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Autore: xwilliamsvoice    02/10/2013    8 recensioni
Lui, scontroso, egocentrico, misterioso, nasconde un segreto. Il più oscuro.
L'altro solare, amichevole, aperto. Ma complicato e solo.
I cuori vuoti si riempiranno.
Lui, un generale spietato, con il cuore di pietra.
L'altro, un istinto incontrollabile, morte.
Così diversi, ma così simili.
Nascerà Amicizia.. ma soprattutto Amore.
Il passato riemergerà e..
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A tutti i componenti del gruppo ''They don't know about Ziall'',
che ho sentito vicino durante la stesura di questa storia.
E' tutta per voi. 

 

Blood's Brothers.

 

Più annuso quest'aria, più mi viene il voltastomaco.
L'odore della verbena è insopportabile, pungente.
Almeno non l'hanno strofinata sugli stracci buttati su queste quattro assi di legno marcio.
In preda a uno scatto d'ira mi fiondo fuori dalla cella, corro per i corridoi, seguito dallo sguardo degli altri. Mi fermo di botto.
''Cosa sto facendo?''
Non ho possibilità di scappare, non c'è nessun posto sicuro là fuori.
Torno lentamente alla mia cella, e mi trovo davanti uno sconosciuto.
''Solo questo ci mancava.''
Due iridi azzurre mi fissano, curiose.
Appartengono a un biondino, un ragazzino. Potrà avere massimo diciott'anni, ma sembra molto più piccolo. Una risatina mi esce dalla bocca, senza che io riesca a controllarla.
Ovvio che mi sembra piccolo. Ho centotrent'anni, tutti mi sembrano dei ragazzini, qui.
Mi siedo su quello che dovrebbe essere un letto, senza degnare il ragazzo di un solo sguardo.
Il altre circostanze potrebbe essere la mia cena. Il cibo. Un aspetto che ho considerato poco in questa follia.
Come farò a nutrirmi, senza lasciare traccie? Umani non ne posso uccidere, le guardie si insospettirebbero, e ho bisogno di passare inosservato.
Mi concedo il lusso di accantonare questi pensieri. Mi stendo e fisso il soffitto di pietra.
Questa fortezza deve avere almeno mille anni, se non di più.
Mi ritrovo a pensare a mio fratello. Lui avrebbe trovato affascinante questo posto, a me sembrano solo quattro pietre in procinto di crollare.
Mio fratello.


Fiamme, fuoco, calore. Esco di corsa dalla casa in fiamme, in volto coperto di fuliggine, i polmoni sono pieni di fumo. Mi accascio a terra e iniziò a tossire. Mia madre mi si avvicina, mi porge una brocca d'acqua.
''St.-Stefan? Dov'è Stefan?''
Lei si copre gli occhi con le mani, e si volta. Sento che sta piangendo.
''No. No. No!''
L'unica cosa che riesco a pensare è: devo salvarlo.

Mi alzo e corro verso l'entrata, qualcosa mi tiene da dietro, mi impedisce di muovermi.
''Lasciatemi, padre, lasciatemi!''
Cercò di divincolarmi dalla stretta ferrea di mio padre, ci metto tutta la forza che ho, e alla fine riesco a liberarmi dalle braccia del mio vecchio.
Corro dentro. Non si distingue nulla, intorno a me solo fiamme che si levano fino al soffitto, trascinando nella loro danza, tutto ciò che incontrano.
Tento di farmi strada tra le travi infuocate, sento la pelle che va a fuoco, la carne divorata dalla fiamme. Ma vado avanti, devo salvarlo. Trovo Stefan accasciato sul pavimento del salotto, privo di sensi. Con molta fatica, me lo carico sulle spalle e facciamo in tragitto inverso.
Scaravento Stefan giù dalle mie spalle, e mi getto sull'erba, dolorante e ferito.
Sono completamente ustionato, i tratti del mio viso deformati dal fuoco.
In queste condizioni morirò, probabilmente per un'infezione.
Mi ritrovo a guardare le stelle, come facevo da bambino insieme a Stefan.
Il solo pensiero che lui sta bene, mi fa sorridere.
Chiudo leggermente gli occhi, pronto ad andarmene, quando sento un liquido caldo scendere sulla mia bocca.
La schiudo leggermente, e mi accorgo che è sangue.
''Bevilo, ti prego, fallo per me, bevilo.''
E' la voce di Angelina, la nostra cameriera.
Non capisco, non capisco perchè voglia che beva il suo sangue, ma lo faccio.
Il dolore mi offusca la mente e non mi lascia pensare.
Chiudo gli occhi, e sono morto.


Apro gli occhi, e sussulto. Il ragazzo biondo mi sta fissando, con una leggera preoccupazione negli occhi.
''Pensavo fossi morto, o cosa. Eri immobile.'' dice, alzando le spalle e dirigendosi verso il suo letto. ''Comunque, non ci siamo presentati, io sono Niall.'' Mii sorride.
''Io sono Zayn, e noi limiteremo al necessario le nostre conversazioni.''
Zayn, che nome stupido. Però è il primo che mi è venuto in mente.
Non posso certo dire il mio nome. I nomi hanno una storia. E il mio ne ha una orribile.
Per questo ho deciso che manterrò al minimo i rapporti con qualunque altra persona di questo posto, almeno fino a quando non avrò capito di chi mi posso fidare.
Il ragazzo, Niall, mi sembra apposto, ma si sa, le apparenze ingannano.
La mia, soprattutto.
Sento che sta sbuffando, forse sperava di avere un compagno di stanza molto più amichevole.
''Okay, come vuoi tu, Mr. Simpatia.''
Dal tono in cui lo dice, sembra un bambino offeso. E questo suscita il mio sorriso, che nascondo, girandomi verso il muro.
Puzza di verbena anche quello. Un pungo parte contro la pietra.
Mi sanguinano le nocche, e intanto penso a quanto potrò resistere a tutto questo.
Un mese, un anno, forse.
Chiudo gli occhi, e mi ripeto che devo farcela, devo vivere.
''Ti piace l'odore della verbena? A me no, fa venire la nausea.''
Gli lancio uno sguardo fulminante. ''Non avevo forse detto che avremmo mantenuto le nostre conversazioni all'essenziale?''
''No, hai detto al necessario, e adesso io necessito di parlare con qualcuno, perchè mi sto annoiando.''
Furbo, il ragazzo. Sa come rigirare la frittata.
''E' così, eh?'' Sorride. ''Comunque no, non mi piace l'odore della verbena, da la nausea anche a me.''
''Quanti anni hai, Zayn?''
Mi viene da ridere. Chissà che faccia farebbe se gli dicessi la mia vera età. Ma non posso lasciarmi andare a simili sciocchezze, ne è in gioco la mia vita.
''Venti. E fammi indovinare, tu ne hai diciotto.''
''Credevo avresti detto sedici, di solito tutti mi danno quest'età. Comunque, sì, ho diciotto anni.''
Non è difficile credere a ciò che dice. Ha dei lineamenti morbidi, acerbi, e gli occhi pieni di ingenuità. Il primo sentimento che si prova verso di lui è un senso di protezione.
Ma io non posso permettermi di pensare ad altri fuorchè me stesso.
E poi lui è teneramente umano, gli basterà fare ciò che gli viene comandato e vivrà.
E' questo il mio presentimento, ci useranno come schiavi.
E' di uno schiavo che ho bisogno per procurarmi cibo, qualcuno sotto il mio comando. Mi si illumina il volto, ho la soluzione.
''Niall, hai mai preso della verbena?''
Immerso nei suoi pensieri, il biondino è colto alla sprovvista dal fatto che io gli abbia rivolto la parola. Si siede sul letto e mi guarda.
''Ovvio. Ma è da un po' che non ne prendo, a casa erano finite le scorte. Posso sapere perchè?''
''Era per sapere. A me, ad esempio, fa venire delle chiazze su tutto il corpo, dicono che ne sia allergico.''
Mi è così facile mentire, manipolare.
Ho perso la cognizione del tempo qui dentro, essendo tutto buio, illuminato solo da alcune torce, che emanano una strana luce bluastra.
''Io sto morendo di sonno, quindi buonanotte.''
Lo liquido, e mi volto dall'altro lato.
Tolgo l'anello dalla mano destra e me lo rigiro tra le dita.
E se me lo togliessero? Verrei scoperto subito. Devo trovare in modo di farlo passare inosservato.
Decido che a tutto questo penserò domani, e scivolo in un sonno tranquillo.


La luce del sole si insinua tra le sbarre di ferro della cella. Io, rintanato nell'ombra, osservo il sole disegnare sfumature sui capelli del biondino. Scuoto la testa, rendendomi conto che è sto facendo una cosa stupida, mi sto lasciando andare alla mia parte umana, segregata dentro un corpo centenario, ma che a volte trova degli spiragli e lotta per uscire.
Non so cosa mi spinge a provare un senso di protezione verso Niall.
Sarà il fatto che assomiglia a mio fratello, il fratello che tanto ho amato.
Con lui si è adagiata sui carboni anche la fiamma dell'affetto, che però è eterna e per quanto noi possiamo gettare acqua su di essa, i carboni non si spegnono, mai.
Mi ritrovo a guardare il corridoio dal buco nella porta di legno massiccio.
Qualcuno deve aver tentato la fuga, e hanno chiuso tutte le porte delle celle.
Sento un rumore provenire dalle mie spalle e capisco che Niall si è alzato.
''Buongiorno.''
''Giorno.''
Si dirige verso il catino con l'acqua, e si sciacqua la faccia. Gli vado vicino e faccio lo stesso.
Quando alzo il viso, lui sta seguendo un pensiero fuori dalla finestra, e io posso ammirare i suoi lineamenti più da vicino. A questa distanza si vede un principio di barba, chiarissima, come i capelli. Gli occhi ricordano l'oceano che vedevo dalla casa in Florida.
Lo sguardo di Niall si abbassa su si me, chino sul catino, e io fisso l'acqua.
Cosa mi succede? Non ho mai avuto problemi ad affrontare uno sguardo.
Alzo la testa, e l'oceano mi fissa. Niall distoglie subito lo sguardo, con lieve imbarazzo.
Ecco, così va meglio. Qualcosa attira la mia attenzione. Il collo del ragazzo è pallido, risaltano le vene bluastre. Sento il sangue che pulsa e la fame che mi sta divorando. Le gengive mi fanno male, da un momento all'altro potrei perdere il controllo. Scatto sul letto e chiudo gli occhi, inspirando a fondo.
Sento dei passi avvicinarsi, e un attimo dopo una chiave che gira e la porta della nostra cella sbattuta.
''Voi due, con me, subito.''



 

  
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