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Autore: Tardis Door    02/10/2013    2 recensioni
La mia, era quella che si definiva una vita strana, anormale, fantastica. O almeno così mi sembrava. A quanto dicevano i medici, ero completamente sana di mente, eppure io credevo di aver vissuto due vite, se non di più. Cioè, ora vi spiego...
La mia storia è collocabile in un punto indefinito dopo la 7° stagione. Il Dottore incontrerà una nuova companion, Barbara, che in seguito scoprirà essere imparentata con qualcuno che conosce ''molto bene'' ;)
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Doctor - Altro, Jack Harkness, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 6 [P.o.v. Tardis]

Il Dottore, come suo solito, tanto fece che finì per farsi arrestare. Quante volta l’avevo visto in una situazione come quella. Se non passava almeno un giorno su sette dietro le sbarre mi sarei preoccupata.
Lo scortarono nella stessa sala e ce lo, letteralmente, buttarono dentro. Finì dritto con la faccia a terra, anche se tentò di mantenersi con le mani. Tornò in piedi in pochi secondi. Doveva trovare Barbara e riportarla sana e salva a casa. Questo era il suo problema più grande. Quando portava qualcuno a fare un giro, lo proteggeva sotto la sua ala e si sentiva responsabile per tutto ciò che gli sarebbe successo. Quindi finiva sempre col soffrire. E’ impossibile proteggere realmente una persona, soprattutto se appartiene ad una razza che ha una vita limitata.
<< Cerco una ragazza alta così, capelli rossicci, magra, un po' rompipalle, l'avete vista?>> chiedeva in giro, a chiunque capitasse. Girò in tondo per cinque buoni minuti, tra gente disperata che non ne voleva sapere nulla dei suoi problemi perché già troppo oppressi dai loro. Poi un ragazzo lo chiamò con un fischio, proprio come si chiama il proprio cagnolino.
<< Da questa parte! >> urlò agitando le braccia. Il Dottore lo raggiunse e vide Barbara stesa a terra ai piedi del ragazzo. I suoi due cuori iniziarono a battere furiosamente. Come poteva essere successo? Era stata colpa sua? No, ma a lui non interessavano i dettagli. Quell’avvenimento gli pesava sui cuori come un mattone e non se lo sarebbe mai perdonato.
<< Che le è successo? >> urlò appena riuscì a riprendersi dalla paralisi. Si fiondò sul suo esile corpicino per sentirle il polso. La speranza era l’ultima a morire. E avrebbe dovuto aspettare ancora molto per farla finita perché i battiti di Barbara erano regolarissimi per un essere umano.
<< Tutto ok, l'avevo avvertita di non andare vicino al camino, ma non ha fatto in tempo e ha inalato un po' di narcotico >> spiegò il ragazzo indicando al Dottore il camino così da non farlo cascare nello stesso tranello. Quel camino aveva ingannato tutti, dalla prima all’ultima persona. Lo stesso ragazzo che tentava di avvertire tutti, c’era cascato il primo giorno di permanenza. E l’esperienza non gli era piaciuta per niente.
Il Dottore lo guardò sgranando gli occhi, quasi come se potesse utilizzare i raggi x per rilevare qualcosa di anomalo in lui. << Da quanto tempo sei qui? >>
<< Quattro giorni >> rispose il ragazzo. Il poverino aveva madre e padre a casa che lo aspettavano. Ma loro, nei loro cuori già infranti, sapevano bene che fine avrebbe fatto. Come molti prima di lui.
<< Perciò sei così informato e rilassato. Mi sai spiegare che succede qui? >>
<< Conosce il pianeta terra? >> chiese il ragazzo, viaggiando con la mente a tempi lontani dei quali lui non aveva altro che racconti.
<< Si, molto bene. >> Praticamente ci viveva sul pianeta Terra! Altro che molto bene. Quell’uomo vuole sempre fare il misterioso!
<< Noi veniamo da lì, ci siamo spostati e mischiati ad altre razze, ma arrivati qui non siamo riusciti a domare un mostro che vi abitava da prima del nostro arrivo >> spiegò, come se stesse narrando una fiaba. << E così il mito di Minosse e il Minotauro si è ripetuto >>
<< Cioè, mandano delle persone nelle fauci di questo mostro, così che la sua rabbia non si scateni, dico bene? >> Provò il Dottore ricordandosi di quella volta in cui era riuscito a salvare delle ragazza dal vero e solo Minotauro. In quell’occasione aveva dovuto correre più veloce della luce per scappare alle stesse ragazze che aveva salvato, visto che loro volevano pagarlo in natura. ‘’No davvero, non voglio che mi ringraziate’’ continuava ad urlare mentre veniva inseguito. Ma a nessuna di loro importava cosa diceva, non quando potevano avere il suo corpo. E chi può biasimarle?
Il Dottore fu risvegliato dai suoi pensieri quando Barbara si mosse e tossì. I due si fiondarono ai suoi due fianchi per vedere come stava. Che esagerazione! In fondo era solo un po’ di narcotico! Ella aprì gli occhi e sbatté due volte le palpebre prima di alzarsi all’improvviso urlando:
<< Qual’ è il tuo nome? >> Indicò il ragazzo ovviamente. Non avrebbe mai chiesto il nome al Dottore, sapeva che non l’avrebbe rivelato.
<< Sono Thiseys >> rispose lui, stupendosi di come stesse reagendo la sua nuova amica al risveglio da un sonnellino soporifero. Lui ci aveva messo dieci minuti solo per riprendersi e rialzarsi. E nessuno l’aveva soccorso.
<< Che nome strano. L'ho già sentito >> disse sottovoce, poi proseguì il suo discorso. << Dobbiamo uscire di qui e salvare tutti, tu sei con noi? >> Che ragazza grintosa! Lei e il Dottore sarebbero andati d’accordissimo.
<< Certamente, ragazza dal sonno pesante >> la prese in giro lui.
<< Dottore esponimi la minaccia, so che già hai scoperto qualcosa >>
Lui si sedette comodamente. Il che faceva presagire che avesse intenzione di fare uno dei suoi soliti discorsi lunghi, insensati, e incomprensibili per l'orecchio umano. Ah, e noiosi per il mio.
<< C'è un mostro che si ciba degli abitanti >> disse lui prendendo alla sprovvista tutti tranne me. La mia condanna, a differenza del Dottore era quella di sapere tutto. Proprio tutti. Spesso era insopportabile perché non potevo far nulla per modificare gli avvenimenti. Non in questa forma almeno. Ma anche da donna, non avrei potuto azzardarmi a toccare neppure una farfalla.
<< Wow >> si esaltò Barbara. << Come nel mito del Minotauro! Teseo... >>
<< Si >> sorrise il Dottore, interrompendola. Senza pensare, pur sapendo tutte le lingue del mondo, che Teseo in greco si diceva Thiseys. Tutta colpa della vecchiaia, poteva capitare anche ai migliori.
<< Bene >> fece lei sedendosi sulle gambe del Dottore, con il suo solito fare provocante che lo imbarazzava. Quell'atteggiamento era quello giusto per fargli perdere la testa. E io ne sapevo qualcosa … pur non avendo un vero e proprio corpo. Ma uno dei pregi del Dottore era quello di riuscire ad andare aldilà dell’esteriorità.
<< Allora tu sarai il mio Teseo e io la tua Arianna >> disse facendo scorrere il suo dito sul collo del Dottore.
<< Certamente! >> Rispose lui, ironico, alzandosi e scaraventandola in piedi. Prese il cacciavite sonico e iniziò ad andarsene in giro a ''sondare'' il terreno. Ecco cosa faceva quando era sotto pressione. Sondava.
<< Il cacciavite sonico >> disse Barbara seguendolo a ruota. Il nonno gliene aveva parlato tanto. Il gadget dal quale il Dottore non riusciva a separarsi, che non uccideva e non feriva, ma era ottimo per aprire le porte! Lui allungò il passo per conservare della distanza tra di loro. << Ne voglio uno anche io >>
<< Non se ne parla, anzi! E appena usciremo da qui ti rispedirò immediatamente a casa >>
Barbara non lo rispose, prese la cosa molto sul serio e decise di mettercela tutta per dimostrargli di essere all'altezza di viaggiare con lui. Tornò da Thiseys e gli chiese di strappare un pezzo di stoffa dal suo vestito, che Merlino le aveva regalato prima di lasciarla. Non era nulla di speciale, l’aveva fatto perché i suoi abiti si erano bruciati sul rogo. Scacciò quei pensieri e mise i vari strati di stoffa davanti al naso, alla bocca e alle mani, avvicinandosi di nuovo il camino, ma stavolta con una piccola fiala in mano. Si avvicinò e ricordò il punto preciso dal quale era uscito il gas. Lo fece finire dritto dritto nella fiala, così da non rilasciarne molto nell'aria. Lo tappò per bene e si tolse tutti quegli strati protettivi.
<< Che ti è venuto in mente? >> la sgridò il Dottore, quasi come se avesse a che fare con sua figlia. << Volevi farti un altro sonnellino? >>
<< Il primo sonnellino mi è servito a vedere da dove uscisse il gas! >> Mentì lei. In realtà era stato solo un caso. Ma non era necessario che il Dottore lo sapesse.
<< Notevole. E la fiala dove la tenevi? >> Mentre lo diceva, il Dottore iniziò a pentirsi di averlo domandato. Ad una domanda del genere c’erano almeno dieci risposte possibili, metà delle quali non andavano a buon fine.
<< Se te lo dicessi ti faresti tutto rosso! >> Lo prese in giro lei. Go girl, go! Io, dato che io non potevo essere in gara, facevo il tifo per lei. Il Dottore scosse la testa, senza prenderla sul serio, come sempre, ed espose il problema.
<< Non si può uscire da qui. Niente finestre né punti deboli nella parete, ed infine, ma non per importanza, stiamo fluttuando nello spazio >>
<< Cioè stiamo dentro una stanza che vola? >>
Il Dottore la guardò come se lei non facesse altro che dire cose sciocche. In fondo lei non conosceva nulla dello spazio e ovviamente non sapeva cosa potesse essere scientificamente possibile e cosa no. Anche se col Dottore tutto era possibile …
<< Si >> rispose infine, grattandosi con disinvoltura la testa. Lo faceva quando era costretto a rispondere a domande che riteneva  ovvie o stupide, anzi stupidamente ovvie.
<< Un po' come la tua cabina >> disse ancora lei, insistendo sull’argomento.
<< Dove vuoi arrivare? >> chiese il Dottore sperando in un piano. Ma Barbara si avvicinò al muro, lo toccò e disse:
<< Forse se lo chiamo Sexy ci da retta! >> Spiritosa!
Il Dottore sorrise malizioso, guardando la sua esile figura proiettare una lunga ombra sulle mura bianchissime. << Provaci, non si sa mai! >>
<< Ti piacerebbe! >>
La stanza improvvisamente traballò, e tutti finirono spiaccicati a terra come formaggini su una fetta di pane. La luce si spense e le persone iniziarono ad urlare. ‘’Si, proprio come nel Tardis’’ pensò Barbara, rivivendo la situazione per l’ennesima volta.
<< Dottore, dove sei? >> urlò Barbara muovendo le braccia sul pavimento. Un attimo dopo la luce tornò e lei lo vide, in piedi al centro della stanza che puntava il suo cacciavite sonico verso la lampada. Era merito suo se la corrente era tornata. Ma c'erano altre cose che spaventavano la gente, tipo uno strano lamento animale. Era terrorizzante.
<< Ci ha inghiottito mangiando anche la stanza >> disse il Dottore, pensando e mettendosi le mani tra i capelli, come per aprire scatoloni chiusi nella sua mente. E ne aveva eccome di scatoloni, molti chiusi ermeticamente. << Ho già sentito questo rumore e il fatto che mangia anche la stanza... Come una storia, quando ero bambino >>
<< Posso aiutarti? >> chiese lei, che voleva solo rendersi utile e meritare di diventare una compagna del Dottore.
<< Conosci le favole antiche dei Signori del Tempo? >> chiese lui rude.
<< No >> fece lei abbassando la voce ad un sussurro.
<< Quindi no, non puoi aiutarmi! >> urlò. Lei tacque. La stava trattando piuttosto male, ma lei sapeva che lo faceva solo perché in realtà era spaventato dalla situazione e da quanto era attratto da lei. Si, a quanto pare il destino aveva deciso che il Dottore doveva conoscere tutta la famiglia Noble, ma baciarne solo alcuni membri. Barbara lo fermò, prendendolo per un braccio.
<< Non so cos'hai contro di me, forse non sarò all'altezza di tutte le tue altre compagne, compresa mia madre, la Dottoressa mancata, ma io ti voglio aiutare e tu devi permettermelo! >> Discorso da Oscar, tanto da convincere anche me.
Ora lui aveva tutta l'attenzione che voleva lei. << Tu non devi dimostrare niente a nessuno, ma se insisti allora aiutami! >>
<< Avevo un'amica africana alle scuole medie, lei mi raccontava delle favole del suo luogo. Una parlava di questo mostro enorme che aveva bisogno di nutrirsi della disperazione delle persone ... >>
<< E ... >> continuò il Dottore. << Per far aumentare la tensione e la disperazione bisogna togliere tutto quello che qualcuno ha di caro ... >>
<< Cioè la famiglia >> completò lei la frase. La coppia diventava sempre più affiatata.
<< Metterli in un luogo stretto senza via di fuga e ... >> si fermò per far finire Barbara.
<< Minacciare di mangiarli? >> chiese lei, che voleva evitare a tutti i costi di deluderlo. Il Dottore la guardò, lei credette di aver detto qualcosa che non andava, ma in realtà lui stava solo pensando. Si, aveva una strana faccia quando pensava.
<< Ah! Ecco! >> urlò con una voce più acuta del solito. << Ma... credevo fossero estinti! >>
Tutti i presenti lo guardarono, aveva urlato un po' troppo forte. E poi erano solo una centinaia di persone in quella stanza e nessuna stava più piangendo da un po’.
<< Potrebbe spiegare anche a noi la sua geniale scoperta? >> gli urlò un uomo di mezz’età con un’aria burbera.
<< Scusate >> disse. << Allora, questo mostro è uno Wanhoop, che nella cultura africana era un mostro che si nutriva di disperazione. E qui siete tutti disperati poiché vi hanno portato via dalle vostre famiglie e vi hanno fatto credere che morirete >>
<< E invece che succederà? >> chiese una donna. Nei suoi occhi, a quelle parole, si inziò a leggere della speranza.
<< Che questo mostro vi succhierà la disperazione, riducendovi a vegetali. E poi, forse, vi mangerà >>
Si levarono di nuovo urla e pianti. E la cosa più triste era che ancora non avevano un piano ben definito. O almeno così sembrava …
<< Aspettate! >> urlò Barbara per calmarli, ma proprio non ne volevano sapere. << Dottore cosa dobbiamo fare? >>
<< Sarebbe buono non disperarsi … >> Provò lui, ricevendo molte parolacce da madri che avevano a casa dei bambini, bambini che volevano i genitori, mogli che desideravano rivedere i mariti.
Il Dottore tornò da me e Thiseys . << Qualcuno ha un piano? >> Barbara indicò la fiala che aveva in mano. << Non so se funzionerà .. >>
<< Se dormono non si disperano >> disse lei. In fondo era un gran ben piano, ma il Dottore non lo volle ammettere. L’aveva battuto sul tempo!
<< Copritevi! >> Disse mentre puntava il cacciavite contro il camino. Subito si liberò il gas che stordì tutti, tranne loro tre. Quando l'aria si fu liberata aspettarono che il mostro facesse qualcosa. Ma non sembrava succedere nulla. Tutto taceva. Com’era possibile? Il mostro rimasto senza nutrimento doveva lamentarsi in qualche modo! Non poteva infischiarsene! E ovviamente se metteva in scena tutto questo caos, la motivazione era la sua sopravvivenza. Non poteva vivere senza nutrirsi della disperazione della gente. E allora perché non faceva nulla!?!
<< Mi manca la mia famiglia >> disse Thiseys con una strana voce. Una voce innaturale e atona. Quando il Dottore e Barbara lo guardarono, videro solo il suo corpo prosciugato da tutti i liquidi. Era rimasta solo la pelle e le ossa. Sembrava un palloncino appena scoppiato da un bambino dispettoso. Ma i palloncini portavano allegria, Thiseys era morto e non c’era nulla di più triste.
Barbara urlò, precipitandosi accanto a lui. Avrebbe voluto accarezzarlo ma, non osando toccarlo, si tenne a distanza. Le lacrime scorrevano a fiumi e lei non riusciva a fermarle. Il Dottore lo esaminò col cacciavite, il Wanhoop l'aveva ridotto in quelle condizioni e non osava sapere di cos'altro era capace. Doveva trovare un modo per fermarlo prima che avrebbe fatto lo stesso con tutte le altre persone nella stanza, compreso lui stesso e Barb …
<< Dottore … >> La sua voce era strana, proprio come lo era stata quella di Thiseys qualche attimo prima. Il Dottore si girò e la vide rinsecchirsi. Le guance si stavano appendendo, il vestito sembrava andarle sempre più largo, le mani stavano scomparendo.
<< No! Lei no! >> urlò con tutta la rabbia che aveva. << Barbara, io ti salverò come ho già fatto, lo sai che puoi fidarti di me. Ora se mi senti stringimi la mano! >>
Lei non se lo fece ripetere due volte e, con la sua mano ossuta afferrò quella del Dottore. Iniziavano a vedersi le ossa di ogni sua parte del corpo.
<< Bene. Solo tu puoi fermarlo. Non disperarti, usciremo illesi da qui. Ricorda tutte le storie che ti raccontava tuo nonno. Anzi te ne racconto qualcuna io. Io e tuo nonno abbiamo fatto un viaggio insieme... no, no forse questa te l'ha già raccontata. Ti racconto del primo incontro con tua mamma. Lei è praticamente finita nel mio Tardis perché il tipo che doveva sposare l'aveva avvelenata con particelle Huon, che sono... non importa >> si bloccò, per non spiegarle tutta la storia della matita nella tazza. << Abbiamo affrontato insieme un Aracnos, un ragno gigante che voleva liberare i suoi figli e dargli come pasto tutto il pianeta Terra. Se non fosse stato per lei, io sarei affogato con loro lì sotto perché... >>
Barbara lentamente si stava rigonfiando. In quel momento il paragone col palloncino era più che adatto. Era finalmente tornata del suo colorito naturale e stava sorridendo al Dottore. Si sentiva viva come un paziente che si risveglia dal coma.
<< Ricordami che appena usciamo da questa situazione devo baciarti! >> disse. Il Dottore frugò nel suo abito in cerca della fiala col soporifero che aveva preso qualche minuto prima. << Nel reggiseno >> lo informò lei, sfidandolo ad infilarci la mano dentro. Il Dottore non se lo fece ripetere due volte. Quando si trattava di salvare la vita a qualcuno avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche infilare la mano nelle chiappe di una mucca terrestre. Ok, questa potevo risparmiarmela.
Afferrò la fiala con due sole dita, come se avesse paura di ustionarsi, rispettoso nel tentare di non sfiorare il seno di lei. Ok, ne andava di mezzo la sua vita, ma non era la scusa adatta per palpare liberamente ciò che c’era da palpare.
<< E' meglio per te se fai un sonnellino, non posso perdere tempo a rianimarti con delle storielle! >> La sgridò e le fece annusare il gas. A lei non stava per niente bene, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa il gas l'addormentò. O almeno quello era ciò che credette il Dottore.
<< Wanhoop >> urlò lui per farsi sentire. << Per tutti questi anni ha ammazzato gente succhiando la loro disperazione, ma ora basta! >>
Altro silenzio. Poi il mostro si decise a farsi avanti, prima con la voce.
<< Dottore, so molte cose su di te >> rispose il mostro prendendo una forma umana ed entrando nella stanza dal camino. << Se assorbissi la tua disperazione potrei vivere 100 anni senza nutrirmi. Tutte quelle persone che hai perso ... >>
<< Oh, non iniziare! Non funziona con me! >>
<< Come si chiama quella che mi piace molto ... Rose Tyler! Bloccata nell'universo parallelo con una versione umana di te, ma che in fondo non sei tu. Poi c'è Donna Noble, la poverina che ti ha dimenticato. Martha Jones che ti ha lasciato. Amy e Rory Pond, presi dagli angeli. Clara Oswald che per te è morta tante e tante volte. Tutti sulla tua coscienza! Hai rovinato le loro vite e non riesci a perdonartelo, per questo stai facendo di tutto per non affezionarti a questa ragazza. Vuoi evitare di portarla con te e vederle fare la brutta fine che hanno fatto tutti gli altri ... >> disse indicando Barbara, si avvicinò a lei e le accarezzò i lunghi capelli rossi. << Cosa vuoi farmi Dottore? Vuoi distruggermi? Vuoi mettere fine alla mia carneficina? E quand'è che metterai fine alla tua? >>
Il Dottore rimase immobile. Le parole del Wanhoop stavano penetrando nella sua mente e si insinuavano sotto forma di idee e dubbi. Senza di lui, molte persone starebbero bene, ma altrettante sarebbero morte. Pensando e ripensando, quella era la sua tecnica di acquisizione della disperazione altrui, non si rese conto che il mostro lo stava prosciugando. Cadde in ginocchio, diventando tutto violaceo e sempre più magro. Le ossa sembravano voler uscire fuori dalla pelle e diventare un essere indipendente. Ma non era il corpo quello che preoccupava il Dottore. I sensi di colpa, quelli lo stavano lacerando, così come avevano fatto per secoli e secoli. Ma questa volta sarebbero stati mortali, non avrebbe potuto nasconderli o reprimerli come aveva fatto e continuava a fare, ma avrebbe dovuto affrontarli e sconfiggerli. E queste cose non si risolvono senza l’aiuto di qualcuno. Qualcuno che sa quanto il Dottore lo meriti. Oltre me.
   
 
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