga per tutti? Nessuno sa mai come andrà a finire, no? Quelli che sulla carta sembrano destinati l'uno all'altra spesso si lasciano, e altri che apparentemente non c'entrano niente tra loro, invece vanno alla grande per tutta la vita! Ma se tutti si facessero bloccare da questo timore, l'umanità si sarebbe estinta da millenni.”
“E tu che cosa ne sai?” chiese Harlock divertito.
“Beh, non ho vissuto in un convento e ne ho sentite un po' di storie così... E poi, scusa, in che senso noi non siamo una coppia normale?”
“Da dove vuoi che cominci? Innanzitutto, sono molto più vecchio di te.”
“Esagerato! Sei solo un uomo più maturo. E allora? Sai che originalità! Non siamo i primi e non saremo nemmeno gli ultimi. E poi tu sei una specie di essere mitologico, e i miti non hanno età! Quindi questa obiezione è cassata! Altro?”
“A parte il fatto che nessuno mi aveva mai definito un essere mitologico, abbiamo un lungo passato in comune... e particolare. Lo sai come potrebbe chiamarlo qualcuno?”
“Lo immagino. Ma non lo è. E da quando ti importa di che cosa pensa la gente? Quale gente, poi, visto che non ne frequentiamo? Cassata anche questa!”
Harlock voleva fare un discorso serio, ma le risposte di Mayu lo sviavano continuamente dal suo proposito. Anche se doveva ammettere che aveva ragione.
“Ci conosciamo da tanto tempo, forse troppo...”
“Ma questo potrebbe essere un vantaggio, no? Non dovrebbero esserci grosse sorprese! Io lo so già, che hai un pessimo carattere!”
“Basta, ci rinuncio. Con te non si può proprio discutere!”
“Voglio soltanto convincerti a lasciarti un po' andare. Sarà quello che deve essere. Anche se dovesse finire, almeno potremo dire di averci provato, di aver vissuto.”
“Non voglio che tu soffra, soprattutto per causa mia...”
“Non ti devi preoccupare per me. Non voglio farmi rovinare la vita dalla paura. E adesso basta, tu pensi e parli troppo, stasera. Baciami, invece!”
Harlock ubbidì.
Questa piccola strega mi sta già schiavizzando!
Ma si rese conto che in realtà non chiedeva di meglio.

  
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