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Autore: Bradamantee    03/10/2013    2 recensioni
Ciao a tutti questa è la mia prima sotria che pubblico e spero possa interessarvi
Dal capitolo 3
“Non devi sentirti così, Eva. È giusto distrarsi in situazioni del genere. Pensare troppo a quanto accaduto ti farà soffrire ancora di più. Cerca di pensare a qualcosa di positivo. Dai vieni a ballare, così magari sul tuo volto ritornerà quel sorriso che amo tanto” quando si rese conto delle ultime parole che aveva detto, Caleb cambiò espressione, assumendone una da scocciato per così dire.
Eva invece sembrò non accorgersene poiché pensava a quando le aveva detto prima e, dopo pochi secondi, si ritrovò fra le forti braccia del principe sulla pista da ballo.
Strano descrivere le sensazioni che provò in quel momento: si sentiva protetta, al sicuro tra le sue braccia. Si sentiva in un certo senso a casa.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Le urla degli uomini che si trovavano nel cortile del palazzo riecheggiavano nella stanza come se la scena si stesse svolgendo davanti ai suoi occhi.
 
Sentiva il rumore delle armi che battevano contro le lame dei nemici, il nitrito dei cavalli sempre più acceso per i continui scontri e il rumore delle armature che cadevano a terra, esanime.
 
Eva non aveva il coraggio di guardare fuori dalla finestra perché, se lo avesse fatto, sarebbe corsa senza alcuna esitazione ad aiutare i suoi cavalieri che stavano combattendo duramente per salvare il suo regno.
 
Quale ironia: lei era la principessa ma al suo regno ci stava pensando qualcun altro.
 
Questo era quello che più la infastidiva: l’inerzia, l’inoperosità, il rimanere fermi, al proprio posto, non curandosi di quanto stava accadendo nel frattempo attorno a lei.
 
Non tanto il non interesse, perché se pur con il corpo non era al fianco dei cavalieri a difendere le mura della propria casa, con la mente, il cuore e lo spirito era schierata in prima linea insieme a loro.
 
Ma in un simile momento tutto questo era inutile.
 
Lei era nella sua camera, intenta a preparare il più velocemente possibile i bagagli per andarsene da quel territorio impregnato dall’odore della morte che nemmeno le peggiori piogge torrenziali sarebbero riuscite a portare via.
 
Stava svolgendo quello che le avevano ordinato, quello che suo padre, il re, le aveva imposto totalmente controvoglia: non voleva scappare, non voleva rifugiarsi in un posto sicuro, voleva, anzi doveva adempiere al suo ruolo di principessa di Brudure, proteggendo con tutte le sue forze e tutto il suo cuore il popolo che tanto amava. Quel popolo che rappresentava la sua vita.
 
Che non si metterebbe in gioco pur di difenderla?
 
Eva sicuramente no di certo, ma suo padre e i consiglieri del regno l’avevano costretta ad abbandonare il regno finché ce n’era la possibilità.
 
 
Stava passeggiando con le sue dame di compagnia per i giardini del palazzo.

Nonostante fosse tutto ricoperto da un candido manto bianco e il freddo entrava fin nelle ossa, Eva non era propensa a sprecare un altro pomeriggio fra quelle mura di pietra. Voleva godersi appieno quella splendida giornata di sole, quel lieve tepore che sentiva a contatto con il suo viso.

Ma il sole sarebbe presto scomparso dietro nubi di fumo.

Le giovani donne vennero sorprese dal numero di cavalieri che continuavano ad entrare e uscire dal portone senza interruzione, ma con uno sguardo di terrore sul volto.

Eva ancora non capiva quello che stava succedendo intorno a lei e quando Malcom, il primo cavaliere del regno, corse da lei per dirle di rifugiarsi all’interno del palazzo, capì che qualcosa stava succedendo e non prometteva nulla di buono.
 
Appena entrata, corse subito alla ricerca del padre che trovò, insieme ai suoi consiglieri, nella sala del trono, intenti in un’accesa discussione.

“Bisogna andarsene da qui al più presto, maestà, fra poco quei dannati mercenari abbatteranno tutte le nostre linee difensive ed entreranno a palazzo uccidendo senza esitazione chiunque incontrino sul loro tragitto!” urlò Libargot, il più fidato fra i consulenti.

“Non dire idiozie, Libargot! Come puoi pretendere che io, Futor, re di Brudure, possa abbandonare il mio popolo nel momento del bisogno! Io resterò qui e se dovrò morire così sia. Non ho la minima intenzione di allontanarmi da queste mura”.

Nel sentire queste parole, Eva capì che il regno era sotto assedio e che le possibilità di vittoria erano ridotte al minimo. Rimaneva la speranza, seppur flebile.

In quel momento il re si accorse della figlia e dal suo sguardo preoccupato capì che aveva sentito tutta la conversazione.

Le si avvicinò e le disse di non preoccuparsi: c’era ancora la possibilità di farla uscire dal palazzo senza che i mercenari potessero vederla, tanto meno ucciderla.

Ma la sola idea di abbandonare suo padre e con lui il regno la faceva sentir male.
Sarebbe rimasta al suo fianco cadendo insieme al padre e a Brudure.

“Bambina mia non capisci. Tu sei l’ultima speranza di salvezza per il popolo. Se ti salvi, potrai tornare a riprenderti il regno una volta giunto il momento”

“No, padre, non accadrà. Brudure ha già combattuto altre guerre, più impegnative di questa, e ne è sempre uscita vittoriosa. Vedrai che ce la faremo anche questa volta” disse tutto d’un fiato Eva, con le lacrime agli occhi. Sarebbe stato bello credere che veramente avrebbero potuto vincere, ma dall’imprevedibilità dell’attacco i cavalieri e l’esercito erano stati colti impreparati e costretti a difendersi al meglio che potevano con quello che riuscirono a trovare.

“Eva ascoltami. Tu ora andrai via da questo palazzo accompagnata da Malcom e altri cavalieri fra i migliori che abbiamo. Ti proteggeranno lungo il cammino e ti porteranno in un luogo sicuro. Verrà con te anche la tua dama di compagnia, così non ti sentirai tanto sola. Adesso vai in camera con la tua ancella a preparano l’indispensabile per il viaggio. Dovrai arrivare fino a Grosen, il regno di un mio vecchio amico e lì sarai al sicuro. Ho inviato poco fa un messaggero: sanno del tuo arrivo. Perciò non perdere tempo e vai a prepararti”.

Detto questo, l’ancella accompagnò la principessa nelle sue stanze perché da sola non riusciva a muoversi, sconvolta da quanto le aveva detto il padre. Era sotto shock.
 
 
Stava scendendo le scale in tutta fretta seguita dalla sua dama e dai cavalieri.
Andarono nelle stalle dove montarono in sella ai destrieri e, quando ricevettero la conferma che la via era libera, che stavano coprendo loro le spalle, partirono per prendere la via dei boschi.
Stava per addentrarsi in quella selva oscura quando si fermò per un attimo.

Si voltò per osservare per un ultima volta il suo regno, la sua casa.
Era tutto ridotto in fiamme e cenere. Nubi di fumo s’innalzavano fino al cielo coprendo quel sole che fino a poco prima aveva rischiarato la sua giornata.

In lontananza poteva scorgere i guerrieri che si dibattevano per contrastare, per quanto potevano, gli avversari. Molti avevano perso la vita in quello scontro e altri li stavano per raggiungere.

Il solo pensiero che suo padre fosse ancora lì le fece inumidire gli occhi ma non poteva piangere, non davanti alla scorta. Non poteva mostrarsi debole, tutti loro contavano su di lei, sul fatto che un giorno sarebbe tornata a riprendersi quelle che le spettava di diritto. E sicuramente l’avrebbe fatto.

Col suo orgoglio di principessa cominciò a cavalcare superando tutti gli altri che la seguirono immediatamente e si addentrò per quei sentieri, quegli alberi che con la loro ombra avrebbero coperto la tristezza nei suoi occhi. Perché oramai, anche se era in viaggio e non poteva vederlo, sentiva che alle sue spalle non c’era più nulla e quello era rimasto di lei: niente.

Ma giurò sulla sua vita e su tutto ciò che le era più a cuore, che un giorno sarebbe tornata, un giorno sarebbe divenuta regina di Brudure.
 
 
 
AGOLO AUTRICE:
 
per favore vi supplico non uccidetemi! So che sono in ritardo colossale ma con l’inizio della scuola, degli allenamenti e chi più ne ha più ne metta, non ho avuto la possibilità di aggiornare la stoia.
Comunque spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. È molto più lungo del precedente perché mi serviva fare il punto della situazione prima di entrare nel vivo della storia.
Allora che ve ne pare? Ho ricevuto molte visualizzazioni nel capitolo precedente e spero di trovarne anche per questo ma vi chiedo, con tutto il mio cuore, di lasciare anche una piccola recensione per farmi capire se avete apprezzato o meno il mio lavoro. Non fatevi problemi a criticare perché mi potrà solo servire a fare meglio la prossima volta se questa non è andata come speravo.
Tornando a noi, inizierò ad aggiornare la storia ogni settimana durante il weekend probabilmente perché in settimana sono sempre impegnata.
Adesso vi lascio perché non vorrei dilungarmi troppo
Un grossissimo enorme gigantesco bacione
 
alinalaali
  
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