Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Wolfass_    02/10/2013    2 recensioni
ADOLESCENZA.
Il periodo dei primi problemi esistenziali, delle incazzature con gli amici e del primo amore devastante.
Il periodo in cui bisogna iniziare a pensare al proprio futuro e alle scelte da compiere.
Chi meglio di una ragazza problematica di sedici anni può descrivere meglio questa storia?
Spero solo di aver attirato la vostra attenzione e, niente.
“Lasciate ogni speranza a voi che entrate”.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
All up - Senza scampo

“Quella mattina a svegliarmi furono i raggi del sole e il profumo di brioche calde appena sfornate..”

Questa sarebbe l'introduzione perfetta per una storia scontata.
A risvegliarmi dal mio coma irreversibile erano state le urla isteriche di mia madre contro mio padre.
Cercai di coprirmi le orecchie con i cuscini ma niente da fare, le grida erano talmente forti che se solo si fossero avvicinati alla mia camera le pareti avrebbero iniziato a vibrare.
Guardai la sveglia, erano le otto e questo significava che ero in ritardo per scuola.
“A volte mi chiedo se mia madre si sia dimenticata di aver concepito e partorito una figlia sedici anni fa.” Pensai, alzandomi dal letto a fatica e andandomi a preparare.
Scesi le scale e mi nascosi dietro la parete, curiosa di sapere quale fosse il motivo di quella ennesima lite.
“Potresti anche sforzarti di andare a lavoro e portare i soldi a casa come fanno tutti i padri di famiglia.” Disse mia madre puntando il dito contro papà che ormai era esausto di ascoltare le solite lamentele di mamma.
“Mi sembra che non ci abbiano ancora staccato la corrente, ne tantomeno il gas, quindi i soldi non ci mancano!”
“Ma davvero? Allora spiegami perché abbiamo tutte queste difficoltà a pagare le bollette.” Continuò mia madre, sbattendogli in faccia i fogli bianchi con rabbia.
“La sai una cosa? Io non ce la faccio più, sposarti è stato l’errore più grande della mia vita!” Disse mio padre, guardandola un’ultima volta e uscendo di casa subito dopo sbattendo la porta.
“Forse sono io l’errore più grande della loro vita.” Pensai, vedendo mia madre seduta al tavolo della cucina che piangeva disperatamente.
Naturalmente era troppo “sconvolta” da quell’ultimo litigio con il marito per accorgersi della figlia che era appena uscita di casa furtivamente.
Dio solo sa quanta voglia avevo di scappare via e non tornare più, oppure di scomparire nella mia nuvoletta di fumo come nei cartoni animati.
Avrei voluto non provare niente, ma la verità era che ogni giorno peggioravo.
Era come se l’oscurità mi abbracciasse sempre più stretta, come a soffocarmi.
Ormai anche respirare regolarmente era diventato faticoso.
I miei non facevano altro che rinfacciarsi tutti gli errori di una vita passata insieme, urlavano in continuazione e a volte mi facevano paura, davvero.
C’èra stata una discussione, però, che mi segnò profondamente.
Eravamo tutti seduti a tavola a cenare, sembrava una serata tranquilla ma bastò una stupida battutina incompresa ad accendere la miccia.
Quando capii che la lite stava degenerando mi chiusi in camera, piangevo e pregavo perché finisse tutto al più presto.
Ma nessun Dio corse in mio aiuto quella sera.
Quando mio padre disse che da quella sera in poi non avrebbe più dormito a casa, il mondo mi crollò addosso.
Non volevo svegliarmi la mattina seguente e non rivedere mio padre, il suo posto era lì, accanto a me e mamma.
Iniziai a singhiozzare e a stare male perché in qualche modo mi ritenevo responsabile.
Dovevo fare qualcosa.
Trovai la scatola con tutte le foto di famiglia, scelsi quella che ritraeva me e mio padre a Venezia, avevo cinque anni e lui mi teneva in braccio, sfoggiando un sorriso smagliante.
Mi decisi ad aprire la porta e andai da mio papà, porgendogli la foto.

“Se davvero te ne vuoi andare, porta questa con te e ricordati di me in questo modo" Gli dissi, con la voce rotta dal pianto.
Non rispose, si avvicinò alla porta e la aprì.
A quel punto mi comportai da bambina che ero e mi lasciai prendere dalla disperazione.
Gli afferrai il braccio e lo strinsi, pregandolo di non andarsene.
Alla fine cedette e non se ne andò più.
Quando finii di ricordare, mi resi conto che non ero davanti all’entrata di scuola ma davanti alla porta del Blue Moon, il locale della sera precedente.
Non mi ero neanche accorta di aver iniziato a piangere silenziosamente e quando mi specchiai nel finestrino di una macchina parcheggiata poco lontana da me mi misi quasi paura.
Il mascara era colato lungo le guance, gli occhi era ancora velati di lacrime e le ciglia era tutte incollate tra loro.
Da brava adolescente che ero non presi un fazzoletto per ripulirmi, usai direttamente le maniche della maglietta.
Entrai nel locale e vidi Brendon spazzare per terra, nel tentativo di togliere tutte le cartacce e le altre schifezze che i ragazzi della notte scorsa avevano gettato sul pavimento senza farsi troppi problemi.
Non ero lì per raccontargli tutta la drammatica storia della mia vita, ero lì perché mi faceva piacere rivederlo.
Mi nascosi per bene dietro ad un tavolo abbandonato in un angolo buio del locale e rimasi li per circa quindici minuti, senza che lui si accorgesse di niente.
Poi quando lui mi diede definitivamente le spalle entrando nello sgabuzzino per posare il materiale delle pulizie, presi coraggio e mi alzai.
"Hey, che ci fai qui?" Chiese, non aspettandosi una mia visita.

“Sei libero questa sera? Ho voglia di farmi un’altra chiacchierata..” Dissi, sperando che accettasse per evitare una gran bella figura di merda.
Mi sarei suicidata se avesse risposto: "Mi dispiace, ma questa sera io e la mia ragazza facciamo un anno e volevo portarla a cena."
"Con le pulizie ho finito, quindi possiamo andare anche adesso."
Disse.
Pericolo scampato. Quella sera non sarebbe uscito con la possibile ragazza che già mi stava sulle palle alla sola idea.
Sia chiaro, quella non era gelosia, ma difendere il proprio territorio.

__________________________________________________


Ciao a tutti/e!
Inizio dicendo che questo capitolo mi sta particolarmente a cuore, perchè non è totalmente frutto della mia fantasia ma si basa su fatti più o meno accaduti realmente.
Volevo ringraziare chi ha recensito il primo capitolo e che mi ha spinto a continuare questa storia nella speranza che possa piacere.
Accetto qualsiasi tipo di recensione, mi fa piacere sapere il vostro parere.
Spero, inoltre, che il capitolo sia stato di vostro gradimento :)


-Wolfass.

P.s. Vi lascio la foto di Brendon, che io immagino con il volto di Colton Haynes e un'altra foto di Stacie.


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Wolfass_