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Autore: sallythecountess    03/10/2013    1 recensioni
A qualche anno dal loro "matrimonio-non matrimonio" i due immaturi, irresponsabili e egomaniaci ritornano a far danni. Questa volta, tra bambini, baci saffici, sbronze con ottuagenari e liti familiari, si ritroveranno a fare i conti con un problema ben più serio: diventare adulti.
Ricordo a tutti che questa storia è il sequel di "La ragazza di Tokyo" che potete leggere qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3886156&i=1
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo 32: il testamento.

 

Il funerale di Monsieur Dubois non fu assolutamente semplice, per varie ragioni. La prima è che, ovviamente, a Lor fu chiesto di tenere l'elogio funebre e lui temeva di non riuscire a parlare, di soffocare tra le lacrime a metà discorso, ma non fu così; salì sull'altare della chiesa con calma e dignità, e con uno splendido atteggiamento dolce e triste, sussurrò quasi al microfono un addio veramente toccante, che fece venire le lacrime agli occhi un po' a tutti...o meglio a tutti meno due.

Purtroppo alcuni membri della famiglia avevano deciso di boicottare tutto il funerale: Roland e suo figlio George erano arrivati in ritardo, e neanche avevano fatto le condoglianze a nessuno. Mat, Alice e Lor rimasero sconvolti dall'atteggiamento del loro amico fraterno George, che ora sedeva alla sinistra di suo padre senza guardare nessuno, ma ben presto avrebbero scoperto che quella era solo la punta dell'iceberg. Alice aveva provato ad andare a salutarlo, ma lui le aveva solo rivolto un cenno gelido. Si dissero che finito il funerale avrebbero dovuto parlarci, anche se Lor sapeva esattamente cosa fosse successo.

Probabilmente anche voi avrete indovinato cosa era successo, non ci vuole poi molto: Roland aveva saputo del testamento di suo padre, era riuscito in modo subdolo, ad avere un'anteprima e ciò che aveva saputo era terrificante.

Come di consueto, dopo una lunga cerimonia funebre gli eredi tutti, insieme alle loro compagne, si riunirono nello studio per l'apertura del testamento, che era esattamente come Lor sapeva:

“Eredi universali di ogni bene di Monsieur e Madame Dubois, i giovani Laurent e Matias Dubois. Ai suddetti spetta anche il controllo e la proprietà dell'azienda Vins de Bourgogne, con una piccola eccezione. Le quote del capitale sociale verranno divise in tale modo: quarantacinque per cento a Monsieur Laurent Dubois, quarantacinque per cento a Monsieur Matias Dubois e il restante dieci per cento a George, Stefan Dubois.”

L'elenco dei beni nel testamento era piuttosto lungo, ma riassumendo la situazione era semplice: Roland non era stato annoverato nel testamento, e le case e i soldi che erano spettati a George erano nettamente inferiori rispetto a quelli dei suoi cugini. Ciò che aveva fatto letteralmente infuriare Roland e suo figlio, fu l'ultima parte del lascito, quella che riguardava la casa-vigneto, che senza nessunissimo dubbio era stata donata a Lor, il quale avrebbe dovuto anche fare da tutore legale a Madame Diane nel caso in cui le fosse successo qualcosa.

Lor non aveva battuto ciglio, conosceva quel testamento molto bene, e proprio recentemente aveva spinto i nonni a modificarlo: prima del suo intervento le quote della società erano divise al 50 per cento tra i due fratelli. I suoi nonni temevano che George potesse rivelarsi sensibile al fascino del potere come suo padre, e per questo lo avevano estromesso, ma Lor riteneva che almeno una cifra simbolica fosse doverosa.

“Sappiate comunque che ho già presentato una lunga serie di documenti per impugnare questo testamento osceno e vergognoso...” ringhiò Roland con molta calma, lasciando Alice e Ava di stucco. Gli altri, invece, si aspettavano quella reazione da parte sua e non batterono ciglio. Madame Diane provò a far ragionare suo figlio, che era stato liquidato anni prima con una ingente somma di denaro, ma non ci riuscì in alcun modo, e dopo una furibonda lite di circa due ore, Lor fu costretto a prestarle la sua spalla, perchè non riusciva più a reggersi in piedi.

Roland e George uscirono insieme, incuranti di tutto, o almeno così sembrò: George, in realtà, non era proprio sicuro di star facendo la cosa giusta, e prima di uscire lanciò uno sguardo a Mat e Alice, uno sguardo che significava 'scusa, ma non so come uscirne' eppure loro non se ne accorsero.

Diane, nel frattempo, era fuori di sé, e Lor fu costretto a darle un bicchiere di bourbon per farla smettere di gridare. Non riusciva a smettere di ripetere “vile traditore, furfante” e altri epiteti simili. Piangeva e singhiozzava, così Lor si sedette per terra di fronte alla poltrona in cui lei giaceva. Lui non era affatto sorpreso da tutta la questione, anche se il tradimento di George si era rivelato un notevole colpo di scena.

“Ascolta...”le sussurrò dolcemente, nello stesso modo in cui parlava ad Alice quando aveva fatto qualcosa di sbagliato e voleva farsi perdonare. “Non puoi continuare ad agitarti in questo modo, smettila per favore. Non vorrai mica farti venire un colpo anche tu!”

Era dolce, sorridente e quasi tenero e per un minuto Diane si chiese che diavolo gli fosse successo, ma non disse nulla. Asciugandosi le lacrime farfugliò “...e magari mi venisse un colpo. Almeno non sarei costretta a vedere i miei ragazzi che si scannano tra loro per le briciole.”

Non voleva dire quella cosa, ma mettetevi nei suoi panni: era stanca, triste e sola. La sua vita era appena cambiata nel peggiore dei modi, e aveva assistito alla morte della persona che amava...quanto meno si può dire che era piuttosto provata. Lor ovviamente lo capì, così si disse che malgrado tutto, avrebbe potuto provare a tirarla su di morale.

“Nessuno si scanna, nonna. Sono solo sciocche liti che risolveremo tranquillamente. Ne sono certo.”

“No, tu non lo conosci. Sarebbe persino capace di farti del male pur di avere l'eredità. Mio figlio è veramente...”

“Non finire, non ce n'è bisogno. Ma io non parlavo di lui, parlavo di George. Roland per me può anche morire in una fossa...”sussurrò con un'indifferenza e una calma spaventosi, ma questo non fece che agitare sua nonna ancora di più. Cominciò a dire che non voleva che Lor parlasse così di suo figlio, che non doveva metterli contro e poi si fece sfuggire tra le lacrime che avrebbe dovuto morire lei al posto di suo marito, perchè lui avrebbe davvero saputo cosa fare in un'occasione simile, mentre lei si vedeva completamente persa. E così Lor capì, e sussurrò dolcemente “Io e Alice abbiamo perso le nostre madri, e abbiamo perso anche Tess, la nonna di Alice che ci ha fatto un po' da madre...”

In quel momento Diane si chiese dove diavolo volesse andare a parare: cos'è forse lei era più indispensabile di suo marito solo perchè non c'erano più donne nella loro famiglia?

“...per quanto possa farmi male, per quanto lo detesti, perdere nonno Lor è un dolore che posso accettare, perchè anche se so che mi mancherà per tutta la vita...”

“Questa cosa è tremenda Lor!”Gridò sua nonna senza capire, e in realtà aveva anche ragione: Lor stava cercando di farle capire quanto era importante nella sua vita, e anche in quella di Alice, ma non era facile dirlo senza spiegarsi del tutto.

“Va bene, va bene. Non volevo essere irrispettoso. Mi spiego meglio: tu hai cresciuto papà e quel tizio e sei una donna, quindi certe cose le hai vissute e...”

Diane continuava a non avere idea di dove volesse andare a parare Lor con quel discorso. Cosa c'entrava tutto quello sproloquio con la morte del nonno? Stava cercando di risollevarle il morale? Di farle capire che le voleva bene ed era importante per lui? Beh aveva decisamente scelto il modo sbagliato. Bevve un altro bicchiere di bourbon e si preparò a rimproverare nuovamente il suo ragazzo, ma poi lo fissò con attenzione: Lor era in difficoltà, cercava di farle capire qualcosa, ma senza parlare eppure lei non riusciva a immaginare di cosa si potesse trattare. So cosa state pensando, sì è genetico. E' da lei che Lor avrà ereditato la sua patologica incapacità di cogliere i segnali.

“Quindi io non posso morire perchè sono l'unica donna che è rimasta nella vostra vita? Oh, magra consolazione. Davvero...”

“No, non puoi ( anzi non devi e non azzardarti neanche a provarci!) morire perchè devi aiutarmi col mio bambino. Tra sei mesi circa sarò papà, e non ho la minima idea di cosa fare e Alice non è messa tanto meglio. Devi aiutarmi a capire come diavolo fare a crescerlo, come fare a superare le mille notti senza sonno, devi spiegarmi come si cambia un pannolino, cosa cavolo deve mangiare e, oddio, nel caso fosse una bambina devi veramente fare qualcosa...”

Diane allora lo strinse fortissimo e Lor si mise a ridere, sussurrando solo “se puoi non dire ad Alice che lo sai...o mi ucciderà.” Ed invece Alice aveva pianificato di tirar fuori l'argomento, e aspettava solo il momento giusto.

Poco dopo erano tutti riuniti intorno al tavolo della sala da pranzo: Ava aveva imposto a tutti di partecipare alla cena, con la scusa di “far stare tranquilli i bambini”. Lor era seduto lontano da Alice, e la fissava di tanto in tanto con un sorriso, ma si era accorto che il tradimento di George l'aveva colpita. Quello più ferito dal voltafaccia del suo migliore amico, però, era Matias. Se gli avessero chiesto chi erano i suoi migliori amici al mondo avrebbe risposto sempre Alice e George, ma ora non sapeva più cosa pensare.

Ava si era accorta dello strano atteggiamento di Mat, e aveva capito qual'era la ragione di tanto nervosismo, così si era decisa a tirar fuori l'argomento, ma purtroppo usò le parole sbagliate: non solo provocò l'ira di suo marito, ma si trovarono in breve ad affrontare una guerra tutti contro tutti. Ava aveva insultato George e Mat non voleva, ma Lor non tollerava che suo fratello difendesse quell'infame;Diane, invece, non sopportava che i suoi ragazzi litigassero, e gridava per superare le loro voci. Così, nel bel mezzo di questa faida, Alice si alzò e con fare solenne urlò “Aspetto un figlio. Tra sei mesi avremo un bambino...” per un attimo tutti tacquero, e lei stringendo le spalle aggiunse ridacchiando “...o una bambina...non lo so ancora!”

E così finì quella piccola guerra: per quella sera non si parlò più del tradimento o dell'eredità, ma solo di quel piccolo che stava per arrivare. A mezzanotte, poi, Lor decise di fare una cosa: conosceva suo nonno, sapeva che non era credente. Diceva sempre che, da buon francese, credeva solo in due cose: il jazz e il vino. Così suo nipote si decise ad onorare la sua memoria, portò in giardino il suo giradischi d'epoca, e al suono di “My way” di Frank Sinatra, tutti alzarono i calici per dire addio a quel nonno tanto speciale.

Nota dell'autrice:
Ed eccomi di nuovo! Allora, com'è questo annuncio di Ai? E quello di Lor? Che ne dite?
   
 
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