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Autore: Ceci Princessofbooks    31/03/2008    3 recensioni
Cosa scorgi nelle lacrime, se non perle scintillanti? Cos'è il sangue, se non una fulgida cascata di rubini? Cosa vedi nel pallore, se non algido e candido alabastro? E cos'è la morte, se non un'ultima e superba tragedia? Dedicato a tutti gli scrittori, araldi dell'impossibile e servitori dell'irreale, e a chi sa scorgere la bellezza celata in tutto ciò che ci circonda.
Genere: Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cremisi

 

Ciao a tutti, cari e gentili amici, e grazie per esservi voluti cimentare nel nuovo e diabolico prodotto del mio discutibile ingegno! Mi dispiace di continuare a collezionare questi riprovevoli ritardi (che tra l’altro coprono svariate ere geologiche) ma mi trovo spesso nella disdicevole necessità di impiegare le mie capacità logiche e creative nelle versioni di greco e latino che mi vengono costantemente appioppate (con mio enorme rincrescimento, tra l’altro). Nonostante il tema eccezionalmente fosco e gotico del mio piccolo scritto, mentre lo pubblico mi trovo in una disposizione d’animo prodigiosamente gaia, e cercherò quindi di dedicarmi al più presto ad un progetto un tantino più corposo (come le mie settecentocinquantaquattro long fic che languono nel computer…), per poter offrire  prima possibile ai miei amatissimi lettori un nuovo saggio della mia arte…ma non sperate comunque di sfuggire alle mie interminabili introduzioni solo per un momentaneo accesso di bontà. (io con un satanico sorriso dipinto sulla faccia mentre mi produco nella mia migliore risata maligna).

Per ciò che riguarda le note tecniche, sappiate solo che per ora la mia protagonista non ha un nome, una nazionalità o una collocazione temporale precisa: so solo che, per effetto di un già menzionato e smodato egocentrismo, le sue fattezze ricordano decisamente le mie…e chissà che, se voi date mostra di aver gradito, non possa modellare meglio il suo personaggio… quasi sicuramente lo farò, perché tanto per cambiare mi sono affezionata.

Comunque, spero vivamente che vi piaccia, e che riesca a lasciare nei vostri animi una traccia, un’ombra, seppur labile, della mia cenere scarlatta…

Ciaociao da Ceci, e a presto!

 

 

Scarlet cinders

 

 

Cremisi. Un lungo rivolo d’inchiostro rosso, dai riflessi scarlatti e cangianti, scivola fremente sulla pietra, scendendo umido sul mio mento. È sangue. Il mio sangue. Una larga chiazza purpurea si allarga sul candore della mia camicia, un bocciolo vermiglio sbocciato sul mio ventre, intorno a quel dardo gelido che ha lacerato la mia pelle. Gli uomini ridono, sguaiatamente, mentre osservano compiaciuti la morte dell’eretica. Un’unica fiamma, come una lingua vivida e rabbiosa, spande nel cielo bagliori purpurei. È la mia casa, il mio studio, la mia vita, consumate dal fuoco ingordo e potente, tramutate in ceneri grigie e perlacee. Tossisco, e un altro fiotto vermiglio screzia il mio viso d’alabastro, i capelli simili a una raggiera tinta dai riflessi cangianti delle fiamme. La morte tende le sue gelide dita leggere sulla mia anima, e stringo le pergamene, mi aggrappo con forza, con disperazione a quelle carte che raccontano di mondi proibiti e narrano storie lontane, a quei cimeli di un’ esistenza distrutta, straziata, irreversibilmente deturpata dall’ottuso potere dell’ignoranza . I miei carnefici mi guardano, e nei loro occhi torbidi e vuoti leggo confusione, timore, e il loro trionfo crudele su chi ha il dono di poter domare il terribile potere delle parole. Volto la testa, e osservo gli arabeschi purpurei del mio sangue controre pietre scure e opache del selciato, le mie mani pallide e bianche strette intorno alla pergamena ambrata. Non c’ è più molto tempo, lo sento, e i contorni del mondo già si fanno scuri e pesanti. Ma è così che volevo morire, nell’armonia dei colori, delle forme, dei pensieri. Ho passato la mia vita a cercare di scorgere mondi nascosti, a inseguire ombre intangibili, a tingere d’inchiostro l’amore e la morte, il bene e il male, obbedendo solo al canto segreto delle parole, inseguendo solo la bellezza dei versi. E ora, mentre la voce di Caronte mi chiama nell’Ade, rivolgo una preghiera all’arte a cui ho consacrato la mia esistenza; ascolta,  Musa, ed esaudisci l’ultimo desiderio della tua servitrice, concedimi una fine sublime e ammaliante come i miei amati libri,  meravigliosa ed epica come ciò che ho letto e ciò che ho scritto.

Voglio la fama immortale degli eroi.

Voglio un nome che rimanga in eterno.

Voglio che la mia mente viva per sempre attraverso i racconti e i ricordi degli uomini.

Mi hanno tolto tutto, ma questo, quest’ultima opera che voglio donare alla mia arte, non possono sottrarmela.

 Il silenzio ovatta le vuote risate degli uomini, il viso è dolcemente reclinato sulla guancia, le ciocche d’oro brunito scendono morbide intorno al fiore scarlatto della mia ferita.

Sì, è davvero una bella morte.

   
 
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