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Autore: Loki__Laufeyson    02/10/2013    1 recensioni
(REVISIONE in corso capitoli --- per ora non andrò avanti ma cambierò un po' di cose nei capitoli precedenti che non andranno ad influire molto sulla storia, mi scuso ancora per il ritardo)
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“Oh mio dio!!! Sembra di stare in una sauna qua dentro!” disse con la vista offuscata dal calore che emanava l'acqua bollente.
Non ci volle molto che Loki capì subito a chi appartenesse quella voce squillante e irritante.
“Ma che...!? Clary, esci! SUBITO!” era infuriato come non mai vedendo la ragazza andare verso la finestra per aprirla. Ma la testardaggine di quella non le permise di ascoltarlo.
“Su esci dall'acqua e vestiti” gli disse amichevolmente girandosi verso di lui e facendogli un gesto con la mano che lo intimava ad alzarsi. Ma il dio rimase lì, guardandola irritato senza dirle una parola.
“Dai su! Che aspetti? Op op” si avvicinò a lui battendo le mani.
Non sopportando quel gesto il dio si mosse di scatto, imprigionandole i polsi della ragazza in una stretta di ferro.
“Non osare. Mai più. A fare. Così” la minacciò scandendo ogni singola parola, con un sorriso amaro e gli occhi pieni di rabbia, mentre la tirava a sé con lentezza mentre
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Little revenge

 

 

 

 

 

Non erano passati che pochi giorni dopo l'incidente di Clary, ma ancora la terrorizzava uscire di casa senza Loki, in effetti erano rari i momenti in cui uscivano, solo per fare passeggiate o fare la spesa. Molte volte si svegliava nel cuore della notte sentendo urlare la ragazza frasi senza senso, e ogni volta che capitava a Loki gli toccava dormire con lei. Alcune volte lo trovava seccante il fatto che venisse svegliato dalle urla di Clary, ma il fatto di dormire accanto a lei non lo disturbava affatto, l'unica cosa che voleva è che si sentisse al sicuro insieme a lui.


 

Un giorno Clary, accompagnata da Loki, decise di andare a rifare i fogli per il divorzio. Dovette tornare da suo marito, per la firma, non aveva fatto entrare Loki in casa perché sapeva che se era entrato, il suo ex-marito avrebbe cercato di picchiarlo, pensando che Clary lo tradiva con Loki. E di sicuro Loki si sarebbe difeso senza esclusioni di colpi.
Quando uscì Loki si avvicinò a Clary, per aiutarla con le valige, gli spiegò che la casa era proprietà dell'ex-marito e quindi lei se ne doveva andare, perciò tornarono dell'appartamento di Loki.


 

Quella notte Loki era accanto a Clary. Non riusciva a dormire perché non faceva altro che pensare al fatto che ora Clary era sola, che lui era l'unica persona a lei rimasta cara. Da quando gli era successo quell'incidente non era neanche andata dalle sue amiche per chiedergli un tetto.
La osservava dormire abbracciata a lui, c'erano momenti in qui tremava, si agitava, ma quando Loki la tranquillizzava con la sua voce e le sue carezza Clary si calmava, come se potesse sentirlo nel sonno. Sorrideva nel vederla, si sentiva felice accanto a lei, completo.
Solo quando veniva la piccola peste nel letto, Loki usciva fuori dai suoi pensieri, si arrabbiava spesso con lui perché disturbava sempre Clary nel sonno e quindi era costretto a buttarlo giù dal letto, si sorprese di quanto possa essere seccante quella creatura, e solo in quel momento dovette dar ragione a un tetto midgardiano: l'apparenza inganna.
Quel gatto, seppur sembrasse docile e dolce, in realtà non era altro che un casinista.


 

Faceva molti incubi ma non ne parlava tanto con Loki, perché molti di quei incubi si basavano sul suo incidente avvenuto pochi giorni fa e, sapeva che Loki, se gli raccontasse questa cosa, avrebbe preso dei provvedimenti che non riguardavano affatto le buone maniere.
Certo, voleva vendicarsi anche lei, ma preferiva mille volte andare dalla polizia, però ancora non ci era andata perché Loki le continuava a dire che non avrebbero fatto nulla ma sarebbero rimasti a sedere sulle loro poltrone comode bevendo caffè e mangiando ciambelle.
Quando si svegliava chiamava sempre Loki, non voleva rimanere da sola, sapeva che quando sentiva Loki vicino a lei si sentiva in qualche modo protetta e al sicuro da incubi e le altre cose.
Erano diventati quasi inseparabili. Loki non sembrava quasi sempre seccato, molte volte le sorrideva, gli dava dei dolci baci, l'abbracciava, tutte cose che facevano volentieri entrambi, anche se il più felice dei due era sempre Clary.

“No! No!!!” urlò quella notte mentre stingeva a se più forte la camicia di Loki che, la prese per le braccia e la scosse cercando si svegliarla. Ormai ci era abituato e aveva capito che svegliarla con le buone maniere, non avrebbe funzionato. Erano molte le volte in cui Clary parlava nel sonno, e la maggior parte di esse, urlava, oppure si agitava contorcendosi.


 


 

“Clary! Clary!!” continuò ha chiamarla finché non la vide svegliarsi, aprendo gli occhi di scatto. I suoi occhi erano pieni di paura e confusione, come se non sapesse che cosa stava succedendo. Poi Loki la vide alzare gli occhi, su di lui, e mollò la presa ferrea sulle braccia per accarezzarle il viso e portandoselo al petto. “Era solo un incubo. E' passato tutto ora, sono qui...accanto a te” continuò ad accarezzarle la testa, i suoi capelli erano disordinati, annodati, ma lui non ci badò, la sua voce era dolce, tranquillizzante, voleva che sapesse che era sempre lì, accanto a lei.


 



Non pianse quella volta, ma voleva farlo. Si strinse di più a Loki, mentre sentiva le sue mani che gli accarezzavano i capelli, la schiena, in quel momento non voleva assolutamente riaddormentarsi, aveva paura che se lo avrebbe fatto si sarebbe ritrovata di nuovo in un incubo.
“Va meglio?” sentì la voce di Loki che le parlava, non alzò la testa, la tenne sempre ancorata al suo petto, poteva sentire il suo cuore che batteva forte, come se avesse avuto paura anche lui. Non gli rispose, non gli fece neanche un cenno, voleva stare nel silenzio più assoluto, finché non risentì la voce di Loki: “Dai non fare così, era solo un brutto sogno, nessuno ti potrà fare del male finché sei con me” dopo quella frase non voleva aggiungere altro, strinse più forte a sé Clary che ricambiò subito, con la stessa forza, l'abbraccio. Gli massaggiò la schiena e affondò le sue labbra tra i suoi capelli.


 

Erano ancora abbracciati, entrambi svegli, ogni uno immerso dai propri pensieri, non parlarono più, si dedicavano solo in abbracci più saldi e carezze.


 

Voleva dormire, ma aveva paura, paura che si ritrovasse quei ragazzi nel sogno e che l'avrebbero ancora picchiata a sangue. Nel pensare a quello gli venne quasi da ridere, pensò al film che qualche anno fa guardava sempre: Nightmare.
Si ricordò come la situazione era uguale, solo che nei suoi sogni non la potevano uccidere veramente.


 

Sentì sogghignare Clary, e anche se non sapeva il motivo, sulle sue labbra, ancora immerse nei capelli di Clary, si dipinse un sorriso. Era felice che finalmente avesse visto Clary felice, dopo tanto tempo.
“Cosa c'è di così tanto divertente?” si decise a chiedere cercando nel buio gli occhi della ragazza che, alzò il mento, appoggiandolo sul petto di Loki, per incrociare, anche lei, il suo sguardo.
“E' inutile che te lo dico...tanto non capiresti”
“Che intendi dire?” corrugò la fronte, non capendo che cosa intendesse dire.
“Sai una cosa...te lo faccio vede domani”
“Un film?” si mise a ridere, avendo capito subito.
“Si” rise anche lei, iniziando a massaggiare il busto di Loki che iniziò, anche lui, a massaggiarle la schiena.
“In tal caso dovresti dire oggi, data l'ora” disse indicando con un cenno del capo l'orologio che segnalava le quattro del mattino.
“Oh...hai ragione, allora ritiro quello che ho detto, e te lo farò vedere fra...mhmm...si dai fra dieci ore” ritornò tra le braccia di Loki che, l'accolse subito stringendola forte a sé.
“Dai torna a dormire. Ti fa male restare sveglia così tanto” finì la frase con un bacio sulla fronte di Clary che sorrise.
“E a te no?” chiese con tono canzonatorio e un sopracciglio alzato.
Loki non rispose si dedicò solo a ridere ed accarezzale i capelli, distogliendo lo sguardo e chiudere gli occhi. Così fece anche Clary, che non gli ci volle molto per entrare nelle braccia di Morfeo.


 


Aveva appena finito di fare colazione che iniziò a sfogliare le pagine del giornale mentre aspettava che Clary si svegliasse e venisse a fare anche lei colazione, la quale era già pronta e sistemata sulla tavola accanto a lui. Fu felice che quel mattino non sentì le urla emanate da Clary, erano rari i momenti in cui dormiva serenamente. Fece un sospiro di sollievo per poi poggiare il giornale e andare dalla piccola peste, per vedere dove si era cacciata.


 


 

La trovò lì beata davanti a lei che faceva lei fusa. Fu questa la prima immagine che vide quando si svegliò, l'accarezzò per un po' per poi stropicciarsi gli occhi e emettere vari sbadigli, si guardò intorno notando che Loki non era accanto a lei, dunque si rizzò a sedere, si stiracchiò le braccia e si alzò dal letto, prendendo anche la piccola peste, che la guardava, in collo.
Loki era lì beato a lavare nel lavandino, di spalle, era la sua occasione, le sfuggì un sorriso malefico quando si avvicinò furtiva alla preda, che non sembrava essersi accorto, ancora, della sua presenza. Gli mancavo ancora poco, solo altri due passi e lo avrebbe preso alle spalle, fin quando il piccolo Loki non emise un miagolio, e rovinando tutto, strinse i denti pregando che non si girasse – forse ce la poteva ancora fare, sì, ce la doveva fare – e così non fece, continuò indifferente a lavare la ciotola.
Ancora un passo, ancora un altro piccolo passo e l'avrebbe spaventato.



 

Gli strinse di scatto le mani hai fianchi, che la fece strillare, e facendolo ridere se la portò più vicino a sé, facendola indietreggiare di qualche passo, e portando le sua labbra fine vicino al suo orecchio bisbigliandogli: “Credevi davvero di ingannare me? Clary, ti vedevo più sveglia” il tono canzonatorio, quasi sul punto di ridere ininterrottamente, poi con uno schiocco delle dita il suo sosia – quello che ancora stava lavando la ciotola – davanti a loro scomparve.
Rimase attonita, delusa, era cascata nel solito tranello, non imparerà mia la lezione che non si può eguagliare il dio degli inganni. Ancora tra le sue braccia, Clary si voltò incrociando lo sguardo fiero e divertito di Loki.
“Tentare non nuoce” ammise con un broncio, distogliendo lo sguardo che vagò per la cucina “Oh. Mi hai preparato la colazione” si staccò da lui, notando che nella tavola c'era la sua colazione a base di caffè-latte e biscotti, prima di sedersi e mangiare mise per terra il piccolo Loki, poi si girò per andare nel lavandino e lavarsi le mani.


 


 

Si mise a ridere vedendola buttarsi sul cibo, ed iniziare a mangiare, decise di mettersi a sedere anche lui, accanto a lei non smettendo di guardarla con un sorriso stampato sulle labbra per poi iniziare a parlare: “Sempre questo tono sorpreso”
“E' solo che da uno come te non ci si aspetta un'azione del genere” con la bocca piena di biscotti, decidendosi di distogliere lo sguardo dalla ciotola per guardare quello di Loki.

Non aveva tutti i torti dopo tutto, non era sempre stato gentile con gli altri, ma con lei era diverso, pensò che lei era qualcosa di più di una semplice amica, per lui. Era cresciuto qualcosa di più forte, ma non solo da qualche giorno, forse era da quando lo aveva trovato nel parco, la prima volta, e l'aveva visto stanco, esausto, e confuso quando la vide avvicinarsi a lui. Quella luce nei suoi occhi, del colore del cielo, che risaltavano subito nel buio della notte, e il modo in qui gli si era avvicinato – stranamente senza timore o paura – e gli porse la mano per seguirlo. Infatti lei non era affatto impaurita, e lo dimostrava dal suo modo di fare, dai suoi occhi e dal suo sorriso sulle labbra – anche esso splendente.
Gli ritornò tutto in mente, quando lo aveva portato in una casa che non sapeva se era di quella ragazza, il modo in cui lui era diffidente nei suoi confronti, e il modo in cui cercava di farla ferire, usando le sue parole – la sua vera arma, che a dovuto usare per tutta la sua vita – e lei le ignorava, oppure gli rispondeva con altrettanta acidità. Quando lo minacciava di stare fermo per curargli le ferite, ma lui si divincolava offendendola con più acidità, e vederla non arrendersi.
Si dipinse un leggero sorriso nelle sue labbra.


 


 

“Dici sempre così quando faccio qualcosa per te” non aveva un tono severo, anzi era sereno, non smise neanche un secondo di guardarla, neanche quando lei gli lanciava qualche occhiatina sospettosa, del tipo: perché mi guardi?
“Hai ragione, forse dovrei dimostrarmi più riconoscente nei tuoi confronti” disse alzandosi, e prendendo la ciotola e poggiandola nel lavandino, sempre sotto gli occhi di Loki che la guardavano, con un sorriso più ebete del solito. “Perché quella faccia?”
“Quale faccia?” rispose in domanda, non capendo che cosa intendesse l'amica che gli si avvicinò con calma.
“Questa faccia” gli puntò il dito contro, ancora con lo sguardo più confuso di prima.
“Non è nessuna faccia, è la mia faccia” si alzò poggiando le mani sulle spalle di Clary che continuava a guardarlo cercando di leggere in quegli occhi di ghiaccio. “Dai, sei ridicola” concluse con un sorriso, abbassando le mani e andando in salotto, con Clary che era rimasta lì, non capendo che cosa era successo, cercando ancora di capire quello sguardo.
Ma prima che potesse fare anche solo un altro passo si girò verso Clary chiedendogli: “Sbaglio o dovevamo vedere un film?” in quel momento Clary scosse la testa, interrompendo i suoi pensieri rivolse uno sguardo a Loki per poi sibilare un “Si”.


 


 

Decise di fargli vedere il film Nightmare, e spiegargli del perché si era messa a ridere.
Per la maggior parte del tempo Loki teneva le mani sopra gli occhi e chiedere ogni cinque secondi: “Che succede?”
Sembrava un gatto impaurito non appena vedeva un cane che lo insegue – immaginate la sua faccia - . E molte di quelle volte Clary non riusciva a trattenere le risate, era la prima volta che vedeva Loki cosi impaurito, pensò fra se e se:
Se fa così per un insulso film come Nightmare, mi immagino che fa quando vede il film: IT
Mancavano venti minuti alla fine del film, ma visto che il Dio aveva paura, decisero di spegnere. Certo era un dio, ma non uno dei più coraggiosi.

“Il potente Dio degli Inganni! Uccisore di mille persone! E si impaurire da un innocuo film” lo stuzzicò Clary, dopo che aveva tolto il DVD, e si stava sedendo accanto al tizio che si era portato la coperta alla testa.
“Non è divertente...quel tizio con le lame è inquietante” rispose in difesa, con ancora la testa immersa nelle coperte.
“Chi Freddy? Ma se è cosi dolce”
“Oh ma sta zitta! Tu e i tuoi stupidi film”
“Se un film ti fa paura non vuol dire che sia stupido. E smettila di stare sotto quella coperta...mi sembri un bambino di due anni” gli tolse la coperta di dosso per vederlo in volto. Non sembrava così traumatizzato, ma ha Clary gli piaceva un sacco coccolarlo e tenerselo accanto.
Gli prese tra le mani la testa con delicatezza e se la portò al petto.
“Dai, è solo un film, niente di più” lo coccolò, accarezzandogli i capelli neri, e porgendogli vari baci.
“Che ti fa pensare che ho paura?” non si voleva staccare da lei, gli piaceva stare tra le sue braccia, fece una smorfia, per poi sistemarsi meglio nel divano.
“Lo si vede dal tuo volto” rise, mentre pensò alla sua faccia mentre guardava il film.
Loki si scansò un po' da Clary, per vederla negli occhi, gli regalò un sorriso, per poi alzarsi dal divano e lasciarla.
“Dove vai?” pensò di averlo offeso, e si precipitò afferrandolo per il polso. Lui non si girò, ma non era arrabbiato, o almeno non lo era con lei.
“Vado a prendere una boccata d'aria” ancora non si era voltato, e divincolandosi, si liberò dalla stretta di Clary, che rimase perplessa e scioccata dall'improvviso cambiamento d'umore di Loki.
Prima di aprire la porta prese il cappotto ed uscì, senza degnare Clary di uno sguardo.

Non sapeva che cosa gli era preso, forse lo aveva offeso oppure voleva semplicemente stare da solo con i suoi pensieri, lei non lo sapeva.
Non si era resa conto che erano già passati dieci minuti da quando Loki se n'era andato e lei era rimasta lì ferma, immobile guardando la porta. Cercò di rilassarsi, e per distrarsi un po' decise di iniziare a preparare il pranzo.
Il quale lui non si presentò, lasciando ancora più perplessa Clary,e la preoccupazione iniziò a crescere dentro di lei.



 


 

Girò per molte ore per York Street e Jay Street. Non si era neanche fermato in qualche bar o ristorante per fare pranzo, o merenda.
Voleva stare da solo, immerso nei suoi pensieri che erano tutti su Clary.
Pensò a quella volta che l'aveva trovata fuori dalla sua porta, piena di lividi, che aveva perso i sensi, e che per tre giorni si era occupata di lei. Si ricordò di quando gli aveva detto delle carte per il divorzio. Non gli aveva mai detto che aveva un marito, forse non si fidava di lui, in fondo come dargli torto, era il Dio degli Inganni. Era sorpreso per quella rivelazione, ma non volle dimostrarlo. Non avrebbe cambiato le cose, lei sarebbe rimasta sempre la sua piccola e dolce Clary.
Gli si stampò un sorriso in volto pensando che non appena diede il consenso a Clary di alzarsi dal letto, lei si piombò a farsi subito una doccia.
Una cosa che non riuscì a fare a meno di pensare, era a quei ragazzi che l'avevano ridotta in quel modo. Il sorriso scomparve, come la gioia, per dare spazio alla rabbia e l'angoscia.
Mentre il tempo passava, Loki continuava a camminare intorno, senza mai fermarsi per riposare o prendere un sorso d'acqua, pensava e basta, senza mai pensare al tempo che scorreva senza di lui.
Quando arrivò il tramonto, decise di girare per le strade di Gold Street e Hudson Aveneu, dato che era notte inoltrata, decise di ritornare a casa, a Sands Street, ma quando passò davanti al palazzo non vi entrò, anzi, girò l'anglo, ritrovandosi ha Navy Street proprio dove quei ragazzi avevano aggredito Clary - nel parcheggio dietro il palazzo, come faceva a saperlo? Bhe, Clary poteva anche mentirgli ma lui sapeva sempre come ottenere le risposte che cercava - . Aspettò.


 


 

Era in pensiero per lui, non sapeva dove era andato, né quando sarebbe tornato.
Erano le undici e quaranta, e da quando se ne era andato, non aveva mai più sentito la porta aprirsi, o il campanello suonare. Era rimasta lì in cucina. Gli voleva telefonare più e più volte, ma appena toccava il telefono, si ricordava che Loki non aveva un cellulare.

Glie ne comprerò subito uno, pensò più e più volte.

Certe volte per distrarsi prendeva in collo il piccolo Loki e lo faceva giocare con la manica della felpa nera e verde, che gli aveva prestato Loki.
Nel vedere tutte le magliette di Loki, i quali sono tutte verdi oppure verdi e con un tocco di nero, non si sorprese che il verde era il suo colore preferito. Anche ad Asgard tutte le sue divise erano nere e verdi, ma la sua preferita era l'armatura insieme all'elmo. Anche se molti lo prendevano in giro perché assomigliava ad un caprone, lei lo trovava a dir poco adorabile e dolce.
Si mise a ridere pensando che molte volte – quando si trovava ancora ad Asgard - , senza i suoi amici, entrava a palazzo di notte per vederlo dormire – ovviamente questa parte non gliela voluta dire perché non voleva rendersi ridicola - . Si ricordò dell'espressione del suo viso: la bocca semi chiusa, la fronde corrugata e i capelli scompigliati. Se lo poteva immaginare anche ora, come se fosse lì d'avanti a lei, un dolce e indifeso Loki immerso in un mondo in cui solo Morfeo ne può avere il controllo.
Quando dormiva insieme a lui, non ha mai avuto l'occasione di rivederlo, visto che lei, non appena lo abbracciava, crollava dal sonno. A pensarci, da quando l'aveva visto la prima volta nel parco, ad ora, Loki era molto cambiato, forse doveva ringraziare la sua indole di persuasione usando le minacce.
Guardò l'orologio per l'ennesima volta, e come se il tempo non passasse mai, erano ancora le undici e quarantacinque, era come se il tempo ce l'avesse con lei.

 



Non si poteva dire la stessa cosa per Loki che, era ancora lì, in un angolo del parcheggio, ad aspettare.
La notte si inoltrava ancora di più mentre Loki scrutava con attenzione il parcheggio, finché un gruppo di ragazzi attirarono la sua attenzione.
Erano loro, erano sicuramente loro, finalmente il momento era arrivato, finalmente avrebbe potuto fare la sua mossa.

Lo faccio per lei, lo faccio per la sua felicità e per la sua protezione.

Si continuò a ripetere nella mente, ma non perché era nervoso o aveva paura, al contrario, era entusiasta, quasi tremava dalla gioia, e follia.
Si avvicinò a loro con discrezione, finché non fu abbastanza vicino a loro, per vedere almeno che cosa indossavano: tutti portavano dei jeans blu scuro, quasi nero; due di essi portavano una felpa grigia, con in testa il cappuccio incorporato; altri tre portavano dei golf, probabilmente di lana, anche essi grigi, con dei cappellini, anch'essi di lana, neri; mentre uno – che Loki suppone che era il capo della banda – portava una maglia ed un cappello, entrambi rossi, con delle strisce bianche e nere.
Non si accorsero della sua presenza, ho almeno non ancora.
Indietreggiò di un passo quando vide che i due ragazzi con le felpe grige si allontanarono con dei soldi che misero subito nelle tasche, gli altri invece restarono nel parcheggio, dove parlarono ancora un po', finché uno di essi non si accorse di Loki.
Sussurrò qualcosa e vide gli altri girarsi.
Si dovette trattenere dal forte bisogno di ridere. Si avvicinò ancora a loro, e gli chiese con garbo: “Scusate, ma sapete che ore sono?”
I ragazzi si misero a ridere, ma smisero non appena il ragazzo con il cappello rosso alzò la mano. Si fece avanti, e solo allora Loki si accorse che aveva un piede di porco in mano. Ma non si intimorì.
“Vuoi sapere che ore sono?” rispose in domanda il ragazzo in tono molto arrogante che fece infastidire il dio, ma non volle dimostrarlo, non era arrivato ancora il momento.
Decise di non rispondere e a quel gesto il ragazzo serrò la mascella dalla rabbia, per poi fare una lieve risata di scherno. Fece un cenno hai ragazzi di avvicinarsi, per poi dire al dio che, era ancora lì, tranquillo ha guardarlo “E' ora di stenderti” il suo tono fu duro.
Ma prima che alzasse il piede di porco, per sferrare il colpo Loki parlò, con un sorriso stampato in volto: “Io credo che sarà il contrario”
Detto ciò, con un sorriso malizioso in volto pronunciò delle parole e si levò una nube di fumo, che circondò i ragazzi.


 


 

La preoccupazione saliva.
Era sdraiata nel letto, guardava il soffitto, ma decise di non ascoltare la musica, in caso Loki rientrasse da un momento all'altro, e se fosse successo lei era lì, pronta per dargli una lavata di testa per averla fatta preoccupare tutto il giorno, e per non essersi presentato né a pranzo né a cena, aveva sprecato tutto il pomeriggio per preparare una splendida cena e che cosa ha ottenuto? Niente.
Pensava che almeno si sarebbe presentato, anche se non mangiava, lei era contenta ugualmente. Almeno sapeva che era tornato a casa e era al sicuro e che, prima di tutto, non aveva combinato chissà quale casino.
Anche solo a pensare a questa giornata gli veniva una rabbia implacabile.
Accarezzava nervosamente il piccolo Loki che si era poggiato accanto a lei, alla sua destra, mentre cercava in tutti i modi di rilassarsi, ma con vani risultati.
Pensava hai bei tempi prima che incontrasse Loki nel parco, ma quando ci pensava gli veniva solo da piangere perché tutti i suoi ricordi più felici, li aveva trascorsi con i suoi amici di Asgard. Anche se aveva fatto conoscenza lì su Midgard, nessuno era comparabile ai suoi amici.
Tutte le cose che avevano fatto insieme, tutti i giorni trascorsi a giocare, tutti gli scherzi che avevano fatto.
Cadde una lacrima pensando che una sua decisione l'aveva segnata a vita. Ora aveva capito perché Loki aveva deciso di conquistare e distruggere Midgard, in effetti non aveva tutti i torti nemmeno quando aveva tentato di distruggere un altro mondo: Jötunheimr.
Anche se era la sua casa natale, era sempre stato un mondo cupo, pericoloso, e una minaccia per Asgard. Voleva solo dimostrare di che cosa poteva essere capace al suo padre adottivo. Dopotutto chi non avrebbe fatto come lui? Il rinnegato, l'escluso, la pecora nera, il bambino cattivo – anche se, a quei tempi il “bambino cattivo” doveva essere Thor, data la sua ingordigia per dimostrarsi il più forte, e il modo in cui trattava Loki da fanciullo, sopratutto quando leggeva nelle biblioteche, non c'era un momento in cui non lo disturbava durante i suoi studi - .

Poi di colpo sentì un rumore, si alzò di scatto dal letto e andò verso la cucina.
“Allora bello mio. Ora tu mi spieghi del perc--” aveva già iniziato a parlare, quando si rese conto che non c'era nessuno, se non i mobili.
Si portò un mano alla fronte dicendosi ogni secondo: “Che stupida, che stupida, che stupida...
Ritornò in camera e si buttò a letto non pensando che facendo ciò avrebbe potuto uccidere il piccolo Loki che stava beato a dormire – o almeno finché non sentì muovere il materasso e trovarsi davanti Clary – .
Ogni volta che guardava il piccolo Loki, gli veniva in mente lo stesso Loki, con quei occhi verdi come smeraldi e il suo viso, dolce, inconfondibile e unico.
Sbadigliò, si portò accanto Loki, chiuse gli occhi, e senza accorgersene si era già addormentata.


 


 


Non riuscivano a vedere niente, neanche la punta del naso, solo Loki, poté vedere in quel cumulo di nebbia che circondava lui, i ragazzi e una buona metà del parcheggio.
Non passò neanche un secondo che si iniziò a sentire urla, gemiti di dolore, coltelli che infilzano la carne e due o tre auto che suonavano l'allarme antifurto.
Fece un gesto con la mano, e tutta la nebbia sparì.
Era rimasto solo il ragazzo col cappello rosso che si guardò intorno vedendo, con gli occhi spalancati pieni di paura e orrore, i suoi compagni: uno di essi era inchiodato, ai polsi della mani, con dei pugnali, in un cofano della macchia e con la gola squarciata; il secondo ed il terzo erano affiancati di spalle con una laccia che li univa e gli trafiggeva ad entrambi il fegato.
Ora mancava solo uno, il capo di tutta l'operazione, la causa di tutto quello che aveva fatto a Clary. Era colpa sua se ora aveva paura persino di uscire di casa e ogni volta che vedeva una persona con un cappello, che gli copriva il volto, aveva paura e si stringeva di più a lui.
Finalmente ora, dopo aver fatto un semplice gesto, sarebbe ritornato tutto come prima, non avrebbe fatto più incubi, non avrebbe più avuto paura di niente e nessuno, sarebbe ritornato tutto normale: lui nella sua casa da solo, senza nessuno che gli gira in casa, e Clary che gli fa visita ogni sanissimo giorno della sua vita, finché lui non si deciderà a piantargli un pugnale nel cuore.

Gli si stampò un sorriso in volto, pensando a che faccia avrebbe fatto Clary non appena gli darà la bellissima notizia. Scosse subito la testa pensando che se glie l'avrebbe detto, lei non lo avrebbe perdonato mai, perché anche se erano i suoi assalitori, a lei non gli era mai piaciuto l'idea che delle persone siano morte per suo conto.

Fece un passo avanti verso il ragazzo che, indietreggiò subito, con gli occhi sgranati ancora pieni di terrore. Si girò per correre. Presa la sua corsa verso la salvezza si girò per vedere dove era il tizio che aveva ucciso i suoi compagni, ma lui non c'era più, si fermò con la testa ancora girata in dietro, sentì una risata di scherno, malvagia, e fece per ritornare a correre ma sbatté nel petto di un uomo, finendo per terra. Alzò la testa per vedere il volto dell'uomo e si ritrovò d'avanti di nuovo quel tizio. “Oh cazzo” sussurrò mentre indietreggiava strisciando per terra, allontanandosi da quello strano tipo che, non fece neanche un passo verso di lui per fermarlo.

Lo voleva vedere così: terrorizzato; tremante dalla voglia di andarsene da quel parcheggio. Ora sapeva che cosa ha provato Clary, ora sapeva che cosa si pensa quando si è la vittima di un assalitore, e non l'assalitore stesso.
Stava per alzarsi, ma Loki andò contro il ragazzo con passo spedito, finché non fu abbastanza vicino a lui, lo prese per il collo e lo tirò su finché i suoi piedi non vennero staccati da terra.
“Allora dimmi. Che cosa si prova ad essere d'altra parte, ora sono io che ho il coltello dalla parte del manico” gli sussurrò, con un sorriso stampato nelle sue labbra fine, prima di sbatterlo in una portiera della macchina, lì vicino, e tirò fuori dalla fodera un pugnale puntandolo al collo del ragazzo che, alla vista del pugnale provò a dimenarsi, però Loki aumentò la presa.
“Ti ricordi quella ragazza? Quella che avevate picchiato a sangue, proprio qui, qualche giorno fa?” fece un ghigno, nel vedere la faccia del ragazzo che era una smorfia di dolore e paura.
“Ma che domande, certo che te la ricordi. Ti consiglio una cosa, anche se ora è troppo tardi: non dovevate fargli del male. Ora saprai che cosa ha provato” appena finita la frase fece trascinare il pugnale giù, fino alla pancia del ragazzo, e ve lo infilò trascinandolo di lato, un solco profondo, così profondo che l'intestino quasi fuoriuscì.
Per tutto il tempo il ragazzo urlava, mentre Loki tracciava, lentamente, il pugnale nel suo corpo, e nel sentire quelle urla, Loki non poté fare a meno di ridere.
Lo fece cadere a terra, privo di vita, con ancora un ghigno stampato in volto. Si avvicinò al cadavere, gli tolse il cappello e con esso ci pulì il suo pugnale.
Andò da tutti i cadaveri per riprendere i pugnali, quando andò ad estrarre l'ultimo pugnale rimasto, si guardò intorno e sapeva che ora, Clary, non avrebbe più sofferto.
Con un sorriso stampato sulle labbra fine, uscì dal parcheggio, e tornò a casa.

La prima cosa che fece è guardare dove era finita Clary, che la trovò sdraiata nel letto a dormire beata, poi andò in cucina e prese qualcosa dal frigo. Mentre mangiava gli avanzi della cena che Clary aveva preparato e pensò proprio a lei, che ora, finalmente, la poteva rivedere felice.

Finito di mangiare mise tutto nel lavandino e filò nel divano, dove crollò dal sonno.


 


 

Quella notte Loki sognò che Thor l'aveva ritrovato e riporttato ad Asgard, lasciando Clary da sola con le lacrime che sgorgavano come un fiume in piena, da quei suoi occhi come il cielo.


 

Occhi che non avrebbe dimenticato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

 

Che ne pensate?

Ma prima di tutto...mi scuso immensamente per il ritardo, se ve la voletre prendere...lo fatelo con me ma con i miei professori...non ci danno tregua!!!! Spero che non ce l'avrete con me...cercate di comprendermi!!

spero che vi sia piaciuto, e che vi spinga a leggere il seguito. A dirvi la verità non so neanche fin a quale capitolo arrivo!! ahhahah

ma comunque spero che lo troverete interessate, ma non istruttivo! Ahah ;)

Poi vi chiedo un favore...recensite vi prego! Voglio assolutamente sapere che cosa ne pensate.

Ringrazio tutti quelli che anno aggiunto la mia storia nelle: ricordate; preferite o recensite.

 

se vorrete contattarmi qui trovate il mio sito di facebook:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

 

baci dalla vostra

Loki__Laufeyson ;)


 

  
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