Piccola richiesta: se potete, leggete la storia ascoltando "The fault in our stars" di Troye Sivan



La battaglia è sospesa.
Tutto sembra tranquillo, ma la tensione è alta nella sala grande.
I professori e gli illesi girano tra gli studenti feriti, cercando di dare un aiuto, dove è possibile.
Cammini lentamente, guardandoti attorno alla ricerca della  testa rosso fuoco del tuo gemello, ma non lo trovi. Sarà uno dei suoi scherzi, ovvio.
Ma hai un brutto presentimento.
Senti, dentro di te, che qualcosa non va. Una specie di… vuoto.
Continui a girare tra le file di feriti,  con meno convinzione di prima. Fred dev’essere lì da qualche parte, eppure…
Tua madre ti viene incontro.
Si vede che è distrutta, che cerca di fare la forte… ma vedendoti scoppia a piangere, e tutte le tue paure sono confermate.
L’abbracci, trattieni le lacrime per quanto possibile.
Ma il dolore pretende di essere sentito, di essere mostrato.
Così ti sciogli dall’abbraccio e ti volti in modo che lei non possa vederti.
Subito individui tuo padre, Percy, Bill…
E lui.
Steso a terra.
Sembra dormire.
E per un attimo, preso dalla disperazione, sei davvero convinto che stia dormendo.
Ti avvicini, prima camminando. Ma ad ogni passo, che sembra sempre più pesante, ti rendi conto che non è uno scherzo geniale del tuo gemello.
Non è finzione.
Non sta facendo finta di dormire per passare il “controllo letti” della mamma.
No… è tutto vero.
I volt dei tuoi fratelli lo confermano.
Tuo padre, distrutto, si piega sul corpo di tuo fratello, piangendo in silenzio.
Lo raggiungi barcollando, il mondo che si sgretola sotto o tuoi piedi.
Guardi il volto di Fred, l’ultima risata che ancora incurva leggermente le sue labbra. Come se stesse sognando qualcosa di divertente.
O come quando, da bambini, fingeva di dormire;  cercando di trattenere le risate.
Ma non ci saranno più risate.
Ti stendi accanto a lui, lo guardi, sorridi.
“Prenditi cura del mio orecchio”
E con quella frase, sai che hai definitivamente perso metà di te stesso.
Non sarai mai più la stessa persona.
Ti alzi, ora c’è anche Ron. Lo abbracci, per un attimo dai sfogo alle tue lacrime. Poi torni forte per tua madre. Per tuo padre.
Ma il dolore pretende di essere sentito, di essere mostrato.
Sai che non resisterai a lungo.
Con un ultimo sorriso, saluti la tua metà.
“Ci si vede presto, Freddie”