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Autore: Gipsiusy    02/10/2013    2 recensioni
I wasn’t always in this way
I used to be the one with the halo
All that disappeared when I had my first taste
And fell from grace
It left me in this place

Kurt non è un angelo, anzi, se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe risposto che era l’ultimo dei dannati.
Neanche Blaine è un angelo, è solo uno studente di una bella accademia privata.
Eppure, dopo che si saranno incontrati, cominceranno a credere che esistono gli angeli.
Blaine salva Kurt, e Kurt a sua volta dona un senso a Blaine.
Song-fic, ispirata da “I am not an Angel- Halestorm”
Badboy!Kurt/Daltonboy!Blaine (?)
Enjoy.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dedicato a Sara.
La mia soulmate.
Well I’m starting to think maybe you like it
 
Blaine lo baciò con forza, passione, quasi volesse far passare attraverso le sue labbra quello che intendeva. Kurt lo prese per la vita e lo mise a cavalcioni, sentendo l’impellente bisogno di sentirlo più vicino.
“Blaine.. Davvero non dovremmo..” disse staccandosi di botto, ma il ragazzo non era ovviamente d’accordo.
“Lasciati amare, ti prego, per una volta lasciati amare.” Sussurrò quasi disperato, e con un gemito direttamente sulle sue labbra Kurt capitolò, tornando a baciarlo.
Kurt a quel punto, si disse poi, non era più responsabile delle sue azioni.
Senza rendersene davvero conto entrambi si alzarono in piedi, senza smettere di baciarsi e toccarsi. Blaine sfiorò con le labbra il collo dell’altro, mentre con le braccia scendeva lungo la schiena e tornava su’, scatenando nel castano dei brividi inconfessabili.
L’altro non riusciva a credere a quello che stava accadendo. Di avere davvero il permesso di toccarlo, baciarlo, stringerlo.
Gli tolse la maglia e rimase ammaliato dal petto chiaro e scolpito di Kurt. Non in modo esagerato come i tizi super palestrati. Era semplicemente perfetto, sodo, compatto e incredibilmente sexy come solo Kurt sapeva  e poteva essere. Il castano sogghignò un po’ e si spinse verso la mano tesa a mezz’aria del moro, che così sfiorò la pelle accaldata e leggermente tremante.
Questo lo riscosse, e sorrise a Kurt di rimando. Alzò un braccio e gli circondò il volto in una carezza leggera, per poi ricominciare a baciarlo con trasporto.
Il castano gemette sulle sue labbra, il gioco di lingue che stavano portando avanti nelle loro bocche lo mandava in visibilio, tanto da desiderare di più, molto di più.
Gli morse leggermente le labbra prima di scendere e mordicchiare il mento, la vena sul collo, una parte di spalla.
Con disappunto notò che era decisamente troppo vestito rispetto a lui, e con un gesto secco fece sparire la cravatta, ormai ridotta molto male, gli sfilò la giacca lasciandola lì sul pavimento e quasi strappò i bottoni della camicia nella furia di toglierla.
“Strati.. Troppi strati..” mormorò mentre si liberava in definitiva anche della canottiera.
“Mi dispiace.. Se avessi saput-” ma le parole del più piccolo svanirono, letteralmente inghiottite dalle labbra di Kurt che ricominciarono l’opera di poco prima, fino a giungere a un capezzolo.
“Dio..” mormorò Blaine chiudendo gli occhi. Cadde sul letto, all’indietro, e fu fortunato che ci fosse perché sentiva che non avrebbe resistito a lungo. Tirò Kurt con sé e passò le labbra e la lingua in ogni punto che riuscisse a raggiungere.
“Oh dio Kurt..” gemette, e sentì un solo, dannatamente erotico, gemito dritto nel suo orecchio.
Si impose di mantenere la calma, per quanto impossibile in una situazione del genere.
Con rinnovata delicatezza, lo fece stendere, continuando a dargli piccoli baci sulle labbra morbide. Sempre con dolcezza, scese lungo il suo collo, vezzeggiandolo piano e giù, sui capezzoli inturgiditi. Dedicò un po’ di tempo anche a loro, alternando le labbra alle mani.
Aveva promesso che si sarebbe preso cura di lui, ed era quello che aveva intenzione di fare.
Proseguì lungo la linea dell’ombelico, finché non incontrò la cintura nera dei pantaloni di Kurt.
Alzò lo sguardo e lo guardò, mentre lui ricambiava lo sguardo.
Era indeciso, chiaramente. Per farlo rilassare, decise di togliersi prima lui i pantaloni.
Oh, questo era decisamente un colpo basso per Kurt.
Aveva sviluppato una sorta di ossessione per la pelle di Blaine: il sapore, il colore, anche la consistenza al tatto lo sconvolgeva. Non credeva di potersi mai sentire così.
E adesso era lì, di fronte a lui, solo con un misero paio di boxer.
Oh, cieli!
Lo tirò su di se e ricominciò a baciarlo con passione, facendo aderire la loro pelle che sentiva in fiamme.
Blaine con una mano scese giù, accarezzandogli il sedere sodo e perfetto, non osando però toccare la cintura o i bottoni.
“Kurt.. Solo se vuoi.. Non sei costretto..”
“Blaine.. Ti prego. Voglio stare bene. Voglio stare con te.”
Al moro davvero non serviva altro.
Con una certa difficoltà, dato che le mani gli tremavano, riuscì a sbottonare e a togliergli finalmente quei dannati jeans stretti che per troppo tempo lo avevano fatto sospirare e languire impotente.
Le loro erezioni si scontrarono attraverso la stoffa dei boxer e si lasciarono sfuggire un gemito all’unisono.
“Kurt.. Non voglio farti male.. Hai del.. Del lubrificante?” riuscì a dire chissà come Blaine.
“Ne.. Nel primo cassetto..”
Blaine armeggiò un po’, finché non riuscì a recuperare un tubetto quasi inutilizzato, insieme a un profilattico.
Kurt sfilò i suoi boxer e quasi strappò quelli di Blaine, gettando entrambi chissà dove.
Il moro usò i denti per strappare l’involucro, ma il compagno gli rubò il condom dalle mani e, dopo uno sguardo che non lasciava nulla al caso, lo srotolò su tutta la lunghezza del più piccolo, che fremette, letteralmente.
Questi aprì il tubetto e ne fece fuoriuscire forse troppo, ma non importava a nessuno dei due. Con le mani sporche di lubrificante iniziò a massaggiare piano l’apertura dello splendido ragazzo sotto di sé, che emise i suoni più belli che aveva mai sentito.
Con delicatezza, baciandolo e succhiandogli piano il collo, introdusse il primo dito, sentendo istintivamente l’altro irrigidirsi immediatamente. Si fermò, aspettando che l’altro si rilassasse, e gli sussurrò parole dolci e passionali, alle quali l’altro rispondeva con gemiti e ansiti.
Quando lo ritenne adatto, introdusse anche il secondo dito e, dopo aver atteso che si abituasse, cominciò a piegare le due dita, alla ricerca del punto più sensibile.
In base all’acuto lanciato dall’altro, capì di averlo trovato.
Lentamente, per quanto la foga e il desiderio lo permettessero, tirò fuori le dita e spalmò altro lubrificante sul suo pene, deciso a fargli sentire il meno dolore possibile.
“DIAVOLO MUOVITI BLAINE!” ringhiò contro di Kurt, visibilmente alterato. “Ti voglio dentro di me, e ti voglio ora. Non sono una stupida ragazzina, non mi spezzerò. CAZZO DATTI UNA MOSSA!”
Qualcosa gli diceva che fosse pronto.
Entrò in lui con una spinta che fece piegare Kurt all’indietro, e Blaine si bloccò immediatamente.
“Va.. Va tutto bene.. Aspetta un..” mormorò il castano, aggrappandosi alle sue spalle.
“Ora puoi andare..” mormorò dritto nel suo orecchio, e poi lo baciò a fondo, quasi a volersi fondere completamente con lui mentre lo penetrava, ancora e ancora.
Il moro lo masturbava e ad ogni affondo aumentava la velocità, tanto che alla fine Kurt venne nelle sue mani, in un gemito assolutamente delizioso e erotico, tanto che Blaine venne al solo sentirlo.

Caddero sul letto, esausti, e con un po’ di fatica il moro uscì da lui, sistemandosi sul suo petto, leggermente ansimante.
Kurt ghignò e recuperò un paio di salviettine imbevute, che passò anche all’altro. Si ripulirono in fretta e gettarono tutto sul pavimento, del tutto incuranti di qualsiasi cosa.
Si guardarono per un po’, senza dire una parola, vicinissimi.
Il castano sfiorò il fianco del più piccolo, dove un ematoma si stava espandendo.
“Dovrei mettere un po’ di pomata lì..” proseguì sul ventre e sul petto “e anche qui.. Ti sei conciato proprio per bene..”
“Mm.. No.. E’ tutto a posto..” si avvicinò di più a lui, facendo incontrare I loro corpi, e chiuse gli occhi, rilassato.
“Blaine! Non puoi addormentarti ora! Sono le otto di sera!”
“E allora? Io vado a dormire presto..”
Kurt ridacchiò, e Blaine con lui.
“D’accordo d’accordo sono sveglio..” Gli baciò uno zigomo e la fronte.
“Voglio davvero metterti un po’ di pomata sui lividi, quindi fa il bravo!” Kurt si alzò e recuperò un barattolo di unguento.
“Oh va bene..” Blaine si mise seduto paziente.
Con delicatezza il castano spalmò un po’ di crema, stando ben attento a non premere troppo sulla pelle.
 Si guardarono e si sorrisero per un po’, poi Kurt decise di farlo. Decise di chiedergli quello che gli ronzava in testa da tempo.
“Blaine..” disse “..Cosa ti ha spinto ad avvicinarti a me? Sul serio, intendo.”
Il moro stette in silenzio per un po’, valutando la risposta da dare.
“Il tuo sguardo. Eri furioso, e triste e mi ricordavi.. Me. Qualche tempo fa’.”
Kurt avrebbe davvero voluto sapere di più, ma aveva visto un’ombra attraversare il viso del ragazzo e per quella sera ne aveva abbastanza di dolore.
Con un sorriso, che era quasi un ghigno, smise di passare la pomata e si alzò, scatenando un lamento da parte di Blaine.
“Dove vai? Vieni qui..” gli disse. E Kurt ridacchiò.
“Questa tua dipendenza da me è inquietante, Anderson..” ma, dopo aver messo a posto il tubetto di crema, fece come gli era stato chiesto. Si sistemò accanto a lui sul letto e lo baciò tanto e dolcemente, realmente incredulo che stesse accadendo davvero.
Ad un certo punto sentì dei rumori provenire dal pianterreno e si ricordò di non essere solo in casa.
“Blaine. Sappi che non sei assolutamente obbligato ad accettare ma mi domandavo se, ecco, ti andasse di venire a cena. Ora. Con Carole e Finn.”
Vederlo così nervoso era un fatto così raro che il moro se lo godette per un po’, tanto che l’altro interpretò male.
“Si ecco so che è una cosa idiota fa finta che non ti abbia detto nulla io—“ ma venne zittito da un bacio veloce del moro.
“Ne sarei davvero onorato.”
I tear you down I make you bleed eternally
Can’t help myself from hurting you and its hurting me

 
 
Dopo quel pomeriggio ricco di eventi la vita di Kurt cambiò radicalmente, e lo stesso accadde per Blaine.
Passavano ogni momento possibile assieme, e ogni volta Kurt ricordava sempre più il ragazzo fiero che era prima, ma soprattutto era felice. Strano davvero, per lui, che credeva di aver ormai chiuso quella porta.
Tuttavia, le nazionali si avvicinavano e il loro tempo assieme era drammaticamente ridotto dalle prove con i Warblers, sempre più intensive e dure, che lo lasciavano sempre sfinito dal momento che, essendo il leader e il cantante solista, doveva dare ogni volta il duecento percento.
Per poter passare un po’ di tempo con il suo ragazzo si riduceva a studiare la notte o all’alba, con il risultato di avere delle occhiaie spaventose e tutta l’aria di essere appena uscito dal coma. O di doverci andare a momenti.
Una volta si era addormentato vedendo Wicked, e Kurt non aveva avuto il cuore di svegliarlo; gli aveva quindi sistemato una coperta sul corpo e abbassato il volume per non disturbarlo.
Ovviamente una volta sveglio il moro si scusò in ogni lingua e in ogni maniera, completamente sordo alle parole del ragazzo che gli diceva che non era assolutamente arrabbiato finché questi, al colmo dell’esasperazione, non lo baciò con trasporto, facendogli dimenticare qualsiasi cosa.
Quell’episodio fece capire ad entrambi che andava cercata una soluzione, e l’idea che ebbe Blaine lo fece illuminare tanto che a momenti era più simile a una lampadina che a una persona.
“Vieni alle prove!”
“Cosa?” Kurt gli concesse il beneficio del dubbio.
“Vieni alle prove, staremo insieme e io non mi sentirò in colpa se alla fine scappo via, e soprattutto non dovrò studiare di notte.. Andiamo, sarà divertente!”
A nulla valsero le ovvie e più che sensate osservazioni di Kurt: che ci andava a fare lui in una scuola di figli di papà perfetti con le divise e i capelli ingellati?
Gli occhi dolci di Blaine ebbero la meglio e il castano si ritrovò in un magazzino in disuso con una dozzina di ragazzi eccessivamente entusiasti ad osservarlo. Oh, e ovviamente c’era Blaine, che sorrideva come se fosse il giorno del suo compleanno.
Sorrise anche lui, di rimando.
Merda, come aveva fatto a mettersi in un casino del genere?
 Gli si avvicinò un ragazzo dai capelli scuri e lisci e uno strano sorriso sul volto. Si fissarono per un po’, e Kurt attese che fosse lui il primo a parlare.
“Perciò.. Tu sei il suo ragazzo.”
“Esatto.”
“Kurt?”
“Si.”
Rimasero in silenzio per un altro po’, infine il volto del ragazzo si fece serio.
“Siamo completamente e incredibilmente dispiaciuti per te. Sopportiamo Blaine ogni giorno e sappiamo che a volte può arrivare a livelli incredibili.”
Da lì fu il pandemonio.
Un tizio biondo gli strinse la mano con smisurato impeto, continuando ad affermare di ammirare il suo coraggio.
I tizio di prima, Nick, se la rideva davanti al volto profondamente offeso di Blaine.
E Kurt? Kurt era semplicemente senza parole.
Da un lato si domandava se fossero tutti drogati. Sul serio, che razza di persone frequentava Blaine?
Dall’altro era immensamente divertito. Erano tipi strani, ma non erano cattivi.
E a giudicare dallo sguardo serio che qualcuno gli stava lanciando senza essere troppo invadente, dovevano tenerci davvero a Blaine. Questo gli permise di rilassarsi e di rispondere in modo normale.
“Piacere Cameron! Devi essere proprio un angelo se riesci davvero a non cacciarlo dopo 10 minuti!” stava dicendo uno.
“E io che pensavo di essere il diavolo tentatore che lo teneva lontano dalle vostre prove..” ribatté il castano ridacchiando.
“Non sai che testa ci ha fatto da quando vi siete incontrati! All’inizio non voleva dircelo, ma lo abbiamo obbligato per il suo bene..” disse il tizio biondo di prima.
“Kurt Hummel.” Disse una voce che sovrastò le altre. Il gruppo si divise in due parti per far passare un ragazzo alto, capelli castano- biondi, occhi verdi e lineamenti eleganti.
Kurt si irrigidì immediatamente. Sebbene portasse la stessa uniforme degli altri, era senza dubbio diverso.
Il ragazzo avanzò fino a trovarsi di fronte al castano,e si osservarono.
Blaine accorse, sentendo la situazione farsi più calda.
“Sebastian..” cominciò con un tono d’avvertimento.
“Cosa, Blainly?”
Blainly? Chi diavolo era quel tipo con la faccia da cavallo per chiamare così il SUO ragazzo?, pensò Kurt irritato. Si avvicinò di più al moro, tanto per marcare il territorio.
Il più piccolo si voltò verso di lui e con un gesto della mano spiegò “Lui è Sebastian Smythe, un mio amico.”
“Oh, io sono più di un amico..” insinuò l’altro, ricevendo un’occhiata stupita e furiosa da Blaine, che semplicemente ignorò.
Blaine guardò Kurt, aspettandosi una qualsiasi reazione e i suoi scenari variavano da lui che lo baciava davanti a tutti a lui che lo mandava a diavolo e se ne andava.
Ma, a sorpresa, il castano sorrise. Non era un sorriso sincero, era del tutto diverso da quelli che gli regalava. Molto più contenuto e cordiale, allungò una mano in direzione del biondo.
“Sono molto curioso di conoscere tutti gli amici del mio ragazzo” calcò di proposito le due parole. “Ma credo di essermi perso il tuo nome. Potresti ripetere..?”
Seb era piacevolmente sorpreso.
“Sebastian Smythe, piacere di conoscerti.” Strinse la sua mano e non si stupì di trovare una presa forte.
In quel momento tre ragazzi – il consiglio, come gli aveva detto Blaine - dissero che era tempo di iniziare a provare, quindi Kurt si posizionò in fondo per non dare fastidio.
Blaine spesso si voltava a guardarlo, e ogni volta lo trovava a fissarlo, intensamente. Tanto che diverse volte era arrossito, beccandosi le frecciatine di Jeff e Bas. Quest’ultimo poi, aveva cambiato totalmente atteggiamento una volta finite le prove. Chiacchierava con Kurt con abbastanza tranquillità,e anche il suo ragazzo sembrava più rilassato. Doveva aver passato quella sorta di prova che a quanto pare aveva istituito per Kurt, per metterlo alla prova. O forse aveva solo voglia di divertirsi, difficile da dire.
Qualsiasi cosa fosse, si disse quella sera, avrebbe dovuto ringraziarlo.
Rendere Kurt geloso gli aveva fatto fare il miglior sesso della propria esistenza, probabilmente.
E quando spiegò al castano il strano rapporto che aveva con Bas – prima ci aveva provato con lui e, dopo un paio di tentativi andati a vuoto e un uscita combinata con uno dei suoi amici su cui aveva messo gli occhi da tempo, erano diventati amici - e lo vide rilassarsi e affermare con decisione che era meglio così perché “non voglio sporcarmi le mani per tenerlo al suo posto, ovvero molto lontano da te” non poté fare a meno di innamorarsi un po’ di più.
 I don't have wings so flying with me won't be easy
Cause I’m not an angel I’m not an angel

“Hey, che hai?” chiese Blaine mentre erano seduti al tavolino del Lima Bean un giorno. Dopo mesi lo aveva convinto ad andarci, ma aveva il sospetto che fosse da tutt’altra parte.
“Cosa? No, niente tranquillo.. Sto bene” rispose veloce il castano,accennando un mezzo sorriso. “Com’è andata la giornata?”
Blaine sapeva che era un tentativo per sviare il discorso, ma finse di cascarci, e gli raccontò in breve cosa aveva fatto quella mattina. Era chiaro che però Kurt non lo ascoltava. Non era mai stato così distratto e questo lo preoccupava.
Stava per domandare di nuovo quale fosse il problema, ma in quel momento due ragazze entrarono nel locale. Due ragazze che Kurt sembrava conoscere, considerato come fosse impallidito.
Le due, entrambe scure di capelli, una dalla carnagione chiara mentre l’altra dall’incarnato scuro, si accorsero quasi subito di Kurt e si diressero verso il loro tavolo.
“Ciao Kurt..” disse la più bassa, con un tono più dolce rispetto a quello usato prima.
“Ciao Rachel, ciao Mercedes.” Rispose senza fiato il castano.
“Ti trovo bene..” disse la castana mentre l’altra sembrava radiografarlo. Annuì sorridendo.
“Anche voi sembrate star bene.. Graziosa quella.. Ehm.. Camicia.” Kurt sembrava indeciso su dove guardare, infine piantò gli occhi sul tavolino.
“Grazie! Allora.. Ci vediamo” le due si allontanarono. “Stammi bene Kurt” disse Mercedes, con tono dolce.
Quando furono abbastanza distanti da loro, Blaine si azzardò a parlare.
“Ti mancano da morire.” Non era una domanda.
“No io..”
“Kurt, smettila. Non sei bravo a mentire, non a me comunque. Riesco a leggere la verità sul tuo volto.”
Il ragazzo alzò lo sguardo su Blaine, che cercò di sorridergli incoraggiante e gli strinse piano la mano.
“Un po’.. Forse. E’ che passando tanto tempo con i Warblers mi sono ricordato di come fosse.. Prima. Ma è il passato e non posso tornare indietro.” Sciolse la presa dalla sua mano e bevve il suo latte macchiato.
“secondo me manchi a loro quanto loro mancano a te. Non è tutto perduto..”
“Non puoi saperlo..”
Il discorso fu lasciato da parte e passarono ad argomenti decisamente più leggeri finché, dopo circa mezz’ora, Rachel e Mercedes si presentarono di nuovo davanti a loro con la loro espressione collaudata di quando avevano un obbiettivo in testa. Kurt aveva imparato a temere quei momenti.
Tuttavia, quando parlò, fu molto dolce.
“Kurt.. Noi stiamo organizzando un concerto di beneficenza.. Per le famiglie dei senza tetto. Sai, con tutta la storia di Sam.. E non è che avessimo molto di meglio da fare..” cominciò a sproloquiare come sempre, tanto che ‘Cedes tagliò corto.
“Ci chiedevamo se tu, e il tuo amico ovviamente, voleste venire a sentirci. Ci esibiremo tutti, nessuno escluso e sarà grandioso!”
Kurt sentì la gola incredibilmente, improvvisamente secca, tanto che lasciò Blaine a rispondere per lui dopo avergli dato un’occhiata eloquente.
“Certo, verremo senz’altro!”
Un momento, cosa?
Il moro sorrise, ricevette gli ultimi dettagli dalle ragazze e le salutò.
“Perché lo hai fatto?” chiese gelido.
“Non ne posso più di vederti così. Loro ti mancano, e visto che tu non facevi nulla, ho fatto io il primo passo per te.”
“Non ne avevi alcun diritto. Come diavolo.. Cosa ti ha fatto pensare di poter decidere per me? Credi davvero che sia un cucciolo sotto la pioggia? Svegliati Blaine, sono autonomo e indipendente, e soprattutto non ho bisogno di te.”
Ma il moro non aveva intenzione di stare lì ad ascoltare tutte quelle scuse.
“L’ho fatto solo per il tuo bene! Dannazione Kurt.. Anzi no, sai una cosa, hai ragione, non avevo alcun diritto di preoccuparmi per te, hai perfettamente ragione.” E detto questo si alzò e se ne andò da Lima Bean, lasciando Kurt solo al tavolino con un peso sullo stomaco che assolutamente nulla aveva a che fare con il caffè.
 
 
 
From: Kurt.
*Sono di fronte casa tua.*
*Blaine*
*Per favore, esci.*
*Sono stato uno stronzo, devo scusarmi*
 
*Si, lo sei stato*
*Mi dispiace. Davvero.*
Blaine spiò dalla finestra. Lo individuò sotto un lampione, giacca nera di pelle malamente lanciata sulla moto, capelli totalmente stravolti e volto chino nello scrutare il cellulare.
 
*Blaine..*
*Ok.*
Come poteva dirgli di no?
 
Scese le scale quasi correndo e spalancò la porta di casa, attendendo che Kurt si avvicinasse.
Non appena fu abbastanza vicino il castano prese il suo ragazzo e lo strinse a se, forte, quasi volesse fondersi con lui.
“Mi dispiace tanto Blaine.. Era questo quello che intendevo.. Faccio male alle persone.. Non posso farne a meno.. Mi dispiace tanto.. Scusa..”
E Blaine provò a spiegargli che era tutto a posto, ma non ci fu verso.
Alla fine riuscì a staccarsi il necessario per guardarlo negli occhi. Era distrutto.
“Kurt.” Provò a dirgli con calma. “Non è successo nulla. Va tutto bene.”
Kurt chiuse gli occhi e Blaine sentì i pugni stringersi dietro la sua schiena.
“No che non lo è! E’ quello che faccio sempre, non lo capisci? Appena qualcuno si avvicina a me lo ferisco tanto da farmi odiare perché sono un vigliacco e troppo stupido..” seppellì il volto nel collo dell’altro, respirando il dolce profumo dei suoi capelli.
“Kurt, non hai nulla di cui scusarti.. Semplicemente non dovevo immischiarmi in cose che non capivo..”
“No Blaine.” Il castano rialzò il volto, inchiodando gli occhi chiari - di solito sarcastici, o dolci, o profondi e cupi di passione - striati di tristezza nell’oro di Blaine. “Non scusarti. Non pensarci nemmeno. Non hai sbagliato. Non tu.”
 Blaine sentì più forte che mai il desiderio di stringerlo e proteggerlo, ma non sapeva neanche lui da cosa.
A dispetto di ciò che diceva, appariva esattamente come un cucciolo abbandonato sotto la pioggia.
E Blaine sarebbe stato il suo ombrello.
“Kurt.. Cos’è che ti spaventa tanto?”
“Quando sono con loro.. Io non lo so, è diverso. Non so cosa fare. Mi sento vulnerabile. Debole. Non sono pronto a sentirmi così di nuovo..”
“Tu non sei debole, Kurt. Non sei affatto debole.. Dannazione, guardati. Dopo tutto quello che è successo, sei tornato in quella scuola, li hai affrontati. Non importa il modo, ma lo hai fatto. I tuoi amici, il Glee club, non ha mai smesso di volerti bene, scommetto che sono tutti lì, che ogni giorno si aspettano di vederti entrare.. Loro possono essere la tua forza, tu non sei debole”
Blaine impresse quanta più forza poté in quelle parole, sperando di trasmettere all’altro tutto quello che sentiva, tutta la fiducia, l’amore che lo spingeva a credere in lui.
E forse Kurt lo recepì, almeno un poco, quando si chinò a baciarlo con dolcezza, assaggiandolo piano e con attenzione.
“Ti amo.” Soffiò su quelle labbra di fragola prima che potesse rendersene conto. Blaine quasi smise di respirare, e quando Kurt se ne accorse si sciolse in una leggera risata che vibrò contro il petto del moro.
“Cosa, non lo sapevi?” chiese con ovvietà, e anche Blaine sorrise, in quel modo speciale che poteva solo con lui.
“Ti amo anche io..” disse poi, poggiando la fronte alla sua.
“Non so davvero cosa ho fatto per meritarti..” sussurrò Kurt sulle sue labbra prima di baciarlo, decisamente più approfonditamente questa volta.
Inaspettatamente, fu Blaine a interrompere il bacio, sciogliendo l’abbraccio.
“Hey! Dove vai?” domandò Kurt stupito.
“Non so tu, ma credo che il divano sia più comodo dell’ingresso..” disse aprendosi in un sorriso malizioso. Poi lo prese per il colletto della canotta e lo tirò dentro.
“E tu mi hai fatto rimanere fuori nonostante in casa tua non ci fosse nessuno? Davvero maleducato, Anderson..”
“Cosa vuoi, credo che la veranda sia un luogo molto più romantico dell’ingresso di casa mia..”
Quando furono all’interno  Kurt chiuse la porta e con un movimento veloce fece sbattere piano Blaine di spalle al muro, parlandogli direttamente nell’orecchio. “Hai bisogno di essere punito.. Non è così che si trattano gli ospiti..” e scese a baciargli il collo con devozione, lasciando qui e là qualche morso.
“Oh si.. Sono d’accordo..” riuscì a rispondere Blaine in qualche maniera.
Se c’era una cosa che Kurt Hummel amasse, di quando litigava con Blaine, era fare pace dopo a modo totalmente loro.
A differenza di come era cominciata, quella volta fecero l’amore in modo dolce e lento, attento a ogni piccolo dettaglio.
Così diverso dalla prima volta, entrambi impacciati e insicuri di ciò che stava accadendo.
O tutte le altre, dove c’era voglia di cibarsi dell’altro, di scoprirsi.
Adesso l’unica cosa che Blaine voleva era far capire che sarebbe stato lì per lui, nonostante tutto e tutti. Sempre.
Quello che Kurt voleva era far capire quanto fosse grato di aver Blaine. Voleva che il ragazzo si sentisse amato, protetto, al sicuro. E voleva che fosse solo con lui.
 I’m not an angel I’m not an angel
I’m not an angel I’m not an angel
 
“Blaine, posso chiederti una cosa?” disse Kurt, fissandolo serio. In quel momento erano nella cucina del moro, seduti a due sgabelli, intenti a decidere quale take away chiamare per cena.
“Hai quale particolare preferenza? Per me va bene tutto tranne il messicano..” disse il moro tranquillo.
“No,io.. Non riguarda la cena.” Tolse di mano al ragazzo il telefono  e lo fece voltare verso di lui. “Quando ci siamo conosciuti.. Hai detto che sapevi. Sapevi come mi sentivo, e anche quando mi hai detto che eri furioso con te stesso.. Cosa ti è successo Blaine? Ti conosco da quasi nove mesi, stiamo insieme da quattro e ancora non so cosa ti è successo prima, il ché mi rende il peggior fidanzato del mondo..” Gli prese le mani tra le sue. “Il punto è: confidati. Mi uccide non sapere cosa ti fa stare male.”
Blaine distolse lo sguardo dagli occhi cristallini e preoccupati di Kurt, puntandolo sulle proprie mani.
“E’ che.. Non è facile per me, parlarne.” Iniziò a dire, ma Kurt lo interruppe.
“Va bene, volevo solo farti sapere che..” ma Blaine alzò una mano per fermarlo.
“Stavo dicendo.. Non è facile, ma voglio parlartene. Tu ti sei fidato così tanto di me, e non credere che io non te lo abbia detto per mancanza di fiducia! Davvero non è così! Affiderei la mia vita a te..
Ma, come dire, è una cosa che fin ora consideravo solo mia. Non l’ho mai detto a nessuno, sai..”
“No no aspetta” Kurt quasi saltò giù dallo sgabello per la foga. “Non sentirti obbligato, non devi per forza!”
“Ma voglio. Ti ho dato quasi tutto di me, manca solo questo.” Si scambiarono uno sguardo profondo, infine Blaine sospirò.
“Devi sapere che io non sono di qui. I miei genitori sono entrambi originari della Virginia, anche se mio padre giura che suo bisnonno è europeo o qualcosa del genere.
La loro storia è piuttosto semplice: conosciuti da bambini, cresciuti assieme, sposati molto giovani.
Dopo un anno nacqui io, ed erano tutti estremamente felici, tranne mia madre.
Anni dopo mio padre avrebbe scoperto che lei lo stradiva con un medico amico di famiglia, ed era così da prima del matrimonio.
Prima si separarono, poi divorziarono e mio padre venne a vivere in Ohio. Avevo solo sette anni quando accadde.
Allora non capivo molte cose, ero convinto che mio padre ci odiasse e lo odiai anche io, per anni.
Mia madre non lo smentiva, e io andai avanti così. Non lo vidi per anni, davvero.
Crescendo però avevo problemi peggiori di mio padre. Scoprii di essere gay e, beh, la Virginia non è esattamente lo stato più aperto di sempre. O per lo meno la mia cittadina non lo era.
Andai al Junior Prom con un ragazzo, un mio amico, e ci pestarono a sangue, lasciandoci sul ciglio della strada.”
Kurt trattenne il fiato ma non disse nulla.
“Quando mio padre lo venne a sapere, non chiedermi come perché non ne ho idea, spostò letteralmente mari e monti perché venisse tolta la custodia a mia madre. Così mi trasferii qui, alla Dalton, conservando nel cuore tutto l’odio che avevo per lui e senza nasconderlo più di tanto.
Qualche mese dopo essermi trasferito, mia madre morì, e lì scoprii tutto.
Mio padre non odiava ne me ne mia madre, ma sapeva che non era felice con lui, quindi la lasciò.
Sapeva anche che lei soffriva di una grave forma di depressione, e le pagò ogni cura possibile, e sembravano funzionare, ma quando perse anche me.. Beh, semplicemente crollò.
Mio padre era assolutamente in buona fede, voleva che fossi al sicuro il più possibile, e sebbene l’Ohio non sia uno stato molto più aperto della Virginia, qui c’era la Dalton ed era abbastanza.
Inoltre venni a sapere che le lezioni di pianoforte, di canto, di qualsiasi cosa, erano pagate da lui. Cercava a modo suo di starmi vicino, sebbene non potesse fisicamente.
Nel momento in cui sapevo tutta la storia il mondo mi crollò addosso.
Avevo odiato per anni un uomo che non aveva fatto altro che amarmi.
Non ero stato capace di badare a mia madre, non ero stato capace di accorgermi che chiaramente non stava bene.
Sono scappato da casa in un posto dove sarei stato al sicuro, lasciandola sola, da vigliacco.”
Gli occhi di Kurt si illuminarono a quella parola, riconoscendola sin troppo bene,
“Mi sono sentito così solo, così inutile, così piccolo di fronte a tutto il resto. Troppo piccolo per significare davvero qualcosa in questa vita o in quella degli altri, e semplicemente non ce la facevo.
Mio padre ha avuto davvero paura che cadessi in depressione come mia madre, ma non accadde solo grazie ai Warblers.
Mi hanno letteralmente tirato fuori, mi hanno dimostrato che ancora servo a qualcosa, anche se si tratta solo di vincere una stupida competizione canora.. E poi sei arrivato tu. Così simile a me, così triste.. Non potevo lasciarti andare, capisci? Non potevo solo chiudere gli occhi e andare avanti..”
Gli sorrise dolcemente, e Kurt non poté impedirsi di alzarsi e abbracciarlo stretto, accarezzandogli il capo.
Il solo pensiero di quanto aveva sofferto, di quanto si fosse sentito solo.. E lui aveva continuato a respingerlo per tanto tempo, prima di capire che davvero non lo avrebbe abbandonato.
Depositò un lieve bacio sulla fronte del moro.
“Non credere mai, nemmeno in un'altra vita, di essere inutile. Sei il mio tutto, davvero. La mia forza, la mia ancora.” Sussurrò direttamente al suo orecchio, e lo baciò con dolcezza.
 
Si riscossero solo quando udirono un auto praticamente nel vialetto di casa, e si staccarono di botto.
Uno, due , tre scalini, due passi, e la porta di casa si aprì, rivelando un uomo piuttosto giovane, capelli scuri e occhi dolci come quelli di Blaine.
“Hey papà..” lo salutò il moro, nervoso.
“Hey Blaine..” l’uomo dedicò solo un secondo della sua attenzione al figlio, per poi dedicarsi completamente al ragazzo castano ancora impietrito in cucina.
Blaine seguì lo sguardo dell’uomo.
“Ehm.. Lui è Kur-Kurt. Il mio.. Il mio..”
“Il tuo ragazzo, presumo.”
“Esatto, signore. Kurt Hummel. Piacere.” A quanto pare Kurt parve riscuotersi. Fece un passo e tese la mano all’uomo, che la strinse.
“Chiamami Peter, ti prego. E’ tua la moto qua fuori?”
“Si sig-Peter. E’ mia.”
“Davvero bella, ma la prossima volta mettila nel vialetto, per quanto sia tranquillo questo quartiere i rompiscatole non mancano mai.. Allora Blaine, mangiamo o avete già mangiato? In tal caso spero che mi abbiate lasciato qualcosa perché sono affamato!”
Fu come svegliarsi da un sogno. Blaine rise e disse che no, non avevano ancora mangiato, Peter lo minacciò di servirsi di Kurt se non si fossero dati una mossa a chiamare il cinese e infine cenarono insieme come in quelle famiglie dei film anni cinquanta. L’unica cosa che realmente li legasse a quelle pellicole, rifletté poi Kurt, era il clima di pace, armonia e famiglia.
 
Ovviamente andarono al concerto, e fu’ fantastico.
Lo spettacolo fu una meraviglia, tutti si esibirono al loro meglio e quando nel finale proposero Don’t Stop Believin’, dedicandola a un amico, Blaine era certo di aver visto Kurt asciugarsi velocemente gli occhi, per poi applaudire entusiasta.
Dopo che il sipario fu calato propose di andare a congratularsi di persona, e il moro acconsentì felice, stringendogli la mano.
Quando furono davanti la porta, aperta, dell’aula dove si udivano le urla di giubilo dei ragazzi; Kurt inghiottì a vuoto un po’ d’aria e rafforzò la presa sulla mano di Blaine.
Prima che però potessero dire o fare altro un tizio enorme e alto li portò dentro, prendendo Kurt per una spalla.
Oh, era solo Finn, ma nella confusione sembrava uno yeti fuori stagione.
“Kurt! Blaine! E’ fantastico che siate venuti!” disse tutto contento il ragazzo, attirando l’attenzione di altre quattordici paia di occhi. Blaine ne riconobbe alcuni solo per via delle articolate descrizioni di Kurt, ma non poteva fare a meno di sentirsi imbarazzato.
Infine una voce alta e squillante ruppe quel momento.
“Sono così felice che siate venuti!” Qualcuno si spostò di lato, e infine comparve anche Rachel, la ragazza di Finn nonché la stessa che li aveva invitati insieme a ..
“Te l’avevo detto che sarebbero venuti” proruppe una voce profonda alla sinistra di Blaine. Mercedes, appunto. Sembrava che sapessero dire solo quello.
“Ehm..” provò Blaine, considerate che il suo ragazzo sembrava aver subito un petrificus totalus. “Ciao”
Wow, meritava il premio per l’originalità.
Ma a quanto pare ai ragazzi bastò perché sembravano sapere tutto di lui. E della sua relazione con Kurt.
Quando cominciarono a parlare tutti insieme, scambiandosi impressioni su di loro, quasi dimentichi della loro presenza, Blaine lanciò uno sguardo al castano.
Sorrideva. Sorrideva in modo dolce, mite, felice.
Era tornato a casa.
 
Pian piano, le cose ricominciarono a girare per il verso giusto.
Kurt tornò a frequentare gli amici di prima, a cui spesso e volentieri si univa anche Blaine, portando con sé alcuni Warblers, facendo sì che il solo gruppo occupasse un intero locale.
Il Glee club della Dalton sbancò letteralmente a Chicago, guadagnandosi un secondo posto di tutto rispetto, e portando tutti loro al non poter cantare o anche solo parlare per un intera settimana. Comunicavano a gesti, cosa che aveva creato non poca confusione.
Per Kurt e Blaine fu quasi traumatico non vedersi per tre interi giorni. Sebbene il moro non avesse neanche il tempo di respirare, Kurt doveva minacciarlo seriamente se voleva che mettesse giù la sera, quando era stravolto al punto tale che il telefono aveva rischiato più di una volta di cadergli di mano.
Appena riuscì a sgusciare fuori dalle porte dell’aereo, una volta tornati a Columbus, non ci mise molto a individuare in tutta la folla Kurt. Lo avrebbe visto anche nel bel mezzo del black Friday, con tutta la gente che lottava per appropriarsi dei vestiti.
Era come se rilucesse, tenue ma efficace, e in un niente fu tra le sue braccia, che lo tennero stretto per un bel po’.
Infine, quando i Warblers attorno a loro li avevano osservati abbastanza tempo e fatte abbastanza foto, si separarono, sorridendo.
Lasciarono la valigia di Blaine a Wes, che si assicurò che arrivasse a casa del moro, mentre loro due presero la moto e andarono via, senza una meta precisa.
Bastava stare insieme perché ogni posto fosse quello giusto.
 
Kurt tornò nel Glee club, e la prima canzone che cantò fu quella di una donna, con sommo piacere di tutti.
La cosa che piacque un po’ meno fu l’amarezza di cui era intrisa, l’intensità con cui le sentiva.
Kurt non stava cantando solo ai suoi compagni del Glee club. Cantava anche a Blaine, gli raccontava se stesso come se lui fosse stato lì ad ascoltarlo, come se fosse stato lì a tenerlo per mano come sempre.
 
Spesso le cose non erano facili, e forse non lo sarebbero mai diventate.
Ma, come Kurt si ritrovò a considerare in un caldo giorno d’inizio giugno, se lui aveva trovato Blaine – o meglio, se Blaine  era riuscito a trovare lui - forse non sarebbe andato tutto così male.
Finché avrebbe avuto quel ragazzo con gli occhi dorati al suo fianco, tanto gli bastava.
 
L’ultimo anno di entrambi cominciò nel migliore dei modi. O almeno non nel peggiore.
Blaine si era trasferito al McKinley, perché un altro anno come il precedente, in cui arrivavano a fare i salti mortali pur di vedersi, non lo voleva passare. Voleva Kurt, sempre, costantemente al suo fianco.
E Kurt non era da meno.
Era tornato a scuola radicalmente diverso da come l’aveva lasciata. Abiti firmati, i suoi adorati abiti. Capelli acconciati alla perfezione e un sorriso mite in volto.
Unico ricordo dell’anno precedente era il percing sul volto, a cui pareva essere affezionato.
La verità era che quel periodo è stato parte di lui e non voleva dimenticarlo.
Avere Blaine accanto lo rassicurava e oltretutto aveva impedito lo scoppio di una rissa –lui, in una rissa,ironico- perché uno di quei geniali e cordiali giocatori di Hockey aveva deciso di dare il benvenuto a Blaine a modo loro. Grave errore.
Fortuna che la camicia di Armani non si era macchiata.
 
 Kurt una volta aveva detto di non essere un angelo, ed era vero.
Ma Blaine non aveva bisogno di questo. Blaine non voleva qualcun altro.
Blaine voleva Kurt. Con i suoi problemi. Con le sue manie. Con la sua dolcezza. Con il suo amore.
Forse gli angeli neanche esistevano.
Ma questo, a Blaine Devon Anderson, non interessava. 

 
Wow. Quindi è finita.
Vorrei dirvi tante cose, ma la verità è che non ricordo neanche come mi chiamo.
Ok, calma. Andiamo per ordine.
Il litigio è stata una delle prime cose che avevo programmato, perché il Glee club per Kurt è sempre stato fondamentale e ho voluto rimarcare il concetto. A Kurt manca davvero la sua famiglia, e per quanto Blaine sia..beh, Blaine, non sarà mai come loro.
Il passato di Blaine è venuto quasi di conseguenza a quello che scrivevo.
Il punto è che non avrebbe mai potuto aiutare Kurt davvero se non aveva idea di come stava.
Spero di aver reso il concetto, il punto è che solo chi soffre riconosce il dolore negli altri.
Non so perché ho parlato di quel particolare rapporto con il padre. Il punto è che volevo far notare che spesso anche chi crediamo sia una figura negativa nella nostra vita si rivela essere quella che ci ama di più e non chiede nulla in cambio.
Si, ok, Blaine mi odia perché le sue storie sono sempre le peggiori. Scusa tesoro! 

Non credo sia successo altro di cui parlare. Diciamo che la seconda parte è stata tipo la chiusura del cerchio, la conclusione in cui tutti i nodi vengono al pettine ecc..
Dovrei smetterla di parlare per frasi fatte..
Comunque, avete capito, no?


Passiamo alla parte "seria": i ringraziamenti.
In primis, alla mia Beta,(si, sempre lei, perché se lo merita davvero!)
A chi ha recensito :siete bellissime!
A chi ha messo nelle seguite, nelle preferite *///* e nelle ricordate!
Love you all!

Adesso vi lascio liberi! Ricordatevi di lasciare il vostro parere! Sono in ansia!
per chiunque volesse, la mia pagina --->the greatest thing you'll ever learn is just to love and be loved in return

Un saluto a tutti! E grazie per avermi dedicato un po' del vostro tempo!
Un bacio!

Gip

*se ne va a ballare con Jim Moriarty*
   
 
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