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Autore: __21century    03/10/2013    7 recensioni
Dean Winchester è il capitano della squadra di football, è fidanzato con la ragazza più bella della scuola -Lisa-, ha tanti amici, le ragazze gli sbavano dietro e metà della popolazione maschile della scuola venderebbe un rene per essere nei suoi panni. Eppure, la sua vita non è come aveva desiderato. Orfano di madre, con un padre che sta tentando di non cadere in depressione e un fratello che progetta di andarsene al più presto possibile. La sua famiglia è solo un vago ricordo, oramai preferisce considerare suo padre il coach Singer. Le cose sembravano andare sempre peggio, quando un giorno un angelo, o qualcosa del genere, lo salva da quell'inferno che è la scuola. Occhioni blu, così lo chiamò la prima volta, pensando a lui. Dean riesce davvero a vedere la luce alla fine del tunnel, come se il lieto fino potesse davvero esistere.
Possibile OOC. Universo Alternativo. Slash.
Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel, Dean/Lisa, Megstiel, accenni alla Sam/Jessica.
Rating: Giallo.
Beta: No.
Genere: Romantico. 
Warning: Probabile OOC, Au, Slash.
Words: 2066/? (Pochine, lo so!)
Capitolo: 15/?
Soundtrack: Work, Change Your Life, Pussy. Tutte della magnifica Iggy Azalea. Con un po’ di Gives you hell dei All The American Rejects.
Summary: Dean Winchester è il capitano della squadra di football, è fidanzato con la ragazza più bella della scuola, ha tanti amici, le ragazze gli sbavano dietro e metà della popolazione maschile della scuola venderebbe un rene per essere nei suoi panni. Eppure, la sua vita non è come aveva desiderato. Orfano di madre, con un padre che sta tentando di non cadere in depressione e un fratello che progetta di andarsene al più presto possibile. La sua famiglia è solo un vago ricordo, oramai preferisce considerare suo padre il coach Singer. Le cose sembravano andare sempre peggio, quando un giorno un angelo, o qualcosa del genere, lo salva da quell'inferno che è la scuola. Occhioni blu, così lo chiamò la prima volta, pensando a lui. Dean riesce davvero a vedere la luce alla fine del tunnel, come se il lieto fino potesse davvero esistere.

 
Buona lettura!








 
 
Castiel era in piedi davanti all’armadio da almeno tre quarti d’ora. Sapeva benissimo che non era poi così importante la scelta dei vestiti, ma si sentiva come in dovere di stupire Dean, dopo una settimana completamente lontani uno dall’altro. Voleva che lo guardasse come se fosse ancora più bello di quando si erano visti l’ultima volta. Si rendeva conto che fosse abbastanza infantile, ma non riusciva a prendere semplicemente una maglietta e a infilarsela. Dean era sempre perfetto con tutto ciò che indossava, voleva essere alla sua altezza.
«Annaaaa!»  chiamò la sorella a gran voce, sprofondando sul letto.
«Cosa c’èèè? Dai, Cassie, c’è l’ultima puntata di Grey’s Anatomy!»  si lamentò la ragazzina. La TV via cavo stava cominciando a farle male.
«Non ti preoccupare.»  rispose, sospirando. Decise di infilarsi la camicia azzurra che indossava il giorno in cui aveva baciato Dean per la prima volta. Non erano ricordi stupendi, ma pensava che a sarebbe Dean potuta piacere.
Si sdraiò quindi sul suo letto e si rese conto che all’appuntamento mancava ancora un’ora e mezza. Doveva assolutamente calmarsi.
 
 



 
 
 
A Dean la camicia era piaciuta, ma Castiel non seppe dire se ricordava fosse quella del loro primo bacio. In ogni caso non era così importante. Erano seduti in uno dei tavolini più imboscati del McDonalds, ma c’era comunque fin troppa gente per lasciarsi andare a bacetti e abbracci. Ordinarono due DoubleBacon, due patatine grandi e due CocaCole. Castiel finì con l’ordinare altri due cheeseburger, dopo averli elogiati fin troppo.
Dean, appena rivisto Castiel, aveva davvero capito il perché di tutto quello che gli era successo. Sembrava banale, e forse è perché l’amore in fondo è così, ma Castiel rendeva il suo mondo migliore. Dean sentì un sorriso spuntargli sul viso alla sua vista. Lo rendeva felice la sua presenza, non sapeva nemmeno spiegare il perché. Non si erano potuti abbracciare perché c’era gente del loro liceo e non volevano far girare brutte voci. Castiel se ne fregava a dire il vero, ma non voleva rovinare la carriera sportiva di Dean. I suoi compagni di squadra non l’avrebbero lasciato vivere. Quell’abbraccio mancato fece crescere ancora di più in Dean il desiderio di stringerlo, di sussurrargli che lo amava anche se contava così poco. Cos’è l’amore? Finisce, sempre. Non può durare. Dean non voleva che finisse, voleva poter vivere in una bolla con Castiel per il resto dell’eternità. Si sentiva male al pensiero di dover separare le loro strade. Sarebbe successo, quando Dean sarebbe partito per il college. Aveva paura.
«Cas, volevo parlarti di una cosa.»  disse Dean e subito notò le sopracciglia di Cas aggrottarsi e la confusione impadronirsi del suo volto.
«Dimmi.»  sussurrò in risposta e Dean a malapena lo sentì.
Castiel era terrorizzato al solo pensare che Dean volesse lasciarlo così, in uno squallido McDonalds davanti ad un Cheeseburger. Ma non poteva essere così. Dean gli aveva confessato che gli era mancato in quei giorni e che voleva baciarlo.
«Io... finito quest’anno di scuola andrò al college. Nel senso, so che è normale ma... volevo sapere tu cosa ne pensavi. Il college è lontano e io non potrei tornare qui così spesso, massimo una o due volte al mese. Sarebbe complicato.»  spiegò Dean, incespicando sulle parole. Voleva scusarti, voleva poter ritirare la sua domanda al college e rimanere con Castiel, ma non era così che funzionavano le cose. Aveva bisogno di andare al college per poi trovarsi un lavoro e mantenere sé stesso e Sam.
«Mi stai lasciando?»  chiese Castiel e non sapevo nemmeno più se stesse piangendo oppure no.
«Cosa? No, no, Cas, no...»  sussurrò Dean, prendendo la mano di Castiel. Che la gente guardasse. «Non ti voglio lasciare.»  
«Ma dovrai, quando te ne andrai.»  puntualizzò Castiel, scostando la mano e abbassando lo sguardo. «So che è giusto che sia così, ma... se ti lascio andare e ti perdo per sempre? Io non voglio dimenticarti.»  
«Lo so.»  sorrise mestamente Dean. «Ma abbiamo ancora un mese.»  
«Non resterai per le vacanze estive?»  chiese, l’angoscia nella voce, Castiel.
«Ho trovato un lavoro da meccanico vicino al college. Inizio il lunedì dopo il diploma. Mi dispiace.»  spiegò Dean, lo sguardo basso. Non voleva affrontare gli occhi di Castiel.
«Perché non me lo hai detto prima?»  fu la domanda dell’altro, che ora teneva gli occhi fissi su Dean. Aveva un mese per assaporare tutti i suoi minimi dettagli, un mese per... solo un mese. Un mese non era niente.
«L’ho saputo da poco. Del lavoro da meccanico, dico. Del college, beh... non lo so.»  ammise Dean. Sperava che il momento in cui sarebbe dovuto andare al college non sarebbe arrivato mai.
«Va bene. Va bene. Perfetto, okay.»  ripeteva Castiel, come un mantra. Potevano farlo funzionare, in qualche maniera. Ce l’avrebbero fatta.
«Divertiamoci stasera, per il resto penseremo a qualcosa. Non ti preoccupare, Cas.»  sussurrò Dean, alzando finalmente il viso per guardare Castiel. Incontrò i suoi occhi e li vide quasi lucidi, ma non stavano lacrimando. Percepiva tristezza nel suo sguardo.
«Davvero, va bene. Davvero.»  annuì ancora Castiel, passando una mano sul volto per assicurarsi che quel momento lo stava vivendo sul serio. Non era possibile.


 
 
 
 
 
 


 
 
«Spara, SPARA! Più forte!»  urlava Castiel.
Dean non era un appassionato di videogiochi, era a malapena in grado di giocarci. L’unico motivo per cui aveva accettato una serata videogiochi era perché l’aveva proposta Castiel.
«STO SPARANDO!»  gridò di rimando Dean, continuando a schiacciare i tasti sul pad a caso. Prima o poi avrebbe azzeccato qualche mossa, no? Il gioco non era male, c’erano zombies, sangue e pistole, ma Dean proprio non riusciva a capire come diavolo si usava quel coso. Inoltre, aveva bevuto qualche birra di troppo e la sua vista cominciava ad offuscarsi. Erano a casa di Cas mentre Balthe e Meg erano fuori per un appuntamento “galante”, anche se nessuno credeva che fosse davvero così. Probabilmente Balthe aveva portato Meg in qualche ristorantino dall’apparenza snob per portarsela a letto senza troppi convenevoli. Castiel non capiva quella tattica, si ricordava benissimo che Meg non era così quando stava con lui.
Castiel era riuscito a procurarsi parecchie bottiglie di birra grazie alla carta d’identità falsa di suo fratello, a cui aveva applicato la sua foto giusto per quella sera. Sul tavolino di fronte a loro lattine di birra, Redbull e ogni tipo di cibo spazzatura.
Non che Castiel volesse ubriacarsi, ma non ci aveva nemmeno fatto tanto caso. Era distratto, l’unica cosa che riusciva a fare era uccidere zombies.
«Mi sono rotto, facciamo qualcos’altro.»  sbottò di colpo Dean, buttando il joypad per terra, insieme a un pacchetto di patatine. «Hai della vodka in casa o qualcosa del genere?»  
«Balthazar di sicuro.»  rispose Cas e si rese conto che in fondo non era così ubriaco come credeva.
«Prendila, ci facciamo qualche shot. Ah, prendi pure un limone o qualcosa del genere.»  propose Dean, facendo segno a Cas di alzarsi.
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
La mattina dopo.
Castiel si svegliò e sentì subito la testa pulsare. Sentiva come fatica ad alzarla. Aveva ancora gli occhi mezzi chiusi. Si strofinò una mano sul viso, sperando di darsi una svegliata. Aprì lentamente gli occhi, attento a non farsi accecare. Non c’era pericolo: la sala era completamente buia. Quando la sua visuale fu completa, sentì il cuore balzargli in gola.
«No.»  disse, scuotendo la testa. Tentò di tornare alla sera prima, ma l’unica cosa che ricordava erano gli zombie, la conversazione da McDonalds e il sorriso di Dean. Non era abbastanza per  ricostruire ciò che era successo. Aveva decisamente bevuto troppo. Stava ancora tentando di capirci qualcosa, quando il suo stomaco fece una capriola. Sentì un conato di vomito salirgli per la gola e provò l’impulso di portarsi le mani alla bocca. Non vomitò, ma probabilmente l’avrebbe fatto prima o poi. Non sapeva se vomitare fosse un bene oppure no, d’altronde quella era la prima vera e propria sbornia che si prendeva e, considerando la situazione attuale, pensava che non sarebbe più successa una cosa del genere.
Ciò che riusciva a vedere era Dean a torso nudo, per il resto nascosto dalla coperta, dormire per terra a qualche passo da lui. Castiel aveva paura di scoprire se l’altra metà del suo corpo fosse nuda o no. Per quanto riguardava sé stesso, aveva ancora i boxer addosso, ma era comunque piuttosto preoccupato. Voleva che la sua prima volta fosse... non per forza speciale, ma voleva perlomeno ricordarsela, soprattutto se era con Dean. Castiel si chiese se Dean si sarebbe ricordato qualcosa una volta sveglio. Lasciò cadere lo sguardo sul proprio stomaco e notò che sopra di esso campeggiava una scritta con un pennarello rosso. “Di Dean, nan tocare” recitava. Probabilmente Dean non era abbastanza sobrio da scrivere in un italiano decente.
Diede un’occhiata alla casa e si rese conto che era completamente devastata. C’erano lattine ovunque, del liquido appiccicoso su cui preferì non indagare (ma era al novanta per cento sicuro si trattasse di gelato) e sulla tv trionfavano un paio di boxer rosa. Okay, quello era decisamente un problema. Di sicuro non era suoi, ma non sapeva dire se appartenessero a Dean oppure no.
Mentre ripercorreva la serata cercando di ricordare anche solo qualche piccolo dettaglio che potesse far luce su tutto quel casino, si diresse in cucina sperando che non ci fossero Balthazar e Meg nei dintorni. Anna, grazie al Cielo, era da un’amica a dormire per l’intero weekend.


 


 
 
 
 
 
«No, cioè, no, senti... io ti amo e quindi cioè, devo baciarti e mi sembra giusto e poi e poi e poi... e poi boh, io non ti voglio lasciare, rimaniamo insieme per sempre, che ne dici?»  bofonchiò Dean, stringendo Cas al petto. «Ma se ti sposo, eh?»  
«Non credo che puoi, Deanooo.»  rispose Castiel, quasi miagolando. Si aggrappò alla maglia di Dean e lo baciò sulle labbra, un bacio casto. Non riusciva a pensare razionalmente. Ogni cosa che usciva dalla sua bocca era una completa idiozia, ma non poteva controllarsi. Aveva bevuto troppa vodka. Si erano scolati una bottiglia e mezza e il limite di Cas era ben molto prima della bottiglia.
«Posso chiederti una coooosa, Occhioni Belli?»
  chiese Dean, strascicando tutte le vocali e mangiandosi le consonanti. I suoi sembravano solo versi, ma in qualche modo Cas li capiva.
«Credo!»  ridacchiò Castiel, probabilmente senza afferrare il senso di quella specie di assenso.
«Ma tuuu sei tipo vergine oppure no? Perché sai io ci ho pensato tanto e boh, non lo soo!»  rise Dean a sua volta, rovesciandosi sulla schiena. Castiel lo seguì e si accovacciò al suo fianco. Stavano guardando il soffitto bianco con fin troppa enfasi.
«Non puoi chiedere queste cose così!»  borbottò Cas, facendo il broncio per poi scoppiare a ridere e allungare la mano verso il naso di Dean. Gli diede un buffetto. «Schiocchino!»
  
«Ah ma quindi è un segretuuuccio?»  chiese Dean, facendo uscire la voce più stridula di quanto volesse.
«Nooooo!»  rise Castiel. «Però non posso mica dirtelo! Non so neanche cosa siamo noi due...»  e quello era vero. Non era sicuro che Dean fosse il suo ragazzo.
«Io sono Danny e tu sei Sandy!»  esclamò Dean, come se fosse arrivato ad un’improvvisa rivelazione. «Hai un computer qui?»  
«Sul tavolo guarda.... mi pare, credo...»  mormorò Cas. «Cosa devi fare?»  
Dean si alzò e barcollò fino al tavolo. Ad ogni passo rischiava di finire muso a terra, ma nonostante tutto arrivò a destinazione incolume. Aprì il computer portatile bianco e fu felice di scoprire che non c’era la password. Sarebbe stato impossibile scriverla da così ubriaco. Riuscì ad aprire youtube perché era tra le pagine più utilizzate (e forse per colpa dell’alcool non notò anche youporn e e pornhub). Schiacciò le dita sulla tastiera ma non fu sicuro di quello che aveva scritto. Quando i risultati apparvero fu felice di notare che ce l’aveva fatta. Fece click e premette play.

«Cos’è questa roba?»  chiese Castiel dal pavimento, gli occhi chiusi. Li riaprì e penso a quanto fosse quello il suo Danny Zuko.
«Grease! Balla con me, dai. Devi ballare con me.»  esclamò Dean con un sorrisone sul viso. Si avvicinò a Cas e prese la sua mano per aiutarlo ad alzarsi. Una volta in piedi lo prese tra le braccia e si lanciarono in un ballo scatenato e sbilenco.
«Dean, io non so ballare!»  rise Castiel, come giustificazione per tutte le volte che gli stava pestando i piedi. A Dean non importava, voleva solo avere la certezza che Castiel fosse tra le sue braccia ancora per un po’.












Note dell'autrice tehehehe.
Si, lo so, lo so. Sono stata via talmente tanto tempo che dovreste prendermi a sprangate. Ma ho pubblicato (anche se dopo un tempo infinito.) Meglio tardi che mai, giusto? Come scusante riporterò la scuola. Ho iniziato il triennio e beh, è dura. 
Spero di riuscire a tenervi aggiornati il più spesso possibile.
Un ringraziamento enorme va a Mery per i continui incoraggiamenti, un altro alla Lista Nera perché sono l'unica distrazione che mi posso concedere e uno a Letizia che sta leggendo questa fic anche se non shippa i Destiel (e nemmeno guarda Supernatural. Però dovresti.)
Un bacione grande grande e scusate ancora!

 
  
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