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Autore: Violet2013    05/10/2013    16 recensioni
Ranma torna a Nerima due anni dopo il matrimonio mancato, deciso a far tornare tutto come prima, ma ogni cosa sembra essere cambiata: nessuna faccia è più la stessa e gli equilibri si sono stravolti.
Riuscirà a riconquistare la sua amata Akane?
ATTENZIONE: IN VIA DI REVISIONE (modificata fino al cap 6)
TRATTO DAL CAPITOLO 7:
''Nessuno avrebbe mai conosciuto l'inferno che i due ragazzi stavano passando, e che avevano passato per due lunghi anni lontani l'uno dall'altra, con la forte consapevolezza di essere legati da un filo invisibile, un filo elastico che si allungava, e si allungava tanto, ma quando tornava a stringersi faceva così male da soffocare.
Quei due potevano stare lontani per giorni, mesi, anni, ma non potevano stare vicini. Non senza sentire lo stomaco in subbuglio, il cuore correre come un treno, le gambe tremare, le braccia che fremevano per toccarsi''.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TCP 12
Try and touch me so I can scream at you not to touch me,
run out the room and I'll follow you like a lost puppy.
Baby, without you I'm nothing, I'm so lost, hug me
then tell me how ugly I am, but that you'll always love me.
Eminem/Rihanna, Love the way you lie



Nerima, interno giorno, 26 Agosto 1996



Akane autò la sorella a sparecchiare, sazia ed appagata.
Sebbene con il tempo e la pratica fosse notevolmente migliorata ai fornelli, nulla al mondo poteva eguagliare i manicaretti di Kasumi.
Si appoggiò allo stipite della cucina, sovrappensiero, mentre la sorella maggiore lavava i piatti canticchiando come al suo solito. Da quando aveva sposato il dottor Tofu era ancora più bella e felice, Akane non poteva che augurare a se stessa un destino simile per il futuro.
"Come sta il piccolo Peter?''
"Oh, molto bene! L'amico di Ono ha fatto un ottimo lavoro, è sano come un pesce ed Ukyo ha avuto un recupero pazzesco! Pensa che questa mattina ha lasciato il bimbo a Ryoga ed è venuta a fare jogging con me!"
"Beh, non per vantarmi, ma stiamo parlando di un collega di mio marito!"
Akane rise, allegra. Kasumi era quanto di più vicino ad una madre la ragazza avesse mai avuto, la sua sola presenza la rasserenava e le faceva dimenticare i suoi guai.
Come se avesse sentito chiamare il suo nome, il dottor Tofu irruppe in cucina, appena tornato dalla clinica.
"Cara, sono tornato! Ma... Akane! Che bella sorpresa!"
"Hey, Ono!"
Il loro rapporto con gli anni era cresciuto e migliorato: la cotta che Akane aveva avuto per il bel medico era solo un ricordo lontano, come anche il timore reverenziale con cui si rivolgeva a lui.
Il dottore abbracciò quella che aveva da sempre considerato una sorellina e le sorrise benevolo.
"Mi hai fatto proprio una bella sorpresa a farti trovare qui, ma anche io ne ho una per te''
"Cioè?'', chiese la mora curiosa.
"Cioè... Kasumi, prepara il tè, abbiamo ospiti!"
Ranma entrò in cucina imbarazzato, grattandosi la testa e sorridendo, timido.
Kasumi si portò una mano alla bocca e tese le braccia verso di lui, emozionata nel rivederlo dopo tanti anni. Una piccola lacrima di gioia rigò il suo viso, mentre abbracciava il ragazzo e tirava scherzosamente il suo codino sotto lo sguardo divertito ed intenerito del marito.

In un angolo, silenziosa, Akane.
Ranma la squadrò per un istante prima di andare a salutarla con un lieve bacio sulla guancia.
Indossava un vestito bianco senza spalline lungo fino ai piedi e dei sandali con la zeppa altissimi.
I capelli sciolti le ricadevano lunghi sui fianchi, tenuti insieme sulla sommità del capo da una piccola fascetta in cuoio tempestata di piccole perline.
Incantati dalla pace e dall'amore che regnavano in casa Tofu i due ragazzi non avevano la minima voglia di mettersi a litigare, per cui decisero di comportarsi in maniera civile.
Seduta davanti a una fumante tazza di tè, nonostante il caldo torrido di fine Agosto, fu proprio Akane a prendere la parola per prima.
"Che ci facevi dal dottore?''
"Eh, hem...''
"Ranma ha avuto un piccolo... Incidente di percorso, Akane''
Il codinato ringraziò con lo sguardo il vecchio amico. La sfuriata in ufficio del giorno prima gli era costata cara: il suo corpo era coperto di innumerevoli piccole ferite che il dottore aveva curato con pazienza per tutta la mattina.
"Oh, che sbadata! Domani è festa ed oggi i negozi chiudono prima! Devo assolutamente andare a fare la spesa!", proferì Kasumi guardando complice il marito.
"Ok cara, tranquilla. Accompagno Ranma a casa e poi andiamo''
"Dottore, non si disturbi. Posso andare a piedi o prendere la metro''
"Non esiste, è meglio se non ti affatichi troppo, ragazzo. Ma... Akane, sbaglio o la moto parcheggiata qui fuori è la tua?''
"Sì, hem... E' di Ataru...''
"Beh allora se non sei impegnata potresti accompagnare tu Ranma a Ginza! Oggi se non erro la Palestra è chiusa, vero?''
"Sì, oggi siamo chiusi. Uhm, va bene, tanto volevo fare un giro per negozi''
"Sei sicura, Akane? Lo sai che non ho problemi ad andare a piedi''
"Ho detto di sì, ok? Non farmi cambiare idea''

Salutarono la coppia  e si diressero alla Ducati nera parcheggiata in strada in un religioso silenzio. Mentre Akane era chinata a slegare la catena di sicurezza, Ranma non potè fare a meno di sbirciarle nella scollatura.
Gli porse il casco integrale evitando di guardarlo negli occhi, lui la bloccò dolcemente per i polsi.
"Che direbbe Ataru?''
"Non dirà niente, se nessuno si prenderà il disturbo di andarglielo a raccontare''
"Vuoi che guidi io?''
"Pensi che non ne sia in grado?'', la mora era seccata.
"Sei sempre stata molto sbadata...''
"Sono sempre stata un mucchio di cose. Sali, sbrigati.''

Il viaggio in moto fu lungo ed imbarazzante: Ranma si stringeva ai fianchi di Akane forse più di quanto non ne avesse bisogno, dal momento che la ragazza guidava molto meglio di lui. Quel contatto lo faceva sentire bene: il calore emanato dal suo corpo e dal motore, l'adrenalina causata dalla velocità e la sincronia con cui, senza dirsi niente, piegavano entrambi il corpo nella direzione giusta, in curva, regalò al codinato una sensazione piacevole.
Era come tornare indietro nel tempo, come quando combattevano insieme e saltavano nello stesso momento per tirare un calcio in faccia all'avversario.
Nonostante questo, ciò da cui era veramente pervaso era il senso di inadeguatezza.
A casa Tofu Akane alternava silenzi imbarazzanti a sguardi truci, e lungo tutto il tragitto non aveva detto una parola.
Non con lei, pensò, non una tale freddezza, non dopo tutto quello che avevano passato insieme.
La ragazza, dal canto suo, non sapeva proprio cosa dire a quello scemo che come sempre aveva approfittato della situazione e la stava palpando come un melone al mercato.
Vedeva la strada correre veloce sotto di sè ed il tempo da passare insieme accorciarsi. Erano quasi arrivati a casa di Ranma, in meno di cinque minuti si sarebbero separati e nessuno aveva aperto bocca.
Anche Ranma aveva notato di essere quasi arrivato a destinazione. Preso dall'ansia tentò di attaccare discorso con la prima cosa che gli venne in mente.
''Allora, Akane! Sono passati due anni, eh?''
La ragazza soprassalì e per poco non perse il controllo della moto, ma lo recuperò in tempo e senza che il suo interlocutore si accorgesse della sua defaillance.
''Già. Sono successe tante di quelle cose...''
"Raccontamele''.
''Beh, in realtà sai tutto. Il lavoro in Palestra, Ataru...''
Il codinato ebbe un conato di vomito. Odiava sentir uscire quel nome dalle sue labbra. Inoltre sapeva benissimo che Akane non gli aveva detto tutto. Le parole scritte sul suo diario, che conservava ancora in un armadietto del suo ufficio, danzavano davanti ai suoi occhi e gli battevano in testa come uno di quei grossi martelli che la ragazza era solita tirargli dietro.

Ho rubato delle sigarette a papà e spero che mi uccidano prima di sapere che non tornerà mai.

Oggi ho bruciato le divise e buttato via gli attrezzi da ginnastica.

Vorrei solo chiudere gli occhi e non risvegliarmi mai più.

Lo odio.

Il diario si interrompeva dopo circa 100 pagine di narrazione giornaliera. Continuava dopo uno stacco di quasi un anno con un' unica paginetta scritta in una grafia frettolosa in cui Akane diceva che un amico di Nabiki le aveva inviato degli sms dolcissimi dopo averla vista ad una cena e che le aveva strappato qualche sorriso e un po' di fiducia in più nel prossimo.
Quel ragazzo ovviamente era Ataru, la sua nemesi.
Nonostante credesse di essere riuscito a reprimere, negli anni, la sua vena gelosa e passionale, quella che lo portava a urlare ''Akane è mia'' a chiunque la avvicinasse come un bambino capriccioso a cui avevano chiesto in prestito un giocattolo, l'istinto prevalse sulla ragione ed iniziò a fare quello che sapeva fare meglio: lo stupido.
''Dimmi una cosa, Akane. Che tipo d'uomo è un giapponese che guida una moto italiana?''
''Ma che vuol dire?''
''Nulla, nulla. Dico solo che forse una Yamaha o una Suzuki sarebbero state migliori. Ma si sa, quando uno è un incompetente...''
"Non che siano fatti tuoi, ma le possiede entrambe. Questa l'ha lasciata a me''
"Io non te l'avrei mai fatta guidare sapendo quanto sei distratta''
"Si vede che lui crede in me più di quanto non lo abbia mai fatto tu. Intanto a casa ti ci ho portato.''
Scesero dalla moto senza nemmeno guardarsi in faccia. Ranma porse il casco ad Akane, ringraziandola e sentendosi uno stupido per la figuraccia appena fatta mentre lei, sebbene fosse fiera delle risposte fredde e distaccate che era riuscita a dargli, non riusciva a non sentire quel pizzicorio che solo Ranma sapeva causarle, quel nervoso e quel senso di inferiorità che poteva instillarle solo un pallone gonfiato come lui.
Lei aveva voglia di rivalsa e lui di recuperare lo scivolone, ed in ogni caso nessuno dei due aveva troppa voglia di salutare l'altro.
Fu come sempre Akane a dover prendere il toro per le corna e sbloccare la situazione di silenzioso stallo che si era creata.
''Tu che hai fatto in tutto questo tempo?''
"Oh beh, niente di speciale. Ho viaggiato un po', combattuto...''
"Lo vedo. Sbaglio o hai messo su peso?''
"Intendi massa muscolare!''
"Come ti pare. E dove sei stato di bello?''
"Beh, un po' negli Stati Uniti, Inghilterra, Italia, Francia...''
Un lampo si accese negli occhi della Tendo. Parigi era sempre stata il suo sogno.
"In Francia? E' tutta la vita che sogno di andarci! Com'era? Dimmi che Parigi è bella come penso!''
Il codinato ricordò solo in quel momento l'impegno e l'attenzione che Akane a scuola dedicava allo studio della lingua francese. Sebbene fosse sempre stata brava in tutte le materie, in quella dava davvero il meglio di sè. Decise di ribaltare la situazione a suo vantaggio e guadagnare tempo, in attesa di un'illuminazione su qualcosa di intelligente da dire, per recuperare terreno.
''Posso mostrarti delle foto, se vuoi salire...''
"Eh? No, non è il caso!''
"Ma dai, non ti mangio mica!"
Un po' di dolcezza, finalmente. Era stato quello il primo termine a venire in mente ad Akane nel vedere gli occhi lucidi ed il sorriso aperto del codinato. Decise che non ci sarebbe stato davvero niente di male a passare ancora un po' di tempo con lui, magari sarebbe anche riuscita a capire qualcosa sulle motivazioni che lo avevano spinto ad andare così lontano.
Parcheggiò la moto e lo seguì in casa.

La villa in cui vivevano Ranma e- la Tendo lo scoprì con orrore- Shampoo era grande, moderna e luminosa ed aveva persino una piscina interna.
L'arredamento era minimalista ed in stile occidentale, con una grossa cucina all'americana e un bellissimo salone con divani in pelle nera, tv al plasma ed una libreria fornitissima di classici in lingua originale.
''Il computer è al piano si sopra'', disse dolcemente il codinato mentre guardava Akane bere il succo di frutta che le aveva offerto. La ragazza posò il bicchiere e salì le scale con Ranma che la seguiva e, a sua insaputa, ammirava ammaliato le morbide curve sel suo fondoschiena.


''E poi rimproveri Ataru di non saper apprezzare la meccanica giapponese! Il tuo computer è della Apple!''
"L'ho comprato a San Francisco. Più che altro mi piaceva per la mela''.
Akane iniziò a pensare all'iconografia di quello strano frutto.
Era dolce, bello e succoso, quasi banale nella sua semplicità, e sotto certi aspetti le ricordava Ranma.
La mela aveva un aspetto esteriore liscio e appetitoso ed una scorza dura e croccante. L'interno era una sorpresa finchè non l'addentavi: poteva rivelarsi dolcissima e soffice come aspra e troppo dura. Ed in alcuni casi acida e bacata.
La mela, se tirata in testa a qualcuno, poteva fare veramente male.
La mela era il frutto che saziava di più, quello che si andava a cercare quando lo stomaco iniziava a far male per la fame, ed anche il più piacevole da mordere e sgranocchiare.
La mela era sempre l'ultima cosa rimasta nel frigorifero il giorno prima di andare a fare la spesa e sembrava andare bene in ogni momento della giornata o dell'anno.
La mela era il frutto predesignato per essere definito tale, il primo che veniva in mente ad Akane quando da piccola doveva disegnare qualcosa che riguardasse il cibo o la natura.

Eppure secondo alcune tradizioni la mela simboleggiava il peccato, l'errore. La scelta azzardata mossa da testardaggine e curiosità, la meno conveniente.
Quando Eva si era fatta tentare dal serpente ed aveva addentato il frutto proibito aveva premuto il ''bottone rosso'', quello che serve per far saltare in aria il mondo, ed aveva pagato a caro prezzo la sua trasgressione, venendo punita severamente e vedendosi crollare addosso l'Eden, il mondo perfetto che si era costruita.
Solo per uno stupido morso.

La giovane scacciò i pensieri dalla testa e tornò a concentrarsi su Ranma, che con non poco imbarazzo la stava invitando a sedersi in braccio a lui sulla sedia girevole della scrivania, mentre armeggiava col computer mostrandole le foto di tutti i suoi viaggi.
Accettò e si posò delicatamente sulle sue gambe, sussultando al benchè minimo e febbrile contatto della sua pelle col codino del ragazzo ed ammirando il suo braccio muscoloso tendersi nell'atto di premere i pulsanti del mouse mentre lui, col mento appoggiato sulla sua spalla, le cingeva dolcemente la vita col braccio rimasto libero ed azzardava delle impercettibili carezze sul suo fianco destro.
Scorrendo tutte le foto e meravigliandosi di quei paesaggi bellissimi, ad Akane cadde l'occhio su una cartella, l'unica che Ranma non avesse ancora aperto, intitolata semplicemente ''XXX''.
''Quella non la apri?''
''No, hem... Quella dovevo cancellarla...''
''Lo sai che ora sono curiosa, vero?''
"Akane, no. E' meglio di no, credimi''
''Avanti!"
''Ok'', sospirò il codinato pensieroso. Dopotutto Akane non gli aveva più mostrato alcun interesse, nonostante il loro bacio in ufficio. Inoltre lei stava con Ataru. Sì, forse era giusto farle vedere che nemmeno lui era rimasto con le mani in mano, in quei due anni.
Che non era più un ragazzino.
La Tendo rimase sopraffatta dalla quantità di foto di bellissime donne che le si pararono davanti. Con quanta più classe ed eleganza fosse concessa ad uno zoticone come lui, Ranma la informò che quelle erano solo delle sue care amiche.
"Questa è Jenna, di New York... Ah, lei è Eleonor, di Chicago... Lisa di Boston...''
"Una in ogni porto come i marinai, eh?''
"Ma che dici, stupida? Ti ho detto che sono solo delle amiche!"
La foto successiva, però, lo tradì.
Ranma si fiondò davanti allo schermo per coprirla, ma Akane l'aveva già vista e memorizzata in maniera indelebile.
Ritraeva il suo ex seduto su un letto sfatto completamente nudo, coperto dalla cintura in giù con un lenzuolo mentre DUE bionde con dei seni rifatti enormi lo stringevano, una da una parte ed una dall'altra.
''Loro erano delle compagne del corso di poesia rinascimentale?''
Il codinato si grattò la testa come faceva tutte le volte in cui era in imbarazzo.
"Eheheh! Jaqueline e Julie, a Parigi. Erano cugine, sai?''
"RANMA!"
Scoppiarono in una risata fragorosa, ma Akane stava morendo dentro.

Ranma ci aveva messo una vita per darle un bacio, per di più mentre dormiva, ed  a quei tempi erano fidanzati ufficialmente.
Al suo ritorno era stato più svelto, alla prima occasione utile le aveva messo le mani addosso -e in che modo, pensò la ragazza sentendo un brivido percorrerle la schiena- ma restava il fatto che con tutte quelle Lisa di Chicago e Jaqueline di Parigi era certamente stato più svelto nell'azione.
Erano tutte storie di una notte, Akane lo aveva capito subito. Era tipico di un egocentrico come Ranma fotografare le sue conquiste e catalogarle, ma avevano comunque avuto più di lei.
Lui le aveva desiderate e prese, proprio ciò che non aveva mai voluto fare con lei.
Ed il bacio in ufficio non contava.
Quella era stata una sfida, una ripicca verso lei ed Ataru, nulla di più.
Se avesse avuto ancora sedici anni probabilmente lo avrebbe picchiato e spedito in volo nello stagno di casa Tendo, per poi buttarsi sul letto a piangere disperata.
Ma non era più una ragazzina. Era una donna anche lei, nonostante spesso se ne dimenticasse, e poteva essere seducente tanto quanto tutte quelle ragazze messe insieme, forse anche di più. Poteva dimostrare a Ranma che sbagliava quando le rimproverava di avere il sex appeal di un sottaceto.
Posò sensuale una mano sul braccio del codinato, ancora proteso verso il computer.
Tutte le terminazioni nervose del ragazzo si contorsero sotto la debole pressione di quel tocco. Il suo istinto gli diceva di stare in guardia, mentre il peso ed il calore del corpo della Tendo sulle sue gambe iniziavano a provocargli delle sensazioni non certo nuove.
Akane accarezzava con due dita il bordo della manica della sua maglietta nera, che lasciava intravedere le linee inferiori del tatuaggio.
"Che c'è qui sotto?''
"Un tatuaggio che ho fatto l'anno scorso''
"Posso vederlo?'', la sua voce era un sussurro caldo ed invitante.
"Sicuro!"
Con un solo, rapidissimo, movimento si sfilò la maglietta mostrandole il suo fisico scolpito, sebbene danneggiato da una marea di graffi, ed il disegno di un enorme dragone che prendeva una buona porzione del bicipite destro.
La ragazza non potè fare a meno di pensare a quante paia di mutandine avesse sfilato con la stessa velocità.
Posò una mano sopra al drago, accarezzandolo dolcemente, mentre Ranma sentiva il sangue scorrergli nelle vene a tutta velocità. Era incredibile come ad Akane fosse bastato così poco per mandarlo su di giri.
"E' un simbolo di potenza, vero?''
"Mi conosci troppo bene''
"Anche io ne ho uno, sai?''
"Tu?'', chiese sorpreso.
La ragazza annuì convinta, mentre il codinato aveva già cominciato a fare una radiografia menale del suo corpo, protetto solo da un lungo e candido vestito senza spalline che la copriva fino ai piedi. Si chiedeva dove potesse essere, la curiosità lo attanagliava come mai gli era capitato prima, mentre la fissava come se i suoi occhi dovessero all'improvviso acquisire la capacità di trapassare la stoffa.
Strinse la sua mano in quella della giovane, ancora posata sul suo braccio ed arrivò con le labbra a un millimetro dalle sue.
''Sai che ora voglio vederlo, vero?''
''Non puoi'', sorrise maliziosa lei, tornando a volgere la testa verso lo schermo. Lui si chinò e prese a sussurrare al suo orecchio.
''Beh, tu hai visto il mio, perciò...''
"Il mio vestito non mi consente di mostrartelo", scosse la testa.
"Allora mi toccherà strappartelo di dosso"
"Non ci provare!", urlò divertita lei, tornando a guardarlo in faccia.
"Lo sai che non vedo l'ora"
Akane sbuffò, fintamente seccata. Non era mai stata tanto eccitata in vita sua.
Si alzò in piedi e diede le spalle all'ex fidanzato, tirando giù delicatamente con una mano la cerniera lampo che chiudeva il vestito, abbassandolo, mentre con l'altra tentava con poco successo di coprirsi il seno che, come Ranma aveva ipotizzato, non era coperto da alcun indumento intimo.
Indugiò fino al fondo della schiena fino a mostrare al ragazzo una minuscola porzione dell'altrettanto minuscolo slip bianco che copriva davvero poco il suo sedere perfetto.
Se Ranma avesse potuto esprimere un desiderio in quel momento, avrebbe chiesto di poter avere mille mani.
E di usarle tutte.
Sapeva che un approccio troppo diretto avrebbe fatto arrabbiare la ragazza e l'avrebbe fatta scappare. Non era uno stupido, aveva capito che Akane non stava facendo sul serio, per cui stette al gioco.
''Non vedo proprio niente''
''Ho solo due mani! Se mi aiuti te lo faccio vedere''
"Che devo fare?''
''Tieni fermo il vestito''
Con due mani, una su un fianco ed una sull'altro, Ranma reggeva il vestito dell'amata per evitare che scivolasse giù, nonostante non desiderasse altro, mentre la Tendo, con la destra ormai libera, abbassò di un paio di centimetri la mutandina mostrando al codinato una minuscola farfallina colorata, proprio tra la fine della schiena e l'inizio dei glutei.
"Significa bellezza?''
"Rinascita''
"Io avrei detto bellezza''
"Grazie...''
Tirò su il vestito per coprirsi, senza però richiuderlo.
Con una mano davanti per tenerlo fermo sul seno si girò verso di lui, appoggiandosi al bordo della scrivania e guardando un punto fisso dietro le sue spalle.
Il codinato capì che era distratta, e si girò per capire cosa catturasse la sua attenzione.
Che stupido, pensò dopo essersi voltato, quella era casa sua, sapeva benissimo che di fronte alla scrivania c'era solo il letto.
Si rigirò di scatto ed incatenò i suoi occhi a quelli della ragazza, guardandola con un' intensità che non riservava nemmeno ai suoi nemici in combattimento.
''Non giocare col fuoco, maschiaccio''
''Maschiaccio, eh?''
A quanto pareva il codinato non aveva capito di avere davati un'altra persona.
''Non importa, il punto è che devi smetterla di provocarmi''
''Ma io non sto facendo nulla''
Ranma la guardò supplicandola con lo sguardo di smetterla. Non desiderava altro che fare l'amore con lei da anni, ma qualcosa gli stava dicendo che lei non lo voleva veramente, che stava solo bluffando.
"Perchè mi stai facendo questo?''
"Questo cosa?'' domandò secca la giovane.
Andò a un millimetro dalle sue labbra, Akane poteva sentire il suo respiro caldo sul suo viso.
"Lo sai come sono fatto. Se mi lanci un altro segnale parto. E se parto non mi fermo, Akane''
In tutta risposta la ragazza sorrise. Non gliene fregava niente di niente, voleva solo mordere quella maledetta mela, dimostrare a se stessa che sarebbe stata abbastanza brava da riuscire a staccarla dall'albero.
 Fece scivolare entrambe le mani sulle spalle del codinato, nella piena consapevolezza che, compiendo quel gesto, il suo vestito ancora aperto sarebbe caduto per terra.
Senza darle nemmeno il tempo di rendersene conto le mani del ragazzo si erano già impossessate dei suoi seni, che fremevano sotto il suo tocco energico. Ranma la baciava avidamente sulle labbra mentre faceva aderire il corpo a quello della giovane, ancora in piedi contro il tavolo.
Le sue mani scivolavano velocemente dai seni ai fianchi alla schiena, mentre le sue labbra percorrevano tutto il viso della sua amata fino al collo.
Mentre il suo respiro si faceva più affannoso e la sua schiena si inarcava verso di lui, Akane notò che anche Ranma era molto preso: la sua presa era salda e la sua eccitazione spingeva sempre più forte contro le sue gambe.
Sedendosi sulla scrivania a gambe aperte lo tirò a sè per la cintura ed iniziò a sbottonagli i jeans, sorridendo maliziosa mentre lui armeggiava sotto le sue mutandine e le leccava il collo, in un mare di gemiti.
Ranma era bravo, ci sapeva fare proprio come ci si aspettava da lui, ed Akane era certa di essere pronta a farci l'amore, finalmente.
Lo abbracciò e lo baciò in maniera ancora più energica, cercando di comunicargli tutto il suo desiderio, lui le prese il viso tra le mani e la scostò, guardandola negli occhi e iniziando a darle una miriade di baci a stampo tra una parola e l'altra.
"Akane, sei bellissima. Sei tutta mia, solo mia...''
"Ranma...''
''Dimmelo, Akane...''
"Cosa?''
"Dimmi che hai scelto me, dimmi che quell'altro non esiste più, che ci sono solo io, che sei solo mia, per sempre...''
Le sue mani ricominciarono ad andare dappertutto mentre i suoi baci presero a rifarsi più profondi ed energici, Akane gemeva sotto il suo tocco e non riusciva a pensare a niente di lontanamente razionale.
"Fai l'amore con me, Ranma...''
"Akane...Ti prego...''
''Non pensiamo a nulla, godiamoci il momento...''
Il ragazzo si bloccò immediatamente, lo sguardo spento e le mani che cadevano pesanti lungo i suoi fianchi mentre il suo respiro si faceva pian piano più regolare.
"Non posso''
"Ranma! Che c'è?''
Nella voce della ragazza non c'era traccia di dolcezza o comprensione, sembrava solo... Seccata. Ranma rivide il motivo per cui non riusciva a lasciarsi andare con Akane, anni prima. Aveva la stessa espressione di quando litigavano o di quando lo svegliava la mattina con una secchiata d'acqua gelida invece che con un bacio. Si sentiva esausto e svuotato, si chiedeva per quanto ancora avrebbe dovuto pagare per i suoi errori, quando sarebbe finita la sua punizione e soprattutto se avrebbe mai smesso di vedere quello sguardo accusatore sul suo viso.
"Non posso, scusa...''
Si nascose il viso tra le mani, voltandosi e tirandosi su i pantaloni. Akane era su tutte le furie. Cos'era, un giochino per fargli vedere che lui era più bravo di Ataru? L'aveva provocata per farle vedere cosa si era persa in quegli anni? Perchè diavolo ci riusciva con tutte tranne che con lei? Perchè era brutta e grassa e non aveva sex appeal?
"Cos'è, non sono abbastanza sexy per te?''
Ranma voltò e la guardò con l'espressione di uno che ha visto un fantasma. Come poteva pensare una cosa del genere?
"Akane, m-ma che dici?''
Lei gli puntò un dito contro ed iniziò ad urlare come un ossesso mentre si rialzava e si tirava su il vestito, piangendo.
"Perchè non sono carina, non ho sex appeal, sono violenta e poco femminile... E poi? Cos'altro, Ranma? Cos'altro di me ti fa talmente schifo da farti tirare indietro? Era tutto un gioco sin dall'inizio, vero? Volevi solo  assicurarti di essere sempre il numero uno, giusto? Ranma Saotome! Il grande Ranma Saotome!''
Ranma era stufo di sentirsi dire quella frase.
"Ma che cosa stai dicendo, Akane? Hai fatto tutto tu, sei stata tu ad iniziare!"
"E tu hai fatto finta di volerlo solo per prendermi in giro, vero?''
"Cos...? Ah, ho capito! Scusami se non ne ho approfittato, forse sei stata abituata in maniera diversa, ma io non farei mai l'amore con certe premesse, non con te!"
"Ma con Lisa e Julia e Jenny e quell'altra sì, vero?''
"L'ho sempre detto che sei una deficiente che salta subito alle conclusioni sbagliate"
"E allora dimmi che con loro non lo hai fatto con certe premesse! Avanti!''
"Con loro era diverso! Akane! Dove te vai?''
La prese per un braccio, fermandola, mentre lei guadagnava l'uscita. Akane  gli tirò uno schiaffo e riprese ad urlargli in faccia.
"E perchè sarebbe diverso?''
"Perchè loro non le amavo, dannazione!"

Indietreggiò e si sedette sul letto, stremata.
Glielo aveva urlato in faccia con una tale violenza da spaventarla.
Quelle parole, quelle parole che sembrava aspettare da tutta la vita. Quelle parole che Ranma le aveva detto solo in una situazione talmente estrema da farle divenire necessarie, e che poi aveva prontamente ritrattato prima di abbandonarla.
Stavolta Akane non era in punto di morte, era viva e vegeta davanti ai suoi occhi eppure Ranma le aveva ridette, spontaneamente.
Akane sapeva che solo la disperazione più estrema lo avrebbe spinto a lasciarsi andare così tanto, dopotutto era sempre lo stesso ragazzo emozionalmente minorato di due anni prima, avrebbe potuto fare tutto con leggerezza ma non questo, non dichiarare un amore che non provava.
Ranma si inginocchiò di fronte a lei guardandola negli occhi, in un lungo silenzio talmente forte da farle sentire i loro spiriti combattivi, forti e fieri, affievolirsi sempre più, scemare.
Gli prese la mano e lo guardò negli occhi, seria.
"E' invece questo quello che provi per me?''
"Ecco, io..."
"Ranma, ti prego! Sono seria, è questo quello che provi?''
Il codinato decise di lasciarsi andare, per una volta. Annuì con convinzione e fece quello che gli sembrò il discorso più lungo della sua vita.
''La prima volta che ti ho vista non mi sembrava vero: avevo sempre viaggiato con mio padre e non avevo idea di come fossero fatte le donne, soprattutto non pensavo che ne potesse esistere qualcuna che amasse incondizionatamente le arti marziali come le amavo io.
Odiavo il fatto che mio padre avesse deciso per la mia vita, sai meglio di me che i nostri genitori hanno fatto una cosa gravissima promettendoci uno all'altra senza consultarci, ma allo stesso tempo, sebbene cercassi di negarlo a me stesso, iniziavo ad essere attratto da te. Mi piacevi perchè eri diversa, perchè non te ne fregava niente dei film romantici o dei vestiti costosi. Potevamo essere amici, oltre che marito e moglie. Avremmo potuto combattere e viaggiare ed allenarci e diventare una squadra, oltre che una famiglia.
Col tempo ho imparato a conoscerti, e nonostante il tuo pessimo carattere...''
"Come hai detto, scusa?''
"Fammi finire'' -sorrise- ''Dicevo... Nonostante il nostro pessimo carattere e le nostre continue liti e disavventure, ho iniziato a sviluppare un sentimento nei tuoi confronti, oltre che una fortissima gelosia.
Perdonami se ti sono sempre sembrato stupido, ottuso ed indeciso, ma io l'amore non sapevo proprio cosa fosse. Non ho mai potuto vedere i miei genitori insieme nè frequentare una ragazza in maniera spontanea e normale... Volevo starti vicino ma allo stesso tempo non volevo che i nostri genitori si facessero delle strane idee perchè non avevo la minima intenzione di sposarmi, non a diciannove anni, almeno.
Dicevo... Provavo qualcosa e questo qualcosa mi spaventava soprattutto perchè non riuscivo a dargli un nome, non sapevo cosa fosse quella sensazione di farfalle nello stomaco ogni volta che facevi qualcosa di carino nei miei confronti o che uscivamo incolumi da una delle nostre classiche situazioni paradossali.
Ero pronto a rischiare la vita per te, l'ho fatto tante volte e tu altrettanto, ma non avevo capito che quello era amore.
Quella volta sul monte Hooh... Akane, io potrei vederti cento volte andare all'altare con un altro e non mi farebbe così male. Ho creduto che la mia vita fosse finita, ero pronto a raggiungerti immediatamente perchè non vedevo altro scopo nella mia esistenza oltre a quello di starti accanto. Le parole mi sono uscite di bocca senza che potessi controllarle. Tu non ci crederai, probabilmente agli occhi degli altri era già chiaro come il sole cosa provassi, ma io l'ho capito solo in quel momento che era amore, l'ho capito col cuore squarciato e la consapevolezza di essere in ritardo, di averti persa per sempre. E mi ha fatto male, tanto.
La mattina dopo ero più tranquillo, eravamo a casa e tu eri sana e salva. Volevo alzarmi e prepararti la colazione, chiederti di uscire o fare qualunque cosa facessero i fidanzati, ma tu mi avevi ingannato. Ti eri messa d'accordo coi nostri padri e mi volevate obbligare a sposarmi!"
"Frena'' - Akane lo interruppe- "Io ero giovane e stupida e innamorata persa. Ranma, io lo sapevo già di amarti, da molto prima di te. Mi sono detta, perchè no? Perchè non li facciamo contenti? Forse dopo il matrimonio tutti quanti  la smetteranno di tormentarci e potremo vivere la nostra storia con serenità, visto che anche lui mi ama.
Forse è stata una leggerezza, ma hai idea di quanta pressione avessi addosso? Tra le tue fidanzate che spuntavano come fughi, i vari principi che mi rapivano, le sfide, i complotti di Shampoo ed Ucchan, gli incantesimi di Obaba....''
"T-Tu mi amavi?''
"Sincerità per sincerità...''
"E ora?''
"E ora...E' un casino.''
"Lo so. C'è quello...'', fece roteare gli occhi.
''No, o meglio, non solo. C'è un buco di due anni da colmare e tutte le cose che sono successe in mezzo. Quanto ad Ataru, l'ho amato e forse lo amo ancora, non lo so. Non so cosa provo per te, non so cosa provo per lui, non so chi sono!"
Iniziò a piangere, Ranma si sedette accanto a lei e la fece accoccolare al suo torace ancora nudo, mentre le accarezzava la testa e le posava tanti piccoli baci sulla fronte, guardandola negli occhi con tutta la dolcezza di cui era capace.
"Io ti aspetto...''
"Ti prego, dimmi perchè te ne sei andato. Dimmelo, Ranma, ti scongiuro!''
"Ok, però non piangere, piccolina. Allora, siamo rimasti al matrimonio.
Dopo aver distrutto il Dojo te lo ricordi che atmosfera c'era in casa?''
Akane annuì, sentendosi in colpa per il suo comportamento. Per farla pagare a Ranma aveva preso ad attaccarlo sulla cosa che gli stava più a cuore, la sua dualità sessuale, spingendo la sua pazienza al limite.
"Io mi ci sentivo davvero così, un mezzo uomo. E più me lo dicevi, più mi pesava. Come potevo pensare di sposarti, mettere su famiglia, di fare dei figli in quelle condizioni? Se non fossi tornato normale probabilmente non avrei mai nemmeno baciato una donna, non credevo di esserne in grado. Forse è anche per quello che non ti ho mai corteggiata, avevo paura che tu volessi qualcosa che non sapevo come darti.
Decisi di partire ma non ce la facevo a lasciarti, dopotutto ti avevo appena vista in fin di vita, per cui quella notte sono venuto nella tua stanza e ti ho baciata, come per marcare il territorio. Lo sai che sono sempre stato tanto possessivo. Tu mi hai detto di non ricordarlo, ma ti assicuro che l'urgenza con cui mi rispondesti mi spiazzò.
Sono tornato normale il giorno dopo, ma cambiando aria avevo capito che la situazione in casa era diventata insostenibile e che mi avresti fatto pagare a caro prezzo la mia piccola fuga, dato che era il momento più sbagliato per partire, per cui ho deciso di stare un po' via.
Le situazioni mi hanno portato ad allontanarmi sempre di più, fino ad andare addirittura oltre Oceano. Il tempo passava ed a un certo punto mi è sembrato troppo tardi per tornare indietro''
''E poi? Perchè il mese scorso sei tornato?''
"Perchè non ce la facevo più a stare lontano da casa''
Akane abbassò lo sguardo, Ranma capì che aveva frainteso un'altra volta.
"Non ce la facevo più a stare lontano da te''
Sorrise, così suonava molto meglio.
Ranma le accarezzò la guancia asciugando l'ultima lacrima rimasta sul suo viso mentre la vedeva rilassarsi, finalmente.
"Che farai, ora?''
"E' tutto sulle mie spalle, vero?''
"Beh, io non ho nessuna fidanzata da scaricare...''
"Sei così sicuro di te da pensare che lo scaricherò, eh?''
Si avvicinò al suo volto ed esitò, come per cercare il suo consenso prima di posarle un lieve bacio sulle labbra, leccandole leggermente.
"Ti assicuro che stavolta ne vale la pena...''
"Posso avere un po' di tempo? So che non c'entra niente, ma è un momento un po' delicato sul lavoro...''
"Problemi?''
"No, non problemi, una sfida...''
"So che sei orgogliosa, ma lo sai che se hai bisogno di una mano, io... Beh sai... Come ai vecchi tempi...''
"No. Ranma, questo no''
''Non insisto, ho visto quanto sei diventata forte. Chiunque sia... Gli farai il culo!"
"Ranma!"
Risero, come una volta.
"Che faccio, adesso?''
"Vai a casa e fatti un bel bagno, domani starai meglio''
"E' troppo se ti chiedo di dirmelo un'altra volta? Così, giusto per essere sicura che non ritratterai ancora...''
"Citando una fonte autorevole: AKANE TENDO, IO TI AMO!"
Continuarono a ridere finchè non sentirono gli addominali bruciare, dopodichè si salutarono con un abbraccio fraterno.


Guidando la sua moto verso casa, coi capelli al vento ed il vestito che svolazzava nell'aria, Akane capì che nella vita non sempre era importante vincere o perdere, perchè non tutto era una sfida.
In bilico su quelle due ruote, a una velocità forse troppo elevata a causa dell'euforia e con il vento freddo che le arrivava dritto in faccia, mentre spuntavano le prime stelle, sentì una sensazione nuova, una spensieratezza che credeva di aver dimenticato, e sapeva anche dare un nome a quella nuova speranza che le fioriva sul volto insieme ad un sorriso spontaneo: leggerezza.






  
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