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Autore: Le rose di Versailles    03/10/2013    5 recensioni
Oscar e Andrè vengono attaccati a Saint Antoine,ma le cose prenderanno una piega diversa...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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La scoperta


… E così lo amava. Era successo.
La consapevolezza di tutto questo fu così forte ed improvvisa che le ricordò la violenza di un pugno. Ma dov'era? Cos'era accaduto? La testa le doleva, come la maggior parte del suo corpo. Si guardò le mani: i guanti bianchi erano sporchi ed insanguinati. Si erano strappati sul dorso della mano destra.
Era sulla carrozza con André, a Parigi, e all'improvviso era apparsa una folla urlante, erano stati trascinati fuori con la forza, lei gridava, André gridava, la folla gridava …
Il ricordo successivo era il viso di Fersen, che la chiamava e la guardava con un'espressione spaventata.
- Oscar, cosa vi è successo? State bene? -
Subito non aveva realizzato completamente, ma di colpo si alzò in piedi gridando - André! Dove sei André? André!!-
- Siete impazzita Oscar? - Aveva replicato il conte - Volete forse morire? Non potete tornare là! - E la tratteneva con la forza, poiché lei non lo ascoltava nemmeno e tirava come una furia per oltrepassare l'uomo e andarsene da lì.
-Lasciatemi andare! - Urlò ancora Oscar, e lo guardò negli occhi. Il mio André è in pericolo, IL MIO ANDRE' E' IN PERICOLO! - Lo sguardo della donna lasciò senza fiato lo svedese. La scintilla che intravide nel fondo dei suoi occhi blu lo sconcertò. Il suo André? Ma certo, ora capiva …
Anche Oscar restò sconcertata dalle sue stesse parole. "Il mio André …" le sembrò la cosa più normale al mondo. Il suo André … l'aveva dunque amato da sempre? L'aveva amato da quando lui le aveva confessato il suo amore per lei dopo averla baciata con la forza nella sua stanza? L'aveva amato dall'istante in cui aveva temuto di perderlo?
Che importanza poteva avere ormai … la cosa più importante era salvarlo, vederlo vivo, sentire la sua voce e vedere i suoi occhi che la riconoscevano.
Fersen l'aveva lasciata lì per andare a salvare André, le aveva promesso che glielo avrebbe riportato da lì a poco, sano e salvo. E lei era rimasta seduta a terra in quel vicolo, la mente turbinante di pensieri, il cuore in gola, gli occhi sbarrati, il respiro affannoso.
Lo amava.
"André, io ti amo".
Come suonava bene … sembrava la frase più pura e felice che avesse mai pensato. Pura come lui, come il suo animo nobile e gentile, come il suo sguardo limpido e trasparente in cui lei tuttavia non aveva mai saputo leggere fino in fondo. Accecata dai suoi problemi non si era mai preoccupata di quelli di André, fino a poco tempo prima. Da quando aveva saputo della sua prossima cecità non faceva che pensare a lui. Lo aiutava come poteva, alleggerendo i suoi compiti di soldato della guardia, non lasciandolo mai solo, sempre senza che lui se ne accorgesse, o almeno così sperava. Ora iniziava a comprendere davvero il suo animo, e la profondità del suo amore per lei. Le si era votato, le aveva donato i suoi occhi, e altrettanto avrebbe fatto con la sua vita se fosse stato necessario. Ma le aveva donato anche il suo cuore, aveva rinunciato alla felicità dell'amore di qualsiasi donna per restarle vicino, aveva preferito amare lei senza speranza. Sicuramente non avrebbe faticato a trovare una brava ragazza che lo amasse, lo sposasse e lo rendesse felice. Era davvero un bell'uomo … si rese conto con sorpresa di sentirsi a disagio davanti a quel pensiero. André con un'altra donna … una fitta di dolore le trafisse il cuore. No, non era possibile, non sarebbe mai accaduto, e si sorprese a gioire della sua presunzione.
-Oscar! -
La sua voce!
Si voltò, e lo vide. Fersen lo reggeva con entrambe le braccia, era piuttosto malconcio, ma le sorrideva.
-Stai bene? - Le chiese.
Oscar non riuscì a trattenere un grido.
- André! André! Sei qui André!-
André si divincolò dallo svedese e fece un passo verso di lei, che correva nella sua direzione, ma cadde quasi subito, malconcio com'era. Oscar percorse con lunghe falcate i pochi metri che la dividevano da lui e gli si inginocchiò accanto.
Lui alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi spaventati e pieni di lacrime.
- Non preoccuparti per me, sono solo un po' ammaccato. Tu stai bene?-
- Scusatemi,- li interruppe Fersen - è meglio che io vada. Riguardatevi Oscar, rimettetevi presto André.
-Grazie Fersen - disse Oscar, senza nemmeno distogliere lo sguardo da André, che se ne stupì non poco.
Lei gli accarezzò il viso, gli scostò i capelli dall'unico occhio che gli restava con delicatezza. Gli pulì il sangue dal viso con uno dei suoi guanti. André fissava il muro di fronte a loro senza parlare. Non osava incontrare i suoi occhi. Temeva che se l'avesse fatto non sarebbe stato in grado di controllarsi. Avrebbe voluto accarezzarle il viso, abbracciarla, tuffare il viso fra i suoi capelli e respirarne forte il profumo. Se l'avesse guardata negli occhi si sarebbe perso un'altra volta e avrebbe ripetuto l'errore che aveva commesso qualche anno prima, nella stanza di lei, la notte in cui aveva rischiato di perderla per sempre.
Erano seduti per terra, in quel lurido vicolo di Parigi. Stava calando la sera. Lei pensò che non avrebbe voluto essere in nessun altro posto.
- Oscar, sono contento di vedere che non ti hanno fatto del male. -
La donna annuì, incapace di parlare. La gioia di averlo vivo e sorridente accanto a sé la paralizzava …
- Ora è meglio andarcene da qui. Se quella gente tornerà non avremo scampo. -
- Hai ragione. Ma come possiamo fare? Tu non puoi di certo camminare in queste condizioni, ed in questo vicolo le carrozze non passano. -
In quel momento vide una luce in fondo alla strada.
- Aspettami qui. -
- Non mi muovo di certo Oscar! -
Lei sorrise e corse via. Ritornò subito.
- Siamo fortunati, c'è una locanda. Trascorreremo la notte qui. Riesci ad alzarti? -
- Certo. -
- Ti aiuto. -
Passò un braccio intorno alla vita di André per sorreggere meglio il suo peso, e si avviarono lentamente verso il fondo della strada.
Oscar sentiva il corpo di André incollato al suo, e la cosa non tardò a farle un effetto imprevisto. Pensò che aveva la vita sottile per essere un uomo. E com'era alto … era sempre stato così alto? Lo guardò di sottecchi. Lui non se ne accorse. Spiava il suo profilo, meravigliandosi della perfezione dei suoi lineamenti. E la sua bocca … com'era bella la sua bocca … risentì il sapore delle sue labbra come se non fossero trascorsi tutti quegli anni. Forse sarebbe bastato tendere una mano per risentire quel sapore. Era ancora dolce come all'epoca?
- Riesco a camminare anche da solo Oscar, ti ringrazio. -
La donna si riscosse bruscamente dai suoi pensieri.
- Sei sicuro André? Io non credo che … -
- Grazie Oscar, ce la faccio. - Rispose lui con fermezza.
"Forse ho esagerato, sono stato troppo brusco. Perdonami, ma non riuscivo più a reggere il contatto così stretto con il tuo corpo. Intuivo fin troppo bene le tue forme femminili, anche se mortificate dall'uniforme, ed era troppo. Perdonami se sono stato scortese con te, ma preferisco le fitte lancinanti del dolore fisico a quelle che mi provoca il tuo corpo nel cuore".
Entrarono nella pensione. Era piccola e buia ma sembrava pulita.
Una vecchia signora sbucò da dietro il banco.
- Buonasera Signora, vorremmo due stanze per questa notte - chiese gentilmente Oscar.
- Spiacente Signore, ma ne ho soltanto una libera. Spero non sia un problema, visto che siete due commilitoni, suppongo … - disse l'anziana guardando le loro uniformi.
Esitò un istante, poi guardando André disse: - Va bene, la prendiamo. -
La signora li accompagnò fino alla porta.
- Grazie Madame, vi sarei grata se ci poteste portare un catino di acqua calda, bende ed asciugamani. -
- Certo Monsieur, provvedo subito! - Esclamò la donna alla vista della moneta che Oscar le stava porgendo.
Entrarono nella stanza. André si sedette sul letto soffocando un gemito di dolore. La vecchietta non tardò a portare quanto richiestole, augurò la buonanotte ed uscì chiudendo la porta dietro di sé.
- Almeno sono ancora credibile come uomo … - esclamò la donna divertita.
André sorrise.
-Ti consiglio di pulirti un po' tutte quelle escoriazioni. - Disse lei con dolcezza.
- Sì, farò come dici. -
Fece per togliersi la giacca dell'uniforme ma gli sfuggì un'imprecazione per il dolore.
- Aspetta, ti aiuto io. -
Oscar si precipitò alle sue spalle e lo aiutò a liberarsi della giacca.
Rimasero in silenzio.
André trattenne il respiro slacciandosi la camicia.
Oscar trattenne il respiro aiutandolo a toglierla.
Non era certo la prima volta che lo vedeva a torso nudo. Ma non aveva mai provato quell'imbarazzo. E l'imbarazzo veniva dal fatto che le piaceva vederlo così. Oh, quanto le piaceva ...
Si alzò e prese il catino dell'acqua e le bende. Pose il tutto sul comodino accanto al letto. Si tolse la giacca, si sedette di nuovo alle sue spalle. Immerse una delle bende nell'acqua calda. La sensazione di tepore la confortò, e si rilassò.
Trasse un respiro profondo e passò delicatamente la benda sulla schiena di André, badando a non fargli male. Era pieno di graffi, tagli e contusioni.
André chiuse gli occhi. Soffriva, era stato malmenato pesantemente, ma assaporava la sensazione di essere curato da lei. Il suo tocco era lieve, l'acqua era calda. Rimasero così per alcuni minuti.
Oscar iniziò a tremare. Il contatto con la pelle di André la sconvolgeva.
Sarebbe stato naturale avvinghiarsi a lui, carezzargli il viso e dargli finalmente la felicità, ma non riusciva a trovarne il coraggio. Bastava poco, erano così vicini, ma non ci riusciva.
Aveva finito. Si alzò e si inginocchiò davanti a lui, non senza imbarazzo. Immerse nuovamente la benda nel catino che aveva avvicinato a sé e si fermò per un attimo, incapace di guardarlo negli occhi. Lui non disse una parola, ma lo sentì trasalire quando posò la benda sul suo petto.
-Ti ho fatto male? -
- No. Rispose semplicemente.
La donna alzò gli occhi. Sentiva le guance avvampare e non voleva che lui se ne accorgesse, ma lui lo notò, e le fece tanta tenerezza. I loro occhi parlavano per loro. Si parlavano di una vita trascorsa insieme, di rimorsi, rimpianti, dolori profondi e gioie immense; di intimità, confidenza, amicizia, complicità. E finalmente d'amore …
Continuò a pulire le sue ferite con delicatezza, in silenzio. Il cuore le batteva furiosamente e le tremavano le gambe.
André se ne accorse. Le posò le dita sotto al mento e le sollevò il viso. Com'era bella ... gli sembrò che l'elettricità che percorreva il suo corpo da quando lei aveva iniziato a toccarlo passasse al corpo di lei per tornargli indietro. Oscar lo fissava con gli occhi blu sgranati, ma non c'era l'ombra di paura che aveva visto in quella maledetta notte. C'erano stupore, dolcezza, e ... sicuramente si sbagliava, ma gli parve di intravedere una scintilla di desiderio. No, non poteva essersi sbagliato, era consapevole di poter leggere la sua anima dai suoi occhi da tutta una vita. O forse confondeva la realtà con i suoi desideri, confondeva quello che era con quello che avrebbe tanto voluto che fosse ... sì, senza dubbio era così. Ma lei non distoglieva gli occhi, continuava a fissarlo con lo sguardo più bello che gli avesse mai rivolto ... doveva trovare qualcosa da dirle, doveva interrompere quel momento, seppure a malincuore, o non avrebbe resistito a lungo alla tentazione di baciarla.
- Grazie Oscar. Sei un angelo. - No, non così, doveva sdrammatizzare!
- Non conoscevo questo aspetto di te: il valoroso comandante della Guardia Francese che medica le ferite del suo ex-attendente nonché soldato ... -
- Non prendermi in giro! - Protestò lei ridendo.
La tensione si allentò e l'atmosfera si fece scherzosa e rilassata.
Oscar si appoggiò sul letto. Iniziava a sentirsi intorpidita. Non era ridotta male come André ma anche lei aveva ricevuto la sua parte di calci e pugni. Le dolevano le membra, si sentiva stanca e dolorante.
-Tutto bene? - Si preoccupò André.
-Sì, tutto a posto. Vorrei solo rinfrescarmi un po'. -
- Va bene, ora esco. -
Fece per alzarsi ma vacillò.
- Lascia stare André, non sei di certo in grado di muoverti. -
Silenzio.
Ed ora? Anche lei aveva bisogno di detergere le sue ferite, ma non era semplice come lo era (relativamente) stato con André. Si tolse gli stivali.
- Riesci a voltarti per favore? -
- Sì, certo. -
Si tolse anche la camicia.
Aveva il corpo cosparso di lividi bluastri, che le facevano male. Le sarebbe piaciuto avere qualcuno che la curasse come aveva appena fatto con il suo André.
"Il mio André ... "
Avrebbe tanto voluto chiedergli di farlo, per poi abbandonarsi al contatto che il suo corpo chiedeva gridando. Immaginava le sue mani scorrere sulla sua schiena, dolcemente. Immaginava i suoi occhi pieni di desiderio mentre lo faceva, e la sua bocca che si avvicinava febbricitante e tenera alla sua ... si impose di smettere di fantasticare, non senza sforzo.
L'acqua nel catino era appena tiepida. Si arrangiò come poteva; le contusioni non le permettevano di compiere qualsiasi movimento volesse.
André affondava le dita nella poca carne sana che gli rimaneva. Oscar era dietro di lui, si era tolta la camicia, aveva sentito il fruscio della stoffa che scorreva sulla sua pelle, e che si appoggiava sul letto. La sua Oscar era a pochi centimetri da lui, seminuda, e non poteva fare altro che immaginarla. Il suo corpo ribolliva e si ribellava a quella costrizione, l'istinto animale gli urlava di voltarsi e prendersi ciò che considerava suo da tutta la vita. "Oscar, così fredda all'apparenza, il tuo cuore non ha segreti per me. Ma non capisco cosa ti prende: mi hai torturato con le carezze di qualche istante fa, poi ti spogli dietro di me... Non è da te, cos'hai? Vuoi forse prenderti gioco di me con questo tuo atteggiamento crudele? Conosci benissimo i miei sentimenti ... basta Oscar, ti prego!"
Oscar cercò di sbrigarsi. Temeva che la situazione potesse sfuggire di mano a lei o ad André, anzi, si sorprese a desiderarlo.
Indossò di nuovo la camicia e si sedette accanto ad André.
-Ti senti meglio? - Le chiese lui con dolcezza.
- Sì, un po'. - Rispose, appoggiando la testa sulla spalla di lui. - Sono solo stanca, tanto stanca. -
Il contatto rassicurante con il corpo caldo di André la accese ancora di più. Si sentiva in preda ad un tumulto incontrollabile, sentiva lo stomaco contrarsi e il suo essere rabbrividire. Lui cercò di controllarsi.
- Senti, come facciamo con il letto? Chissà se si può dividere ... -
Oscar si chinò, non senza sforzo, ma il letto era un pezzo unico.
- No, non è possibile. -
- E va bene. -
Si alzò faticosamente.
- Cosa fai André?-
Improvvisamente la luce di un fulmine illuminò la stanza. Dopo pochi secondi il fragore del tuono ruppe il silenzio.
- Cerco un posto dove sistemarmi per dormire. -
- Non dire sciocchezze, non puoi certo dormire per terra in quelle condizioni! Dormirai qui, nel letto, insieme a me ... -
Aveva mormorato le ultime parole, che restarono sospese nel silenzio della stanza appena illuminata dalla luce fioca delle due uniche candele.
- Non c'è nessuno che controlli che vengano rispettate le buone maniere qui, non preoccuparti. A me non dà fastidio, davvero. -
- Grazie Oscar. -
Iniziò a piovere.
Oscar e André chiacchierarono allegramente fino a tardi. L'atmosfera serena e gaia era piacevole per entrambi, e sottolineava un'intimità sconosciuta. Parlavano sdraiati l'uno accanto all'altra. Sorridevano, scherzavano, si prendevano in giro.
André sbadigliò e cercò di stiracchiarsi, ma rinunciò ben presto a causa dei suoi dolori.
Oscar lo guardò intensamente.
- Ho avuto tanta paura di perderti oggi. La folla ti trascinava via ed io non potevo fare nulla per aiutarti. Mi sono sentita impotente, riuscivo solo a gridare ma questo non ti avrebbe di certo salvato. Pensavo che non ti avrei mai più rivisto, e il mio cuore sanguinava. - 
André ascoltava in silenzio.
Oscar parlava proprio di lui, della paura che aveva provato all'idea di averlo perduto per sempre.
Gli occhi lucidi le brillavano alla luce tenue della candela. Lo guardava e sorrideva con espressione sollevata, quasi non avesse ancora realizzato che quel pericolo non esisteva più.
"Oscar, perché mi guardi in questa maniera? Capisco che tu abbia temuto di perdere il tuo amico di sempre, ma questo non è sufficiente a giustificare quello sguardo e la tua vicinanza. Oscar, non illudermi, non giocare con il mio cuore, ti prego … è già così difficile per me … "
Ora anche Oscar taceva.
Gli prese la mano.
"Ecco, questo è il momento giusto. Devo dirgli che finalmente ho capito di amarlo, che stanotte sarà l'inizio di una nuova vita, di una felicità completa. Ma ho così paura … "
Ma tutto quello che le uscì dalle labbra fu:
- Ho tanto sonno André … -
"Maledizione! Ma perché non ci riesco?!?"
- Allora dormiamo. Buonanotte. -
E le baciò la fronte.
Lei posò la testa sulla spalla di André. I capelli biondi scendevano sul petto dell'uomo. Lui li accarezzò piano. Lei poteva sentirgli il battito del cuore, regolare, costante, lievemente accelerato. Rimasero così per un po', ascoltando reciprocamente i propri respiri, e alla fine si addormentarono abbracciati.
*
André aprì gli occhi. Era ancora buio. Si guardò intorno, e gli occorsero alcuni secondi per realizzare dove si trovasse. Poi cercò di alzarsi, ma una stilettata di dolore lo costrinse a sdraiarsi di nuovo. Sentì un sospiro voluttuoso alle sue spalle. Si voltò con fatica e la vide. Dormiva ancora, e sembrava circondata da un'aura di pace. La sua espressione era la stessa di quando era bambina.
Il primo raggio di sole filtrò dalle persiane accostate, e si posò sul viso di Oscar. Si volse verso André e aprì gli occhi. L'immagine di lui fu la prima che le apparve. Entrambi non poterono fare a meno di sorridere. Lui si sentì ancora una volta perduto davanti ai sui occhi blu, che quella mattina avevano una sconosciuta ombra di dolcezza.
- Buongiorno André … -
- Buongiorno Oscar… -
Lui era ancora a torso nudo, e pensò che era così naturale svegliarsi accanto a lei, tenerla tra le braccia per farla addormentare, guardarla appena sveglia con gli occhi lucidi e i capelli arruffati. Non gli era mai apparsa così bella.


La mattina stessa tornarono a palazzo Jarjayes.
Il medico visitò entrambi. Non avevano nulla che non si potesse curare con un po' di riposo, ed assegnò loro due settimane di congedo dall'esercito. Contrariamente al solito Oscar non forzò i tempi del suo ritorno. Trascorsero le loro giornate leggendo insieme, chiacchierando davanti ad una tazza di cioccolato, di cui lei era a dir poco ghiotta, o seduti vicini davanti al camino, in silenzio, in un'intimità soltanto loro che non ammetteva la presenza di chiunque altro. Durante la prima settimana Oscar sentì l'amore per André crescere a dismisura. La paura di esternargli i propri sentimenti non le era più sufficiente a trattenersi.
Una sera si trovavano come spesso accadeva nel salottino delle stanze di Oscar. Il fuoco crepitava nel camino. La sera era limpida, ma ventosa. Faceva freddo. Erano seduti sulle poltrone, uno di fronte all'altra. Sorseggiavano un bicchiere di vino in silenzio, gustando la reciproca vicinanza. André era la settimo cielo: Oscar era cambiata in quei giorni. Era diventata più affettuosa, premurosa nei suoi confronti; si preoccupava di lui, gli cambiava personalmente le fasciature, lo aiutava a fare le scale, si prendeva cura di lui riempiendolo di attenzioni e di affetto. E non poteva crederci.
Fu lei a rompere il silenzio.
- Come va la tua spalla André? Oggi mi è parso che ti desse meno fastidi dei giorni precedenti … -
- Effettivamente sto molto meglio. E il merito è di un certo comandante che mi cura con attenzione … -
Ridacchiarono entrambi. Una volta lei non si sarebbe fatta prendere in giro così.
Lo guardava. Era così bello nella luce del camino. Le fiamme si riflettevano nei suoi occhi verdi e investivano il suo viso di un alone dorato. Il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente alla cadenza del suo respiro. Le sue lunghe gambe erano distese, le braccia robuste appoggiate ai braccioli, una mano sorreggeva il bicchiere. Oscar decise che era arrivato il momento di trasformare le loro vite. Ora basta tentennare, aveva deciso. Ma come fare? Lei non sapeva nulla di cosa doveva fare una donna per attirare l'attenzione i un uomo, non era in grado di sostenere conversazioni frivole … pensò con sollievo che André non era il tipo da farsi ammaliare da quelle stupidaggini. Ma il suo problema non era risolto.
Assorta nei sui pensieri non si accorse che stava fissando l'oggetto dei suoi desideri. André se ne accorse e non fu capace di distogliere lo sguardo. Oscar tornò in sé, e si ritrovò occhi negli occhi con André. Il suo André. Si alzò, guidata da una forza indipendente dalla sua volontà. Si avvicinò a lui, gli prese il bicchiere ormai vuoto dalle mani. Lui la fissava inebetito.
- Ne vuoi ancora? -
-Ecco, io … sì, grazie. -
Gli riempì il bicchiere e glielo porse. Nel farlo gli sfiorò la mano. Prolungò per un attimo in più del dovuto quel contatto, e lo sentì tremare.
Tornò a sedersi, consapevole che lui la stava seguendo con gli occhi. Quella sensazione la elettrizzò. Accavallò le lunghe gambe, un gesto inusuale per lei.
Lui deglutì. I suoi occhi tradivano un desiderio bruciante, le nocche delle sue mani erano impallidite a causa della forza con cui stringeva i braccioli della poltrona.
"Oscar, lo stai facendo di proposito? Smettila … "
Oscar aveva la mente annebbiata. Bruciava della febbre provocatale dalla vista del suo André che la guardava in quella maniera. La stava letteralmente divorando con lo sguardo. Lei si sentiva impotente davanti a quegli occhi impazziti. Le piaceva quel gioco, se ne vergognava ma le piaceva davvero tanto. In quell'istante erano come due leoni che camminavano lentamente in circolo, uno di fronte all'altro, in procinto di affrontarsi.
Capì che doveva essere lei a dirigere il gioco. Era naturale: André non avrebbe mai osato fare il primo passo un'altra volta, date le conseguenze del suo tentativo precedente.
Con sua grande sorpresa l'uomo si alzò di scatto e, senza guardarla, le augurò la buonanotte sparendo in pochi istanti dalla stanza.
Oscar rimase immobile, non ebbe nemmeno il tempo di contraccambiare il suo saluto.
"Perché? Perché sei andato via così? Non era quello che desideravi? Non sei più innamorato di me? No, non è possibile, non ora che ti amo così tanto ..."
Si alzò a sua volta e si avviò con piglio deciso verso la stanza di André. Non aveva più dubbi, quella notte avrebbe segnato l'inizio della loro felicità.
Arrivò davanti alla porta e la sua sicurezza vacillò. Si fece forza e bussò leggermente.
Udì i passi di André dall'interno e la porta si aprì appena. André la fissava senza parlare.
- Non mi fai entrare? - gli domandò.
L'uomo si spostò dalla porta, ancora in silenzio.
Oscar entrò con le gambe tremanti e il cuore impazzito. Doveva farlo. Adesso.
- Perché sei andato via così? -
- Sono stanco, vorrei dormire. -
La freddezza di André la raggelò, ma non si arrese.
- Devi dirmi qualcosa Oscar? Non ti sei divertita abbastanza? -
- Cosa dici André? -
- Conosci bene i miei sentimenti per te, e dalla notte a Saint Antoine non fai altro che provocarmi. Smettila di giocare con me ti prego. -
Oscar fu colpita dal moto di sofferenza con cui lui le parlò. Cercò mentalmente le parole più belle per svelargli i suoi sentimenti. Senza successo.
Si avvicinò a lui. Si fermò quando gli fu di fronte, molto più vicina dell'usualmente consentito. Lo guardò negli occhi. André fissava il pavimento, incapace di reggere quello sguardo.
Oscar insistette fino a quando lui li rialzò. Fissandolo negli occhi verdi gli disse semplicemente:
-Ti amo. -
André trasalì lievemente.
- No, non dici sul serio … -
- Ti amo - rispose Oscar.
André si voltò. Non era in grado di accettare quelle parole. Un tumulto di emozioni contrastanti lo assalì. Paura, gioia, diffidenza, desiderio, amore …
Oscar si parò di nuovo di fronte a lui e ripeté:
-Ti amo. - Ogni volta era sempre meno difficile dirlo. Tese una mano ad accarezzargli il viso da cui stavano scomparendo i segni bluastri della notte in cui aveva deciso di cambiare la sua vita.
- Oscar … -
- Ssssh … -
Si allungò sulla punta dei piedi e lo baciò dolcemente, sentendosi un po' goffa.
- Ti amo. - Le disse André.
- Ti amo. - Gli rispose Oscar.
  
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