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Autore: Amantide    02/10/2013    2 recensioni
Una Romione dedicata a tutti quelli che come me hanno sempre creduto in questa coppia e hanno sempre visto Harry come terzo incomodo. La storia si svolge nel corso del settimo libro e più precisamente nel momento in cui Ron torna da Harry e Hermione per proseguire la ricerca degli Horcrux. Galeotta fu la tenda...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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IL TERZO INCOMODO
 
 
“Harry! Ma cosa sta succedendo? E’ tutto a posto?” Domandò Hermione all’amico con tono preoccupato mentre usciva dalla tenda.
“Sì, è più che a posto direi!” Rispose lui con fare malizioso. Hermione non capiva, o per lo meno non fin quando Harry lanciò un’occhiata alle sue spalle e finalmente lo vide.
Ron se ne stava in piedi nella neve, con i capelli bagnati e l’aria trasandata di chi per settimane non ha avuto modo di prendersi cura di se, l’horcrux che penzolava da una mano e l’altra impegnata a stringere saldamente la spada di Grifondoro.
Non credeva ai suoi occhi, era tornato.
“Hey!” Esordì lui con una nota tremante nella voce.
Nonostante fossero settimane che sognava il suo ritorno non riuscì a corrergli incontro e a dirgli quanto gli fosse mancato, quanto fosse felice che fosse ancora vivo. No, non se lo meritava, aveva pianto troppe lacrime per lui, questa soddisfazione non gliel’avrebbe data.
Gli si avvicinò di corsa con fare minaccioso e iniziò ad insultarlo dandogli schiaffi e pugni in qualunque parte del corpo riuscisse a raggiungere.
Harry guardava la scena allibito, l’aveva sentita piangere tutte le notti da quando Ron se ne era andato, aveva fatto del suo meglio per consolarla e adesso che lui era tornato si comportava così? “Certo che le ragazze sono proprio strane!” Pensò tra sé e sé.
Quando Hermione ebbe finito di sfogarsi sul corpo di Ron finalmente rientrarono tutti e tre nella tenda e si aggiornarono sugli ultimi avvenimenti. Ron ebbe così l’occasione di spiegare del deluminatore, sperando di far colpo su Hermione, e Harry raccontò di Godric’s Hallow.
“Io vado a cambiarmi.” Annunciò Hermione dopo cena avviandosi verso il fondo della tenda dove un telo nascondeva quella che fungeva da camera da letto.
“Per quanto ancora pensi che sarà arrabbiata con me?” Chiese Ron mogio all’amico.
“Ron, non posso fare altro che ripeterti quanto ti ho già detto dopo che hai distrutto l’Horcrux.” Disse Harry esasperato dalla situazione. “Da quando te ne sei andato Hermione ha pianto per una settimana intera, e sono sicuro di averla sentita piangere anche le notti a venire!” Ribadì Harry all’amico. “Ora sarà il caso che pensiamo a fare la guardia, ormai è buio fuori. io farò il primo turno.” Si affrettò ad aggiungere prima che Ron potesse trascinarlo in un’altra conversazione che avesse Hermione come argomento, e indossando la giacca uscì dalla tenda pronto ad affrontare il gelo della notte.
Ron si ritrovò solo con i suoi pensieri nel salotto e dopo una breve riflessione decise che la cosa migliore da fare era parlare con Hermione e dirle tutto. Tutto… beh adesso non esageriamo, è vero che le parole di Harry lo avevano decisamente caricato ma da qui a dirle tutto ci sarebbe voluto un bel coraggio, cosa che, nonostante fosse un Grifondoro, con le ragazze non aveva mai avuto.
Si alzò e andò dritto verso il fondo della tenda dove Hermione si era ritirata pochi minuti prima. Senza pensarci scostò la tenda e quasi si prese un libro in faccia da Hermione che si stava ancora cambiando.
“Miseriaccia! Scusa, scusa!” Gridò lui mentre lei stringeva al petto per coprirsi la maglietta che non aveva fatto in tempo ad indossare.
“Ron! Ma che cavolo! Bussare no eh?” Disse lei mentre arrossiva violentemente.
“Mi dispiace Hermione!” Disse lui ritraendosi dietro la tenda per dare la possibilità all’amica di finire di vestirsi.
“Dai, adesso puoi entrare.” La voce di Hermione si era fatta di nuovo calda e dolce. Come la ricordava. Come gli mancava.
“Che cosa c’è?” Proseguì lei. “Dovevi dirmi qualcosa?”
“Io… no, ehm, ecco…” Ron era ancora in imbarazzo per quanto era successo, ma per di più era completamente stordito dalla visione di lei che si copriva in qualche modo con la maglietta dandogli la possibilità di fantasticare.
“Ron! Devi dirmi qualcosa o no?” Insistè lei notando il suo sguardo perso nel vuoto.
“No, io no, cioè… meglio che vada!” Disse lui mentre si accorgeva di aver perso tutto d’un tratto la sicurezza che le parole dell’amico gli avevano dato pochi minuti prima.
“Ehy! Dai resta!” Disse Hermione cercando di trattenerlo per un braccio.
“Ahi! No aspetta, ahi!” Le parole gli uscirono dalla bocca con una smorfia di dolore e Hermione non poté non notarlo. Il volto di lei si fece preoccupato.
“Ron, che ti succede? Stai male?!” La sua voce era decisamente preoccupata.
“No, no, tutto a posto, sto bene!”
“Stai mentendo Ron! Fammi vedere subito quel braccio!” Disse con un tono che non ammetteva repliche mentre lo metteva a sedere sul letto.
“Che stupida sono stata, non ti ho nemmeno chiesto se la ferita era guarita.” Parlava più da sola che con Ron e lui non poté fare a meno di notare con piacere che gli stava sfilando il maglione.
“Hermione è tutto a posto, veramente.” Disse lui quasi in un bisbiglio, quando lei presa dall’ansia iniziò a sfilargli anche la maglietta per potergli esaminare la ferita. Solo quando vide la fasciatura, decisamente malconcia, che Ron aveva sul braccio sinistro fino alla spalla, si rese conto che lui era a torso nudo e lei gli stava fissando i pettorali. Alzò immediatamente lo sguardo finendo per incrociare gli occhi di lui, si guardarono per un attimo che sembrò infinito, poi entrambi distolsero lo sguardo mentre arrossivano.
Facendo finta di niente lei riprese a studiare la ferita e Ron si perse a guardare il suo profilo perfetto mentre era impegnata a prendersi cura di lui. Ormai non sentiva nemmeno più il pulsare della ferita, l’unica cosa che sentiva pulsare decisamente forte era il suo cuore, batteva così violentemente che aveva paura che lei lo sentisse.
“Ronald Weasley sei un cretino! L’hai trascurata! Dovevi metterci l’essenza di dittamo due volte al giorno! Quante volte l’hai messa?!”
Le parole di Hermione lo riportarono alla realtà. “Essenza di dittamo?! E secondo te io dove la trovavo l’essenza di dittamo?!” Rispose Ron mentre si contemplava la ferita che gli era rimasta da quando si era spaccato.
“Avresti dovuto comprarla, Ron! Guarda in che condizioni è il tuo braccio!” L’ammonì lei cercando di pulirgli la ferita.
“Si, certo come no, avevo giusto il tempo di fermarmi a fare shopping, sai com’è non è pieno di mangiamorte e ghermidori là fuori!”
“Lasciamo perdere per favore, dovrei avere ancora un po’ di essenza di dittamo da qualche parte.” Così dicendo iniziò a frugare nella sua borsetta di perline e ne estrasse una piccola boccetta. “Adesso stai fermo!” Il suo tono era tornato ad essere quello di rimprovero che spesso gli riservava tra i corridoi di Hogwarts. Hermione prese a disinfettare la ferita e Ron si sforzò di non lasciarsi sfuggire neanche un gemito nonostante il dolore, sapeva che la minima lamentela gli sarebbe valsa un altro rimprovero.
Quando ebbe finito prese delle garze pulite e gli fasciò con attenzione il braccio. Ron si ritrovò nuovamente a fissarla, avrebbe potuto guardarla per ore, era come se volesse recuperare in pochi secondi tutto il tempo perso in quelle settimane in cui gli era stato lontano. Era bellissima, non poteva farci niente, era sempre stata bellissima, anche se non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo.
Ad un certo punto lei si avvicinò per strappare la garza che avanzava e assicurarsi che la fasciatura non si sarebbe disfata e si ritrovarono più vicini di quanto non fossero mai stati, i loro nasi quasi si sfiorarono, i loro cuori battevano all’unisono anche se non potevano rendersene conto. Poi Hermione si ridestò e senza allontanarsi da lui disse: “Se avessi aspettato ancora qualche giorno a tornare avresti seriamente rischiato di perdere il braccio!”
“L’unica cosa che ho paura di perdere sei tu Hermione.” Le parole gli uscirono di bocca in un attimo, senza che potesse controllarle, quasi non si rese conto del peso che avevano quelle parole, soprattutto se dette a pochi centimetri dal viso di lei. Ormai era troppo tardi, continuò a fissare Hermione nonostante il suo cuore fosse completamente fuori controllo e tentò di non lasciar trasparire il delirio di emozioni che lo stavano travolgendo.
Lei era senza parole. Non riusciva a credere che dopo sette anni passati a rincorrersi, a litigare e a farsi ingelosire a vicenda, Ron fosse riuscito a pronunciare una frase che suonasse così dolce e romantica. Ma nonostante la gioia e lo stupore che quella frase le avesse trasmesso, la maestrina che c’era in lei ebbe la meglio perché la sua risposta fu quasi acida: “Oh, non essere ridicolo, Ron!” E così dicendo si allontanò da lui.
Non poteva credere di avergli risposto così, non poteva avergli risposto così male dopo che lui era stato tanto carino, ma ebbe la certezza di aver pronunciato quella frase quando l’espressione sul volto di Ron cambiò improvvisamente. Si fece triste e cupo e lo vide tentare di ribattere senza riuscire ad emettere alcun suono. Poi, mentre si alzava e si rivestiva ci riuscì, la guardò con l’espressione di un cane bastonato e disse: “Hai ragione, sono ridicolo!” E così dicendo uscì dalla stanza.
 
 ***
 
“Harry vai a riposarti, resto io qui fuori.” Ron aveva raggiunto l’amico all’esterno della tenda, faceva decisamente freddo ma era sicuro che un po’ di aria gli avrebbe fatto bene.
In quel momento l’ultima cosa che voleva fare era rientrare e dover incrociare di nuovo lo sguardo di Hermione, come diavolo avrebbe fatto a guardarla di nuovo negli occhi?
“Sei sicuro Ron? Posso restare ancora un po’ se preferisci.”
“No Harry, ti prego, vai.”
Harry osservava l’amico sospettoso, non era mai stato bravo a mentire e a nascondere le emozioni, il suo viso era troppo espressivo per permetterglielo.
“E’ tutto a posto Ron?” Buttò lì poco prima di entrare nella tenda.
“Si, si  Harry. E’ tutto ok.” Fu la risposta di Ron, ma mentre rientrava Harry lo vide sferrare un pugno al tronco di un albero e dal rumore sordo che udì doveva anche essersi fatto male.
 
 ***
 
La mattina seguente a colazione Harry avvertì parecchia tensione tra i due amici, doveva essere successo qualcosa, e qualunque cosa fosse di certo non giovava alla loro situazione. In più, mentre Ron gli versava un po’ di succo di zucca ebbe la conferma di quanto aveva visto di sfuggita la sera prima; le nocche della mano destra di Ron erano completamente aperte e a giudicare dal colore violaceo della sua mano era stato l’albero ad avere la meglio. Notò anche che i due facevano di tutto per non guardarsi in faccia, ma che diavolo avevano combinato?
L’idea che quella situazione potesse durare giorni o settimane lo convinse che la cosa migliore da fare era lasciarli nuovamente soli sperando che si parlassero. Con questa idea e la scusa di andare a cercare della legna si congedò lasciandoli soli.
“Vengo con te!” Si affrettò a dire Ron mentre raggiungeva l’amico appena fuori dalla tenda.
“No! Non ci pensare nemmeno! Non so che cosa avete combinato ieri sera ma questa situazione non la reggo! Adesso rientri e chiarite. E vedete di farlo in fretta perché qui fuori si gela!” Disse Harry a denti stretti per evitare che Hermione li sentisse.
“Non c’è nulla da chiarire, fidati, è tutto più che chiaro, purtroppo!”
“Ron! Non vi siete ancora guardati in faccia stamattina! E da quando sei solito prendere a pugni gli alberi!?”
“Oh, mi hai visto? Ieri sera intendo.” Disse Ron massaggiandosi la mano violacea.
“Certo che ti ho visto! E ti ho anche sentito imprecare se è per questo, adesso rientra e parla con lei!”
“Ma…”
“Niente ma, e bada bene di non prendere a pugni o calci qualcos’altro, perché nella ricerca degli Horcrux mi servi tutto intero, è chiaro?!” Concluse Harry con tono deciso, e quando Ron annuì si diresse verso la foresta.
Ron seguì con lo sguardo la figura dell’amico che si allontanava, poi fece un respiro profondo e rientrò. Non fece in tempo a fare due passi che Hermione gli andò incontro: “Ron, devi cambiare la medicazione, qui c’è l’essenza di dittamo.”
“Oh, si grazie, faccio da solo” Si affrettò a dire Ron, l’ultima cosa che voleva era un replay della sera prima, così si sedette sul letto e iniziò a spogliarsi cercando di non muovere troppo il braccio ferito.
“Ron lascia che ti aiuti, così rischi di farti del male!” Hermione si era avvicinata pronta ad aiutarlo ma lui la scostò con un gesto secco.
“No grazie, ho detto che faccio da solo.”
“Senti Ron, mi dispiace per ieri sera, so di averti ferito ma ti giuro che non volevo, è che mi hai spiazzata.” I suoi occhi si erano inumiditi e iniziavano a luccicare e anche la sua voce iniziava a vacillare.
“Senti… ti prego dimentica quello che ho detto, va bene? Possiamo far finta che non sia successo nulla?” Ron parlava fissando il pavimento, voleva solo uscire da quel pasticcio, e voleva farlo al più presto.
“No! Ron come sarebbe dimentica quello che ho detto? E’ la cosa più romantica che ti sia uscita da quella bocca da quando ti conosco e mi chiedi di dimenticarla? E poi…”
“E poi cosa?”
“E poi, odio ammetterlo, ma sono io che ho sbagliato, tu mi hai detto una cosa bellissima e io non ti ho preso sul serio, perdonami.”
A quelle parole Ron fu come guidato da una forza sconosciuta, le mise due dita sotto il mento e le alzò il viso con delicatezza fino a quando i loro sguardi s’incrociarono. I suoi occhi brillavano e la rendevano ancora più bella, nella tenda calò un silenzio improvviso in cui si udiva solo il fruscio del vento. Fu un attimo. Senza distogliere lo sguardo dagli occhi di lei, Ron le si avvicinò ancora di più e le posò un dolce bacio sulle labbra, fu un bacio quasi velato, le loro labbra si sfiorarono appena ma questo gli sarebbe bastato per capire i sentimenti di Hermione.
Lei era come paralizzata, continuava a fissare i suoi occhi azzurri incredula. Ce l’aveva fatta, dopo sette anni Ron l’aveva baciata, anche se non era proprio il bacio che si era sempre immaginata.
Poi Ron la sorprese ancora, la afferrò per i fianchi e con delicatezza la tirò verso di se fin quando Hermione si ritrovò tra le sue braccia con la schiena appoggiata al suo petto. Da quella posizione poteva sentire il suo cuore, batteva all’impazzata, sembrava un cavallo al galoppo. Così Hermione capì che non poteva farlo aspettare oltre. Lui si era esposto, le aveva dimostrato quello che provava, ora toccava a lei.
Senza allontanarsi da lui, Hermione si mise in ginocchio sul letto in modo da essere alla sua altezza, lo guardò dritto negli occhi e gli getto le braccia al collo baciandolo con passione. Ron rispose al bacio con trasporto e i due si ritrovarno stretti in un abbraccio che non aveva nulla a che vedere con quelli che si erano sempre scambiati da amici.
Hermione lo baciava con talmente tanta foga che Ron perse l’equilibrio sbilanciandosi all’indietro senza però perdere la presa su Hermione e i due si trovarono distesi sul letto una sopra l’altro.
Si staccarono per un attimo osservando la situazione un cui si trovavano e ne risero insieme. Fino ad un’ora prima nessuno dei due avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Ripresero a baciarsi sempre più desiderosi finchè un rumore di passi non li riportò alla realtà.
Harry era rientrato e se ne stava in piedi a fissarli con aria sorpresa. I due si alzarono dal letto tentando di ricomporsi nonostante fossero entrambi certi che Harry li avesse visti baciarsi.
Harry li guardò meglio, lui era senza maglietta e aveva le orecchie del colore dei suoi capelli mentre lei aveva i capelli scompigliati e la camicetta fuori posto.
“Ok, ho capito, me ne vado! Ma potevate dirmelo che avevate deciso di farmi morire assiderato!” E prendendo una coperta Harry uscì nuovamente dalla tenda.
“Dici che ci ha visti?” Sussurrò Hermione che non sapeva se essere divertita o imbarazzata.
“No, assolutamente no!” Rispose Ron, e tutti e due scoppiarono a ridere.
Poi si guardarono con aria complice e capirono che entrambi desideravano riprendere da dove avevano lasciato.
“Aspetta un attimo Ron!” Esclamò lei mentre lui riprendeva a baciarla e le toglieva la camicetta.
“Cosa c’è?”
“Forse è meglio se andiamo di là.” Disse indicando la camera in fondo alla tenda. “Sai… nel caso tornasse.”
“Oh, si, direi che è un’ottima idea.” Si avviarono nella stanza e appena dentro Ron tentò nuovamente di baciarla.
“Aspetta!”
“Che c’è ancora?”
“Muffliato.” Sussurò lei puntando la bacchetta alla porta.
“L’ho sempre detto che sei un genio Herm!”
“Herm?! Senti un po’ tu, non è che dato che ci siamo baciati puoi chiamarmi come ti pare! E per tua informazione Herm non mi p…”
Lui le tappò la bocca con un bacio e lei decise che la discussione su come poteva o non poteva chiamarla poteva essere rimandata.
Finalmente erano soli e potevano dedicarsi l’uno all’altra senza paura di essere visti, interrotti o giudicati.
Solo dopo l’ennesimo bacio Ron si rese conto di quello che aveva davanti. Hermione era in piedi davanti a lui, indossava solo l’intimo. Aveva un reggiseno a balconcino di pizzo rosso abbinato a delle culotte. Rimase quasi stupito da quanto quegli indumenti mettessero in risalto le sue forme, forme che la divisa di Hogwarts non gli aveva mai nemmeno permesso di immaginare.
“Wow!” Si lasciò sfuggire facendola arrossire mentre lei decideva che Ron era ancora troppo vestito e continuava a spogliarlo.
Tra una carezza e un bacio si ritrovarono nuovamente sul letto ma questa volta non c’erano vestiti a separarli. Erano entrambi in imbarazzo e il freddo li convinse ad infilarsi sotto alle coperte.
Hermione abbracciò Ron e lui si sentì improvvisamente a disagio. Lei lo aveva sicuramente già fatto con Krum e lui oltre ad essere infastidito dalla cosa era terrorizzato all’idea di essere paragonato al bulgaro.
“A cosa pensi Ron?” Non sei convinto? C’è qualcosa che non va?” Disse lei dolcemente notando il suo atteggiamento freddo e distaccato.
“No, no, certo che sono convinto.” Rispose cercando di sembrare tutto d’un pezzo. “E’ solo che…”
“Senti Ron se è perché io non l’ho mai fatto…”
“Come sarebbe che non l’hai mai fatto? E Krum?” Disse Ron rinvigorito da quelle parole.
“Krum? Ma Ron ci siamo frequentati solo per un paio di mesi a scuola e tu credi che ci sia andata a letto? Ma per chi mi hai presa?” Esclamò Hermione quasi offesa.
“Io, beh scusa, non fraintendermi, sono più che contento che fra voi non ci sia stato nulla, è solo che non pensavo che un tipo come Krum si facesse la sciare a bocca asciutta!” Questa frase gli valse una cuscinata in faccia.
“Il fatto che io non ci sia andata a letto non significa che io l’abbia, come dici tu, lasciato a bocca asciutta!” Disse Hermione con aria maliziosa sapendo che l’argomento faceva imbufalire Ron. Non avrebbe specificato che tra loro c’era stato solo un bacio la sera del Ballo del Ceppo, lo avrebbe tenuto sulle spine. “E comunque non era il mio tipo! Non avrei mai potuto andarci a letto!”
“Perché com’è il tuo tipo?” Domandò Ron che voleva riportare la conversazione sul binario giusto.
“beh, presumo che dovrebbe avere i capelli rossi…” Incominciò lei giocando con una ciocca dei suoi capelli. “…degli occhi azzurri tendenti al blu…” Aggiunse spostando l’attenzione sui suoi occhi. “…delle belle lentiggini che si accentuano quando arrossisce…” Era esattamente quello che stava succedendo. “…e poi, beh, due ampie spalle per poter stringere la donna che ama.” Concluse strusciando si contro il suo petto.
Ok, la conversazione era decisamente tornata sul binario giusto e il corpo di Ron sembrava essersene accorto.
Era arrivato il momento giusto, lo sentiva, questa volta nessuno avrebbe potuto distrarlo da quello che stava per fare, Harry non avrebbe irrotto nuovamente nella stanza interrompendoli e non avrebbe più permesso a Krum di infiltrarsi nei suoi pensieri.
Con questa convinzione afferò Hermione e la mise sotto di sé facendo attenzione a non pesarle, lei prese a baciarlo e lui iniziò ad accarezzare quel corpo che fino quel momento aveva solo sognato.
Scorrendo dolcemente le mani sul suo corpo si accorse che tremava. “Hey piccola, non aver paura.” Le disse dolcemente guardandola negli occhi. “Se hai paura tu, ho paura anch’io.” Dopotutto era la prima volta anche per lui, anche se non ci teneva a specificarlo.
“Ron, sei adorabile, non sembri nemmeno tu quando te ne esci con queste frasi!” Disse ridendo, era un buon segno, era riuscito a metterla a suo agio.
Hermione si lasciò andare e riuscì a rilassarsi permettendo a Ron di farla sua. Nonostante avesse letto in mille libri che avrebbe dovuto avvertire del dolore, fu lieta di scoprire che per lei non era così. Ron era eccezionale, l’unica cosa che le provocava era piacere, di certo non dolore. Scoprì che fare l’amore con Ron le veniva quasi naturale, forse perché lo conosceva da tanti anni, o forse perché erano fatti per stare insieme, restava il fatto che in quel momento tutto era perfetto.
Talvolta lui si fermava e la guardava negli occhi come se volesse assicurarsi che stesse succedendo veramente.
Ron era in balia delle emozioni, tutto quello che gli avevano sempre detto i suoi fratelli più grandi si stava rivelando vero, gli veniva naturale, non avrebbe saputo spiegarlo meglio. Ma la cosa che lo appagava di più era vedere lei come non l’aveva mai vista prima.
Oltre ad avere un corpo da urlo, da quando avevano iniziato a fare l’amore aveva un’espressione che Ron non le aveva mai visto prima, non sapeva descriverla. Era come se fosse più adulta e gli piaceva pensare che fosse merito suo.
Quando Ron si rese conto di essere alle ultime battute di quel rapporto la strinse forte a sé invocando il suo nome, avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, ma così non poteva essere quindi in quel breve momento tentò di trasmetterle più passione possibile e poi si accasciò al suo fianco esausto.
Lei l’abbracciò forte e lo riempì di baci, le brillavano gli occhi.
“Ron, io credo di aver sempre saputo che fossi tu quello giusto.” Disse lei con lo sguardo sognante. “E oggi me l’hai dimostrato!”
“Scusami se ti ho fatto star male in queste settimane, ho capito di aver sbagliato appena me ne sono andato, ma non sapevo come tornare da te, e l’idea che ti succedesse qualcosa mentre io non ero qui per proteggerti mi uccideva!” Ron prese di scatto Hermione e la strinse più forte che poteva.
 
***
 
Harry fece ritorno alla tenda dopo un giro di quasi due ore. Aveva i piedi e il naso completamente congelati, in più mentre era fuori aveva cominciato a nevicare e la neve gli si era infilata ovunque.
“Sarà meglio per loro che il tempo gli sia bastato!” Pensò tra sé e sé mentre rabbrividiva per il freddo. “O questa è la volta buona che li ammazzo tutti e due!”
Rientrò nella tenda e fu lieto di essere investito dal calore del fuoco che scoppiettava nel caminetto.
Si sfilò la giacca avvicinandosi al fuoco ma inciampò in qualcosa e cadde a terra di faccia picchiando il naso e rompendo gli occhiali.
“Ahi! Ma cosa diavolo…” Mentre imprecava Harry si rialzò e solo allora si accorse di cosa c’era sul pavimento. Quelle in cui era inciampato erano le scarpe di Ron, più avanti c’era anche il suo maglione seguito dalla t-shirt, ammassata da un’altra parte vide la camicetta di Hermione e vicino alla tenda che celava la camera intravide dei Jeans e qualcosa di rosso, probabilmente un reggiseno.
Harry sorrise, afferrando a volo quanto doveva essere successo in sua assenza.
Si avvicinò al camino per riscaldarsi e lanciò uno stranuto. “Ecco fantastico, mi mancava giusto l’influenza!”
 
***
 
Ron e Hermione si guardarono. Harry doveva essere tornato perché lo sentirono starnutire.
“Ron e adesso cosa facciamo? I miei vestiti sono fuori!” Esclamò Hermione presa dal panico.
“Tranquilla te li recupero io.” Disse Ron infilandosi i Jeans e dandole un bacio.
Ron uscì dalla stanza a torso nudo e vide Harry seduto vicino al camino. Non aveva un bell’aspetto, era pallido e aveva il naso che sanguinva.
“Ciao Harry!” Esclamò Ron con nonchalance mentre raccoglieva i vestiti di Hermione.
“Ciao Harry!?” Esclamò lui. “Sicuro di non avere altro da dirmi?” Domandò all’amico ammiccando al reggiseno che Ron teneva in mano.
“Shhhh!” Fece Ron. “Ti sentirà!” Disse indicando la tenda che li divideva da Hermione.
“Senti! Per lasciarvi soli probabilmente mi sono preso la broncopolmonite, quindi è tuo dovere raccontarmi tutto!” Insisté Harry.
“Si, si, ma dopo ti prego!” E sparì dietro la tenda.
Fissando il fuoco Harry si trovò a sperare che la primavera arrivasse presto,  sapeva che dopo quella volta i momenti in cui avrebbe dovuto lasciarli soli sarebbero aumentati esponenzialmente.
 
  
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