Bill si
guardò allo specchio.
Si sfiorò
il ciuffo che gli copriva interamente la parte destra del volto.
Esitando
portò una mano dietro al capo toccandosi il collo.
Era
praticamente nudo.
Alcuni ciuffi
gli ricadevano giusto quel tanto da coprire il tatuaggio.
L’aveva
fatto.
Erano
corti.
Osservava
la sua immagine con indolenza indugiando su ogni particolare.
Il viso
aveva una forma più allungata con quel taglio.
Gli
affibbiava un’ aria più misteriosa.
Sorrise tra
se.
Quando il
parrucchiere gli chiese se si piacesse Bill rispose sinceramente di si.
Si piaceva.
Era diverso
e si piaceva.
Pagò e uscì
dal negozio.
Era quasi
il tramonto e il sole si stava lentamente tuffando tra le onde.
Il ragazzo
si sedette su un muretto osservando lo spettacolo di colori che si stagliavano
all’orizzonte.
La brezza,
gelida e invadente, lo investì ricordandogli che non aveva la giacca.
Ripensò
alla ragazza a cui l’aveva data.
L’immagine
di Paola gli apparve davanti agli occhi.
Pensare a
lei, un po’ logorroica, divertente, fresca e affascinante gli dava una
sensazione piacevole di calore.
Pensò anche
allo sguardo che l’amica della ragazza gli aveva lanciato al braccio.
Non era
sicuro che l’avesse riconosciuto ma a giudicare dalla reazione della ragazza
era un’ eventualità da non escludere.
Il cielo
era diventato rosa scuro e Bill decise di avviarsi alla fermata del bus.
Aspettando
si accese una sigaretta.
Aspirare.
Avvertire
quel leggero formicolio alla gola.
Lasciare il
fumo invadergli i polmoni.
Poi
sentirlo uscire dalle labbra.
Ogni
boccata il sapore amaro della trasgressione.
E ancora
aspirare.
Piano, ad
ogni tiro, uccideva il cantante che era stato.
Sul suo
viso si dipinse un espressione sprezzante.
La mia piccola vendetta…
Quando
giunse a casa la prima cosa che fece fu quella di salire al piano superiore per
spiare attraverso la finestra le due ragazze nella casa di fronte.
La camera
era buia e chiaramente vuota.
Con un
leggero gusto di delusione in bocca, Bill uscì di casa con l’intento di
mangiare qualcosa.
Erano le
otto passate e lui non toccava niente da quasi 24 ore.
In strada
si trovò davanti Paola con una bella ragazza che doveva avere più o meno 16
anni.
Aveva in
mano un sacco della spazzatura.
“Ciao” Gli
disse nel vederlo.
Bill la
salutò estasiato.
Era diversa
da quella mattina.
Aveva i
capelli liscissimi, con il ciuffo che le copriva l’occhio sinistro.
Vestita
semplicemente, indossava un paio di pantaloni neri aderenti e una t-shirt viola
sotto una maglia nera con lo zip di almeno due taglie più grande della sua.
Un
cerchietto nero a pois fucsia come unico ornamento.
Paola gli
presentò quella che Bill scoprì essere la sorella della ragazza.
Gli porse
la mano con la stessa disinvoltura di Paola.
“Clara,
molto piacere!”
Erano
simili in questo, le due, ma a vederle vicine erano molto diverse.
Clara era
più alta, aveva gli occhi grigi e capelli castani, lisci e vaporosi che le
arrivavano alle spalle.
Aveva un
viso molto carino e sia il suo fisico che la naturale spigliatezza dimostravano
più dei 14 anni che effettivamente aveva.
“Piacere…Tom!” Disse allora abbozzando un sorriso.
La
ragazzina si lasciò sfuggire un esclamazione di stupore.
Le
accompagnò al bidone tra le frasi stentate in inglese di Clara che non parlava
tedesco e le risa di Paola per gli sforzi della sorella.
Di ritorno
a casa Clara chiese a Bill che programmi avesse per la serata.
“Nulla,
penso che starò a casa a guardare un po’ di televisione”
Paola
tradusse e precedendo la sorella chiese al ragazzo di uscire con loro, quella
sera.
“Io…” Disse, incerto sulla risposta.
“…mi piacerebbe molto” replicò infine.
“Bene”
Paola gli sorrise. “A più tardi allora” Alzò un sopracciglio e chiuse la porta
dietro di se.
Era tornato
a casa di fretta.
Aveva
mangiato qualche patatina, troppo impaziente per riuscire a perdere tempo per
cenare.
Aperto il
suo bagaglio, aveva tirato fuori tutto ciò che si era portato dietro.
Con calma
aveva esposto tutto sul letto.
Abituato
com’era a dover scegliere tra migliaia di capi si decise in fretta.
Questa maglietta grigia…ehm…jeans
neri…e scarpe nere
Si vestì e
si guardò allo specchio.
Sembrava
davvero un ragazzo normale.
Sorrise.
Poi si
diresse in bagno dove, appoggiato sulla mensola dello specchio, c’era il suo
beauty.
Quando lo
prese in mano sentì quella stretta allo stomaco, oramai tanto familiare.
La sua
matita.
Il suo eyeliner.
Il suo
mascara.
Cercò di
ignorare il contenuto del sacchetto e afferrò di fretta il fondotinta.
Ne spalmò
una generosa quantità sul tatuaggio sul braccio sinistro, su cui rimase una
deforme macchia grigio chiaro.
E pensare
che aveva speso un mucchio di soldi per quel tatuaggio, solo un paio di mesi
prima.
Sospirò.
Uscendo dal
bagno gli occhi gli si posarono nuovamente sul beauty.
Riaccese la
luce e gettò l’intero contenuto del sacchetto nel cestino.
Gli pulsava
la vena sulla tempia.
Una rabbia
sorda gli chiudeva la gola all’ altezza delle corde vocali.
…è
inevitabile
Per quanto
fosse effettivamente doloroso sbarazzarsi della sua vecchia vita.
Davanti al
locale c’era calca.
Giovani
impazienti di cominciare a vivere.
Una musica
assordante proveniva dal locale.
L’aria di
eccitazione si sentiva come lo scirocco, in quella notte gelida.
Bill osservava
imbambolato l’ ingresso della discoteca.
Studiava
gli assi di legno dipinti di nero.
La lucida
maniglia di ferro battuto.
La lunga
serie di lampioncini a olio.
Il ragazzo
prese aria.
Lentamente,
senza farsi fretta si diresse verso l’entrata.
Afferrò la
maniglia e spinse.
Benvenuto alla vita Tom…
***
Alura? Piaciuto?
Giuro che
nel prossimo capitolo faccio succedere qualcosa di un po’ più eclatante…qui ci vuole azione, per la miseria!^.^
Coooooomunqe… Ci tengo a ringraziare tesorinely e jolly 24 per aver commentato!! (Tesorinelyyy…grazie per gli auguri di pronta guarigioneee!!^.^)
A
prestissimo!!
Baciniii