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Autore: piperina    04/10/2013    2 recensioni
«Amici miei, di certo vi starete chiedendo il motivo di questo invito» disse Klaus, apparentemente felice come non mai di avere ospiti a cena e non per cena.
«Spara la proposta.»
Klaus continuò a sogghignare, forse divertito da ciò che stava per dire.
«Un legame.»
Stefan corrugò la fronte.
«Un legame magico, intendo. Certo, se lei avesse un fidanzato umano opterei per la procreazione adolescenziale, ma purtroppo non ho fortuna neanche con questa strada, quindi creerò un legame magico tra me ed Elena.»

Klaus/Katherine; Damon/Elena; Caroline/Tyler - Stefan, Bonnie, Matt, Elijah, Rebekah.
Genere: Angst, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Katherine Pierce, Klaus, Originari, Un po' tutti | Coppie: Caroline/Tyler, Damon/Elena
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Vampire Stories'
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*Act II*

In my room, Sweetheart

 

 

 

 

«Buonasera a voi.»

Klaus si avvicinò a Katherine, le prese la mano ed eseguì un perfetto baciamano, senza interrompere il contatto visivo con lei. I tre ospiti erano troppo shockati per commentare. Elena, in realtà, percepì qualcosa. Una sorta di intesa che chiudeva Klaus e Katherine in una bolla unicamente loro. Doveva essere il legame, si disse.

Come sempre, tra l’altro, la vampira indossava dei leggins abbinati a una maglietta così aderente che sarebbe potuta scoppiare e tacchi vertiginosi. Elena si sentiva in imbarazzo per entrambe.

L’ibrido la accompagnò al tavolo, scostò la sedia e la sistemò in modo che lei fosse comoda, poi si sedette al suo fianco. Le strinse la mano, sorridendo sornione, poi, finalmente, riportò l’attenzione sui suoi ospiti momentaneamente dimenticati.

«E’ uno scherzo, vero?» commentò Damon. «Katherine? Serio? Voi due sposati

«Katherine non è sposata» disse Stefan, in uno stato simile alla trance.

«Tu volevi ucciderla. E ora siete sposati?» Damon non riusciva davvero a capire cosa stesse succedendo. «E poi, alla faccia del voto di fedeltà. Non so tu, Klaus, ma sappiamo tutti che Katherine si è data parecchio da fare nel corso dei secoli.»

«Grazie, eh» la vampira lo guardò male.

«Un attimo…» intervenne Elena, confusa. «Potete spiegarci com’è successo e perché?»

«A te l’onore, love» disse Klaus guardando sua moglie.

«In realtà è molto semplice» iniziò lei sorseggiando del vino. «Ero sua ospite prima di scoprire del sacrificio e scappare. Ufficialmente mi corteggiava, in pratica mi lasciava sempre sola. Mi confidai con Elijah, esprimendo dubbi sull’interesse di Klaus nei miei confronti e parlando dell’ipotesi di andare via.»

«E lui ha spifferato tutto. Sempre detto che non ci si può fidare di lui» commentò acidamente Damon.

«Non potevo certo saperlo. Ero umana, avevo sedici anni ed ero molto ingenua, nonostante tutto.»

Ai fratelli Salvatore venne l’impulso di ridere. “Katherine” e “ingenua” nella stessa frase? Impossibile.

«Così» continuò lei, «pochi giorni dopo Klaus mi propose di sposarlo.»

«Fu una proposta in grande stile, al giorno d’oggi non ci si impegna più così tanto» l’ibrido si beccò delle occhiatacce per quel commento: non era proprio il momento di vantarsi di quanto fosse stato romantico all’epoca.

«Tempo due settimane ed eravamo sposati. Tre giorni dopo sono scappata. Fine della storia.»

«E il legame com’è avvenuto?» chiese giustamente Stefan.

«La strega che mi avrebbe aiutato durante il sacrificio aveva un fratello. Mago anche lui, tradizionalista, un tipo ligio alle regole e alla natura… cose da streghe e la loro morale» spiegò Klaus con aria di sufficienza, agitando una mano in aria. «Fu lui a sposarci, ma omise di dirmi che stava anche facendo un incantesimo. Un legame che ci impedisce di creare legami con altre persone e di farci del male.»

«E tu volevi ucciderla» puntualizzò Damon «pur sapendo che non potevi farlo?»

«Non avevo intenzione di ucciderla, ma lei non lo sapeva.»

«Che simpaticone» Katherine roteò gli occhi al cielo.

«Immagino che tu sia soggiogata» ad Elena faceva sempre uno strano effetto parlare con lei, che aveva la sua stessa faccia. Era come vedere riflessa nello specchio la parte oscura di sé.

«Mi sembra ovvio» rispose acidamente la vampira. «Una delle specialità del mio caro maritino è il rapimento. Non è in grado di chiedere le cose per favore, vero?» si voltò per guardarlo male e lui rispose con un altro di quei sorrisetti con le fossette-killer.

«Aspettate, c’è ancora qualcosa che non quadra» intervenne Stefan. «I legami magici di solito devono essere attivati in qualche modo.»

Klaus alzò le sopracciglia in modo esplicito, Katherine trovò molto interessante fissare il tovagliolo posato sulle proprie gambe.

«Oh. Mio. Dio.»

Damon, sempre il più sveglio dei due fratelli Salvatore.

«Non posso crederci.»

Stefan ed Elena si voltarono verso di lui, che scattò in piedi ed esclamò un disgustatissimo «Che schifo!»

«Non fare scenate» lo riprese la vampira.

«Come posso non fare scene? Sono stato a letto con te!»

«E io sono stata a letto con tuo fratello nello stesso periodo, eppure non eri certo così schifato» la conversazione stava diventando imbarazzante.

Stefan si portò entrambe le mani alla fronte.

«Il matrimonio è stato consumato.»

Elena impallidì. Era un matrimonio ed era durato tre giorni, era ovvio che fosse stato consumato. Ecco come si era attivato il legame magico.

«Credo che mi sia passato l’appetito» annunciò la ragazza.

C’erano tre uomini a quel tavolo e Katherine era stata con tutti a tre, senza contare che due di loro erano fratelli e uno dei due era l’attuale ragazzo di Elena – e come dimenticare che, nonostante tutto, anche l’altro l’attraeva in modo preoccupante?

«Quanto siete infantili…» commentò Katherine. «Cosa pensavate che avessimo fatto in quei tre giorni? Eravamo sposati e io ero…» si bloccò di colpo.

Klaus pensò di adorarla in quel preciso istante.

«Io ci credevo» terminò lei, salvandosi all’ultimo. «Non ho saputo nulla di questo incantesimo fino a pochi giorni fa, e siccome sono io la diretta interessata, caro Damon, smettila di fare il bambino e togliti quell’espressione schifata dal viso.»

«Non posso crederci. Non posso crederci» continuava a ripetere il maggiore dei Salvatore. «Sono stato a letto con te che eri stata a letto con lui. Dovrò andare in analisi.»

«Immagino che nessuno sappia del… matrimonio, eccetto voi due ed Elijah» Stefan provò a mandare avanti la conversazione per uscire dall’imbarazzo generale.

«Non è una cosa di cui amo parlare» dissero all’unisono Klaus e Katherine.

La cosa era ben oltre l’imbarazzante.

«Bene, ora che sapete chi è l’altra persona del legame direi che avete tutte le informazioni che servono a Bonnie» continuò la vampira.

«Potrebbe servirle altro» rispose Elena. «Qualsiasi cosa vi ricordiate sarà sicuramente utile.»

«Beh, dato che io non posso uscire, o viene lei qui o andrà Klaus da lei. Dico bene, love?» Rivolse al marito un sorriso più che velenoso.

Lui rispose al sorriso, poi i suoi occhi brillarono di malizia. «Perché non vai di là? Accompagno io i nostri ospiti all’uscita.»

«Finalmente» borbottò lei alzandosi. Fece un cenno svogliato con la mano per salutare i tre e si incamminò verso il corridoio, ma la voce di Klaus la fermò.

«Nella mia camera, sweetheart

Ci furono pochi istanti di silenzio gelido e imbarazzante. Klaus avrebbe sicuramente potuto risparmiarsi quell’uscita, ma non era riuscito a trattenersi.

Katherine non disse nulla e sparì in corridoio, ma poco dopo si sentì il rumore di una porta sbattuta con estrema violenza. Klaus continuava a sogghignare.

«Grazie per il non simpatico teatrino» commentò Damon alzandosi. «Ho bisogno di bere, devo dimenticare quello che è successo stasera.»

Klaus accompagnò gli ospiti alla porta e accarezzò casualmente i capelli di Elena.

«Aspetterò un messaggio da parte di Bonnie. Dille che è meglio per tutti se decide di collaborare pacificamente.»

Elena lo guardò male, non disse nulla e oltrepassò celermente l’uscio, raggiungendo Damon seguita da Stefan.

Spariti oltre il giardino, Klaus chiuse la porta e si incamminò verso la sua stanza. Era arrivato il momento di occuparsi di sua moglie.

 

 

 ***

 

 

Aprì gli occhi di scatto: una forte luce proveniva dalla sua destra per cui, istintivamente, senza rendersi conto di esservi già, cercò l’ombra. Fece un balzo verso la prima zona scura che vide e osservò l’ambiente.

Era una camera da letto, arredata in modo semplice e con un grande balcone dalle tende aperte, da cui giungeva appunto la luce che l’aveva spaventata. C’erano solo un letto matrimoniale, un comodino e un armadio con cassetti alla base.

«Dove diavolo sono?» si chiese la vampira ad alta voce, tastandosi il polso alla ricerca del bracciale incantato: non c’era.

«A casa mia.»

La voce era arrivata da dietro le sue spalle, in modo totalmente inaspettato. Katherine scattò in avanti, contro la parete dalla parte opposta della stanza, accanto alla tenda. Avrebbe riconosciuto quella voce in qualsiasi situazione.

«Klaus…»

«Ben svegliata.»

L’ibrido avanzò verso di lei, che si guardava intorno cercando una via di fuga, ma senza il suo amuleto aveva ben poche possibilità di farcela. Lui l’avrebbe presa subito e avrebbe potuto arrabbiarsi molto…

«Cosa mi hai fatto?»

Klaus sogghignò, divertito da quella situazione; alzò una mano e la portò a pochi centimetri dal naso della sua ospite, poi l’aprì e le sventolò il bracciale davanti agli occhi.

«Cercavi questo?»

«Dammelo!» cercò di prenderlo, senza esporsi al sole, ma lui alzò il braccio e lo spostò proprio davanti al balcone, sapendo che lei non avrebbe mosso un solo passo in quella direzione.

«Non vuoi sapere perché sei qui?»

Lei lo guardò male, indecisa se assecondarlo o mandarlo al diavolo. «Vorrei riavere il mio braccialetto.»

«Solo dopo che avremo parlato.»

Parlare? Di cosa? E perché doveva farlo senza prima ridarle il bracciale? Katherine si pose molte domande, voleva porle anche a lui, ma la caratteristica principale di Klaus era la volubilità: una sola parola sbagliata e le avrebbe infilato una mano in mezzo alle costole.

Decise, per il suo bene, di non opporre troppa resistenza. Rilassò i muscoli e incrociò le braccia al petto. «Va bene. Di cosa dobbiamo parlare?»

Le fossette si formarono sulle guance dell’ibrido. «Di noi due, love.»

 

 

 ***

 

 

«Sento che questa cosa finirà male» disse Elena salendo le scale del portico di casa sua, seguita da Stefan e Damon.

«Il legame? Finirà male per Klaus, te lo assicuro» rispose il maggiore dei fratelli, chiudendo la porta una volta entrati tutti e tre. «Questa storia è assurda persino per uno psicopatico come lui.»

La ragazza scosse la testa. «No, non è questo… in un certo senso posso capire perché voglia fare il legame. Mi riferivo a Katherine.»

Si diresse verso il divano e si sedette quasi di peso, mostrando estrema stanchezza: non era il periodo migliore della sua vita, Jeremy era stato mandato a Denver, Stefan era tornato da poco e lei si sentiva sempre più confusa riguardo i propri sentimenti.

Il suo ragazzo si sedette accanto a lei e le accarezzò dolcemente i capelli. «Non pensare a Katherine, lei se la cava sempre, non ha bisogno di noi. È sopravvissuta a Klaus per più di cinquecento anni. Io mi preoccupo per te.»

«Stavolta è diverso, non dirmi che non te ne sei accorto» lo riprese lei, passandosi una mano sul viso. «Devo ancora metabolizzare la notizia del matrimonio… e ho questa brutta sensazione addosso.»

Damon avrebbe voluto rassicurarla, dire che sarebbe andato tutto bene e che lui sarebbe sempre rimasto accanto a lei, ma non avrebbe mai tentato di mettere i piedi in testa a suo fratello. Ora c’era Stefan con Elena, toccava a lui dire tutte le frasi dolci che lei aveva bisogno di sentirsi dire.

«Katherine sa badare a se stessa. È una stronza, ma è in gamba» provò a rassicurarla almeno su quello. «Sono sicuro che Klaus ci inviterà di nuovo a casa sua. Quando sarà, vedremo come se la passa Katherine.»

Elena alzò la testa e sorrise. In cuor suo sapeva che Damon avrebbe voluto dirle di più, ma che non l’aveva fatto per rispetto nei confronti di suo fratello. Apprezzava quelle sue piccole attenzioni che, purtroppo, nessuno sembrava notare.

Stefan si alzò dal divano e lei lo imitò. «Se devo essere sincero, non mi interessa il destino di Katherine. Ha avuto ciò che si meritava» Elena lo guardò male per quelle parole, ma sapeva anche quanto la vampira l’avesse fatto soffrire: era un pensiero dettato dal dolore.

«Domani a scuola ne parlerò con Bonnie e Caroline» disse la ragazza, avviandosi alla porta. «Cercheremo di prendere tempo e trovare una soluzione.»

I fratelli Salvatore le augurarono la buonanotte e si diressero verso casa. Elena, esausta per quella cena a dir poco sconvolgente, decise di buttarsi direttamente a letto. Indossò il pigiama, impostò la sveglia per il giorno successivo e si infilò sotto le coperte.

Cercare di dormire, però, era davvero difficile: continuava a pensare a Klaus e Katherine, non riusciva a immaginarli insieme come coppia. Solo il pensiero di loro due intimi la metteva in imbarazzo.

Katherine non era una santa, lei lo sapeva bene, sapeva anche che non si curava molto dei sentimenti che gli uomini provavano per lei… ma in fin dei conti anche lei era stata umana, prima che la trasformazione in vampiro amplificasse ogni lato del suo carattere.

Si chiese come avesse vissuto il periodo in cui era ospite di Klaus. Lui come si era comportato? Come aveva fatto a nascondere il suo essere psicopatico e farla innamorare di sé al punto da accettare di sposarlo? L’aveva forse ammaliata per far sì che lo amasse, o che non si ribellasse?

Era stato Elijah a raccontare al fratello dei dubbi di Katherine… Elena si chiese cosa ne pensasse lui di tutta quella storia. Sapeva del legame magico? Probabilmente si sentiva in colpa… e anche lei, in un certo senso, sentiva di dover fare qualcosa.

Si girò nel letto, sbuffando: possibile che il suo senso della giustizia fosse così forte e pressante al punto da farle desiderare di aiutare Katherine? Forse Stefan aveva ragione, si disse Elena sbadigliando sonoramente, la vampira aveva avuto ciò che meritava e loro non potevano occuparsi anche di lei.

 

 

 ***

 

 

Katherine si trovava nella stanza di Klaus da quasi venti minuti. Continuava a camminare avanti e indietro, aspettando che l’infame andasse a liberarla da quello stupido scherzo da bambini: aveva voluto metterla in imbarazzo davanti a Stefan, Damon ed Elena… beh, non ci era riuscito, ci voleva ben altro per imbarazzarla.

Sentì un rumore di passi e si fece trovare a ridosso della porta, sguardo truce e braccia incrociate al petto. Klaus si presentò con un sorriso beffardo in viso, le fossette sulle guance e l’aria divertita.

«Questi scherzi infantili ti divertono?» sbottò lei, incapace di controllarsi: lui era l’unica persona che riusciva a farle saltare i nervi in quel modo.

«Molto, a dire il vero» la sorpassò e salì i due gradini che portavano al rialzo dove era posizionato il letto. Si sedette e batté una mano sul materasso, in una muta richiesta di avere la vampira accanto a sé.

Katherine lo fissò incredula: lei voleva uscire da quella maledetta stanza, non avvicinarsi ancora di più a lui.

«Te lo scordi» ringhiò tra i denti. Avrebbe voluto aggiungere “stronzo”, ma non era il caso di farlo.

«Non mi scordo proprio niente, love» rispose lui con estrema calma. Ripeté il gesto di poco prima, ma non c’erano più le fossette sul suo viso. «Voglio che ti siedi qui

Costretta dal soggiogamento, Katherine sentì le proprie gambe muoversi da sole. Raggiunse Klaus e fece come ordinato. In quel momento lo detestava con tutta se stessa. Il solo pensiero di essere seduta su un letto con lui, in una stanza dove non c’era nessun altro, la metteva a disagio.

Klaus si sporse verso di lei, le sfiorò i capelli con una mano, poi il viso. Lei era un fascio di nervi e questo lo divertiva moltissimo: adorava avere il potere sugli altri, che fossero umani o no non importava, aveva bisogno di quella sensazione.

«Sei nervosa, per caso? » le sussurrò all’orecchio e lei si trattenne dal rabbrividire.

«Abbastanza.»

Senza alcun preavviso, Klaus la spinse di schiena sul letto e le infilò una mano nel ventre. Letteralmente. Katherine boccheggiò e portò le mani sul suo polso, incapace di articolare qualsiasi parola.

Osservando gli occhi dell’ibrido brillare di divertimento sopra di sé, si chiese il motivo di quell’attacco: non si era comportata in modo da farlo arrabbiare, perché le stava facendo una cosa simile?

Il dolore era forte, ma poteva controllarlo e non farsi prendere dal panico. Cercò di restare concentrata sul viso di Klaus, per capire quale fosse il suo stato d’animo, e nel contempo stava attenta alla mano ferma tra le sue viscere.

Essere un vampiro, a volte, era una vera fregatura.

«Questo è per ricordarti sempre chi comanda, Katerina.»

Così come l’aveva aggredita, Klaus le liberò il ventre. Estrasse la mano, completamente sporca di sangue, la osservò per qualche istante, poi si morse l’altro polso e lo portò alle labbra della vampira.

Decisa a non contrariarlo oltre, seppur involontariamente, Katherine bevve il sangue che lui le offriva e subito si beò dell’immediata sensazione di guarigione. La ferita si chiuse in pochi secondi e le rimase addosso solo un po’ di indolenzimento e una chiazza di sangue sulla maglia blu.

Si sedette e controllò lo strappo sulla maglietta. La coperta del letto di Klaus era schizzata del suo sangue.

«Perché?»

Klaus si alzò  la fissò dall’alto. «Per preventivare una tua possibile richiesta o accettazione di aiuto da parte del nostro gruppo di eroi preferito.»

Ecco spiegato l’arcano. Katherine lo maledisse nella mente: non era necessario aggredirla, sarebbe stato più semplice soggiogarla a non chiedere aiuto a chicchessia. Ma no, si disse, agire da psicopatico in crisi era l’unico modo in cui agiva lui. Non era capace di relazionarsi con gli altri.

«Avresti potuto ammaliarmi» disse in tono piccato, alzandosi anche lei dal letto. «I vestiti sono arrivati due giorni fa, hai intenzione di strapparli tutti?»

«Forse.»

Detestava quel suo modo enigmatico di rispondere. In effetti detestava molte cose di lui, più gli stava vicino, meno riusciva a sopportarlo. In quelle condizioni come avrebbero spezzato il legame?

Sospirò, stanca. «Ho bisogno di lavarmi e cambiarmi.»

No, non gli avrebbe mai chiesto il permesso direttamente, per nessuna cosa. Era troppo orgogliosa e lui era… beh, lui era Klaus, non c’era altro da aggiungere.

L’ibrido si parò di fronte a lei, un po’ troppo velocemente per i suoi gusti. Portò una mano sotto il suo mento e le fece alzare la testa in modo da guardarla negli occhi. Lui adorava il contatto fisico, era forte, tutti erano terrorizzati in sua presenza.

«Sei libera di uscire da questa stanza» sussurrò, poi si allontanò da lei e la lasciò sola – come sempre.

 

 

 

   
 
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