I’ll remember
11 settembre 2001.
Tutti conoscono questa data, il giorno in cui due aerei si scontrarono contro le Torri Gemelle, simbolo dell’economia statunitense; per il mondo fu uno shock, ma per gli americani?
Si sa, chi vive nella Terra delle opportunità, della giustizia, è orgoglioso della sua nazionalità, della Nazione in cui vive.
Quel giorno, si prospettava luminoso, il Sole splendeva e in cielo non c’era nemmeno una nuvola; incredibile quanto poco ci sia voluto perché il Sole di quell’oggi venisse oscurato dalle nubi nere e dal fumo… Tutt’a un tratto, un rumore sordo zittì la caotica Manhattan.
Allora, fu il caos.
All’epoca, James Carter, aveva poco più di quindici anni e si trovava al World Trade Center quel martedì, in gita scolastica.
Non amava quel tipo di gite solitamente, quegli edifici poi – le Torri Gemelle e gli altri sette – gli parevano così grigi, noiosi in confronto al paesaggio di cui godeva dal ponte di Brooklyn.
«Jamie, cosa ti dice la vista delle torri Gemelle?»
Il biondino storse il naso, gli occhi puntati sugli altissimi edifici, la Torre Nord e la Torre Sud.
«Non lo so, sono… Alte?»
Il più grande gli scompigliò i capelli soffocando una risata. «Ah, andiamo un po’ d’immaginazione, Bro! Loro sono come l’America, secondo me. capaci anche di sfiorare il cielo, forti e grandi!»
«Tu hai uno strano modo di pensare, lo sai Al?»
E in risposta, il ventiduenne rise.
Suo fratello maggiore, Alan, era un pompiere; un biondo amante dei McDonald’s e del suo paese, per il quale sarebbe stato pronto a tutto; non era – solo – patriota, secondo James, il quale lo considerava una sorta di eroe, fin da piccolo.
No, Alan secondo James incarnava i principi su cui si basava da sempre il popolo americano.
La sera prima gli aveva proposto di partire con lui in estate, per andare nella West Coast, nello stato della California.
“The American Dream”, “The Golden State”, la definivano, e al ragazzino sarebbe piaciuto visitarla col fratello maggiore.
Peccato però…
Peccato che non avrebbero mai potuto fare quel viaggio insieme.
Pochi attimi e… Un’esplosione, urla, il pullman che sbandava per poi fermarsi senza causare feriti, per fortuna. L’aria sembrava starsi facendo irrespirabile, ma non era niente in confronto a ciò a cui la scolaresca assistette.
Dinnanzi a loro, a qualche centinaia di metri, la Torre Nord crollava.
Il simbolo di una grande potenza, crollava come un fragile castello di carte al minimo soffio di vento.
«JAMIE! VA VIA DI QUI!»
Il biondino sussultò, c’era solo una persona che lo chiamava così. Voltandosi, i suoi occhi azzurri incontrarono quelli del medesimo colore del fratello.
«Ala-» Neanche il tempo di pronunciare il suo nome, che lo vide correre – insieme ad altri vigili del fuoco – verso le torri, senza voltarsi indietro.
E poi un’altra esplosione, nell’altra torre, lo fece smettere di respirare per minuti interminabili.
«Fratellone…»
11 settembre 2013.
«Papà? Ehi! Papà!»
«Eh? …Ah, scusa piccolo, mi ero distratto.» Sorrise lievemente al bambino di soli tre anni che gli stringeva la mano. «Dimmi»
«Qui una volta c’erano quelle torri, vero?»
«E tu come lo sai?»
Il bambino si strinse nelle spalle. «Me l’ha detto la mamma quando sono passato di qui con lei. Mi ha anche detto che quel giorno lo zio è andato in cielo.»
Il ventisettenne sospirò, possibile che Amelia fosse tanto schietta anche su certi argomenti?
«Sì, è vero»
«Com’era?» Domandò subito curioso il castano.
James lo guardò, aveva i suoi stessi occhi e il suo medesimo modo di sorridere e comportarsi.
«Lui… Lui era come l’America, secondo me. capace di sfiorare il cielo, forte e grande… Come te, Alan!»
And I'm proud to be an American,
where at least I know I'm free.
And I wont forget the men who died,
who gave that right to me.
where at least I know I'm free.
And I wont forget the men who died,
who gave that right to me.