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Autore: sarah_122    03/10/2013    3 recensioni
UN’ AUTOLESIONISTA.
UN SUICIDIO MANCATO.
UN CORAGGIO MAI AVUTO.
UN VIAGGIO.
UN INCONTRO CASUALE.
UN AMORE IMPOSSIBILE.
UN FINALE INASPETTATO.
Amy Liza Cohen
Niall James Horan
‘a volte il dolore ti assorbe talmente tanto che è quasi impossibile non alimentarlo’
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hai presente la ragazza alta, bella, quella con i capelli lunghi e un fisico perfetto? Lei non è così. Hai presente invece la ragazza brava, quella che punta a fare bene una cosa, e ci riesce alla perfezione? O quella estroversa con tantissimi amici, che quando sta in giro saluta tutti? Non è neanche così. Lei è diversa. Troppo diversa. Non ha amici. Perché è troppo timida per farsi avanti… perché è troppo simpatica, ma non lo sa, perché nessuno glielo ha mai detto, perché ha avuto poche possibilità per dimostrarlo. Crede di essere sola in un pianeta di sette milioni di persone. Ma ti rendi conto? È diversa, sì, ma non da sempre. Lo è diventata dopo quel giorno. Quel 21 novembre 2008. Quel maledetto 21 novembre 2008, giorno in cui morì sua sorella Lucy. Quella bambina era gentile, premurosa, educata, affettuosa, ma purtroppo anche malata di leucemia. Tutto era cambiato da quel giorno. Le era crollato il mondo addosso. Da quel giorno la sua vita cambiò. Da quel giorno ogni volta che esce da scuola va al cimitero, anche se sta a tre chilometri di distanza.
Amy è sempre stata timida ed introversa, è sempre stata robusta e non troppo bella, ha sempre avuto pochi amici ma non le è mai pesato, ha sempre pensato che fosse meglio, ha sempre detto ‘almeno se sto da sola non devo pensare a nessuno, solo a me stessa, non devo preoccuparmi di essere abbastanza per gli altri non devo essere allegra per il resto del mondo,non devo sorridere per finta e cercare di intrattenere gli altri,se sono sola non devo cercare di apparire,sono solo me stessa’.  Ora non più. Ora ha bisogno di amici, ha bisogno di affetto. Ha bisogno di sentire che qualcuno per lei ci sarà sempre. Ha bisogno di una spalla su cui piangere. Ma da quel giorno si è rinchiusa ancora di più in se stessa, e non si è mai più riaperta... ora è un'altra persona. Ora Amy è un’autolesionista.
Ed eccola di nuovo li, in quel maledetto bagno, con quella maledetta lametta a fare ciò che fa tutti i maledettissimi giorni… non lo sa nessuno ciò che fa in quel bagno. Ma lei si, lo sa benissimo. O almeno crede di saperlo. Sa che fa male, sa che vuole farsi male. Ma non sa una cosa, la più importante: non sta risolvendo niente in quel modo, assolutamente niente.
Si sente esclusa dal mondo. Da tutto e da tutti. Forse è per questo che soffre di autolesionismo. O forse no, forse è per colpa dei genitori. Di quella madre che ha pensato solo a partorirla. Di quello stronzo del padre… sta tutto il giorno fuori, a fare chissà cosa, a ubriacarsi e a divertirsi. Torna tardi la sera, e picchia, picchia forte. La madre, anche lei a divertirsi tutto il giorno con quelle troie delle sue amiche, e poi la sera sulla principale, a prostituirsi, a guadagnare qualcosa per mantenere i loro vizi. Il padre, beh, il padre lo sa, non le dice niente, la lascia fare, non gliene frega un cazzo.
O forse lei si taglia perché nessuno la considera a scuola, perché la trattano da secchiona, solo perché studia.
È diventata talmente fragile che ormai basta anche un piccolo insulto per farla sentire obesa, secchiona, brutta, antipatica, incapace, figlia di una troia. Ormai è diventata talmente fragile che basta toccarla con un dito per farla cadere a terra.
Non ne può più, è stanca. È stanca di essere l’ultima, stanca di non avere amici, è stanca di avere quella famiglia di merda. È stanca di non avere più quella sorella che ingiustamente la vita le ha portato via. È stanca di tutto, è stanca di essere se stessa. A volte se lo chiede il perché deve essere lei, il perché di non poter essere un’altra qualunque ragazza sella faccia della terra. E così si dirige in bagno, entra, prende la lametta e giù a tagliarsi.
Pulisce tutto. Non vuole lasciare tracce. Esce, va in camera e comincia a piangere, e pensa. Pensa al fatto che aveva detto di non farlo più e invece ci è ricaduta. Vorrebbe uscirne. Ma non ci riesce. Sono quattro anni che si ripete ‘domani smetto’. E ogni maledetto giorno dopo lo rifà. Ma lei non può farci niente. O forse si, ma non lo sa. E allora tra le lacrime prende il libro, studia. Usa lo studio per distrarsi. Concentrarsi su altro.
Poi però si fa sera e arriva il padre. Invece lui non era cambiato per niente dalla morte della figlia, lui è sempre stato cosi. Lo vede uscire dalla macchina. Prima cercava di nascondersi, adesso non più. Ormai non cerca neanche più un modo per evitare il dolore, lo subisce e basta. Sta zitta. Eccolo imponente entrare, e lei all’angoletto, sperando che quella sera il padre non la picchiasse troppo forte. Ma non è così, quella sera picchiò forte, troppo forte. E lei lì a farsi menare senza poter dire niente, senza poter ribattere. Lui se ne và in camera, anche per quella sera forse aveva finito la sua dose giornaliera di schiaffi e pugni. Amy tornò in camera a piangere. Prese il suo diario, la sua unica valvola di sfogo. Scrisse tutto ciò che anche quel giorno era successo. Ogni pagina di quel diario era uguale all’ altra. Tra pianti, mani che si alzavano e tagli. Quel diario raccontava la sua vita, quella merda di vita che si ritrovava.
  
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