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Autore: Noir93    02/10/2013    12 recensioni
"Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, Malfoy dannazione! Mi stai ascoltando?" Gli gridò dietro la Mezzosangue. Lui ghignò nella sua direzione, le mani affondate nelle tasche, la mente che gli intimava di andarsene, il desiderio che gli ribolliva nelle vene invece, di prenderla e farla stare zitta in qualche modo. Ma non è questo d'altronde, quello contro cui lottiamo una vita intera? L'eterna lotta tra cuore e ragione?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Ginny Weasley aveva freddo.

 

Tutto nella stanza, ogni superficie, era di un bianco accecante, che le feriva gli occhi arrossati. Si sentiva come se si stesse rimettendo da una lunga malattia, ma tutto ciò che riusciva a ricordare era di essere andata a cercare qualcosa da mangiare quella mattina all'alba, poi il buio più totale.

Lentamente riuscì ad andare oltre il velo di nebbia che rendeva l'ambiente circostante indistinguibile, e realizzò di trovarsi in infermeria.

Lanciando una breve occhiata verso la finestra intravide il cielo magnificamente rosato, segno che l'alba era al suo zenit.

 

 

Improvvisamente si materializzò una chioma corvina ondulata, che giaceva profondamente addormentata accanto il suo fianco destro, con la fronte poggiata sul lettino.

Sorrise istintivamente.

Blaise la stava vegliando, era lì.

Sciolse con delicatezza la presa dalla sua mano, e quest'ultimo si svegliò, schiudendo pigramente gli occhi color del zaffiro che tanto l'ammaliavano.

Vedendola sveglia, le sue labbra si tesero in un enorme sorriso, e con un balzo si fiondò su di lei, stringendola tra le braccia.

“Oh Ginevra.. mi hai fatto preoccupare da morire..” le mormorò, baciandole i capelli rosso fiamma.

“Blaise..sto bene.. mi dispiace tanto averti fatto preoccupare, io non ricordo nulla di quello che è successo.. come ci sono finita qui?” boccheggiò lei, abbracciandolo stretto.

Il moro le raccontò concisamente delle lunghe ore di ricerca per il castello, e poi del grande spavento nel bagno dei prefetti, e per ultimo estrasse dalla tasca il biglietto accartocciato del misterioso aggressore, e in silenzio glielo porse.

Ginny lo lesse rapidamente, e aggrottò la fronte: “Io non ricordo di aver incontrato nessuno.. ma immagino faccia parte di ciò che mi hanno fatto.. qualunque cosa si tratti. Pero' a logica penso si tratti di un Serpeverde.”

Zabini sbuffò, ravvivandosi i nerissimi capelli con sensualità innata.

“Certo che voi Grifondoro siete proprio fissati con la nostra casa.. e gocciola il bagno, sono i Serpeverde! La fame nel mondo? I serpeverde! Gazza lava le scale? Ancora i Serpeverde.. sai che sorpresa!”

Ginny alzò gli occhi al cielo e gli mollò un pugno sulla spalla.

“La smetti di fare l'idiota?! E' chiaro che si tratta di un Serpeverde, non perchè io abbia voglia di fare discriminazione, ma perchè solo uno di voi mi avrebbe chiamata traditrice del mio sangue, è evidente.”

A questo Zabini non poteva di certo controbattere.

“Non importa chi sia stato.. se un Serpeverde o il Signore Oscuro ritornato dal regno dei morti, chiunque sia il responsabile la pagherà.. te lo prometto.” Affermò accoratamente, accarezzandole la mano con gesti delicati delle falangi.

Gli occhi illuminati dalla sua solita espressione splendente, la Grifondoro lo afferrò saldamente per la mano e lo attirò a se, unendo le proprie labbra a quelle del Serpeverde.

Quest'ultimo inizialmente rimase inebetito dal gesto, ma subito dopo prese ad approfondire il bacio, accarezzandole la lingua con passione.

“Che ore sono?” gli domandò Ginny, allontanando per un attimo le labbra dalle sue.

“Circa le cinque del mattino..perchè?” domandò il Serpeverde perplesso, osservando le mani di lei che giocherellavano con i bottoni della sua camicia.

La grifondoro sorrise, ed era un sorriso carico di malizia. “Abbiamo tempo da recuperare.” disse soltanto. Lo attirò sopra di se, facendolo distendere sul proprio corpo, e prese a divorargli le labbra tra piccoli morsi e baci appassionati.

Zabini, dal canto suo, sentiva che non avrebbe potuto resistere per molto, la camicia da notte che indossava Ginevra non lasciava molto all'immaginazione, ed era letteralmente divorato dalla voglia di fare l'amore con lei da giorni.

Si sfilò rapidamente le scarpe, e s'infilò sotto le coperte, il corpo premuto contro quello di lei, l'erezione ben percepibile attraverso i pantaloni.

“Togliteli.” ringhiò quasi la Rossa, alludendo al capo di vestiario, ormai troppo stretto per contenere la sua eccitazione.

In un attimo il Serpeverde se li sfilò e così anche i boxer, le sollevò la camicia da notte all'altezza dei fianchi e spostando appena gli slip di lei, le entrò dentro.

Premette dolcemente una mano sulla bocca di Ginevra per coprire i suoi gemiti soffocati, e iniziò a muoversi sempre con maggiore urgenza.

In pochi minuti, sarà per l'eccitazione della paura di essere scoperti, o per “l'astinenza” forzata di quei giorni, le regalò un orgasmo intenso e prolungato, e immediatamente dopo la seguì, poggiando la fronte su quella di lei, e leggendo il piacere nei suoi occhi.

Pochi istanti dopo aver recuperato l'uso della parola, si strinsero con dolcezza, e Ginny affondò il volto nel suo petto.

“Grazie per avermi trovata, Blaise.. senza di te forse ora non sarei qui..”

Lui le carezzò con dolcezza i capelli: “ Non dirlo neanche per scherzo Ginevra..promettimi di non farmi preoccupare mai più così.. promettimelo.”

La Rossa chiuse gli occhi, beandosi del calore dei loro corpi uniti.

“Te lo prometto.”

Passarono alcuni istanti immersi nel meraviglioso suono del silenzio reciproco, fin quando Ginevra non disse:

“Blaise?”

“Mm.. cosa Ginevra?” mugugnò mezzo addormentato, il moro.

“Ti amo.”

Silenzio. La strinse tanto forte da farle quasi male.

“Ti amo anch'io.. sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.”

 

 

 

Alle otto del mattino l'infermeria era molto più affollata di quanto lo fosse stata all'alba. Ron, Hermione, Harry, Malfoy, la Mcgranitt e Madama Chips attorniavano il letto della più giovane dei Weasley, parlando tutti contemporaneamente e sommergendola di domande di ogni genere.

Anche se obiettivamente non era in grado di illuminarli granchè, circa il proprio aggressore o come si fosse ritrovata magicamente nel bagno dei prefetti, vedere li intorno tutte queste persona che tenevano a lei era qualcosa che arrivava quasi a commuoverla.

Cosa che avvenne veramente, quando fecero il proprio ingresso trionfale Fred e George, entrambi fasciati a pennello nella meravigliosa divisa dei Tiri Vispi, e i volti piegati nello stesso, identico, sorriso.

“Ma no Ginny, se avessimo immaginato che vedere le nostre bellissime facce ti avrebbe fatto commuovere, avremmo portato anche delle foto formato poster da attaccare in camera!” esclamò Fred, fingendosi addolorato.

Per tutta risposta ginny gli tirò un cuscino, e poi li obbligò a farsi stritolare senza alcuna pietà; non le capitava spesso di vedere i suoi fratelli durante l'anno scolastico.

 

Malfoy, dal canto suo, se ne stava in disparte rispetto quell'allegro quadretto familiare, sentendosi come qualcuno tirato a forza in una fotografia dove non c'entrava assolutamente nulla con i soggetti.

Non provava più un concreto disprezzo nei confronti dei Weasley, anche in questo la guerra l'aveva cambiato, rendendo per lui più evidente che mai, che la ragione per cui si erano battuti era effimera quanto vergognosamente retrograda, e quindi non poteva fare a meno di sentirsi semplicemente di troppo, in quella stanza.

Arretrando un passo alla volta, con la massima discrezione, guadagnò la porta e uscì.

 

Di andare a lezione non se ne parlava.

Era una mattinata uggiosa e umida di inizio novembre, e passeggiare per i corridoi quando non c'era nessuno in giro era da sempre qualcosa che lo aveva rilassato.

Perchè sì, ne aveva bisogno, di rilassarsi. Aveva bisogno di riflettere, assimilare, trovare un perchè di quella sensazione di benessere e malessere che lo accompagnava da quando era successo quel che era successo con la Granger, e di tutta la frenesia di quei due giorni per il ricovero della Weasley.

Si ritrovò a domandarsi che cosa stesse facendo sua madre in quel momento; certamente il manor sarebbe stato impeccabile come sempre, e prese in considerazione l'idea di tornare a casa per le vacanze: non voleva lasciare sua madre da sola durante le feste.

Eppure il pensiero di non poter trascorrere quei giorni con la Mezzosangue lo disturbavano in modo estremamente fastidioso.. da quando in qua era diventato una specie di femminuccia rammollita?!

Da quando in qua non ragionava più solo per i propri interessi?

 

Continui flash di quello che era successo tra lui e la Granger gli balenavano in mente, così nitidi da sembrare possibili anche in quello stesso momento.

L'aveva desiderata così tanto in quei due mesi, che adesso che era accaduto realmente gli sembrava soltanto tutto un incredibile sogno ad occhi aperti.

Le mani fra i suoi capelli, il profumo naturale della sua pelle, così fresco e pieno di vita.. il suo corpo in balia delle sue mani, delle sue labbra.. sentiva l'eccitazione crescere nuovamente soltanto al pensiero.

Eppure, c'era un qualcosa che guastava quella sensazione di benessere che lo circondava come un meraviglioso alone dorato, si sentiva in qualche modo incompleto, aveva addosso quella sensazione di irrequietezza.. come quando esci di casa, ti frughi nelle tasche, nella borsa, ma sei comunque certo di aver lasciato in camera tua qualcosa di fondamentale.

Sentiva che mancava qualcosa, soltanto che non riusciva a capire cosa.

 

Si aggirò un altro po' per i vari corridoi, fin quando s'imbattè in una stanza che non aveva mai notato, in un corridoio del secondo piano.

Era una stanza luminosa e arieggiata da tre grandi finestre, poste una accanto all'altra.

Tutte le pareti della stanza erano spoglie, eccetto per un dipinto che fece perdere un battito al suo cuore.

Muovendosi il più silenziosamente possibile si avvicinò alla tela, racchiusa in una semplice cornice, la bocca leggermente schiusa per lo stupore.

Ne riconobbe i lineamenti, familiari quasi quanto quelli di un membro della sua famiglia, l'espressione tetra e sempre seria, e gli occhi, adombrati nel profondo da qualcosa che non aveva mai saputo individuare negli anni precedenti, ma che adesso, forse alla luce della sua nuova maturità, riuscì a comprendere immediatamente: malinconia.

 

Fece scorrere il dito sull'incisione posta alla base del dipinto, ma non ebbe bisogno di leggere il nome per sapere di chi si trattasse.

 

Severus Piton.

 

Negli anni passati si era sempre domandato che cosa si celasse dietro la freddezza di quegli occhi neri e impenetrabili. E improvvisamente, era bastato rivedere una sua rappresentazione appena un anno dopo la sua dipartita, per comprendere sfumature della sua espressione che mai Draco si sarebbe sognato di essere in grado di decifrare.

Chissà per cosa Piton nutriva tutta quella malinconia..chissà se nel luogo dove adesso risiedeva aveva finalmente trovato la pace.

 

E per lui, per Draco Lucius Malfoy, ce ne sarebbe mai stata pace?

Le azioni della guerra lo avevano cambiato, per quanto fosse possibile cambiare per uno come lui, purosangue e viziato fino all'osso, ma qualcosa dentro di lui si era smosso, e lo sapeva.

Da quando poi aveva posato gli occhi sulla Granger, aveva quasi iniziato a credere sul serio di possedere un cuore.

Non un cuore nel senso stretto, sapeva di essere in possesso dell'organo che batteva il suo ritmo costante, i suoi bpm essenziali per la nostra sopravvivenza.

Ma un cuore nel senso lato, qualcosa che fosse in grado di fargli provare, di scaldare quel gelo che avvolgeva la sua anima, ammesso che ne avesse ancora una.

Era sempre stato parzialmente convinto che la sua anima fosse evaporata nel momento stesso in cui il suo braccio era stato dolorosamente marchiato.

Aveva guardato l'Oscuro signore nelle sue fredde, pupille, vuote, e non ci aveva visto altro che se stesso; solo un ragazzo, la cui esistenza aveva appena intrapreso un cammino di non ritorno.

E forte di questa convinzione, aveva iniziato ad affogare se stesso in amplessi vuoti, con ragazze i cui volti si fondevano nel crudo abbraccio della notte più nera, nell'abbraccio dolceamaro dell'ubriachezza e della droga, fuggendo da quello che temeva più di ogni altra cosa: un confronto con se stesso.

Annientato dai ricordi, che s'inseguivano sempre più freneticamente nella sua mente, si lasciò scivolare lungo la parete cui era appoggiato, e si sedette sul freddo pavimento di pietra.

 

Chiuse gli occhi, poggiando la nuca contro la parete, respirando profondamente.

Cazzo, moriva dalla voglia di una sigaretta e un paio di bicchieri di Whisky.

Focalizzò il volto della Granger dietro le palpebre, senza neanche rendersene conto.

Pensò a come la luce del sole faceva sembrare a tratti dorati, i suoi occhi nocciola, a quelle piccole labbra a cuore che aveva distrutto a furia di baci.

La mezzosangue aveva questo strano effetto su di lui: da una parte gli faceva venire voglia di violarla in tutti i modi possibili, contaminare la sua innocenza innata con la sua oscurità, divorarle l'anima, possederla in ogni modo.. dall'altra tenerla stretta fra le braccia e proteggerla da tutti i mali possibili.

 

Da ascoltare:  http://www.youtube.com/watch?v=ejgPZpOk1dE             (se non è in rilievo dovete fare copia e incolla del link su youtube :)  ) 



“Che cazzata..” disse ad alta voce, riflettendo sul fatto che quello da cui avrebbe voluto proteggerla era stato causato anche dalla sua stessa famiglia.

“Cosa è una cazzata?”

 

Spalancò gli occhi esterrefatto, come se l'avesse evocata, la Mezzosangue era lì, sulla soglia della porta, che lo osservava.

“Lascia perdere..” mormorò, tornando a chiudere gli occhi.

Sentì dai suoi passi che si stava avvicinando, per poi lasciarsi scivolare accanto a lui sul pavimento.

“Perchè te ne sei andato?” ruppe il silenzio, la Mezzosangue, sapeva sempre qual era la domanda giusta da fare, lei.

“Mi sentivo fuori posto.”

Non aveva voglia di tergiversare, inventare scusanti o fingere, non in quel momento.

Potè sentire lo sguardo di lei posarsi sul proprio volto, anche senza guardarla; il suo profumo lo penetrava a ondate, quella fragranza così fresca e innocente, così diversa dalla propria, artificiosa e costosa, il profumo di un rampollo, il profumo di un cavaliere rimasto senza armatura.

Per qualche istante si sentì meno solo.

“Perchè sei venuto qui, Draco?” gli domandò poi, la Granger, senza toccarlo.

Desiderava essere toccato, sentire la stretta rassicurante delle sue mani, il battito forte e orgoglioso del suo cuore contro il proprio petto, ma non osava muoversi.

“Avevo bisogno di pensare.”

La Grifondoro annuì, e lui sapeva che capiva davvero.

“Ti manca?” gli domandò poi, facendo riferimento al Piton raffigurato di fronte a loro.

Si strinse nelle spalle, lo sguardo fisso in un punto non ben definito.

“A volte sì. Era quasi come uno della famiglia. Anche se dopo gli ultimi sviluppi, ho quasi la certezza di non averlo mai conosciuto veramente. Vedi quel velo di tristezza che ha nello sguardo? Io non l'avevo mai notato in vita mia, prima di oggi.”

“Possiamo credere di conoscere qualcuno, ma ci saranno sempre aspetti della loro anima che resteranno per noi ignoti.” commentò dolcemente la Mezzosangue, poggiandogli esitante una mano sul braccio.

“E cosa mi dici della mia di anima, Granger?” domandò poi, fissandola dritto negli occhi.

Lei sorrise, senza mostrare i denti, un sorriso dolce e spontaneo che lo scaldò dentro.

“Credo che sia fatta di luce e oscurità, come quella di tutti.”

Draco rimase in silenzio, osservando i granelli di polvere danzare in quadrato soleggiato.

Con lentezza si sbottonò la manica sinistra della camicia, mettendo a nudo la parte di braccio marchiata.

La vide trattenere leggermente il fiato, osservando il marchio nero stampato a fuoco sul suo braccio.

“E se... e se in me ci fosse più oscurità che negli altri?”

La mano di lei gli carezzò lentamente il braccio in una morbida discesa, fermandosi poi all'altezza del marchio, e coprendolo con il proprio palmo morbido.

“Credo che questa non sia stata una tua vera scelta Draco, ma solo la conseguenza di tante azioni portate avanti dalla tua famiglia. Credo che sia solo un intreccio di linee e nient'altro.” commentò con forza, aumentando la stretta intorno al suo polso.

“Tu vuoi credere questo perchè credi che in me ci sia più luce che oscurità.”

“Sono una dei buoni, Malfoy, io crederò sempre che la luce trionfi sull'oscurità.”

 

Chiuse nuovamente gli occhi.

Tutta quella situazione era una follia.

Tenendo sempre gli occhi chiusi l'attirò a sé, poggiando le proprie labbra su quelle di lei.

Si baciarono con lentezza, godendo reciprocamente del sapore dell'altro sulla lingua.

Improvvisamente si staccò di lei, alzandosi in piedi e trascinandola con sé.

Stringendola contro il proprio petto, si scostò con eleganza la frangia bionda, e la trapassò con i propri occhi ghiacciati.

“Granger..ti andrebbe di ripetere l'esperienza di due giorni fa?” sorrise tra le sue labbra, mordendole piano.

Lei lo fissò con quei suoi occhi così particolari, e annuì senza dire niente, un largo sorriso che si faceva strada sulle sue labbra.

“Allora ci vediamo davanti il dormitorio dei Serpeverde fra dieci minuti, dammi solo il tempo di sgomberare un po' il campo.” le strizzò l'occhio con fare complice, e dopo qualche altro interminabile bacio, si separarono.

 

Ma nessuno dei suoi piani focosi da sperimentare con la sua adorata Mezzosangue si poterono realizzare, perchè uscendo dal dormitorio dei Serpeverde, la trovò svenuta sui gradini, un bigliettino stretto nella mano, i lineamenti di pietra come quelli di una bambola di porcellana.

E se qualcuno avesse visto la corsa frenetica di Draco Lucius Malfoy fino all'infermeria, il corpo di Hermione Granger fra le braccia, avrebbe visto le iridi ghiacciate del ragazzo dall'anima oscura illuminate da un velo delicato di qualcosa che poteva somigliare incredibilmente a delle lacrime.









Vi chiedo perdono per l'imperdonabile ritardo. Non ho voluto farvi soffrire in attesa lo giuro!
Ma avevo tre esami da sostenere e oggi mi sono ache ricominciate le lezioni all'università, perciò
purtroppo ho avuto molto poco tempo libero. Ma ehi, sono ritornata con un aggiornamento notturno come 
d'abitudine, e anche se il capitolo non è molto lungo spero sia di vostro gradimento, c ho messo molto impegno. 
Il titolo è tratto da un verso della canzone che vi ho linkato da ascoltare in quel particolare momento di Draco, è una
canzone che personalmente trovo meravigliosa e piena di significato e che si abbina perfettamente alla mia idea della
personalità di Draco. Spero l'ascoltiate e che vi piaccia quanto piace a me. (se guardate the vampire diaries c'era 
in una splendida scena delena nella 3x02) 
Grazie infinite per tutte le belle mail che mi avete mandato spronandomi a scrivere e a continuare la storia, mi avete
resa davvero felicissima, e mi avete dato la forza di scrivere ancora :) 
Al solito se vi va recensite, e ditemi tutto quello che pensate, cosa vi aspettate, domande impressioni, insomma tutto. 
Avevo promesso di fare il saluto a tutti coloro che mi lasciavano recensioni più spesso e vi prometto che lo farò nel prossimo
capitolo, ma stasera sono troppo stanca perciò vi chiedo venia, ma sappiate che siete nel mio cuore e le vostre recensioni
mi incoraggiano sempre a continuare. Grazie infinite a tutti voi! 

Have a nice night 

Noir

  
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