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Autore: SmartieMiz    02/10/2013    0 recensioni
Mini-long Trunter.
Un incontro casuale nel reparto abbigliamento di un centro commerciale.
Una sorpresa a scuola.
Un'amicizia.
Un piano.
Un amore.
Otto giorni di Trunter. Per la Trunter Week 2013 :)
Sept. 4: Pyjamas
Sept. 5: Spin the bottle
Sept. 6: Teen Wolf (AU)
Sept. 7: Cookies
Sept. 8: Cooking
Sept. 9: Mr. Pussy
Sept. 10: Last Kiss
Sept. 11: Daddies Trunter (extra)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Hunter Clarington, Trent Nixon | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Can you be my nightingale?
Rating: arancione
Genere: commedia/fluff/romantico


Note: Eccomi, in super ritardo, ma viva! XD Quarto prompt :D Capitolo scritto di getto e spero vi piaccia perché stranamente piace anche a me(?) xD
Ringrazio le ragazze della Trunter Week per tutte le loro magnifiche recensioni e per la loro dolcezza! :) ♥


 

 Trunter Week 2013

 

Can you be my nightingale?



Day 4 - Cookies

I think it's time for you to find me
 

 

Jeff si era demoralizzato: nella bottiglia, aveva inserito almeno un centinaio di biglietti che coinvolgevano o Hunter o Trent, ma ovviamente la sorte – che non era stata dalla sua parte – aveva deciso che i pochi biglietti che non riguardavano loro emergessero durante il gioco.
Nonostante ciò, quel bacio e quella serata a guardare Teen Wolf furono un gran passo avanti per Trent e Hunter: tutto quel che era accaduto aveva consolidato il loro rapporto.
Jeff non vedeva l’ora che si dichiarassero, perché lui era certo che erano fatti per stare insieme.
Ma tutto precipitò il giorno prima delle Provinciali.
Le prove erano estremamente sfiancanti per i Warblers; Hunter era un tipo piuttosto esigente e voleva raggiungere la perfezione. Amava mettere sotto torchio Sebastian ricordandogli che non era più il leader e amava infastidire Thad; solo con Trent si comportava in modo clemente.
La cosa più terribile fu la storia degli steroidi.
«Vinceremo, ne sono certo», aveva detto Hunter quel giorno, dopo l’ennesima sessione di prove extra.
«Come fai ad esserne sicuro? E poi dici sempre che facciamo schifo», mugolò Richard.
«Beh, con questi di certo non perderemo», e Hunter aveva aperto il suo borsone sportivo ed estratto quelle maledette sostanze.
«Droga?», domandò Jeff, strabuzzando gli occhi.
«Non esageriamo», Hunter estrasse una bottiglietta contenente del liquido e delle siringhe vuote: «Steroidi».
«Quindi ci dopiamo?», chiese ancora Jeff.
«Esattamente, Sterling! Come hai fatto ad indovinare?», lo schernì Hunter, sarcastico.
Trent non riusciva a credere a ciò che aveva appena visto e udito. Decise di intervenire. «Hunter, soltanto una domanda. Perché?».
Hunter guardò Trent. «Trent, dobbiamo vincere», disse, risoluto.
«Sì, ma non con questi metodi estremi…», aggiunse Thad.
«Harwood, caro, non è colpa mia se fate così schifo», disse Hunter, secco: «Quando ballate sembrate dei salami! Come posso portarvi alla gara di domani in queste pessime condizioni?».
«Non è vero, non facciamo così schifo», fece Nick.
«Hunter, davvero, questo significherebbe imbrogliare! Dobbiamo smetterla con queste bravate, credo che adesso siamo abbastanza maturi da capire cosa è giusto fare e cos’è meglio per noi», Trent argomentò la sua tesi che Hunter letteralmente ignorò.
«Ragazzi, domani ci incontriamo negli spogliatoi per le iniezioni. Chi c’è c’è, chi non c’è, non si esibisce», sentenziò l’ex cadetto, gelido.
«Hunter… ti prego…».
«Nixon, se non vuoi doparti, non ti esibisci. È piuttosto semplice, non trovi?».
Hunter aveva gli occhi iniettati di rabbia. Trent non voleva credere a tutto quello.
 
Il giorno dopo si presentarono tutti, eccetto Thad che si era ritrovato a litigare con Sebastian.
«Anch’io voglio vincere, ma non appoggerò i piani malati di quell’idiota!», aveva detto, furibondo.
Trent era molto indeciso: non doparsi sarebbe significato non esibirsi, ovvero mandare tutto il suo lavoro e il suo impegno a puttane. I suoi ormoni non sopportavano nemmeno dosi eccessive di steroidi, e comunque Trent non voleva imbrogliare. Che cosa avrebbe dovuto fare?
«Il prossimo», la voce di Hunter era fredda e autoritaria. Era quasi spaventoso con la canotta che risaltava i muscoli, la sua bellezza austera e la sua fermezza. Un perfetto militare.
Toccava a lui.
«Tu, Mammolo, vieni qui».
La voce di Hunter era acida. Trent lo guardò, mesto. «Che c’è, hai paura?», gli chiese Hunter, freddo.
Dov’era finito l’Hunter gentile? L’Hunter con quel sorriso mozzafiato che riservava soltanto per lui?
Hunter era energia, era luminosità, era un tornado.
Hunter non era steroidi e freddezza. Hunter non era tutto quello.
O almeno Trent aveva così creduto.
«Non voglio farlo».
La siringa, vuota, poggiata sul tavolo. Lo sguardo di Hunter su di lui. «È una semplice punturina, non fa male».
«Lo sai che non è quello il problema», rispose Trent, cercando di mantenere la calma: «È una cosa scorretta, inaccettabile. Non puoi averlo pensato. Dov’è Hunter Clarington, il mio compagno di stanza, quello che ho conosciuto durante i primi giorni di scuola?».
«È proprio di fronte a te, con la sola differenza che vuole doparsi per vincere. Chiamasi determinazione», rispose Hunter, semplicemente.
«Chiamasi imbroglio».
«Nixon, non farmi perdere tempo».
«Hunter, davvero. Non farlo, ti prego. Non puoi dare questo esempio al gruppo!».
«Levati, mi sei d’intralcio. Allora? Il prossimo?».
Parlare con Hunter e convincerlo in quel momento era una battaglia già persa in partenza. Trent sospirò, rattristito.
 
I giorni passarono e Trent non riusciva a tenersi tutto dentro, tanto è vero che, una volta parlato con Blaine Anderson e Sam Evans, aveva deciso di confessare l’imbroglio dei Warblers.
Hunter aveva avuto un processo, per poi tornare a scuola totalmente furibondo e fare una scenata davanti a tutti.
«NIXON! Ma sei impazzito?! Ti sei bevuto il cervello?».
«Ho fatto quello che credevo fosse più giusto!».
«Hai fatto la cosa più idiota! Avevamo vinto! E ora non solo nessuna vittoria, ma niente Warblers! Sarà inutile continuare con questa pagliacciata senza competizioni a cui gareggiare! È tutta colpa tua, i miei più sentiti complimenti, davvero! Sei un traditore, ecco cosa sei. Questo perché ami la squadra!».
Trent si fece rosso di rabbia. «Proprio perché l’amo, Hunter, o meglio, l’amavo! Amavo i vecchi Warblers. Dove sono finiti l’onore e l’armonia che ci caratterizzava? Cavolo, Hunter, l’ho fatto per il bene di tutti!».
«Bene, ora non avrai né i vecchi Warblers né i nuovi. Puoi definitivamente salutarli, dato che il Glee Club della Dalton non esiste più».
«Perché? Non possiamo semplicemente cantare per il gusto di farlo?!».
«No. Tutto è inutile se non ci si prefigge un obiettivo», concluse Hunter, indignato, andando via.
 
Quel pomeriggio, gli studenti della Dalton erano in biblioteca a studiare.
«Hey, posso sedermi qui?».
Nick e Jeff si voltarono, restando quasi a bocca aperta.
«No, aspetta, devo twittarlo», fece Jeff, prendendo il proprio cellulare.
«Perfetto. Retwittato», rispose Nick.
«Idioti», Sebastian alzò gli occhi al cielo.
«Ma è un evento più unico che raro! A cosa dobbiamo questo onore?», chiese Duval, facendolo innervosire ancora di più.
«Thad», rispose infine Sebastian, con uno sbuffo.
Nick e Jeff gli fecero spazio. «Thad non ci rivolge la parola dal giorno delle Provinciali. Neanche Trent», asserì Nick, serio.
«Ecco. A me Thad l’ha rivolta soltanto per bisticciare e per dirmi “Complimenti, Smythe, ti sei beccato l’astinenza a vita”», rispose il francese.
«Sarà il primo ad arrendersi, fidati, non può fare a meno di te», sorrise Jeff, poi disse: «Dobbiamo fare qualcosa per farci perdonare, assolutamente».
«Che cosa? Con Trent forse abbiamo più possibilità, ma con Thad?», chiese Nick, perplesso: «Parlargli? Thad è caparbio, lo sappiamo bene».
«Dobbiamo stupirlo! Sebastian, puoi stupirlo con un appuntamento a sorpresa!», disse Jeff, illuminato: «Con una scusa lo porti in auto e lo porti da qualche parte!».
Sebastian lo guardò, seccato. «No, è una pessima idea».
«No, non lo è».
«Sì che lo è».
«No».
«Sì».
«No!».
«Sì!».
«No!».
«Sì!»
«Sembra che state facendo un’altra cosa», un’altra voce si unì alla conversazione.
I ragazzi si voltarono e videro Hunter Clarington. «Clarington, oh, che onore», lo salutò Sebastian: «Come mai in queste zone?».
«Devo parlarvi, è importante e non so a chi chiedere se non a voi», Hunter sospirò, profondamente, come se stesse facendo uno sforzo immane per dire quelle parole: «Riguarda Trent».
Jeff trattenne un urletto di gioia. «Oh, Hunter, ti capisco, anche per me all’inizio è stato molto difficile ammettere che avevo una cotta stratosferica per Nick! Ci siamo passati tutti, anche Sebastian, quindi non preoccuparti!».
Hunter lo guardò, con gli occhi sgranati e le guance arrossite. «Sterling, che cos’hai capito?».
Lo sguardo eloquente di Nick zittì Jeff. «Oh. Ops. Scusami, straparlavo», disse infine il biondo, poi fece: «Beh, siediti pure e raccontaci».
Hunter prese posto. «Io e Trent non ci parliamo da settimane, ormai. È… è frustrante».
«Ti capisco, restare in bianco per una settimana lo è ancora di più», lo rimbeccò Sebastian.
«Non potete capire! Dividere la stanza con lui, vederlo ogni giorno e non parlargli. È terribile!».
«Anche tu non puoi capire: dividere la stanza con lui, vederlo ogni giorno e ogni notte e non poter saltare nel suo letto. Questo sì che è terribile».
Hunter guardò male Sebastian. «Okay, siamo messi entrambi male, va bene?».
«Io più di te. E per la cronaca, Thad è il mio ragazzo!».
«E Trent è mio amico! Devo farmi perdonare!».
Jeff sorrise intenerito: un’altra parola e avrebbe lanciato cuoricini pieni di glitter ovunque.
«Ragazzi, troviamo una soluzione a tutto con calma», si intromise Nick: «Allora, Smythe, l’idea di Jeff non è male, sai che in cuor suo Thad ama le cose schifosamente sdolcinate».
«Uh, ho trovato una soluzione anche per te!», asserì il biondo, sorridente, rivolto ad Hunter: «La cheesecake al cioccolato. È la sua torta preferita».
«Okay, e con questo?», fece Hunter, seccato.
«Compragli una torta, no?», rispose Nick.
«Ma no, Nick! Deve preparare una torta con le sue mani. Se compra una torta sembra che vuole comprarsi la sua pace e invece no, la pace la si ottiene con la stessa difficoltà e la stessa cura che richiede la preparazione di una torta! Deve metterci un pezzo della sua anima tra gli ingredienti!».
Nick, Sebastian e Hunter restarono sbigottiti da quel discorso. «Sterling, è questo l’effetto che ti fanno gli steroidi?», lo derise Sebastian.
Nick, invece, era rimasto incantato. «Quando te ne esci con questi discorsi filosofici, sei incredibilmente sexy», gli sussurrò.
Jeff sorrise, malizioso, facendo schioccare la lingua. «Quanti lati nascosti che non conosci di me, Duval. So sempre come… prenderti. Vero?».
Quando Jeff voleva eccitare Nick, ci riusciva alla perfezione. «Jeff. Stanza. Ora».
Nick e Jeff andarono via; quest’ultimo si limitò a lanciare un sorriso d’incoraggiamento in direzione di Hunter.
Sebastian era come pietrificato. «Smythe?», lo richiamò Hunter: «Qualcosa che non va?».
Il francese rispose dopo qualche secondo. «Hanno flirtato spudoratamente sotto i miei occhi e no, non sono abituato a vederli in versione ancora-un-altro-minuto-e-ti-salto-addosso. Davvero, solitamente sono tipi da moine, e invece… cazzo, mi manca Thad».
Hunter non sapeva se ridere o piangere. «Ma in questa scuola nessuno riesce a reprimere i suoi istinti sessuali?!».
«A quanto pare no».
L’ex cadetto sbuffò. «Dunque, stavamo parlando di come farci perdonare. Come cavolo faccio a preparare una torta partendo da zero?».
«Ah, non chiedere a me. So tutto del sesso e posso anche consigliarti le marche migliori di profilattici, ma di cucina ne so quanto Sterling ne sa di chimica».
«Smythe, possibile che ogni cosa che fai uscire da quella boccaccia nasconde sempre un riferimento sessuale?», si alterò Hunter.
«Beh, infatti non escono soltanto riferimenti sessuali dalla mia boccaccia, anche altro».
Hunter strabuzzò gli occhi, alzandosi di scatto. «Un ninfomane, ecco cosa sei!».
«Ti ringrazio, ma già me lo dice Thad, potresti evitare di farlo anche tu? Non volevi un consiglio?», rispose Sebastian, pacato. Hunter si guardò attorno, per poi risedersi. «Spara».
«Non preoccuparti, comprala la torta», rispose Sebastian: «Gli fai credere che sei un talento in cucina e dici che è tua. Dai, non credo che sappia distinguere una torta di pasticceria da una tua! Basta il pensiero, no?».
«Quest’idea continua a non piacermi», concluse Hunter, affranto.
 
«Fa male».
«Ti capisco».
«Sebastian è un cretino».
«Lo so, lo è anche Hunter».
«Gli uomini sono tutti cretini e porci, pensano solo al sesso e a divertirsi!».
«Thad, ti ricordo che anche noi siamo uomini…».
Thad singhiozzò. Trent gli passò un fazzolettino di carta. «Grazie», disse l’ispanico, soffiandosi il naso.
«Gelato? Biscotti?», chiese Trent, porgendogli la vaschetta.
«No, ne ho abbastanza», rispose l’altro: «Se mangiassi gelato e biscotti ogni volta che litigo con quell’ameba, ora sarei una botte».
«Andiamo, Thad, qualche giorno e tutto si sistemerà! Piuttosto io non so come risolvere con Hunter… sembra davvero incazzato con me».
«Tu non hai fatto niente, anzi, hai decisamente fatto quello che andava fatto», rispose l’ispanico.
In quel momento, Sebastian irruppe in camera. Trent si sentì immediatamente a disagio e decise di lasciare un po’ di privacy ai due ragazzi. «Beh, ecco, io… stavo proprio per andarmene!», disse.
«Perfetto», asserì Sebastian, serio. Trent sgattaiolò via.
Thad fece finta di niente, guardando il soffitto. «Hey, tu, che ci fai in pigiama? Vestiti, mettiti qualcosa», gli ordinò Sebastian, autoritario.
«Di solito mi dici il contrario», rispose Thad secco.
«Ah, sei tu quello che mi ha messo in astinenza, mica io», lo rimbeccò Sebastian.
Thad sbuffò. «Che vuoi?».
«Fa’ quel che ti dico. Vestiti».
 
Hunter si era documentato sui gusti di Trent e tramite Richard aveva scoperto che i biscotti alle mandorle erano i suoi preferiti e che Trent preferiva i biscotti alle torte.
Con anima e coraggio, quel pomeriggio Hunter era nelle cucine della Dalton a sfornare biscotti.
Dopo un po’, prese dal forno gli ultimi biscotti: avevano un aspetto niente male, forse erano un po’ troppo bruciati e forse aveva dimenticato lo zucchero in alcuni.
Basta il pensiero, no?
Erano caldi e Hunter decise di consegnarglieli appena sfornati. Doveva soltanto metterli in un sacchettino e legarci un bigliettino.
Cosa avrebbe potuto scrivergli?
 
Circa dieci minuti più tardi, Sebastian quasi spinse Thad in auto, dato che quest’ultimo, con malavoglia, camminava lentamente.
«Che? Per caso mi vuoi violentare in auto?», gli disse, acido.
Sebastian lo guardò, torvo. «Sai, a volte mi chiedo se ce li hai i neuroni! Sarei mai capace di fare una cosa del genere, secondo te? Quando dici queste cose sei soltanto un grande imbecille!».
Thad tacque, per poi arrossire leggermente. «Oddio… scusami».
Ci fu un breve attimo di silenzio. «Ecco, io… quando sono arrabbiato dico di tutto e di più. Lo sai bene», continuò Thad, mesto, chinando il capo.
Sebastian annuì, piano. «Sì, lo so. Oggi mi hai detto anche che avresti voluto lasciarmi», il francese si voltò verso il finestrino, per non guardare Thad negli occhi.
«Appunto, dico di tutto e di più. Non lo farei mai», rispose l’ispanico: «Scusami, scusami per tutte le cazzate che dico dalla mattina alla sera… mi dispiace, davvero…».
«No, scusami tu», Sebastian si voltò, guardandolo negli occhi: «Le Provinciali, gli steroidi… ancora una volta mi sono mostrato come una persona immatura. Anche Sterling e Duval sono mortificati di tutto questo…».
«È tutto okay», fece Thad, calmo: «Spero solo che abbiate davvero compreso la gravità di ciò che avete fatto…».
«Essere lontano da te, sì. L’ho capito».
«Sebastian, per quanto ne sia lusingato, non è questo ciò che mi auguravo avessi capito!».
«È diverso, questa è una delle cose principali», Sebastian avvicinò il suo volto a quello del ragazzo: «Non voglio stare lontano da te, okay? Fa male non parlarti».
Le loro labbra si toccarono per unirsi in un bacio travolgente. «Ti amo, Thad».
«Ti amo anch’io. Promettimi che non farai altre cazzate…».
«Promesso. E tu promettimi che non mi metterai più in astinenza per così tanto tempo».
Thad rise, fragorosamente. «Hai voluto fare pace soltanto per questo?», scherzò.
Sebastian ridacchiò. «Per quanto tu abbia toccato il mio punto debole, fortunatamente la risposta è no».
Thad sorrise. «Beh, ora non devi preoccuparti…», fece, sbottonandogli la camicia.
«Ora? Avevo deciso di portarti da qualche parte per un appuntamento romant…».
«Shh», lo zittì Thad, accarezzandogli la schiena: «Fanculo l’appuntamento romantico, recuperiamo il tempo perso».
 
I can’t sleep tonight, wide awake and so confused
Everything’s in line, but I’m bruised
I need a voice to echo, I need a light to take me home
I kinda need a hero, is it you?

 
Quel pomeriggio si udiva una voce meravigliosa cantare quella canzone. Trent, incuriosito, era quasi certo che quella fosse la voce di Hunter. Proveniva dall’aula canto.
Il ragazzo s’incamminò e, come non detto, lo trovò. Non appena lo vide, Hunter gli sorrise.

I never see the forest for the trees
I could really use your melody
Baby I’m a little bli
nd
I think it’s time for you to find me



Hunter gli si avvicinò, con un sorriso incoraggiante, facendogli un cenno.
Trent sorrise lievemente, per poi cantare insieme al ragazzo.

Can you be my nightingale?
Sing to me, I know you’re there
You could be my sanity
Bring me peace, sing me to sleep
Say you’ll be my nightingale


I loro visi erano vicinissimi. Hunter si ricompose, allontanandosi dal ragazzo, completamente rosso in volto. «Io, beh, ecco… mi dispiace un casino per quanto è accaduto. Sono stato molto immaturo e in particolar modo sgarbato nei tuoi confronti, perciò ti chiedo scusa…».
Hunter estrasse un sacchettino dal blazer e glielo porse. Era un sacchettino verde trasparente, contenente dei biscotti. Un nastrino teneva legato un bigliettino.
«Forse non saranno buoni, sai, è il mio primo approccio con i fornelli», disse Hunter, chinando il capo. Era tremendamente adorabile.
«Non importa», sorrise Trent, con gli occhi illuminati, per poi spiegare il bigliettino e leggerlo.
 
Richard mi ha detto che i biscotti alle mandorle sono i tuoi preferiti.
Ti chiedo scusa. Possiamo anche riaprire il Glee Club, ma questa volta sarai tu ad impartire le regole ;)
Mi dispiace averti dato una cattiva impressione su di me. Ricordami sempre come il ragazzo del centro commerciale. È molto meglio.
 
«No, Hunter. Per me sei il ragazzo del centro commerciale, il mio compagno di stanza, il nuovo capitano dei Warblers, il ragazzo che si è dopato, che si è ricostituito e che si è scusato con me cantandomi Nightingale, preparandomi i miei biscotti preferiti, ma sei soprattutto il mio amico».
Hunter sorrise, uno di quei sorrisi da perdere il fiato. «Scuse accettate, allora?».
Trent gli offrì un biscotto. «Scuse più che accettate».


 



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :D
Okay, sono quasi in ritardo di un mese, ma voglio completare questa week che è anche una minilong! :) Mi scuso per l'immenso ritardo!
Iniziamo con un po' di... chiamiamolo angst(?) causato dal litigio dei Trunter e dei Thadastian :)
Okay, qui abbiamo due Niff versione... aw(?) :Q____ Questa volta sono loro a rinchiudersi in stanza per l'intero capitolo XDD
Le idee brillanti di Jeff per farsi perdonare... e alla fine va tutto diversamente :) Sebastian e Thad fanno pace dopo aver chiarito e Hunter, sinceramente dispiaciuto, canta Nightingale a Trent e gli prepara i suoi biscotti preferiti con tanto di scuse! ♥ Diciamo che le cose stanno decisamente per cambiare! ;)
Che dire? Spero vi sia piaciuto il capitolo e di non avervi deluso! ♥
Al prossimo <3

   
 
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