″D-dove sono ?″ pensò la ragazza aprendo debolmente gli occhi, aveva la vista appannata e non riusciva a riconoscere il posto in cui si trovava. Lentamente si girò su un fianco, verso la luce e strizzò gli occhi finché non riuscì a vedere di nuovo in modo nitido. ″S-sono in una gabbia ?″ si chiese mentre osservava stupita le solide sbarre di ferro poste davanti a lei; provò a parlare, ma dalla sua bocca uscì solo un suono strozzato. Si sforzò allora di ricordare cosa fosse successo tre giorni prima, ma la sua mente era come invasa da un lenzuolo bianco, enorme, senza né forma né consistenza, un vuoto candido che le annullava ricordi e pensieri. Confusa provò a rialzarsi, ma le braccia le tremavano e le gambe erano troppo deboli per reggere il suo peso, così fu solo in grado di mettersi seduta, con la schiena appoggiata alla parete di legno. Non appena si mise a sedere fu invasa da un potente mal di mare, che subito la fece rannicchiare in posizione fetale, sembrava che l'intero oceano le si agitasse nello stomaco. Poi dal nulla la testa iniziò a dolerle, come se qualcuno gliela stesse martellando con forza e tutto il suo corpo bruciava, con una potenza tale che le parve di andare a fuoco. Intorno a lei la gabbia prese ad agitarsi e a girare in modo frenetico, ma lei non era in grado di capire se era vero o se si trattasse solo di una sua illusione. Intanto però il dolore che provava era terribile, talmente potente che la ragazza si piantò le unghie nelle mani per non urlare e chiuse con forza gli occhi, mentre calde lacrime le solcavano le guance scure. In un attimo la testa iniziò a girarle vorticosamente e il male aumentò, allora, non riuscendo più a trattenersi buttò la testa indietro e urlò forte, fu un grido straziante che si propagò a macchia d'olio per tutto lo spazio circostante. Quindi prese a contorcesi, gemendo di dolore e continuando a piangere, il dolore era tale che desiderava morire; si sarebbe gettata in mare, si sarebbe squartata con le sue stesse mani, si sarebbe soffocata con le catene che portava ai polsi, avrebbe fatto veramente qualsiasi cosa per far cessare quella straziante agonia. In quel momento la gabbia tremò e con un lugubre rumore l'intera stanza si inclinò pericolosamente, quasi si stesse per ribaltare. La ragazza non oppose resistenza alla forza di gravità che la attirava verso il basso, così fu trascinata verso il limitare della gabbia; non oppose resistenza neanche quando vide che stava per sbattere la testa contro una sbarra. E poi il suo mondo diventò nero...