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Autore: future cas e le orge    03/10/2013    1 recensioni
I soliti Dean e Cas presentati in una solita fan fiction dalla solita trama.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Note: Eccomi qui con un nuovo capitolo! Ammetto che inizialmente ero indecisa su che piega avesse dovuto prendere questa storia, ma alla fine mi è venuta un'idea, e spero vi piaccia! Nei prossimi giorni posterò il quinto! Mi raccomando, fatemi sapere le vostre opinioni :)



 
3 ottobre 2013
I Winchester si erano fermati in Colorado da un paio di giorni per occuparsi di un Wendigo. Se Bobby non li avesse rintracciati giorni fa, a quest’ora starebbero ancora girovagando a vuoto.

– Un po’ di lavoro ti farà bene, è una buona distrazione. – aveva detto Sam, anche se in cuor suo sapeva che non avrebbe funzionato.

Dean, d’altro canto, ci sperava. Ne aveva abbastanza delle continue allucinazioni e dei sogni riguardanti Cas. 
Quell’uomo era diventato onnipresente nella sua vita, e questo non fece altro che aumentare la rabbia che provava nei suoi confronti.

Maledizione!  Devi uscire dalla mia testa! continuava a ripetersi, con scarsi risultati.

Come pretendeva di dimenticare un uomo che per lui era stato prima un estraneo, poi un amico, ed infine un fratello?

***

12:51

I due fratelli avevano appena sistemato per sempre quel Wendigo, ed erano ritornati nel motel in cui avevano prenotato due stanze perché Dean non voleva che Sam venisse a conoscenza dei suoi incubi.
Non ricordava bene quando fossero iniziati di preciso, ma sapeva con certezza che tutto ciò era collegato all’Innominabile. 
Aveva smesso di pronunciare il suo nome ad alta voce già da tempo, tant’è che gli scoppiava il cuore ogni volta che Sam osava farlo. 

Le sue riflessioni furono interrotte dalla voce del receptionist, che dopo ben 12 minuti era riuscito a trovare le chiavi delle camere.

Una volta salite le scale, Dean imboccò il corridoio a destra, Sam quello a sinistra.

Benissimo, così non potrà sentirmi mentre urlerò nel sonno. Se urlerò. pensò Dean tra sé e sé.

I due si lanciarono una rapida occhiata per poi scomparire nelle loro rispettive camere.

– La solita camera schifosa di un solito schifoso motel. – commentò Dean ad alta voce e dirigendosi subito verso il mini-frigo con la speranza di trovare una birra o una qualsiasi altra bevanda alcolica.

– Che il Signore sia lodato! – fu la sua esclamazione quando trovò due birre in lattina, come se fossero state messe lì apposta  per lui.

Ne prese una, e si sdraiò su quel letto che si rivelò essere duro come una pietra.

Iniziò a bere a piccoli sorsi, ma quando percepì il ricordo dell’Innominabile, svuotò la birra nel suo stomaco. A malavoglia si alzò dal letto e prese anche la seconda lattina. Questa volta si mise a sedere sull’unica sedia che si trovava accanto al letto, e prosciugò la birra in un batter d’occhio.
Riusciva a percepire il suo malessere interiore, e come se non bastasse, si aggiunsero anche le vertigini e lievi capogiri.

–  Bene, nel giro di pochi minuti forse perderò la testa, ma ne sarà valsa la pena. Vaffanculo, figlio di puttana! – urlò, usando il tono di voce tipico di un ubriaco. Avrebbe messo a rischio la sua vita pur di riuscire a non far venire a galla quel ricordo dell’anno passato.

Improvvisamente si rese conto che in quell’arco di tempo non era mai riuscito a trovare una spiegazione plausibile alla fuga dell’Innominabile, e né tantomeno al suo amore che aveva iniziato a provare dopo quella confessione.

La sua mente iniziò a delirare, ma gli venne in mente un particolare: l’ultima volta che aveva bevuto era stato soccorso da Lui.

Ma certo! Se beverò ancora, Lui arriverà e finalmente potremo parlare. Non mi resta altro da fare che rimanere con la mente lucida. pensò nella sua mente, dato che aveva il timore che se l’avesse detto ad alta voce, Lui non sarebbe venuto.
Non voleva sprecare quest’occasione.

Nonostante barcollasse, si alzò dalla sedia e si diresse verso la stanza di Sam per prendere altre due lattine di birra.

Bussò due volte alla sua porta, ma con ci furono risposte.

Scassinò la porta e, entrando, trovò il suo fratellino che dormiva. Un sospiro di sollievo gli uscì dalla bocca, poiché aveva pensato già al peggio.

Cautamente, aprì il mini-frigo, prese le due lattine e sgattaiolò via. Fortunatamente si reggeva ancora in equilibrio, e riuscì a raggiungere la sua camera senza intoppi.

Si affrettò a mandare giù quei due contenitori, e si mise a sedere. Quei lievi capogiri si erano trasformati in un mal di testa alquanto atroce, e soprattutto, non riusciva a reggersi in piedi.

Ottimo. Ora devo solo aspettare.. pensò, col poco di lucidità mentale che gli era rimasto.

Improvvisamente, prima ancora di rendersene conto, perse i sensi.

***

– Dean? Riesci a sentirmi? – una voce gli risuonava nella testa, e quando si sentì schiaffeggiare il viso, aprì gli occhi.

[…]

Un silenzio imbarazzante si abbatté in quella camera. Persino il mondo si era fermato.

Dean si rialzò lentamente dal pavimento, e quando fu in piedi, lo vide.

Lui, l’Innominabile, il suo angelo, il suo amore, era lì, davanti a lui.

– Castiel… – fu l’unica parola che riuscì a pronunciare con un tono di voce flebile.

Aveva dimenticato quanto fosse meraviglioso sentire quel nome che usciva dalle sue labbra.

C-a-s-t-i-e-l.

L’angelo continuava ad avere lo sguardo rivolto verso il basso, ma ogni cellula del suo corpo  sentiva il bisogno di rivedere e toccare quel viso di cui aveva memorizzato i lineamenti, e che immaginava nella sua testolina piumata ogni volta che sentiva il desiderio di farla finita.

Era la sua unica scusa per rimanere in vita.

– Ciao Dean… – pronunciò quel nome con un tono di colpevolezza. Oramai si sentiva responsabile per ogni gesto azzardato che compiva il suo protetto.

Dean era immobile: non batteva ciglio, sembrava che non respirasse e non parlava. Non capiva cosa gli stesse succedendo, eppure aspettava questo momento da molto, molto tempo.  
Per un attimo pensò che fossero passati millenni dall’ultima volta in cui l’aveva visto. Immaginarlo era una cosa, ma viverlo n’è tutt’altra.

A passi lenti e incerti, si avvicinò all’angelo. Quasi aveva timore di toccarlo per la paura che sarebbe crollato in mille pezzi.

Castiel non osava guardarlo ma percepiva la sua presenza, ormai prossima, a sé. Il suo cuore iniziò a saltare dei battiti, e strinse i pugni cercando di combattere il desiderio di prendergli il viso tra le mani e di baciarlo.

Dean gli si avvicinò ancora di più, portò una mano sul suo viso e l’accarezzò, con le lacrime agli occhi.
Non era il tipo da commuoversi per delle smancerie, ma questa volta era diverso.
Si trattava di un desiderio che aveva custodito gelosamente per più di un anno, e che ora si stava realizzando.

A quel contatto, Cas socchiuse gli occhi e si morse le labbra. Non ne poteva più, si sentiva esplodere, ma non riusciva a guardarlo negli occhi.

Un gesto inaspettato li portò face to face.

Dean portò anche l’altra mano sul viso del suo amato, e con l’aiuto di entrambe le mani, sollevò la sua testa.

Il tempo si era fermato.

Castiel avrebbe potuto piangere dalla gioia nel rivedere quei meravigliosi occhi verde smeraldo fissare i suoi.

Non sapeva cosa dire. Qualsiasi parola non sarebbe stata all’altezza di descrivere quel tanto atteso momento.

Dean, dal canto suo, sentiva le sue gambe pronte a cedere. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi chiari come il cielo, o come l’oceano.
Lo spettacolo più bello che avesse visto in quello schifoso anno.

Rimasero immobili, a fissarsi, per chissà quanto tempo.

A Dean non importava più sapere il perché della sua fuga; in quel  momento voleva solo sentire le sue labbra sulle sue.

L’angelo non ne poté più, e portando le  mani sul suo viso, lo baciò.

Lo baciò come nessun’altro mai aveva fatto.  Con amore.

Le loro lingue iniziarono ad intrecciarsi, per poi staccarsi e ricominciare di nuovo. Ancora. E ancora.

Dean sentiva la sua erezione protestare contro il suo jeans, ma a quello ci avrebbe pensato dopo.
In quel momento voleva solo assaporare ogni angolo di quella bocca, e così fece.
Senza parlare, iniziò a spogliarlo mentre gli baciava il collo e gli leccava ogni pezzo di pelle.

Cas emetteva dei gemiti per ogni bacio che riceveva, ma improvvisamente fermò le mani di Dean.

– Dean… Io… – non avrebbe voluto metterlo al corrente di ciò  che gli stava accadendo, ma doveva.

– C’è qualcosa che non va? – gli domandò, con uno sguardo titubante  e l’inesauribile voglia di riprendere a baciarlo.

– Devi sapere perché sono scappato. – disse tutto d’un fiato, sperando di sembrare il più convincibile possibile.

– Non mi importa più. Lasciamoci il passato alle spalle e ricominciamo da oggi. – gli si avventò sul collo e continuò a baciarlo, noncurante  di ciò che aveva da dire in proposito.
Per un momento Cas si lasciò trasportare dal piacere, ma fermò nuovamente Dean.

– Naomi è ancora viva e mi sta controllando la mente. Sono riuscito a spegnere Radio Angelo, ma se saprà che sono qui con te, lei… – aveva paura di terminare quella frase. Sarebbe accaduto l’inimmaginabile.

A quelle parole, Dean si staccò dal suo corpo e iniziò a guardarlo negli occhi con aria seria. Deglutì a fatica, e poi parlò.

– Lei cosa, Cas? – cercò di mantenere la calma, ma il suo tono di voce lo tradì. Tremava.

–…lei mi toglierà la grazia. –

Silenzio tombale.

Di nuovo, i due erano immobili. Che situazione era mai quella?  E come faceva Naomi ad essere sopravvissuta?

– …quanto tempo ci resta prima che si accorga della  tua assenza? – domandò Dean nel modo più naturale del mondo.

– Credo fino a domattina.. ma se- – la sua voce fu interrotta da un bacio.

Gli rimanevano solo poche ore, e non potevano sprecare quell’occasione. Non dopo tutto quel tempo.

Cas strinse a sé il corpo di Dean, e iniziò a lasciargli una scia di baci, assaporando la sua pelle.
Quell’uomo era suo. Era stato lui a salvarlo dalla perdizione.

Dean prese il comando della situazione, e gettò l’amante sul letto. In un attimo fu sopra di lui, e solo Dio sa cosa successe in seguito.


In quel momento entrambi erano troppo presi dal desiderio di volersi che avevano dimenticato l’unico elemento che avrebbe potuto ostacolarli: Naomi.
  
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