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Autore: Nano    05/10/2013    3 recensioni
Finalmente completa. Grazie a tutti, per tutto.
Monchele. Lea Michele e Cory Monteith a prese con la loro vita di tutti giorni, cosa accade quando un desiderio li accomuna ma allo stesso tempo li allontana? Un desiderio che dovrebbe unirli, ma che in realtà finisce solo per distruggerli? Per il secondo anno decido di scrivere una long fic. Ho ricevuto parecchie richieste, persone che mi chiedevano di continuare "What Real Love Is About" e finalmente mi sono decisa. La One Shot che avevo pubblicato sarà utilizzata in futuro nella storia. La storia ha un nuovo titolo, " Ho imparato a sognare", perchè credo sia la cosa più bella che una persona possa fare nella sua vita; sognare è ciò che ci rende liberi. Questa fanfic è per far sognare tutti voi.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. So che è passato molto tempo. So che probabilmente non ricorderete questa storia, e so che probabilmente molti di voi non sono nemmeno interessati a vederla conclusa. Ecco, nemmeno io lo ero. Ma in un certo senso lo devo a voi, lo devo a me, e lo devo soprattutto ai protagonisti di questa storia. Avevo in mente tante cose da scrivere, alcune neanche tanto belle. Questo capitolo è rimasto salvato sul mio computer per così tanto tempo, e non ho avuto il coraggio di modificarlo. Sistemetò le cose future, sistemerò le cose non dette, e lo farò solo per rendere omaggio a quella persona che era Cory. Perchè mi sembra giusto farlo, e spero capiate la mia decisione. Non intendo essere irrispettosa nei confronti di nessuno, e se qualcuno lo pensasse, mi dispiacerebbe moltissimo. Detto questo, ecco qua. So che è passato moltissimo tempo, ma io ho ancora questa storia nella mente e nel cuore. Buona lettura, L.
Ho imparato a sognare
what real love is about



“Cory?”
La voce di Lea svegliò Cory nel mezzo della notte. Erano tornati la domenica sera dal Canada dopo aver passato un delizioso weekend in compagnia di Ann e delle sue storie.
“Cory, svegliati.”
Cory sentì le mani calde di Lea toccargli il braccio. Dal suo tono intuì che qualcosa non andava, e spalancò gli occhi.
“Cory, sto male.”
Lea aveva il volto contratto in una smorfia di dolore, e si teneva i capelli alti sulla nuca.
“Che c’è? E’ il bambino?”
Lea appoggiò delicatamente una mano sulla sua pancia e annuì.
“Ti fa male la pancia?”
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
“Non piangere piccola, ora andiamo all’ospedale.”
Cory si liberò delle coperte e cercò di non guardare il labbro tremante di Lea, che mordeva cercando di impedire l’esplosione delle sue lacrime. Il ragazzo si infilò velocemente la felpa e le tese la mano.
“Vedrai che sarà tutto a posto.” Cercò di confortarla, poco convinto.
Lea annuì e si alzò a fatica, tenendosi la pancia.
“Da quanto ti fa male?”
“Un po’.” Ammise Lea in un soffio, cercando di non pensare al peggio e respirando profondamente mentre stringeva forte la mano calda di Cory.
“E’ tutto a posto, piccola. Andiamo.”
Le tese la giacca e uscirono nel freddo di New York, diretti all’ospedale.
 
“Affaticato.”
Lea guardò Cory negli occhi e gli strinse la mano.
“E’ solo un po’ affaticato, ha detto il dottore. Non ho ben capito cosa è affaticato, ma lo è.”
Cory baciò la mano della ragazza distesa su un lettino dell’ospedale e le accarezzò la fronte.
“Avevo paura.”
Disse Lea chiudendo gli occhi e parlando pianissimo. Cory si avvicinò a lei e le posò un bacio sulla fronte sudata e affaticata della ragazza.
“Non vi accadrà nulla, lo prometto. Nessuno vi porterà mai via da me.”
Lea sollevò lo sguardo verso il suo uomo e sorrise debolmente.
“Riposati un po’, adesso, d’accordo?”
Lea appoggiò la testa al cuscino in risposta e gli fece gesto di avvicinarsi.
“Ti amo.”
Gli sussurrò nell’orecchio prima di cadere in un profondo sonno.
Cory rimase sveglio ad osservarla a lungo. Pensò a quella piccola ragazza, debole, indifesa, che portava una cosa così importante dentro di lei senza nemmeno rendersi conto dei pericoli. Lui li vedeva. Eccome. Sapeva che portarla in Canada l’avrebbe affaticata, ma non poteva rinchiuderla in una torre, nonostante lo desiderasse ardentemente. Proteggerla da lontano, aveva letto quella sera su internet. Come se fosse facile.
 
Dicembre era iniziato, e con lui il freddo. La gravidanza di Lea procedeva relativamente bene, il dottore le aveva prescritto un paio di settimane di riposo e Cory aveva appena finito le riprese del suo film, quindi aveva tempo per dedicarsi alla madre di suo figlio e al nuovo progetto a cui stava lavorando, che rimaneva un segreto perfino per Lea. Lea da parte sua era ogni giorno più nervosa e frustrata, sul set poteva fare pochissime cose e a casa era trattata come un’invalida, non poteva fare da mangiare, pulire, sistemare le cose come desiderava. Cory era sempre in agguato, pronto a correre in suo aiuto e a sistemarla comoda sul divano. Lea non ne poteva più di quel divano.
Cory la stava giusto sistemando sul divano, baciandole la guancia e augurandole un buon film, quando Lea lo fermò.
“Tu cosa fai? Non guardi il film con me?”
“Devo sistemare la cucina e poi lavorare a una cosa, magari ti raggiungo tra un po’.”
Lea fece per alzarsi.
“Posso sistemare io la cucina, così poi possiamo guardarlo insieme.”
Cory la bloccò e la spinse dolcemente sul divano.
“Faccio io, tu riposati pure.”
Sedendosi sul divano, Lea imprecò a bassa voce. Cory finse di non sentirla e andò in cucina.
Pochi minuti dopo sentì la ragazza aprire la porta.
“Posso aiutarti? Il film non è ancora iniziato e mi annoio.”
“No Lea dai torna di la.”
“Non posso nemmeno aiutarti ad asciugare qualche piatto adesso?”
Lea aveva le lacrime agli occhi. Cory appoggiò lo strofinaccio che aveva in mano sul bancone e aprì le braccia, dove Lea si rifugiò in fretta.
“Amore mio, smettila. D’accordo? Smettila. Non posso perderti. Non posso perdere nulla di quello che abbiamo. Voglio che tu sia al sicuro.”
Cory la prese tra le braccia e la riportò sul divano. La cullò finché non si addormentò profondamente, con i pugni che stringevano la sua maglia.
   
 
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