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Autore: _Hana    02/10/2013    0 recensioni
Non esiste una vera ragione per la quale ci si innamora.
Succede.
Succede e basta.
E così in men che no si dica ti ritrovi catapultata in un mondo che non è più il tuo.
In un mondo che ha tutte le sembianze di quello in cui sei sempre stata abituata a vivere, ma che in realtà non riesci più a riconoscere come realmente tuo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ro

La pioggia batteva.
Batteva rumorosamente, sui vetri, sulle fronde degli alberi, sulle tegole dei tetti, sui parabrezza delle auto.
Batteva per le strade, batteva su stivali da pioggia indaffarati che cercavano disperatamente di muoversi per quella affollata città nel bel mezzo di quella tempesta.
Batteva sui centinaia di ombrelli colorati, batteva sull’unica cosa che cercava di colorare quella giornata altresì così grigia.
Tutto era rumoroso, tutto batteva…
Ma, sebbene il tempo non accennasse a voler risparmiare i poveri abitanti di quell’affollata città, non tutti ne erano scontenti.
C’era una ragazza.
C’era una ragazza in una piccola stanza color turchese, con la schiena poggiata al muro, seduta per terra, che sentiva…
Sentiva la pioggia.
Sentiva che batteva.
E sta lì.
Incantata da quel suono.
E pensava a tutti quelli che andavano di fretta, che non si fermavano sotto la tempesta per sentire i suoi discorsi; che andavano di fretta e si perdevano tutto quello che la pioggia cercava disperatamente di offrire agli esseri umani, nell’unico modo che sfortunatamente conosceva.
Batteva, continuava, sembrava non volesse fermarsi mai, come se avesse voluto dire troppo, come se avesse saputo che il  tempo non le sarebbe bastato.
E allora batteva più forte.
Sì, batteva.
Batteva su quella città sempre di fretta.



“Sembra che questa volta non abbia proprio intenzione di smettere…”
Era il mattino seguente, e infatti, durante la notte la pioggia non si era né fermata né sembrava che volesse accennare a diminuire d’intensità.
Stivali di gomma ed un ombrello colorato, e così si esce.
Si esce sotto la pioggia.

Era facile riconoscerla: era l’unica che in quelle fredde giornate uggiose continuava ad andarsene in giro con il sorriso sulle labbra, che saltellava allegramente tra una pozzanghera e l’altra, l’unica che sembrava la pioggia non riuscisse a scalfire, per quanto scendesse sempre più pesantemente.
Nessuno sapeva come facesse, come riusciva a conservare intatto il suo buonumore in ogni circostanza, molto spesso la consideravano matta, o il più delle volte semplicemente strana.
Non era normale conservare nell’adolescenza quella gaiezza che contraddistingue l’infanzia.
Quel sorriso spensierato, non rivolto ad una sola persona, ma al mondo in  generale, come se volesse dire “Eccomi, sono qui! E non vorrei essere da nessun’altra parte.”
Camminava così, allegra, sotto la pioggia che batteva, con i suoi stivali di gomma ed il suo ombrellino rosso.

 
“Si può sapere come fai ad essere contenta con un tempo del genere?”
Era Maria, la più dolce e affettuosa compagna di banco che si potesse desiderare: gentile, altruista, educata, ma soprattutto la più grande meteoropatica che si potrebbe mai aver la fortuna di incontrare.
“Mi piace la pioggia, non so come spiegarmi… è un po’ come se mi facesse compagnia. Capisci?”
“A dire il vero no.. è difficile capirti…”
Ci era abituata a queste affermazioni, un tempo ci rimaneva male, ma ormai le prendeva per lo più come complimenti: ebbene sì, era strana, ma non le dispiaceva per nulla.
Si chiamava Rosa.
“Ma puoi chiamarmi Ro” diceva.
E la sorte era stata così dispettosa da donarle quegli strani capelli color del rame e due grandi occhi azzurri; una personcina bassa e esile, a prima vista talmente delicata che sembrava che al primo soffio di vento corresse il rischio di essere portata via, in luoghi lontani.
Ma neanche le sarebbe dispiaciuto troppo probabilmente.
Una presenza fin troppo vivace in un corpo troppo piccolo per contenerla.
 
Così in quella mattina piovosa, di quella giornata piovoso, in quella vecchia classe di quel vecchio liceo comincia la nostra storia.
Una storia che ha il ritmo della pioggia che batte.

 


Off
Giorno :)
Non so cosa mi sia preso…
Non so perché scrivere questo.
Non so il perché di questi periodi strani, di queste frasi spezzate, di questi spezzettoni con argomenti tutti diversi che mi confondono le idee..
Stasera mi è uscita così.
Perfavore non state a guardare tutti gli errori di sintassi, o tutti verbi che ho tolto perché “tanto secondo me si capisce lo stesso”
Il risultato finale anche se un po’ confuso mi sembra simpatico
Sarei felice se mi diceste cosa ne pensate, e se volete dirmi gli errori di grammatica prometto che in un momento di lucidità correggo tutto ahahah
Grazie mille per aver letto il capitolo, sono contenta :)
Un bacione
_Hana
  
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