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Autore: maty345    02/10/2013    3 recensioni
Heather, si è appena trasferita in una squallida villa, la villa Burromuerto, insieme alla sua famiglia.
Essa è stata abbondata da secoli per via della "leggenda" che le ronza intorno:
Si dice un fantasma indemoniato venga a distruggere la vita di chi venga ad abiatre li attorno..
Dal testo del secondo capitolo:
La porta si era chiusa di scatto, le finestre si erano abbassate all'istante e le luci si erano spente.
-ahah, bello scherzo Damien, ma tanto non ci casco...-
aveva detto la ragazza, e poi, era uscita dalla soffitta.
Intanto una forma trasparente ectoplasmatica si era formata nella stanza.
Pazzesco, pensava il fantasma.
Di solito le ragazze sotto queste procedure standard cacciavano un urlo agghiacciante, ma questa volta proprio no.
Pazienza, avrebbe riservato il meglio per dopo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather, Nuovo Personaggio | Coppie: Alejandro/Heather
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Heather aveva chiuso di scatto la porta, ed era scesa dalle scale.
Questa casa la detestava proprio.
Direte voi, non si trova li nemmeno venti minuti, è impossibile!
Ma era propio così che andavano le cose.
Ad Heather, non gliene poteva fregare se eri bello o brutto, scemo o non, per lei, rimanevi sempre un emerito idiota.
Per questa veniva odiata.
Pure i suoi genitori la disprezzavano.
Gioia se veniva invitata ad una festa (anche se era molto raro), oppure il liceo che frequentava la tratteneva qualche ora in più.
Ad Heather, questa situazione le andava bene così.
Voleva vivere da sola, senza nessun vicino introno, avere un lavoro senza "amici" dipendenti che ti rompono le balle.
Si era sdraiata sul divano, e pensava.
Fra qualche giorno sarebbe andata di nuovo al liceo.
Ma non allo stesso, quello in cui aveva trascorso ben quattro anni.
Ma ad uno nuovo.
Nuovi compagni, nuovi professori, nuove regole.
Nuova casa, nuova sistemazione.

tutto nuovo.
Quante volte almeno i suoi genitori l'avranno implorata di farsi delle amicizie?
Di cambiare il suo "Perfetto" carattere, come diceva lei?
E tutto per cosa, poi?
Una "amichetta" del cuore che non fa altro di parlare di ragazzi, gossip, ragazzi e ancora ragazzi...
No, Heather non lo poteva proprio sopportare.
E poi, chi erano i suoi genitori per dirle di cambiare?
Per la ragazza non erano niente, solo delle minuscole personcine fra tante altre personcine su un grande mondo.
La sedicenne sorrideva, dandosi sempre una risposta alle sue innumerevoli domande.
Giocherellava con una ciocca di capelli corvini, guardandosi intorno, e ripetendosi per la millesima volta, quanto fosse squallida questa casa.
La polvere era su tutto: sui mobili, sul tappetto decorato all'antica, sulle finestre rotte, sul lampadario di cristallo, persino 
sullo stesso divano su cui si ritrovava in quel momento.
ma non si voleva spostare.
E per cosa, poi?
Viaggiare in quella squallida casa senza meta, incontrando intanto sua madre e suo padre che le urlavano le solite ramanzine?
Tanto valeva rimanere dov'era.
Il suo sguardo attenta viaggiava su ogni dettaglio, in quella casa.
Si posizionava sui muri, e giudicarli per la scarsa efficenza.
Sulle poltrone, tutte rivestite di pelle oramai rovinata.
Erano concentrati su tutto, quegl'occhi.
Così era accaduto, che nel far ballare gl'occhi, essi si erano posati su un vecchio quadro, appesso lì da millenni, secondo la ragazza.
Il dipinto raffigurava un signore ad Heather sconosciuto, probabilmente il vecchio propetario della casa.
Non era mica l'abbigliamento ridicolo, o l'nteressante strato di muffa su di esso a interessarle così tanto quel quadro
No, per niente.
Gl'occhi della persona ritratta, si muovevano.
Heather era rimasta calma.
Sapeva che c'entrava il fratello.
Si era alzata semplicemente dal divano, ed aveva esclamato al quadro:
-Chi credi di far paura?-
E poi, leggiadra, se ne era andata.
Intanto il fantasma indemoniato era uscito dal vecchio dipinto che lo ritraeva.
Aveva la faccia scioccata per lo stupore.
Mai, e poi, mai, aveva sentito pronunciare da una delle sue vittime codesta frase.
Si ricompose in un lampo, e sicuro di se aveva esclamato a se stesso.
-Io sono un Burromuerto, e mai, mi arrenderò!-


 
   
 
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