Fumetti/Cartoni americani > Phineas e Ferb
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Autore: bulmasanzo    04/10/2013    4 recensioni
Questo è una sorta di seguito dell'episodio EXCALIFERB. Ci saranno alcune situazioni impossibili, giustificabili solo all'interno del contesto fantastico in cui si svolgono. Vi è del fluff, ma NON si tratta di una storia romantica! Sono presenti un paio di piccole scene di violenza, ma ho cercato di farle più soft che potevo.
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carl, Ferb Fletcher, Heinz Doofenshmirtz, Isabella Garcia-Shapiro, Phineas Flynn
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Phineas stava seduto sul pavimento di pietra, con le natiche che gli si congelavano e le gambe raccolte in avanti come se fosse in castigo. E un po', in effetti, in castigo ci si sentiva.

Ma era sommariamente positivo, Isabel non era stata presa e avrebbe avvisato Ferbillotto e lui sarebbe venuto a prenderlo ovunque si trovasse. Riponeva la sua fiducia in questo.

Doveva solo resistere, non sarebbe durata più di un paio di giorni.

Il suo rapitore non lo trattava male, ma lo aveva costretto a porre la mano su una specie di pietra e a pronunciare delle parole di cui non conosceva il significato. Quando lo aveva fatto, se ne era sentito come risucchiare l'anima e aveva provato un po' di timore, non aveva più voluto andare avanti.

Ora però insisteva perché mettesse a punto un certo filtro magico che però lui non era in grado di preparare. Quello non gli credeva e aveva minacciato di torturarlo se non l'avesse accontentato.

Aveva già provato gli effetti devastanti della maledizione esilarante e sapeva ormai come resisterle.

Phineas non temeva il dolore fisico, una delle materie che aveva studiato era l'autoipnosi. Non era un esperto, ma avrebbe potuto farcela se si fosse concentrato abbastanza.

L'unico difetto era che non essendosi ancora perfezionato tendeva a restare in uno stato di trance anche più del necessario, e ciò si poteva rivelare pericoloso.

Starnutì e decise di alzarsi in piedi per abbandonare quella posizione scomoda ed evitare di ammalarsi. Aveva i brividi di freddo e sentiva il bisogno di sgranchirsi.

Ma si trovava al buio totale e aveva il sospetto che Malifishmertz avesse piazzato in giro qualche trappola per sventare ogni suo eventuale tentativo di fuga.

Non gli andava di precipitare in un buco o di ritrovarsi rinchiuso in una gabbia di ridotte dimensioni.

Tastò accuratamente il pavimento con i piedi prima di provare ad avanzare. Sembrava solido, ma ugualmente non poteva essere sicuro della mancanza di tranelli.

Il pericolo però non era lì.

Si sentì toccare la gamba nuda da qualcosa di gelido e per reazione si irrigidì sul posto.

Se lo sentì scorrere lungo il corpo, raggiunse le braccia, poi le spalle e infine la nuca.

Si rese conto che si trattava di qualcosa di molliccio, umidiccio, scaglioso e di forma tubolare.

E quando gli sibilò nell'orecchio e gli si avvolse rapidissimo intorno al collo realizzò che si trattava di un serpente.

Phineas sapeva che se avesse tentato di strapparselo di dosso con un movimento troppo brusco avrebbe rischiato di essere morso o stritolato. Non sapeva quale delle due alternative fosse la peggiore.

Avrebbe potuto essere velenoso e, trovandosi nel covo di un mago malefico, poteva anche essere probabile.

Però, che razza di animale domestico!

Il cuore incominciò a tamburare forte per l'agitazione.

Aprì la bocca e il respiro si fece involontariamente affannoso.

Si impose di regolarizzarlo, ma si rivelò più arduo di quello che credeva.

Deglutì e lentamente, stando molto attento, pose la mano tra la propria gola e il corpo del rettile e con il palmo lo allontanò per impedirgli di avvilupparsi ulteriormente.

Lo sentì svolgersi e andare ad attorcigliarglisi nella mano assecondando il suo movimento e diede in un sospiro di sollievo.

Ma era ancora in pericolo e non sapeva cosa fare per tirarsene fuori, non poteva spostarsi senza rischiare una reazione.

Si chiese quanto avrebbe potuto resistere ancora.

Nel fondo della stanza, la porta si aprì e dall'esterno filtrò un rettangolo di luce.

Riuscì a intravedere così il serpente ed ebbe una sensazione di panico, era enorme, lunghissimo, con scaglie verde smeraldo iridescenti sul dorso e bianchicce sul ventre, grosse come piattini da tè che si affastellavano maestosamente lungo il corpo come tante tegole. La testa era romboide e piatta e gli occhi spalancati gialli erano brillanti e sembravano sporgere innaturalmente da essa. Vide le pupille verticali, erano fredde, crudeli, spietate e spaventose.

-Sta' buono, lascialo ché non è da mangiare.-

La voce di Malifishmertz sembrava allarmata, ma per Phineas fu incredibilmente rassicurante, soprattutto perché il serpente sembrava riconoscerla.

Ma questo non voleva dire che le obbedisse.

Le spire corsero intorno al torace stringendogli la mano sul petto e gli serrarono le gambe.

I piedi nudi si staccarono da terra.

In un attimo era stato immobilizzato.

La parte superiore del corpo della bestia si erse in posizione d'attacco.

Le fauci si spalancarono completamente e fu impressionante per le dimensioni che sembrarono quadruplicare.

L'interno della bocca era di un rosa pallidissimo e gommoso e, dietro la lingua nera, sottile e biforcuta, l'abisso che c'era in fondo alla gola sembrava non dovesse finire mai.

Phineas fissò ipnotizzato i denti puntuti, sottili, bianchi come l'avorio e stillanti di siero velenoso che ne segnavano l'ingresso e vi lesse morte, dolore atroce e, dietro, un inferno fiammeggiante ed eterno che lo aspettava.

Qualcosa nel suo cervello prese a urlare un ordine che si trasmise a lui, ma non poteva eseguirlo.

La bocca gli s'era seccata e impastata e tutto ciò che ne venne fuori fu un gemito strozzato.

Poi ci fu un lampo accecante.

Strinse gli occhi e aspettò di sentire il morso lancinante di quelle zanne che gli avrebbe penetrato la pelle e strappato via la carne viva e iniettato il veleno causandogli una morte sicuramente atroce e una lenta agonia. Ma non accadde nulla, a parte il diffondersi di un forte odore di bruciato.

Riaprì gli occhi e si accorse con un sussulto che il serpente non aveva più la testa. Essa giaceva al suolo a contorcersi e ad azzannare il vuoto.

Malifishmertz gliel'aveva staccata di netto, aveva ancora il braccio teso e la sua bacchetta sembrava incandescente, fumava e crepitava.

Ma il corpo dell'animale si muoveva ancora, era morto ma non smetteva di stringere.

L'uomo vi pose su la punta della bacchetta e quello evaporò, svanì come se non fosse mai esistito.

-Stupido essere senza cervello!- imprecò -Avrei dovuto essere più severo con lui.-

Phineas era libero dalla morsa che lo aveva quasi asfissiato, toccò il suolo con i piedi.

Ma immediatamente non lo sentì più, gli girò la testa e le ginocchia si piegarono.

Malifishmertz accorse a sostenerlo prima che cadesse a piombo a terra.

Lo sollevò in braccio e lo portò fuori, alla luce.

Phineas sentì il caldo accogliente del sole, l'aria fresca e frizzantina del mattino e ne fu come inebriato.

Alzò gli occhi sull'uomo che lo teneva. Parlava, vedeva la bocca muoversi ma non capiva una parola, tutto era confuso a causa di una strana eco.

Gli incollò gli occhi addosso come se fosse l'ultimo appiglio alla realtà che gli rimanesse e continuò a fissarlo per tutto il tragitto senza parlare.

Non s'era calmato, il cuore non aveva smesso di battergli forte e la sensazione di trovarsi in pericolo mortale non era passata.

Gli tornò in mente che avrebbe dovuto dominarsi e che non c'era riuscito, era stato pateticamente sopraffatto.

Aveva creduto d'essere refrattario alla paura e aveva fatto la sconvolgente scoperta d'esserne umanamente soggetto.

Improvvisamente gli mancò Isabel, gli mancò Ferb, gli mancò Perry, gli mancò Candavere, gli mancarono i suoi genitori e pensò che era stato a un passo dal perderli tutti quanti per sempre.

-Ripensandoci, non è stata un'idea geniale quella di mettere un serpente velenoso come guardiano.-Si sentì mettere a sedere, su un masso, probabilmente.

Malifishmertz ridacchiava, come se l'incidente appena avvenuto fosse stato molto divertente.

Qualcosa però non tornava, quella risata non suonava affatto di scherno.

Si sentì porre una tazza sotto le labbra e automaticamente le sue mani la presero.

-Bevi.- ordinò il mago e Phineas obbedì senza esitare, fidandosi per istinto.

L'intruglio era caldo e sapeva di miele, ma c'era una nota di acidità che non riuscì a identificare. Gli scaldò il cuore e le membra e questo fu il secondo tono di allarme.

Lentamente la paura si dissipò, lasciando spazio all'esaltazione per essere sfuggito alla morte.

Malifishmertz ritirò la tazza e lo guardò con soddisfazione.

Phineas notò che indossava abiti se non proprio comuni, almeno piuttosto normali. Senza l'elmo cornuto non sembrava più tanto diabolico e la sua faccia ovoidale appariva ora quasi simpatica.

Tutto ciò che provò per lui in quel momento fu gratitudine, anche se ancora non riusciva a sorridere né a dimostrargliela in alcun modo.

Si stava mostrando più gentile, ma 'troppo', sembrava quasi affettuoso.

Forse era semplicemente la sua immaginazione, ma i suoi sentimenti stavano cambiando, troppo in fretta per essere reali: quell'uomo non era più il suo rapitore, era colui che gli aveva appena salvato la vita.

Certo, prima lo aveva messo in pericolo, ma poi ce l'aveva tirato fuori, e non era questo ciò che contava?

Aveva le idee confuse, si contrastavano a vicenda.

Istintivamente si ritrasse quando lo vide allungare la mano a toccarlo, la stessa mano che l'aveva strappato al serpente. Entrambe si posero sulle sue spalle e finalmente il corpo tornò a rispondere.

Tutta quella situazione era assurda, allucinatoria.

Si drizzò in piedi e urlò fortissimo, poi diede di carica.

Nonostante la sorpresa, per Malifishmertz fu semplice bloccarlo.

Sentì i grandi polpastrelli premere sulla pelle dei polsi e trasalì per il male che gli causavano. Sarebbero rimasti dei bei lividi violacei.

-Lasciami andare!- supplicò perdendo le ultime briciole di dignità che gli restavano -Voglio tornare a casa. Aiuto!- non sapeva a chi si stesse rivolgendo, ma sapeva che non voleva più stare lì un secondo in più, si sentiva soffocare nonostante si trovasse all'aperto.

Tutta la positività che aveva accumulato inizialmente si sciolse come il burro e lui si sentì perduto.

Si divincolò ma non andò lontano, perché cadde sulle ginocchia.

Sentì il bruciore e vide il sangue e capì di essersele sbucciate, come un lattante che non fosse in grado di camminare. Fu troppo.

Senza nemmeno rialzarsi, con la faccia inzaccherata di fango, scoppiò in singhiozzi.

Non smise quando Malifishmertz lo raccolse, non smise quando lo spolverò e lo ripulì.

Ma poi, quando lo abbracciò, il calore inaspettato che gli trasmise lo fece sentire subito meglio.

-Mi dispiace.- lo sentì sussurrare.

Non aveva senso, tutto era sbagliato, non doveva andare in quel modo, non doveva sentirsi in modo diverso, non poteva cambiare tutto così repentinamente.

Ma -guarda un po'!- si accorse che non gliene importava assolutamente nulla.

-Farò tutto quello che mi chiederai di fare.- disse senza smettere di piangere -Hai vinto.-

Era stato definitivamente annientato.

  
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