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Autore: manymany    03/10/2013    5 recensioni
Siete sole, single e disperate? Beh statemi vicine e prima o poi l'uomo giusto vi sconvolgerà la vita!. Federica, detta Rica , ha avuto dieci relazioni e tutti e dieci i ragazzi sono rimasti a far parte della sua vita, come mariti di sorelle, cugine, parenti amiche, colleghe. Rica, sempre solare e allegra, non si piange mai addosso, ma la sera dell'ennesimo matrimonio di un suo ex con una sua amica, in cui, come sempre è costretta ad infilarsi in un osceno abito da damigella, decide di chiudere con l'universo maschile e di lasciar perdere l'idea di trovarsi un compagno. Quindi la sua migliore amica, Fran , decide di assoldare il bellissimo cugino Adam per far cambiare idea a Rica. Ci riuscirà? Tra risate, sotterfugi, piani segreti, confidenze e litigate vi racconterò di Rica e del suo Fidanzato Su Misura.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO XXXVIII: Il paradiso e l’inferno

Verde.
Rica adorava il verde.
Aveva da poco comprato un costume da bagno verde e una maglietta e un paio di orecchini e un bracciale e c’era quella borsa tanto bella per cui stava risparmiando.
Lo adorava.
Quando sua sorella le aveva annunciato che il suo vestito da damigella sarebbe stato verde c’aveva quasi sperato.
“E’ il colore dell’anno” aveva strillato contenta Gaia e Rica si era illusa che forse, quella volta, le sarebbe andata bene.
Vane speranze.
Se ne stava fasciata nel suo abito che più che il verde dei prati ricordava quello delle cimici che pullulavano nella sua decrepita casa da studentessa fuori sede.
Non era solo brutto, come tutti gli abiti da damigella che aveva indossato, ma era anche scomodo con un enorme grappolo di fiori verdognoli che le passavano sul petto, strozzandola quasi e pizzicando a contatto con la pelle.
Anche la stoffa non era delle migliori.
Sua sorella, regina delle feste in grande, aveva “giustamente” deciso di risparmiare sul vestito della damigella per finanziare il suo imponente e “tortoso” abito da sposa pieno di sbuffi e volant e strass.
L’unica cosa positiva era che i suoi polpacci, che però nel frattempo avevano acquistato un aspetto migliore, se ne stavano al sicuro, sotto il tendaggio del vestito.
Sospirò e si grattò il collo nel punto in cui l’ispido petalo di un fiore la torturava.
“Ci risiamo”.
La musica dell’organo, la chiesa affollata, il cicaleccio degli invitati che si interrompeva e poi gli occhi.
Quegli occhi che conosceva ma che non la guardavano davvero.
Matteo era in piedi sull’altare, visibilmente emozionato, le mani strette l’una nell’altra.
Aspettava la sua futura moglie.
E non era lei.
Ma c’erano un altro paio d’occhi tra gli altri.
Un unico paio d’occhi fissi dentro i suoi, non guardavano la sposa, non si giravano per commentare con il vicino di posto.
Erano lì. Fermi. Immobili. Fissi dentro i suoi.
Adam era lì, nel suo vestito color acciaio, in piedi in terza fila, tra la prozia Adele e sua cugina Adalgisa che gli lanciava occhiatine neppure troppo discrete, e la fissava. Guardava lei con quel sorriso aperto e imbarazzato al tempo stesso.
Poi tutto finì velocemente e lei poté raggiungerlo costringendo la povera Adalgisa a farsi più in là.
- Questo vestito è bruttissimo.- la accolse bisbigliandole all’orecchio e intrecciando le dita alle sue.
- Oh lo so, faccio pietà.- sbuffò lei grattandosi di nuovo il collo.
- Non tu, il vestito.- mormorò lui appoggiando la mano fresca sul punto arrossato.- Io ti trovo assolutamente meravigliosa.
- Mentire in chiesa è peccato due volte!
Lui sorrise e scosse la testa girandosi a seguire il discorso del prete che aveva iniziato la funzione.
Sistemò meglio la mano nella sua appoggiandosela sul ginocchio.
Come sempre la pancia di Rica si contrasse e la prozia Adele rischiò di cadere dal banco nel tentativo di indicare le loro mani alla prozia Sara che stava nel posto dietro.
- Stiamo dando spettacolo.- bisbigliò lei divertita.
- Oh e non hanno ancora visto niente! Ci sarà un cespuglio comodo nella reggia di Versailles che tua sorella ha affittato per l’evento no?
Lei sorrise e gli diede un pizzicotto sulla mano.

Adam rideva e scherzava con suo padre e con Enrico e Matteo parlando calcio, aveva scompigliato i capelli al suo nipotino Alessandro, fatto i complimenti alla sposa definendola incantevole, aveva detto a sua madre che era radiosa e lei era avvampata sistemandosi i capelli, come una ragazzina. Il suo modo di fare spigliato e allegro pareva aver conquistato tutti. Teneva la mano nella sua e nonostante l’atteggiamento apparente rilassato Rica aveva avvertito che era nervoso al momento delle presentazioni. Sapeva che non aveva mai conosciuto la famiglia di una sua ragazza e il fatto che avesse accettato di sottoporsi a tutto quello la rendeva felice.
- Rica, Silvia ho bisogno che mi diate una mano a controllare che i camerieri non distruggano le bomboniere.
Lei sbuffò e si avvicinò ad Adam.
- Devo andare.. Vedi di sopravvivere. Ti voglio intero, mi avevi promesso qualcosa a proposito di un cespuglio, se non ricordo male.- gli disse lei all’orecchio.
- Farò un giro di perlustrazione e ne troverò uno adatto. Fai presto non credo di poter resistere ancora a lungo.
Si abbassò e continuando a fissarla negli occhi le stampò un bacio sulle labbra.
Oramai doveva esserci abituata no?
Invece no.
Il cuore le mancò un battito e si sentì esplodere.
- Ti amo. - lo disse senza neppure rendersene conto e prima ancora che lui potesse riaversi dalla sorpresa Silvia la trascinò via.

Fran arrivò come il vento. Si era allontanato dal caos del ricevimento per schiarirsi le idee, prendere fiato, si era rifugiato in un angolo isolato del giardino, voleva evitare che l’ennesima prozia baffuta si avvicinasse per chiedergli quanto guadagnasse, se potesse provvedere al mantenimento della nipote e degli ipotetici figli che avrebbero avuto e soprattutto quando avrebbero ricevuto l’invito a nozze. Ne aveva  abbastanza.
E poi arrivò Fran.
Il suo vestito giallo in contrasto con i capelli rossi avrebbe mandato dato il mal di testa a chiunque e se poi ti arrivava addosso iniziando a parlare a raffica eri spacciato.
- Finirà male, me lo sento. Molto male. Non mi perdonerà, non mi parlerà mai più, perderò la mia migliore amica. Carlo ha  ragione dovevamo dirglielo subito, ci avrebbe uccisi ma forse poi ci avrebbe perdonati invece così ci ucciderà e ci odierà per l’eternità. E’ una bugia troppo grossa.
Adam svuotò il bicchiere che teneva in mano e sospirò. Non aveva bisogno che la cugina gli ricordasse ancora una volta quello che non faceva che tormentarlo.
- Glielo diremo, quindi tecnicamente non è una bugia ma una verità sospesa.
- Oh Adam non uscirtene con queste battute ad effetto degne del grande scrittore che sei. Siamo nella cacca fino al collo.- piagnucolò lei.
- Al momento tu sei solo  ubriaca. Vedi di calmarti. Ne verremo fuori in qualche modo.
- Spiegami come diavolo fai ad essere così calmo maledizione!
- Non lo sono Fran. - sospirò lui voltandosi a guardarla negli occhi. - Non lo sono per niente, mai. Ma oggi è già un momento impegnativo per lei, se vieni qui a fare la pazza rischi solo di farci scoprire adesso e non credo che lo reggerebbe.
- Ho solo paura di perdere la mia migliore amica.
- E io di perdere una persona che per me è diventata indispensabile e che mi ha appena detto di amarmi e io so di non meritarlo. Non lo so come ma ne verremo fuori. Dobbiamo per forza.
Fran capì quanto il cugino ci stesse male, in fin dei conti la colpa era solo sua e avrebbe fatto qualsiasi cosa per sistemare tutto, lo abbracciò e Adam chiuse gli occhi.
Non glielo aveva detto ma sentiva che anche lui la amava.
Veramente.

Rica era riuscita a scappare dalla grinfie della sua immensa e caotica famiglia.
Adam non era più con suo padre e i suoi cognati, segno che era andato davvero alla ricerca di un luogo tranquillo dove poter finalmente stare soli.
Dovevano parlare.
Quel “ti amo” sparato a bruciapelo non era previsto ma totalmente sincero, lo aveva visto reagire con sorpresa e non aveva nemmeno avuto il tempo di aggiungere altro che era stata trascinata via.
Si aggirò per il giardino, sapeva che lui doveva essere lì da qualche parte, magari nascosto davvero in un cespuglio, sorrise nonostante sentisse il cuore batterle all’impazzata per l’agitazione.
Chissà come avrebbe reagito lui alla sua dichiarazione che molto sinceramente aveva colto di sorpresa pure lei, si era sentita il cuore talmente gonfio di amore che le labbra non erano riuscite a contenerlo.
Aggirò un cespuglio di oleandri e sussultò nel riconoscere Fran abbracciata a qualcuno, a quanto pare anche lei e Carlo avevano deciso di approfittare della natura rigogliosa che cresceva lì intorno, fece per cambiare direzione quando i due si sciolsero dalla stretta e lei si accorse che quello con la sua migliore amica non era il suo vicino di casa. Adam aveva una mano appoggiata sulla guancia di Fran e le sorrideva.
Sussultò e fece un passo all’indietro inciampando nell’oleandro e cadendoci dentro.

Adam sentì il fruscio delle foglie e si voltò vedendo il vestito di Rica precipitare all’indietro.
- Ica! Stai bene?- le porse la mano ma lei nemmeno la guardò.
Si rimise in piedi e li guardò.
Adam le porgeva ancora la mano e Fran se ne stava un po’ in disparte, gli occhi fissi sulle scarpe.
La conosceva da una vita, c’era qualcosa che non andava, era arrossata e aveva una faccia colpevole.
Il dubbio le morse lo stomaco.
Non poteva essere successo di nuovo.

Anna e Fran erano le sue migliori amiche, erano inseparabili, i lunghi pomeriggi d’inverno a parlare di ragazzi, le prime vacanze da sole, avevano condiviso un milione di cose, poi un pomeriggio Rica aveva beccato Anna e Stefano, il suo primo ragazzo, a sbaciucchiarsi come se niente fosse in un giardinetto.
Quel giorno era iniziata la sua maledizione.
Ogni ragazzo che aveva frequentato si era sistemato con qualcuna che lei stessa gli aveva presentato.
Ma non poteva essere successo di nuovo.
Non Adam.
Non Fran.

- Cosa ci fate qui?- si sforzò di sorridere, fingendosi tranquilla.
Anche Adam abbassò lo sguardo.
- Fran?- chiese lei.
La sua amica sussultò e arrossì ancora di più ma non rispose.
- Mi potreste spiegare per favore?
Adam alzò lo sguardo e lo fissò nel suo.
- Non è come credi..
- Non è come credi! Non è come credi vuol dire “hai ragione”. Non vi stavate abbracciando? Non avete un’aria colpevole?
- Sì ma..
- No credo che sia abbastanza. - fece per allontanarsi ma Adam le prese il polso e la trattenne.
- Io e Fran siamo cugini.
Rimase qualche secondo in silenzio, troppo scioccata anche solo per pensare, poi le venne in mente dove aveva sentito quel nome, per anni Fran le aveva parlato di lui.
- Siamo due idioti e forse mi sento anche liberato per il fatto che tu lo abbia scopeto, non doveva accadere così ma è sicuramente la cosa migliore.
- Io non capisco, perché non me lo avete detto prima? Perché avete finto di non conoscervi? Non capisco.- farfugliò lei confusa.
- Abbiamo fatto un pasticcio.- sussurrò Fran alla fine.
- Che pasticcio?
- In realtà sono stata io a iniziare e mi dispiace, non credevo che avrebbe avuto queste conseguenze, non credevo ti saresti innamorata di lui, mi è sfuggito tutto di mano, mi dispiace.- disse la sua migliore amica iniziando a piangere.
- Ti è sfuggito di mano?
- Sì io pensavo che non sarebbe durata tanto, era una sciocchezza, tu eri così triste a quel matrimonio, per Max, per Matteo e io non credevo che poi sarebbe finita così, mi dispiace io..
- Matrimonio?
Di colpo le venne in mente dove aveva sentito la voce di Adam.

“- E‘ l‘ultima volta, promesso!
- Oh lo spero proprio, mi sta pestando il piede!- protestò una voce a poca distanza da lei.
La ragazza spalancò gli occhi facendo un saltello all’indietro.
- Mi.. Mi scusi!
- Stia semplicemente attenta. Se fa un danno irreparabile sa cosa può farsene delle sue scuse?
L’uomo che aveva parlato era chino sulla sua lucida scarpa nera, valutando l’entità del danno che la sua decolleté dal tacco alto poteva aver fatto, poteva vedergli solo i capelli scuri, abilmente scomposti.
Che razza di persona parlava senza nemmeno guardare in faccia la gente?
- La sua preziosa calzatura non ha subito nessun danno, stia tranquillo.”

“- Sta bene?- una voce maschile le arrivò alle spalle.
Una voce che aveva già sentito ma che non riusciva a ricordare a chi appartenesse. Solo che non aveva nessuna intensione di girarsi per controllare chi ne fosse il proprietario.
La testa le pulsava e gli occhi non le erano rientrati ancora per bene dentro le orbite, senza contare le scie umide che le solcavano il viso e che avevano di sicuro tirato giù tutto il trucco.
Uno spettacolo immondo che non aveva intenzione di dare.
- Benissimo. Esca e chiuda la porta.- disse seccamente.
- E’ nel bagno degli uomini.- la informò lui.
- Me ne andrò quanto prima.- replicò infastidita.
- Ha bevuto troppo.- replicò quella voce.
- E lei ha parlato troppo. Vada via.- scandì lei.

Ma certo! Era lui davanti casa di Mara e poi nella toilette del ristorante!
- Era un trucco?- l’enormità della cosa le esplose addosso.
Si girò a guardare Adam negli occhi e lo vide sobbalzare.
- E’ sempre stato tutto un trucco?- chiese di nuovo, con il filo di voce che le era rimasto.
- No Ica no, è iniziata in quel modo ma poi non..
- Lei ti ha chiesto di uscire con me?  Di consolarmi?
- Sì ma poi..- la vide indietreggiare e la raggiunse. - Aspetta Ica davvero, fatti spiegare.
- No, no, mi pare davvero tutto chiaro adesso.
- Non lo è Ica, aspetta..
- Smettila di chiamarmi così, tu non sei nessuno, io non ti conosco!-  esplose.- era tutto un gioco, un trucco..
Sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Doveva aspettarselo, era tutto troppo bello, troppo perfetto per essere vero, per tutti quei mesi aveva vissuto una menzogna.
- No Ica, tu mi conosci, hai detto di amarmi…
- Non ricordarmelo!- lo fulminò lei.
- Davvero, lascia che ti spieghi, è iniziata in quel modo è vero ma poi è stato tutto vero, ogni cosa che ti ho detto, ogni bacio che ti ho dato era vero, io sono stato con te perché volevo stare con te, perché voglio stare con te Ica, non permettiamo che uno sbaglio ci divida. - la implorò lui.
- Io non ti conosco, io non vi conosco e me ne voglio andare.
- Ica..- mormorò lui aumentando la stretta sul suo polso.
- Io me ne voglio andare, ti prego..- lo supplicò guardandolo negli occhi, piangendo, e qualcosa si ruppe dentro Adam, le lasciò il polso e la guardò allontanarsi.
In un solo giorno era passato dal paradiso all’inferno.


Ed eccomi qua, lo so, molti di voi non si ricorderanno nemmeno come eravamo rimasti, ci ho messo davvero una vita lo so, ma il tempo scarseggia e non mi andava di forzare le cose, spero che non faccia troppo schifo, se vi va, fatemi sapere. Baci, Manu.
  
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