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Autore: Rozen Kokoro    03/10/2013    3 recensioni
«Ah, dovrei presentarmi? Non sono molto bravo, quando si tratta di parlare di me. Mi chiamo Gary Junior Ketchum e non ho altri interessi quali dormire e passare il tempo a guardare la televisione. Non ho sogni, né aspettative, né tantomeno voglia di avere un obiettivo: la mia è una vita tranquilla e non ho problemi. Ho i miei Pokémon, la mia vecchia fama, la mia famiglia, un frigo stracolmo di leccornie.
Mi piace vivere così.
Fino al fatidico giorno in cui la mia amica d’infanzia non decide di farsi rivedere, dopo ben quattro anni.
Beh, la classica storia? Fate voi, quello che posso dirvi è che ha dato una svolta alla mia vita.
Oh, come sono melodrammatico.»
[A New Generation | Copiosa(?) presenza di OC | LongFic - molto long, sul serio]
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Lucinda, Nuovo personaggio, Paul | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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2.0

«Litigi e piatti volanti.»



 
Gary si chiese come fossero finiti in quel Centro Pokémon sperduto in mezzo alla foresta. Ancora non aveva fatto mente locale degli ultimi avvenimenti, poiché stentava a credere di averla incontrata in quel modo.
Kokoro gli aveva spiegato che stava scappando dalla folla di ammiratori, visto che non amava molto trovarsi al centro dell’attenzione. La cosa era un po’ contraddittoria, visto che era appena diventata Campionessa, ma Gary decise di non ribattere.
Stringeva possessivamente il suo bicchiere ormai vuoto, giocherellando con la cannuccia. Era terribilmente a disagio, forse perché fino a quel momento nessuno dei due sembrava avere l’intenzione di iniziare un discorso. Lei si limitava a scrutarlo silenziosamente, assottigliando gli occhi e inarcando le sopracciglia, come se si stesse sforzando di ragionare su qualcosa.
Gary pensò che forse aveva ricevuto il titolo di Campionessa nel mettere in imbarazzo la gente piuttosto che Campionessa di Unima.
Ma non poteva restare in silenzio per tutto il tempo, così racimolò un po’ di coraggio e iniziò a parlare. “Mi fa piacere vedert-“
“Lo so che ti stai chiedendo perché me ne sono andata.” Lo interruppe la ragazza, poggiando i gomiti sul tavolino.
Gary alzò impercettibilmente le sopracciglia, sorpreso. “Beh… sì, in effetti. Non mi hai mai chiamato, in questi quattro anni.”
Kokoro sospirò, sorridendo debolmente. “Non è colpa tua, Gary. Sono dovuta partire, l’ho fatto per me.”
La ragazza assunse un’espressione amareggiata, come se quelle parole le stessero facendo del male. Gary rimase leggermente turbato di fronte a quel comportamento, del tutto al di fuori del carattere della vecchia Kokoro. Non se l’aspettava di certo così cresciuta, così cambiata; seppur gli aveva detto che lui non c’entrava nulla con la sua partenza, non si sentiva per nulla sollevato, anzi.
“Non pensavo fossi diventata così egoista.” Sibilò Gary, voltando lo sguardo.
Le sopracciglia di Kokoro si alzarono impercettibilmente, stupita dall’affermazione dell’amico. L’aveva colpita proprio nel suo punto debole, che lui conosceva fin troppo bene. “Vuoi forse accusarmi?” Ringhiò, cercando di reprimere la rabbia che stava scorrendo  nelle sue vene.
“Sì! Dove sei stata tutto questo tempo? Perché non mi hai chiamato?!” Gary scattò in piedi, sbattendo entrambe le mani sul tavolino. Questo vacillò leggermente.
Kokoro distolse lo sguardo verso il bancone, osservando l’Infermiera Joy leggermente preoccupata per il litigio dei due. Sospirò, poggiando il mento su entrambe le mani. “Ho viaggiato per Johto e Unima. L’ho fatto per diventare più forte, per rendere fieri i miei genitori.”
“Non hai pensato a noi? A Daisy, a Rick, a me?” La ragazza notò che il tono di Gary aveva assunto una vena leggermente malinconica e quasi se ne sentì in colpa.
Abbassò lo sguardo, colorando le sue guance di un leggero rosa. “Ho sempre pensato a voi. Mi avete fatto compagnia in questi quattro anni.” Poi incrociò gli occhi castani del ragazzo, sorridendo debolmente. “E continuerete a farmi compagnia anche durante questo viaggio per Kanto.”
“Vengo anche io con te.” Sentenziò il ragazzo, rimettendosi seduto.
“Eh? Gary, ti prego-“
“Ti prego un corno! Diamine, sono più di quattro anni che non ti vedo e voglio passare un po’ di tempo con te.” La interruppe.
Kokoro lo osservò in silenzio, come se stesse ragionando. “Sono qui per conquistare anche questa Lega, non per fare un giro turistico.”
Il ragazzo sobbalzò, leggermente sorpreso. “Cosa?! Hai già battuto una Lega, non pensi sia abbastanza?”
Kokoro ghignò, bevendo l’ultimo sorso di limonata. “Niente è mai abbastanza, Gary.”
L’amico rimase leggermente incerto sulla risposta che gli aveva dato, come se non avesse chiarito del tutto i suoi dubbi. Riflettendoci, neanche lui sapeva il perché della sua decisione di unirsi a lei. Forse la noia? “Beh, ciò non cambia il fatto che voglio ripartire con te, signorina niente-è-mai-abbastanza.” Ridacchiò.
“Per me non ci sono problemi, lo sai.” Disse la ragazza, poggiando un gomito sullo schienale della sedia. Gary si stava già alzando, pronto ad uscire di lì, quando Kokoro lo bloccò. “Però…”
Il ragazzo si girò di scatto, sorpreso. “Prima devo avvisare i miei.” Gli disse, buttando nel cestino il bicchiere ormai vuoto.
Gary inarcò le sopracciglia. “E perché?”
“E’ meglio, fidati.”
Gary capì che non era il caso di fare domande.
 
 
Nella casa di Kokoro non c’erano mai state pace e tranquillità. Ogni giorno era un rompere di piatti e un volare di arnesi da cucina.
I suoi discutevano otto giorni su sette, a tutte le ore del giorno. Beh, quasi tutte le ore. C’era quel lasso di tempo in cui facevano pace, ma non durava molto.
In quell’istante stavano appunto litigando, il motivo?
“Apparecchio sempre io! Per una volta che lo fai te!” Urlò Lucinda, lanciando un piatto dritto in faccia al marito. Questo si spostò appena in tempo, lasciando che il piatto si frantumasse sul muro.
“Ma non dire stupidaggini, lo faccio sempre io!”
“BUGIARDO!” Concluse, tirando una scodella e fuggendo verso la camera da letto.
Paul sospirò, passandosi la mano fra i capelli. Da un lato sua moglie aveva ragione, però… Con malavoglia, cominciò ad avvicinarsi alla camera da letto, sentendo i singhiozzi di Lucinda farsi sempre più forti. Bussò “Ehi… posso entrare?”
Non ricevette risposta, quindi aprì la porta. La scena ai suoi occhi apparve a dir poco patetica: sul loro letto sfatto e pieno di mutande e vestiti non ripiegati era stesa la moglie, che nascondeva il volto fra le lenzuola.
Paul si sedette sul bordo del letto, sospirando. Non era molto bravo a scusarsi, ma non riusciva a vedere Lucinda in quello stato. “Che seccatura… e va bene, hai ragione te. La prossima volta apparecchierò io.”
Lucinda continuava a singhiozzare, facendo finta di non averlo udito. Paul si innervosì. “Ho detto che mi dispiace! Che altro devo fare, regalarti tutta la collezione invernale di PokéFashion?”
La moglie alzò lentamente lo sguardo, mostrando il suo volto rigato dalle lacrime e dal trucco colato. Si soffiò il naso su un lembo di coperta – facendo arricciare il naso di Paul dal disgusto (quella era la sua parte di letto!) – e fissò gli occhi scuri del marito, cercando di mettergli un po’ di compassione.
Questo la guardava con un misto di dispiacere e rabbia, un po’ per il comportamento infantile della sua coniuge, un po’ per essere stato la causa di quel pianto disperato. “Ti ho detto che mi dispiace, ok?” Abbassò lo sguardo. “Ora smettila di piangere! I tuoi singhiozzi mi si mettono alla testa!”
Lucinda rimase perplessa per qualche secondo, poi sorrise dolcemente. “Va bene, sei perdonato.” Si chinò per baciargli la fronte. “Basta che smetti di fare lo scorfano brontolone e ammetti che ogni tanto ho ragione anche io.”
Il marito borbottò sottovoce, quando si illuminò lo schermo del computer della camera.
Chiamata dal Centro Pokémon di Aranciopoli.
“Chi sarà mai? Forse Ash?” Domandò Lucinda, cominciando a smanettare con il pc.
Spero di no, guarda, pregò Paul, alzandosi da letto per raggiungerla.
Sul desktop apparve la faccia di Kokoro, che osservava imbarazzata il volto della madre completamente sporco di trucco. “Mamma, hai di nuovo litigato con papà?”
Le labbra della donna si incresparono in un sorriso radioso, mostrando una fila di denti bianchi e lucenti. “Tesoro! Non ti fai sentire da tantissimo! Ci stavamo preoccupando, lo sai vero?”
Dall’altra parte dello schermo Kokoro si spostò una ciocca di capelli. “Ero molto impegnata…”
“Impegnata per i tuoi genitori?! Ti dovrei fare una bella lavata di capo…!” Il tono burbero della donna nascondeva l’eccitazione di aver rivisto dopo tanto tempo la figlia.
“Sì, ok mamma. Senti, sono a Kanto-“
“A Kanto? Ma è meraviglioso! Salutami Ash, Misty e Gary!” La interruppe la madre.
“Lasciami finire. A proposito di questo, sto per iniziare un nuovo viaggio qui…-“
“Cosa?! E neanche fai un salto qui a Sinnoh?! Kokoro Rosalia Shinji,” qui Kokoro avvampò “quando verrai qui a Rupepoli – cioè subito – io e te faremo un bel discorsetto!”
“N-non chiamarmi così! Comunque ti ho chiamato per dirti… ehm, cioè, dirvi… che ho deciso di iniziare un nuovo viaggio qui a Kanto. Mi farà compagnia Gary.” Indicò poco più dietro di sé un ragazzo dalla folta chioma rossastra, seduto beatamente fra i cuscini del divano.
A quelle parole, Paul scattò, spostando la moglie e impadronendosi di tutta l’inquadratura della webcam. “Cosa hai detto?” Sibilò, fissando il volto spaventato della figlia. “Ho sentito bene? Gary? Non starai parlando di quel ragazzino patetico figlio di quell’allenatore patetico, spero.”
Kokoro si accigliò, cercando in tutti i modi di racimolare un po’ di coraggio per affrontare il padre. “Sì, hai detto bene papà, Gary Junior Ketchum. Se non ti sta bene...”
“Ovvio che non mi sta bene! Non mi va che frequenti ancora quel genere di persone.” Fece una smorfia di disgusto.
“Mi dispiace papà, ma ora ho accettato. Non posso più rifiutare. Vi chiamerò non appena sarò arrivata al laboratorio del Professor Oak. Magari faccio pure un salto a Sinnoh, fra un mesetto o due.” Si affrettò a dire, giusto per non iniziare una discussione con suo padre.
Questa volta Lucinda tornò di fronte allo schermo, sorridendole dolcemente. “D’accordo tesoro. Mi raccomando, stai attenta. Ti vogliamo bene.”
“A-anche io. Ciao.” Rispose un po’ impacciata, prima di chiudere la videochiamata. Raggiunse il suo amico, che aveva sentito quasi tutta la conversazione, ma preferì non dire nulla.
Solo una cosa l’aveva lasciato sconvolto… “Kokoro ROSALIA? Pff, ma che razza di nome è?” Cercò in tutti i modi di non scoppiare a ridere, ma lo sguardo assassino della sua amica lo fermò appena in tempo.
“L’unica cosa che devi sapere, Gary, è che mio padre ha un pessimo gusto nel scegliere nomi.” Disse con tono inespressivo, camminando un po’ più avanti di lui.
“D’accordo, d’accordo… Rosalia.” Ridacchiò.
Dopo che Kokoro gli ebbe mollato un bel ceffone sulla spalla, entrambi uscirono dal Centro Pokémon, iniziando il loro viaggio diretti a Biancavilla.
 
 
Misty stava cercando disperatamente di pulire la camera del figlio, senza ottenere grandi risultati. Quella camera sembrava un campo di guerra, piena di vestiti e cartacce ovunque. Perché suo figlio aveva ripreso tutto dal padre?! A quel pensiero, sospirò amareggiata, tornando a ripiegare le maglie di Gary.
In quell'istante entrò Ash, visibilmente in imbarazzo - dopotutto, aveva appena finito di discutere con Misty, che l'aveva accusato di non aver cercato in qualche modo di fermare il figlio. Ma che poteva farci? Se Gary era felice di partire per una nuova avventura, chi era lui per fermarlo?
“Forse suo padre?” Aveva replicato la moglie pochi minuti prima, facendolo tacere del tutto.
Ma non amava molto discutere con lei, quindi per farsi perdonare era corso nella pasticceria più vicina per comprare una torta. Ma caso vuole che inciampò proprio mentre stava tornando a casa, finendo proprio sopra il dolce.
Quindi, entrò tenendo in mano la scatola deforme e sporca di terriccio, cercando di farla sembrare più bella e maestosa possibile.
Misty si voltò, guardandolo in cagnesco. Ma non appena vide l’espressione da cane bastonato di Ash e la scatola della pasticceria si ammorbidì, posando sul letto i jeans di Gary e avvicinandosi a lui. Erano più o meno della stessa altezza, quindi guardarlo negli occhi non era difficile per lei.
“S-senti… mi dispiace di non essere stato un buon padre e un buon marito e mi dispiace anche di non averti appoggiata quindi sono corso nella pasticceria più vicina per comprarti un dolce ma ero indeciso se preferivi cioccolata o vaniglia alla fine ho preso cioccolata perché non mi piace la vaniglia solo che sono inciampato sulla scatola e ora non so come fare e-“ La moglie interruppe il suo flusso di parole poggiandogli una mano sulla bocca.
“Ho capito, scuse accettate. “ Poi si chinò per dargli un bacio, cosa che facevano molto spesso – per disgusto di Gary. Ash lo ricambiò molto volentieri, poi si staccò da lei, mostrando la scatola.
“Allora, che ne dici se facciamo merenda?” Sorrise entusiasta.
Misty prese la scatola, rigirandosela fra le mani con un’espressione incerta. “Ehm, Ash… sei sicuro che sia commestibile?”
“Sicuro! Andiamo in cucina però, mangiarla qui è poco consigliabile…” Osservò la montagna di vestiti sopra il letto del figlio, poi prese la moglie per un braccio, conducendola al piano di sotto.
Non appena scesero le scale, sentirono dall’ingresso il campanello della porta.
“Chi sarà mai a quest’ora?” Domandò Misty, prima che il marito corresse ad aprire la porta.
Davanti a loro di presentò Gary Oak, con indosso il suo camice da Professore e con sguardo più preoccupato del solito.
“Ah, Gary. Come mai non sei al tuo Laboratorio?” Domandò Ash, un po’ sorpreso dall’entrata dell’amico.
Questo si guardò introno, come se stesse cercando qualcuno. Strano, di solito non si comporta così, pensò Ash.
“Mi serve tuo figlio, Ash.” Disse Gary, puntando il suo sguardo preoccupato negli occhi dell’ex rivale.
“Cosa? E perché?” Questa volta fu Misty ad intervenire.
“Ci sono problemi al Laboratorio. Problemi molto seri.” Deglutì. “Ho bisogno di più aiuto possibile. Sì, anche – e soprattutto – di quel bradipo di tuo figlio, Ketchum.”
 


N.A.   SONO VIVOOOOO (-Cit. necessaria) No ok smetto di fare la deficiente e torno ad essere seria. E' un po' che non ci si vede, eh? La scuola mi sta distruggendo dentro, è da una settimana che studio fino a sera tardi. Oggi avevo un po' di tempo libero (visto che greco mi ha interrogata e mi lascerà stare per un po' ho preso 7 MI SENTO POTENTEE) quindi mi sono detta "Massì, aggiorniamo."
Questo è uno dei tanti(no, è solo questo) motivi per cui non ho risposto ad alcune recensioni. Mi dispiace, vi ringrazio di aver commentato la mia storia, mi sento orribile a non aver risposto ;__;
Kokoro Shinji. Questa ragazza mi farà impazzire, già lo sento. Ha un carattere troppo istabile, è difficile da plasmare. Vedrò di dare il massimo per rendervela simpatica(sì, per me lei è Pol II). Lo ammetto, neanche io ho ancora capito com'è veramente questa ragazza. E' nata così, le ho dato questo carattere e mi sono accorta che neanche io riesco a controllarlo. BENE.
Ora vi lascio, grazie per aver letto il mio sclerocapitolo <33
Il vostro cespuglio patetico Koh <33
   
 
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