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Autore: SmartieMiz    02/10/2013    4 recensioni
Sebastian e Thad conducono una vita felice: sono sposati, hanno un lavoro stabile e ogni giorno si amano sempre di più. Quest’ultimo, però, vorrebbe tanto adottare un bambino e non sa come dirlo al marito che, quando si parla di figli, cerca sempre di cambiare argomento.
Thad lo chiede allora ad una stella cadente, ed è da quella notte che iniziano i guai.
Guai piacevoli per Thad, un po’ meno per Sebastian…
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Never ask falling stars


 


Two

 

«Beh…», iniziò Thad: «… la notizia si sarebbe già diffusa, non è mica un segreto…».
«Sì, ma non è detto che sappiano che Sebastian Smythe è incinto. E comunque, non vorrei che fossero scettici e che mi licenziassero credendo che li abbia presi in giro», fece il ragazzo.
Thad sospirò. «Ma poi, mi sai dire come hanno fatto i giornalisti a capire che sei incinto?! Non lo abbiamo mica detto a qualcuno!».
«Infatti, non l’abbiamo detto a nessuno eccetto a… Sterling», Sebastian si interruppe, lo sguardo serio rovinato da una nota di rabbia.
L’ispanico inarcò un sopracciglio. «Tu dici?».
«Chi altro, altrimenti? Per fortuna Duval sembra avere ancora un neurone. Per Hummel ne dubito e quello di Anderson si è impiccato per la solitudine», rispose Sebastian, deciso.
«Okay, poi gliene parleremo. Intanto rilassati, sta’ calmo e inventati una scusa per quando la gravidanza sarà evidente».
 
Jeff era seduto al bancone del negozio di giardinaggio dove lavorava, con lo sguardo sognante e la testa decisamente altrove.
«Jeff, sei piuttosto pensieroso oggi. C’è qualcosa che non va?», gli chiese Julia, una commessa.
«Mi sposo», rispose Jeff senza neanche rifletterci, con un sorriso ebete stampato sul volto.
«O mio Dio! Ti sposi con Nick e non mi hai detto niente!», Julia quasi saltellò dalla gioia, poi lo abbracciò: «Deve essere tutto perfetto! I fiori, gli anelli, l’abito… tutto!».
Jeff sorrise. «Credo che ci sposeremo a marzo. L’attesa accende il desiderio», disse, quasi ispirato.
«Sarà un matrimonio fantastico perché tu sei fantastico, e lo è anche il tuo ragazzo», Julia sorrise, dandogli una pacca sulla spalla: «Per qualsiasi cosa posso darti una mano, se vuoi!».
«Ne sarei davvero felice», rispose lui.
 
«Biondina».
«Smythe, che spiacevole sorpresa! Come mai questa chiamata? Vuoi farmi le congratulazioni per le imminenti nozze?».
«Nah, quelle te le risparmio. Piuttosto, mi è sorto un dubbio».
«Spara».
«L’altra volta sono stato circondato da giornalisti e fotografi che avevano saputo della mia gravidanza. Tu ne sai qualcosa?».
Jeff fece schioccare la lingua. «Mm, ecco, sì. Perché me lo chiedi?».
«Cosa diavolo ti è saltato in mente?! Perché li hai chiamati?».
«Così farà notizia e potrai comparire in tv! Non è una cosa fantastica comparire nei programmi televisivi come quelli su MTV? Ti danno anche i soldi!».
Sebastian sgranò gli occhi, quasi spaventato. «Sterling, di tutto questo, ma cosa cavolo ci guadagni tu?!».
«Qualcosa di nuovo da vedere il pomeriggio. Mi sono stancato di vedere sempre le stesse cose».
Sebastian era allibito: aveva sempre sottovalutato fin troppo la stupidità di Sterling. «Sterling, permettiti di fare qualche altra cazzata e mio figlio, perché è mio figlio e non è il tuo nipotino, non si presenterà a quella messinscena che chiamate matrimonio».
 
Settembre arrivò, e con settembre arrivò anche il primo giorno di lavoro.
Thad era fotografo, il sogno di una vita, mentre Sebastian avvocato.
«Se ti senti male, per qualsiasi cosa hai il mio numero», lo rassicurò Thad.
Sebastian annuì, leggermente agitato. «Hey», Thad gli mise una mano sulla spalla: «Sta’ tranquillo, andrà tutto bene. Ti amo».
Sebastian lo baciò dolcemente sulle labbra. «Ci si vede stasera», rispose, poi ognuno prese la sua strada.
L’avvocato aveva già preparato una scusa bella e buona per quanto tutto sarebbe diventato evidente: avrebbe finto di aver subito una caduta e di essersi fatto male e di non potersi muovere, e che quindi sarebbe dovuto restare a casa per mesi per potersi riabilitare. Una scusa decisamente molto gettonata, ma anche la migliore.
Quando Sebastian arrivò sul posto di lavoro, tutte le sue speranze andarono a frantumarsi: i colleghi gli si accalcarono intorno.
«Sebastian! Ma che cosa meravigliosa!».
«Congratulazioni!».
«È un bimbo o una bimba?».
«Già sai come chiamarlo?».
«Hai le nausee mattutine? Se sì, è buono per la salute del bambino!».
«Diventerai padre, oddio!».
L’unica cosa che Sebastian avrebbe voluto fare era urlare e fuggire. Invece rimase lì, immobile, come paralizzato.
«L’avrete spaventato», una voce catturò l’attenzione di tutti: era il capo, il signor Stevenson.
A quella vista, Sebastian deglutì. «Smythe, per qualsiasi cosa sei giustificato, va bene?», disse, freddo.
«La ringrazio, signor Stevenson».
 
Sebastian e Thad tornarono a casa quel pomeriggio.
«Buongiorno, Seb. Allora? Come hai risolto?», lo salutò Thad, baciandolo dolcemente sulle labbra.
«Già sapevano tutto», svelò il francese: «Fortunatamente il capo è stato comprensivo».
«Meno male», ammise Thad, poi fece: «Il mese prossimo inizia un corso per neo-papà, ho deciso di iscrivermi».
Sebastian lo guardò, con un piccolo sorriso. «Non ne hai alcun bisogno. So già che sarai un padre perfetto».
 
Il mese di settembre volò letteralmente, e la pancia di Sebastian si era abbastanza gonfiata per essere solo al terzo mese; Thad era certo che fosse incinto. La mattina del 10 ottobre, l’ispanico si svegliò di buonumore.
«Cos’è tutta questa allegria?», gli chiese Sebastian incuriosito, mentre versava il latte e il caffè nelle tazze: «Appagato per il sesso di stanotte?».
Thad scosse il capo. «Potrei offendermi», continuò Sebastian.
«Sì, ma non è per quello. Cavolo, Seb, sono passati tre mesi!», Thad si alzò dalla sedia, esultante: «Puoi già fare la tua prima visita dal ginecologo e possiamo capire se sei veramente incinto, anche se a giudicare dalla tua pancia ne sono più che sicuro. Non è meraviglioso?».
Sebastian non era così entusiasta come Thad, ma non volle deluderlo. «Certo che lo è», rispose il francese, sorridendo leggermente.
Thad si buttò tra le sue braccia e lo abbracciò. «Ti va di andare oggi pomeriggio?», chiese: «Fremo dalla voglia di scoprire se sei incinto, ma soprattutto voglio sapere come sta il nostro bambino…».
Sebastian annuì. «Va bene», disse: «Okay, va bene…».
Thad sorrise. Il francese venne colto da un dubbio: «Thad?».
«Sì?».
«Conosci qualche ginecologo?».
«Ehm, sì, ce n’è uno qui a New York che in realtà già conosciamo».
 
«Quale piacere vederti, Sebastian Smythe! Come mai da queste parti? Ti sei per caso scoperto etero e hai messo incinta la tua ragazza?».
Gli anni erano passati, ma la sua simpatia restava sempre la stessa: Hunter Clarington, medico di New York specializzato in ginecologia.
Nessuno alla Dalton credeva che Hunter avrebbe deciso di intraprendere la facoltà di medicina: suo padre lo vedeva nell’esercito, sua madre come avvocato.
A quelle parole, Sebastian storse il viso. Thad sospirò: «So che ti sembrerà assurdo, ma quello incinto è proprio lui, mio marito Sebastian».
«Oh, ma ciao anche a te, Harwood. Non ti avevo visto, sembri diventato magicamente ancora più basso», lo derise Hunter.
Thad sbuffò. «Hunter, è la verità: molto probabilmente Sebastian aspetta un bambino. Nostro figlio».
Il dottor Clarington rise, sprezzante. «Da quando Smythe ha la vagina?», disse, divertito.
«Non senti le notizie? Le voci girano e tutti sanno che qui a New York c’è un uomo incinto».
«E infatti io non credo a quelle voci», rispose Hunter, pacato: «Ti vedo ingrassato, Smythe, e di certo la tua motivazione non è credibile per giustificarlo».
«Senti, siamo andati da te per fiducia, Hunter, ma se non vuoi fare un’ecografia a mio marito alziamo i tacchi e ce ne andiamo senza problemi», fece Thad, risentito.
Hunter sbuffò. «D’accordo, divertiamoci un po’», si arrese, facendo entrare i ragazzi in stanza.
Jeff era persino più eccitato di Sebastian. I due futuri papà si erano portati dietro anche Nick e Jeff, in quanto quest’ultimo riteneva assolutamente importante ed essenziale la sua presenza.
«Sarà la tua prima visita dal ginecologo, oddio, che emozione! Voglio venire anch’io!».
«Non se ne parla, Sterling!».
«Ma come? Non vuoi che un amico ti accompagni?».
«Non sei mio amico, cavolo! E mio marito mi basta».
«Ma io voglio sapere come sta il mio nipotino! Devo venire!».
 
La cosa che traumatizzò Sebastian e gli altri ragazzi quando entrarono in stanza fu la canzone di sottofondo che era stata impostata dallo stereo dello studio.
«Non ci posso credere, proprio quella canz…».
«Sì, esattamente», rispose Hunter tranquillo, precedendo le parole di Sebastian: «La musica rilassa me e i pazienti durante le visite».
Nick inarcò un sopracciglio alla teoria del dottore.
«Ma cantata da te, d’altronde… che squallore!», aggiunse Thad, inorridito.
«E poi ti occupi di vagine, non di uccelli. Che senso ha un inno ai pompini durante le tue visite?», chiese Jeff stralunato.
Hunter lo guardò, seccato. «Non farmi essere volgare, Sterling, ma… ma lo sai, vero, che anche gli etero possono farli?», disse, poi troncò l’argomento e ordinò autoritario: «Smythe, stenditi sul lettino. Ora».
 
Due giorni prima…
 
«Bene, lei è la signorina…?».
«Hale, dottore», rispose lei, con un lieve sorriso.
Hunter ammiccò. «Bene, signorina Hale, si stenda pure sul lettino».
La giovane donna fece come richiesto. Venne distratta dalla canzone che lo stereo stava mandando. Si sentì leggermente a disagio.
«Dottore, potrebbe soddisfare una mia curiosità?», chiese lei, rossa in viso.
Lui non si voltò nemmeno, troppo intento a preparare l’occorrente per la visita: «Mi dica pure, signorina».
«Io… beh, ecco… volevo chiederle quale fosse la canzone di sottofondo», disse, con un sorriso imbarazzato.
«Whistle», rispose lui, con semplicità: «Whistle di Flo Rida».
«Sì, ma ho sentito un’altra canzone di Flo Rida e sembra avere una voce diversa», precisò lei, perplessa.
«Infatti questa l’ho cantata io circa sette anni fa alle Regionali di una gara di canto coreografo con il mio coro».
La donna impallidì.
«Ammirevole», commentò lei, con un sorriso intimidito: «E non mi sa dire di cosa parla? Non sono sicura di aver ben compreso il significato».
«Parla di pompini, non ci vuole tanto a capirlo. E ora per piacere, basta con le chiacchiere. Si tolga i pantaloni e apra le gambe, devo visitarla».
Hunter si voltò finalmente, e trovò il lettino vuoto. La signorina Hale era scappata a gambe levate.
 
A quel racconto, i quattro ragazzi restarono scandalizzati.
«Importuni le pazienti?», chiese Nick, accigliato.
«No, mi diverto soltanto a vedere le loro facce», sogghignò Hunter, mentre sistemava le macchine per l’ecografia.
Sebastian sospirò: quell’Hunter era pazzo, esattamente come lo ricordava alla Dalton.
Thad porse la propria mano a Sebastian e gli scambiò un sorriso caloroso. Aveva gli occhi lucidi. Suo marito era bellissimo, e Sebastian ricambiò il sorriso.
Hunter osservò attentamente la macchina. «Cazzo…», imprecò, sottovoce.
«Che cosa? Il bambino sta bene?», chiese Thad allarmato.
«Non è un bambino. Ne sono due».


 


Angolo Autrice

Buona serata! :)
Da agosto siamo passati a settembre e poi a ottobre, lol. Non preoccupatevi, ora i mesi passeranno in modo più regolare xD
Che dire? A lavoro tutto okay, la notizia si era già diffusa, tutta colpa di Jeff XD
Ah, niente traccia di Klaine in questo capitolo, ma dovrebbero esserci nel prossimo :)
Tre mesi, visita dal ginecologo e... ed è Hunter Clarington! ;) Ve lo aspettavate? :)
Il finale, poi. Due bambini e... scusatemi se vi ho lasciato così XD Che cosa ne pensate?
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensicono, davvero, apprezzo tantissimo i vostri pareri! <3
Al prossimo capitolo! ;)

 
   
 
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