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Autore: nothing but a shadow    02/10/2013    4 recensioni
Quella notte non riusciva a trovare una posizione che lo soddisfacesse abbastanza da riuscire a dormire, e per quanto cercasse di sforzarsi a pensare che fosse semplicemente l'agitazione pre concerto, Alex sapeva benissimo cosa fosse, almeno in parte, a turbarlo. “E' solo una stupida proposta, non sei costretto ad accettare. Perché ti fai tutte queste seghe mentali per qualcosa di così stupido?”
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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He has got a smile on his lips and some cuts on his hips.


Alex si svegliò un paio di ore dopo, e guardò l'orologio sullo schermo del suo iPhone: segnava le 4.05 di mattina.
Si mise seduto massaggiandosi la testa, strizzando gli occhi un paio di volte prima di riuscire a mettere perfettamente a fuoco le immagini davanti a lui. Si alzò facendo pressione con le mani sul materasso, camminando svogliatamente verso il bagno.
Si chiuse la porta alle spalle, facendo scattare la serratura un paio di volte, tanto per essere sicuro che nessuno sarebbe entrato. Non che fosse stato possibile comunque, visto che la porta della sua stanza era a sua volta chiusa, o almeno ricordava di averla bloccata.
Aprì il rubinetto e unendo le mani le riempì d'acqua, buttandosela poi sul viso. Ripeté l'azione altre tre volte, per poi buttare a casaccio la mano sul pomello del rubinetto per bloccare il flusso. Con l'altra mano tastò il porta asciugamani alla sua destra fino ad afferrare un asciugamano, che si portò al viso.
Appoggiò nuovamente l'asciugamano al suo posto e guardò il suo riflesso allo specchio.
Le sue ciglia erano ancora leggermente bagnate, e le occhiaie gli circondavano gli occhi, incredibilmente vuoti. Odiava il suo riflesso, odiava il suo aspetto. Si sentiva incredibilmente sbagliato, tutto in lui non andava bene.
Era sul punto di tirare un pugno allo specchio, quando si bloccò di scatto. Abbassò la testa restando con il braccio ancora in aria. Singhiozzò ancora prima che le lacrime gli uscissero dagli occhi.
Come era buffa la vita. Fino a pochi giorni prima, tutto andava abbastanza bene. Il suo senso di vuoto lo perseguitava, certo, ma ora le consapevolezze lo avevano investito completamente, e lui era stato lì fermo a guardare, come un cervo nelle luci di un autobus che si avvicina.
Buttò lo sguardo sul piccolo astuccio rosso sul bordo del lavandino. Lo prese in mano e cominciò a frugarci dentro, estraendone un piccolo rasoio da barba.
Lo guardò a lungo, per poi aprirlo ed estrarne la lama.
Se la rigirò tra le dita un paio di volte, continuando a guardarla come se la sua vita dipendesse la essa.
Con l'altra mano si sbottonò i jeans che aveva ancora addosso, abbassandoseli fino a metà coscia. Prese l'elastico dei suoi boxer e lo tirò verso il basso, scoprendo quella parte del suo corpo che evitava di guardare da almeno dieci anni. Con le dita libere si accarezzò quei piccoli segni, sentendoli ancora quasi impercettibilmente in rilievo nonostante tutto quel tempo. I brividi gli percorsero il collo, e la sua testa quasi girò.
Si portò quel pezzo di metallo, così piccolo eppure così potente, al fianco, senza esercitare nessuna pressione su di esso.
Guardò nuovamente il suo riflesso allo specchio, perdendosi nei flashback della sua adolescenza.

Alex si scontrò contro qualcuno, facendo cadere i libri che aveva tra le mani sul pavimento.
«E sta attento!» gli urlò il ragazzo a cui era andato addosso.
«S-scusami, n-non ti avevo v-visto.»
Si piegò sulle sue ginocchia per recuperare le sue cose, e si sentì scaraventato per terra, un dolore lancinante al suo stomaco.
«Non me ne frega un cazzo se non mi avevi visto. E ringrazia Dio che sono di corsa, ma sappi che non è finita qui.»
Il ragazzo si allontanò dopo aver sferrato un altro calcio al biondo, che era ancora sdraiato sul pavimento. Si rialzò trattenendo le lacrime e corse fino al bagno della scuola, Si rinchiuse in una delle celle, senza curarsi di chiudere la serratura a chiave e tirò fuori una lametta che teneva sempre in una tasca segreta della sua tracolla. La premette con forza sul suo fianco, stringendo i denti mentre il sangue non cominciò a fuoriuscirgli. Si accorse di essersi procurato un taglio più profondo del solito quella volta, ma non gli importò. Strappo un bel po' di carta dal rotolo e la premette sulla ferita.

Il moro si piegò leggermente su di se per lavarsi le mani. Maledetta ora di arte, non riusciva a tenere un pennello in mano per più di dieci minuti senza sporcarsi l'intero corpo di tempera. Alzò lo sguardo incontrando il suo riflesso. Si stava sistemando i capelli quando la sua attenzione fu catturata da uno dei bagni alle sue spalle. Dal piccolo spiraglio sotto la porta riuscì a intravedere una figura seduta in terra. Aggrottò le sopracciglia, udendo dei singhiozzi riecheggiare nella stanza.
Percorse la breve distanza dai lavandini ai servizi, bussando alla porta di quella cella occupata.
«E' tutto ok?»
Non ottenne alcuna risposta, se non dei singhiozzi ancora più forti. Si fece un po' di coraggio ed aprì la porta, trovandosi davanti una scena che gli fece gelare il sangue.
Un ragazzo biondo era rannicchiato sul pavimento, che premeva con una mano un pezzo di carta insanguinato sul suo fianco.
Entrò in quello spazio decisamente troppo piccolo per due persone e si richiuse con fatica la porta alle spalle. Si piegò sulle sue ginocchia davanti alla figura dell'altro.
«Hey, cosa ti è successo?»
Il biondo teneva lo sguardo basso, non abbastanza coraggioso di guardare in faccia chiunque l'altro fosse.
Il moro entrò quasi in panico, non avendo la minima idea di cosa fare, ma cercò di mostrarsi comunque calmo, per non peggiorare la situazione del ragazzo.
Con un coraggio che nemmeno lui sapeva di avere, prese la mano di Alex e la tolse dal suo fianco lentamente, sgranando gli occhi alla visione.
La sua pelle era quasi lacerata da un brutto taglio, profondamente rosso. Di corsa si alzò e prese altra carta, uscì dalla cella e la bagnò con dell'acqua calda, per poi tornare dall'altro.
«Farà un po' male.» lo avvertì, tamponando la carta bagnata sul taglio dell'altro, che strizzò gli occhi permettendo così a un altro paio di lacrime di uscire da essi.
Il moro continuò a prendersi cura della ferita ancora per un po', pero poi ricoprirla con un cerotto che teneva in tasca.
Alex assistette alle cure dell'altro senza muovere un muscolo, senza capire perché lo stesse facendo. A nessuno importava di come stava, quello sconosciuto doveva avere sicuramente un doppio fine.
Il ragazzo sconosciuto si alzò in piedi tendendo la mano ad Alex, che la afferrò incerto tirandosi su con poca forza o voglia. Si sistemò l'elastico dei boxer e si tirò nuovamente su i suoi skinny jeans neri, richiudendo con qualche difficoltà il bottone e tirandosi su la zip. Alex recuperò la sua tracolla e i due ragazzi uscirono, ritrovandosi nell'atrio della scuola, vuoto visto che ancora mancavano cinque minuti al suono della campanella del pranzo.
«Mia madre è infermiera e vuole che mi tenga sempre dei cerotti in tasca in caso succeda qualcosa. E' totalmente ipocondriaca.» soffiò una risata. «Non so cosa sia successo, ma se vuoi parlarne ti ascolto. Comunque io sono Jack.» disse, tendendo una mano che l'altro strinse incerto e impaurito.
«Alex.» sussurrò, correndo via un minuto dopo.


Alex tornò alla realtà, svegliato dal dolore al suo fianco destro.
«Merda!» imprecò, lanciando la lametta dall'altra parte della stanza e affrettandosi a tamponare il taglio con la carta igienica. Era così perso nel suo flashback da non accorgersi di essersi davvero tagliato.
Si rannicchiò sul pavimento come quel giorno a scuola, solo che questa volta non ci sarebbe stato Jack a baciargli le ferite.

 


Il moro si rigirò per l'ennesima volta nel suo letto, non era riuscito a chiudere occhio nemmeno per qualche minuto.
Guardò la figura di Noah dormire beatamente, appoggiata su un fianco a dargli le spalle. Percorse con due dita la linea dei suoi fianchi, per poi ritrarre la mano e appoggiarla sul suo ventre piatto. Alex gli diceva sempre che era troppo secco.
Si sentiva strano, con Noah nel suo letto. Non aveva mai dormito con nessun altro che non fosse Alex, e non aveva mai avuto rapporti sessuali con nessuno, non poteva permettersi di averne con uno sconosciuto, come invece faceva qualsiasi altro personaggio famoso. Il perché? Semplicemente non poteva rischiare che qualcuno scoprisse la sua sessualità. Non era lui ad avere problemi con essa, lo aveva accettato parecchi anni prima, ma sapeva che il suo manager non avrebbe accettato che il pubblico lo sapesse. Tutta questione di fama, di soldi. Sospirò, ripensando ad Alex e a cosa era successo poche ore prima.
Gli era venuto spontaneo baciarlo, ma si era tirato indietro, per fortuna. Aveva pensato a Noah, al suo fidanzato. Il tradimento era una cosa che aveva sempre odiato. Era viscido. Se non ami più una persona devi avere il fottuto coraggio di dirglielo, di finire una storia prima di buttarti in un'altra.
Ma lui amava Noah? No, certo che no. In realtà non era nemmeno sicuro di provare qualcosa per lui. Certo, era un bellissimo ragazzo, ma oltre all'attrazione fisica non gli sembrava di percepire nulla. Non sentiva le farfalle nello stomaco quando lo baciava, non aveva sentito i brividi e il respiro mancargli quando lo aveva spogliato e si era donato a lui. Non avevano fatto sesso, ma ciò che era successo era qualcosa che non passava sicuramente inosservata ai suoi occhi. Erano passati anni da quando aveva avuto un rapporto così intimo con qualcuno, l'ultima volta che ricordava era quando ancora frequentava il liceo. Si alzò silenziosamente, raccattando i suoi vestiti da terra e rimettendoseli velocemente, per poi uscire sul terrazzo. La dolce brezza gli fece venire i brividi, e si strofinò istintivamente un braccio, cercando di riscaldarsi un po'.
Guardò la Luna, che con la sua luce debole creava dei piccoli riflessi nel cielo scuro. Sì chiese cosa si provasse a sapere di non risplendere di luce propria, ad essere sempre dipendente da qualcuno per brillare. Ma la risposta già la sapeva.
Lui era un po' come la Luna, e Alex era un po' come il Sole. Jack aveva bisogno di Alex per risplendere, per essere qualcuno. Senza Alex lui non era niente.
Si chiese a quel punto come avrebbe fatto. Come avrebbe imparato a brillare da solo ora che aveva oscurato il suo Sole. Come avrebbe affrontato tutto quell'enorme cielo senza di lui. Lasciò che una lacrima gli percorresse la guancia, senza fare niente per ostacolare la sua discesa.
Jack sapeva che le cose sarebbero cambiate, che niente sarebbe rimasto lo stesso. Ed era tutta colpa sua. Si sentiva il coglione più grande del Mondo, cosa gli era saltato in mente?
Come aveva potuto anche solo pensare di baciare Alex? E soprattutto, perché lo aveva quasi fatto?
Si strofinò il viso con una mano.
“Perché Alex ti piace, smettila di negarlo.”
«Sta zitto!» urlò a quella voce dentro di se, a se stesso.
A lui non piaceva Alex, era il suo migliore amico, stop.
E allora perché avere qualcuno che non fosse lui nel suo letto sembrava così tremendamente sbagliato? Perché quando era con lui si sentiva come non si sentiva come quando era con Zack, Rian o addirittura Noah? Perché quando era nel letto con Alex e lui lo accarezzava si sentiva come se il suo posto fosse con lui? E perché si rattristava improvvisamente quando era costretto a interrompere quei momenti magici? Perché quando gli aveva detto che non amava più Lisa era stato costretto a reprimere la sua felicità? Perché quando lo baciava scherzosamente sul palco il suo cuore si riemepiva? Perché quando baciava Noah vedeva il suo viso davanti agli occhi?
Tutte quelle domande portavano ad una sola risposta, ma Jack rifiutava di accettarla. Si prese la testa tra le mani e la strinse, quasi come se quel gesto avrebbe scacciato tutti i suoi pensieri.
Non poteva piacergli Alex, semplicemente non poteva. Sarebbe stato un disastro completo, la fine del Mondo.
Era l'unica persona con cui poteva parlare di tutto senza essere giudicato. La prima persona ad averlo accettato per quello che era in realtà. Era il suo migliore amico, e avere dei sentimenti per il proprio migliore amico era sbagliato.
E poi Alex non era gay, e soprattutto non provava nulla per lui.
Giusto?
Però non aveva reagito in nessun modo quando era sopra di lui e lo aveva quasi baciato. Non lo aveva scansato urlandogli cosa cazzo stesse facendo. Era rimasto lì ed aveva aspettato, chiudendo gli occhi, quasi non vedesse l'ora.
Ma sfortunatamente per Jack, la sua parte negativa continuava a dominarlo, e si ritrovò a pensare a qualsiasi possibile scusa al comportamento di Alex.
«Jack?»
Il moro si girò verso il suo letto, dove Noah lo guardava assonnato. Mise su un finto sorriso. «Sì?»
«Che cosa fai?»
Non aveva nessuna voglia di rispondere a quella domanda, così si costrinse a tornare da lui, a stringerlo fra le sue braccia e a lasciargli un bacio sulle labbra, vedendo di nuovo Alex davanti agli occhi.

 


Jack stava trasportando svogliatamente la sua chitarra al tourbus, si sentiva estremamente stanco e senza forze, forse perché la notte prima i suoi pensieri non gli avevano dato un attimo di tregua e di conseguenza non era riuscito a riposarsi.
Noah era al suo fianco e Zack e Rian erano davanti a lui. Sbuffò pesantemente, aveva voglia di scaraventare lo strumento a terra ed andarsene.
«Qualcosa non va?»
Voltò la testa verso il suo ragazzo, circondandogli le spalle con un braccio e lasciandogli un bacio sulla fronte.
«No amore,» “amore?” «sono solo un po' stanco, non ho dormito molto sta notte.»
Il ragazzo alla sua destra annuì, alzandosi un po' sulle punte e baciando la guancia di Jack. Quest'ultimo stava diventando ancora più confuso, in quanto la vicinanza con il moro sembrava fargli qualche strano effetto quel giorno. Aveva voglia di battere la testa al muro ripetutamente. Un giorno gli sembra di innamorarsi, l'altro non prova niente, l'altro prova a baciare Alex, e quello dopo sembrava che gli piaccesse davvero Noah. Non ce la faceva davvero più, avrebbe alzato volentieri la bandierina banca, si stava arrendendo.
I suoi pensieri furono risvegliati da degli urletti di felcità che provenivano da poco più avanti a lui. Fece pochi altri passi prima di bloccarsi completamente sul suo posto.
Non poteva crederci. Cosa ci faceva lì?
La guardò avvinghiarsi ad Alex con lo stesso sguardo di chi aveva appena visto la morte passagli davanti. Guardò l'amico baciarla passionalmente e lo sentì dirle quanto le era mancata. Erano il ritratto dell'amore, ma per Jack erano solo il ritratto di un'indigestione.
Sentì lo stomaco sottosopra, il sangue gelarsi e il sudore freddarsi.
«Ciao Jack.» salutò lei, con le braccia strette all'addome di Alex.
Il moro deglutì, cercando di ricomoporsi sperando di nascondere la sua agitazione. «Lisa.»
Noah lo guardava con uno sguardo confuso, aveva notato il panico nei suoi occhi quando avevano incontrato il corpo di Lisa, che lui sapeva essere la ragazza storica di Alex. Sospirò.
Il moro continuò a camminare ed entrò nel tourbus, dove posò lo strumento a casaccio nella zona giorno, sdraiandosi immediatamente sul piccolo divano nero di pelle.
Non bastava la confusione che si causava da solo, ci mancava solo vedere Alex con Lisa.
Non sarebbe stata una cosa strana, se solo l'amico non gli avesse confidato di non essere più innamorato di lei.
Jack Barakat non ci capiva più un emerito accidente in quella situazione.

 


Per fortuna di Jack Lisa non era lì per rimanere, era semplicemente passata per un saluto breve visto che si trovava in quella città per una qualche motivo che il moro non aveva capito.
Aveva deciso di non pensare a tutto il caos nella sua mente, almeno per un po', e a provare a gioire della dolcezza del suo ragazzo; per questo era sdraiato sul suo letto con il moro accoccolato al suo petto, mentre lui gli accarezzava delicatamente i capelli. Stavano parlando del più e del meno, le loro risate riecheggiavano nel tourbus quando le buche della strada li facevano sobbalzare.
«Noah, devo andare in bagno.»
Il minore annuì al suo ragazzo e gli lasciò un bacio casto sulle labbra, gesto che l'altro apprezzò.
Scivolò giù dalla sua cuccetta e si diresse verso il bagno, aprendo la porta noncurante di bussare.
Cosa che forse avrebbe dovuto fare.
Sì ritrovò un Alex completamente nudo davanti agli occhi, intento ad entrare nella doccia.
Questo gli lanciò uno sguardo quasi scandalizzato, arrossendo un po' subito dopo. Del canto suo Jack era immobilizzato e non riusciva a staccare gli occhi dal corpo del biondo.
Alex tossicchiò per attirare l'attenzione dell'altro, che si svegliò dalla sua trance richiudendo dubbioso la porta alle sue spalle. I due si erano visti nudi almeno un miliardo di volte, senza che la cosa causasse loro nessun tipo di problema.
Invece, in quel momento, si poteva percepire a pelle l'imbarazzo che galleggiava tra i due.
Il maggiore quasi si scordò di essere in procinto di entrare nella doccia, e rimase semplicemente lì, a guardare il viso di Jack muoversi verso i servizi.
Deglutì, le sue gambe si rifiutavano categoricamente di muoversi come invece dovevano fare.
Quando il moro si tirò giù i boxer per soddisfare i propri bisogni, non poté fare a meno di buttare un occhio sui genitali dell'altro.
Stava entrando in iperventilazione, sapeva benissimo che l'altro si sentiva il suo sguardo addosso, come avrebbe spiegato quella situazione?
Deglutì nuovamente, fissando la mano di Jack spingere sullo scarico. I loro sguardi si incontrarono quando questo si girò verso di lui.
Si fissarono negli occhi per qualche istante, quando le gambe di Alex decisero finalmente di muoversi.
Ma nella direzione sbagliata.
Si stava lentamente avvicinando a Jack, nonostante la voce nella sua testa gli stesse gridando di fermarsi, che non era una buona idea. Si bloccò quando fu abbastanza vicino all'altro da contare i centimetri che dividevano le loro labbra. Appoggiò una mano sulla guancia di Jack, che abbassò lo sguardo estremamente combattuto sul da farsi.
I suoi occhi però si fermarono su un piccolo taglio sul fianco dell'altro. Quella vista lo fece sobbalzare all'indietro.
«A-Alex.»
Il biondo si schiaffeggiò mentalmente. Perfetto, aveva fatto l'ennesima cazzata.
«Scu-scusami i-i-»
Il minore indicò con l'indice il suo fianco, cosa che fece abbassare la testa all'altro. Si congelò sul posto quando capì a cosa si riferisse l'altro.
«Jack non è come pen-»
«Alex, cosa cazzo hai fatto? Ti sei dimenticato della nostra promessa?!»
No, in realtà Alex non se ne era dimenticato. Era stato il motivo che lo aveva fermato dal farlo, almeno intenzionalmente.
«Jack, ascoltami. Non l'ho fatto con intenzione, te lo giuro. Ero sul punto di ricaderci, è vero, ma è stato un flashback di quel giorno nel bagno della scuola a fermarmi.»
A quel punto Jack era davvero furioso. Lo stava prendendo in giro?! Era ovvio che non si era fermato!
«Alex non dirmi cazzate, lo hai rifatto. Abbi almeno il coraggio di non negare davanti all'evidenza!»
In quel momento, il fatto di avere il suo migliore amico completamente nudo davanti non gli creava più così tanto imbarazzo, anzi, non ci faceva nemmeno più caso. L'unica cosa che si vedeva davanti agli occhi era quel taglio sul suo fianco, e il suo viso spaventato.
«Ascoltami cazzo! Non l'ho fatto intenzionalmente! Mi ero perso nei ricordi e non mi sono accorto di aver davvero spinto la fottuta lama nella pelle. Ti prego, credimi. Non ti mentirei mai.»
Sapeva benissimo che in realtà era solo una mezza verità, in quando lo aveva già fatto. Aveva già mentito sui suoi sentimenti per lui, ma infondo c'era un motivo se aveva scritto “non ho mai detto una bugia, e questo mi rende un bugiardo” in una delle sue canzoni, giusto?
Jack si prese la testa tra le mani, affondando le dita nei capelli. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, senza riuscire a trovare una soluzione. Ci erano voluti anni prima che fosse riuscito a togliere Alex da quel tunnel, non sapeva se ce l'avrebbe fatta un'altra volta.
In quel momento, gli montò dentro lo stesso coraggio di quel giorno, al liceo, quando aveva curato la sua ferita nel bagno della scuola. Si avvicinò ad Alex e si piegò sulle ginocchia per lasciargli un lungo bacio sulla ferita.
Il biondo lo guardava dall'altro, con i brividi che gli percorrevano la spina dorsale. Quel gesto, per quanto casto fosse stato nella mente dell'amico, lo aveva eccitato da morire. Ed era nudo, inerme davanti a Jack. La cosa non gli piaceva affatto, e l'unica cosa che fece fu sperare che non se ne accorgesse.
Ma a quanto pare la fortuna non era dalla sua parte. Infatti Jack cominciò a baciargli la pelle dello stomaco, risalendo fino al torace e fino al collo. Spinse il suo corpo contro quello dell'altro, sentendo la sua erezione contro la propria intimità, che non tardò a risvegliarsi.
Schiacciò il biondo contro il muro, cominciando a baciare e succhiare la pelle del suo collo. Dei gemiti sfuggirono dalla bocca di Alex, che Jack tappò prontamente con una mano, mentre con l'altra stava cominciando a masturbare lentamente l'altro.
Gli occhi di Alex si socchiusero e Jack sentiva il suo respiro irregolare infrangersi sulla sua mano, cosa che lo fece eccitare ancora di più. Cominciò ad aumentare la velocità dei suoi movimenti, e un piccolo gemito gutturale di Alex gli fece capire che era arrivato al limite. Venne nella mano di Jack, che tolse l'altra dalla sua bocca permettendogli così di respirare ancora più affannosamente.
I due si guardarono negli occhi, entrambi senza sapere cosa dire. L'unica cosa che Alex sapeva era che doveva ricambiare il favore, e con forza ribaltò le posizioni così che l'altro era al posto che prima occupava lui.
Jack invece ci sentiva una merda, una merda perché stava tradendo il suo ragazzo, una merda perché non riusciva a spingere via Alex, anche se in realtà era lui quello che aveva cominciato.
Cosa stava facendo...

Note: Scrivere la scena tra Jack e Alex per me è stato un parto, ci ho mezzo circa mezz'ora prima di riuscire a sbloccarmi e scrivere, mi sento tutt'ora in imbarazzo davanti al computer ahah. Ho evitato di rileggerlo perché altrimenti avrei cancellato tutto e avrei buttato il computer dalla finestra, quindi vorrei dirvi che non so se ci sono degli errori di alcun tipo, se li notate sentitevi liberi di comunicarmelo e provvederò a correggerli. 
Un'altra cosa che vorrei dirvi è che in questo capitolo ho affrontato una tematica importante quale l'autolesionismo. Non ho approfondito di più per due motivi: 1, perché non volevo cambiare gli avvertimenti della fanfiction adesso che è inoltrata. Voi avete deciso di leggerla per quello che avete letto e non mi sembra giusto scombussolare le cose ora. 2, perché è un argomento particolarmente delicato, e anche se avrei potuto approfondire di più, non ho voluto farlo perché appunto, non voglio turbare nessuno. 
Detto questo, spero il capitolo vi piaccia, aw. 

PS: E' USCITO DON'T PANIC IT'S LONGER NOW E IO AMO LE NUOVE CANZONI, ADDIO.

 

  
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